Il mantenimento della certificazione di Categoria II costa! Il 31 dicembre 2007 lo scalo di Montichiari era equipaggiato con una strumentazione per l'atterraggio sulla pista 32 ILS (Instrument Landing System / Sistema di Atterraggio Strumentale) categoria III.
Le operazioni di volo avrebbero potuto consentire atterraggi con visibilità bassissima. La CAT III, è suddivisa in tre sottocategorie (la CAT IIIC non è ancora utilizzata):
- CAT IIIA: DH ≤100 ft e RVR ≥200 m;
- CAT IIIB: DH ≤50 ft (o nessuna DH), e RVR 75 m ≤DH≤ 200 m;
e lo scalo Bresciano disponeva di una attrezzatura sofisticata e di prim'ordine.
Lo sforzo finanziario (sostenuto dall'azionista di maggioranza Aeroporti del Garda) per installare un ILS di Categoria III avrebbe potuto, legittimamente, soddisfare le lungimiranti e faraoniche prospettive dello scalo lombardo. Qualcuno ipotizzava su Montichiari scenari di maggior scalo aereo italiano.
Il vero hub del nordItalia.
In questi giorni tuttavia ecco emergere l'ennesima vicenda tutta Italiana.
Enac ha declassato l'utilizzo dell'ILS da Categoria II a Categoria I. Veniamo così a sapere, in una volta sola, che la radioassistenza ILS era già stata ritarata per avvicinamenti con visibilità di 200 metri (Cat III), ma che addirittura ha perso la CAT II che permetteva atterraggi con visibilità fino a 300 metri.
Fino alla nuova ricertificazione dell'impianto a Montichiari si volerà solo con visibilità superiore a 550 metri.
Mantenere funzionali ed operativi gli impianti volo costa e le società di gestione aeroportuale debbono, direttamente sostenere anche questi costi.
I bilanci negativi e le traversie legati ai costi delle attività di co-marketing od equivalenti per il sostegno dei voli lowcost generano anche questi effetti?
Per quale ragione l'ILS CAT III di Montichiari non ha, comunque, mantenuto neppure la CAT II? 24 settembre 2012