Il collegamento Ronchi Linate è un ricordo di oltre 10 anni fa, il volo Alitalia con Malpensa invece è stato sospeso 12 mesi fa. Dopo un breve tentativo di ripristinare quest’ultima tratta con il Dornier 320 di Air Alps – cessato a febbraio 2009 – per raggiungere l’area Milanese l’utente, il viaggiatore della Regione FVG vive una situazione davvero disagevole.
Per arrivare a Milano deve utilizzare l’auto o il treno.
Dopo una serie di persistenti annunci e di promesse, ecco la presunta doccia fredda: Alitalia non è interessata al collegamento per Malpensa, l’accesso di Linate è vincolato dal decretp Bersani bis. Un decreto, quest’ultimo, reso obbligato dalla Comunità Europea.
Ecco il punto, meraviglia che si scopra solo ora questi impedimenti noti da tempo.
Aerohabitat ripropone – per punti e in breve - le ragioni di quello che sta avvenendo.
La saturazione degli slot su Linate è una diretta conseguenza delle politiche di network della ex Alitalia e della rinnovata Alitalia CAI.
Una revisione della Bersani bis, ovvero un incremento dai 18 movimenti/ora odierni, verrebbe avversata da Alitalia: aprirebbe, infatti, una competizione sullo scalo metropolitano milanese. Un contesto operativo che metterebbe in difficoltà le strategie di rete di Alitalia. Il collegamento Alitalia – ma anche delle consorziate - tra Ronchi e Malpensa appare anch’esso un elemento di vulnerabilità del sistema dei collegamenti aerei di Alitalia.
Tra l’altro danneggia le strategie hub di Alitalia e Sky Team: alimentando l’hub SEA di Malpensa con i relativi collegamenti internazionali ed intercontinentali competitivi.
Alitalia ha, infatti, da un lato diretti interessi a trasferire viaggiatori su Fiumicino per i voli internazionali e intercontinentali dell’hub del Litorale Laziale, dall’altro Air France - e consorziate – hanno sviluppato voli di feederaggio sul De Gaulle - tre voli giornalieri tra Ronchi dei Legionari e l’hub parigino. Una operazione indispensabile per tagliare, per evitare che passeggeri possano volare verso l’hub del varesotto.
Cosa dovrà fare allora la società Aeroporto FVG per assicurare all’utente regionale voi su Linate e Malpensa? Come riparare alle politiche contraddittorie, ai collegamenti spot – e talvolta controproducenti - attivati negli ultimi anni sullo scalo isontino?
A questo punto non esistono purtroppo alternative. Sviluppare accordi e finanziare le aerolinee disponibili a collegare Ronchi con Linate e Malpensa, purché con velivoli a ridotta capacità: 50 – 70 passeggeri. Anche in contrasto con le strategie di rete commerciale di Alitalia e Air France. 05 novembre 2009
I dati di traffico degli scali Italiani segnalati da Assaeroporti ad agosto 2009 sono ancora negativi, ma le tendenza, sembrerebbe arrestarsi.
I dati medi sono immediati, al numero dei movimenti aerei che registrano un ulteriore calo mensile - 7.1%, corrisponde un numero di passeggeri trasportati che flette solo del 0.8% sullo stesso mese del 2008.
Il complessivo italiano dei primi nove mesi del 2009 tuttavia è ancora in rosso marcato con – 8.6% nei movimenti aerei e un – 6.4% nel numero dei viaggiatori.
La IATA (International air transport association) invece, annunciando i risultati del traffico aereo di linea internazionale di agosto sullo stesso periodo del 2008 annota un calo medio del 1.1% a conferma il miglioramento nel fattore di riempimento dei velivoli.
Le ore di utilizzo giornaliero dei velivoli è calato.
La flotta Boeing 777 ha ridotto, ad esempio, del 2.7% ad 11.1 ore al giorno, nei primi otto mesi dell'anno, l’impiego nelle 24 ore. Una riduzione che incide sul load factor, ma che accresce i costi operativi in relazione ai voli.
Nel nordest Italiano gli aeroporti sono ancora attestati in negativo con Ronchi dei Legionari che mantiene il record più sfavorevole, non solo del nordest ma anche Italiano.
Ad agosto, infatti, i voli sono calati del 23.2% mentre nei nove mesi 2009 ha una media del 22.2%. I passeggeri sono invece diminuiti rispettivamente del 12.5% e 12.8%.
Dati che impressionano anche perché, limitando l’analisi agli scali del nordest, Treviso, Venezia e Verona riportano percentuali di voli intorno alle medie Italiane, mentre per i passeggeri/anno trasportati lo scalo di Treviso registra un calo quasi nullo: - 0.2% con ben 1.176.813 passeggeri contro i 475.873 di Ronchi dei Legionari. 30 settembre 2009
Anche a luglio i dati di traffico degli aeroporti Italiani presentati da Assoaeroporti non sono lusinghieri. La media mensile dei 37 aeroporti elencati segnala una riduzione del 7.1% nel numero dei voli registrati e un meno 0.8% nei passeggeri trasportati rispetto al luglio 2008.
I primi sette mesi 2009 riportano, invece, registrano una media rispettivamente pari a –8.6% nel numero dei movimenti e – 6.4% dei passeggeri movimentati.
La media generale tuttavia non dà conto dell’altalena di dati negativi, talvolta impressionanti, registrati nella maggioranza degli scali aerei.
Tra i risultati disastrosi del mese di luglio vanno citati Linate e Ronchi dei Legionari.
I due scali sono diversi, terzo scalo nazionale il Forlanini (prossimo a 10milioni/anno di passeggeri), scalo regionale e minore quello Isontino del FVG (attestato intorno a 700 mila viaggiatori).
Ebbene se a Linate a luglio si è registrato il massimo calo del Paese con – 32.3% dei movimenti, a Ronchi con – 31.7% è stato registrato il secondo dato negativo.
Diverse le sintesi dei primi sette mesi del 2009 che assegnano un triste record a Ronchi con –22.1% nei movimenti aerei e – 12.8%dei passeggeri.
Linate invece, pur negativo, riporta – 12% nei movimenti e – 15.3% nei viaggiatori trasportati. Il primato negativo del periodo gennaio – luglio 2009, tuttavia, spetta a Brescia Montichiari con – 29.3% dei voli e – 26.5% nei passeggeri. 01 settembre 2009
I dati di giugno non sono incoraggianti: - 28.2% nel numero dei voli e un – 21.8% nei passeggeri trasportati. E’ davvero un risultato inatteso. Il traffico che mobilita lo scalo isontino talmente esiguo che minime varianti – un evento mensile tra i tanti, quali il G8 dei Ministeri degli Esteri o un concerto della rockstar Madonna – determinano dati fluttuanti.
Spesso positivi.
A giugno invece, nonostante qualche evento che ha accentuato il numero degli arrivi e delle partenze, i dati forniti da Assoaeroporti rivelano una situazione davvero critica.
I primi sei mesi dell’anno registrano con solo 7.850 movimenti un riscontro negativo del meno 20.1%, il numero dei passeggeri invece ha raggiunto il numero di 336.469 unità, pari a un meno 11.9%, con stime annuali ben inferiori a 700 mila viaggiatori.
Dopo due annate con traffico ben oltre le 700mila unità, il rischio di tornare a dati di traffico del 2002 è concreto.
Gli impegni assunti dalla nuovo assetto dirigenziale della società Aeroporto FVG e del Consorzio, quest’ultimo socio di maggioranza, la rinnovata disponibilità della Regione FVG e la presentazione di un Business Master Plan per il prossimo autunno - con un piano di finanziamento degli interventi per l’ammodernamento dello scalo e potenziamento dei collegamenti, delle frequenze e strategie territoriali - potrebbero assicurare il rilancio per il 2010.
L’ennesima scommessa per un aeroporto che da dieci anni stenta a trovare un ruolo, un’identità di traffico e imprenditoriale precisa, nella difficile collocazione territoriale, tra lo scalo di Venezia Tessera e Lubiana. 31 luglio 2009
Ad aprile i dati di traffico dello scalo isontino avevano registrato un + 3.6% medio dei passeggeri trasportati. A maggio 2009 è invece diminuito del 9,3% sullo stesso mese del 2008. A nordest i passeggeri hanno confermato il dato negativo con Treviso (-1.7%), Venezia (-5.7%) e Verona (-14.9%).
I primi cinque mesi del 2009 assegnano a Treviso (-6%), Ronchi dei Legionari (-9.1%), Venezia (-8.6%) e Verona (-13.9%) che confermano le stime negative prospettate dalla IATA per tutto il 2009.
L’esiguità dei flussi di traffico dello scalo Isontino tuttavia potrebbe riportare in positivo i volumi di passeggeri del prossimo mese di giugno. Com’era avvenuto ad aprile, anche stavolta, un semplice evento “internazionale” come la prossima riunione del 25/27 giugno – Trieste dei Ministri degli Affari Esteri del G 8 rafforzerà lo scalo del FVG.
I primi cinque mesi 2009 dello scalo del FVG con 6.475 movimenti registrano una diminuzione del 18.1% dei voli, con uno scarto davvero rilevante tra la riduzione dei voli domestici/nazionali (-31.6%) e l’incremento dei voli internazionali (+23%).
Dati che preoccupano: sono stati 149.740 i viaggiatori nazionali, 116.329 passeggeri internazionali e che riportano in primo piano non solo gli esiti strategici e di rete della nuova Alitalia ma anche l’annosa impasse nel potenziamento dei voli e la necessità di rilancio dello scalo Isontino. 24 giugno 2009
Appena due giorni addietro lo ha affermato il direttore generale e amministratore delegato della IATA. Giovanni Bisignani ha analizzato i dati sul traffico internazionale – che riflette anche quello minore Italiano – dichiara ''Non siamo ancora fuori dai guai”.
Il traffico internazionale di aprile registra una diminuzione del 3.1% dei passeggeri ed un secco – 21.7% di quello merci sull’aprile 2008.
Il coefficiente di riempimento degli aeromobili è cresciuto in media al 74,4% (+2.3%) su marzo. ''Il declino della domanda rallenta, ma non si intravede ancora una ripresa'', sostengono gli analisti del settore.
Sarebbero state le feste pasquali a falsare il dato almeno un + 2%.
Come valutare allora i dati di aprile presentati da Assoaeroporti per gli scali Italiani?
Un esempio tra i tanti può essere rappresentato da Ronchi dei Legionari.
In questo scalo minore del nordest Italiano a fronte di un calo del 11.3% di passeggeri sui voli domestici, quelli internazionali sono aumentati del 27.5%, mentre si attesta un + 3.6% medio nel mese di aprile.
Dati che sono stati subito interpretati o strumentalizzati entusiasticamente ma occorrerebbe riflettere. Disaggregando i dati.
Un’operazione semplice che permette non solo di evidenziare i benefici pasquali del mese di aprile 2009 ma anche di verificare gli effetti contingenti di eventi extra.
Questi sono stati da un lato le partite UEFA dell’Udinese Calcio, alcuni voli per il trasporto di militari in avvicendamento nelle zone di impegno militare estero ed infine la partecipazione di massa ad alcune kermesse culturali tenutesi in Regione FVG. 29 maggio 2009
Quello che avviene a Ronchi spesso non è diverso di quanto accade su altri scali della Penisola. La maggioranza degli scali aerei Italiani, infatti, sono gestiti da società a partecipazione pubblica e talvolta – soprattutto in quelli minori - il potenziamento dei voli e/o l’apertura di nuovi collegamenti scaturisce da momenti e scelte – probabilmente - non adeguatamente verificate e financo da iniziative esterne ai manager aeroportuali.
Quello che è avvenuto sullo scalo isontino è forse una di queste?
Lo scalo è in crisi di voli, di passeggeri, di collegamenti, di frequenze, domestiche e internazionali. Deve ricapitalizzare e probabilmente accorpare la società di gestione e Consorzio, probabilmente privatizzare e forse collaborare e/o sinergie con qualche altra società o investitore, ma deve soprattutto nominare un nuovo CEO e CDA.
Lo scalo abbisogna di un master plan rinnovato, di un business plan adeguato e in grado di disegnare una qualche strategia di medio lungo periodo per potenziare l’offerta dell’aeroporto della Regione FVG al servizio dell’utenza dei passeggeri e dell’economia locale.
L’attesa si prolunga e nel frattempo ecco lo strabiliante annuncio di nuovi voli.
E che voli! Tre bisettimanali low cost per Bruxelles, Bristol e Cagliari.
Ovvero collegamenti di ripiego, non essenziali. Verso scali periferici e con frequenze rarefatte e per un traffico mensile piuttosto che stagionale.
Aprire nuove mete turistiche, stavolta forse per traffico prevalentemente incoming, appare una scelta societaria discutibile, forse di sola immagine spot in questo periodo di crisi di voli e di viaggiatori imbarcati. Forse non è neanche una scelta imprenditoriale.
Probabilmente l’accordo è il risultato di una iniziativa prospettata dallo stesso vettore low cost che doveva “coprire” tratte e frequenze essenziali nei parametri operativi e di network aziendali. Il vicepresidente della Regione FVG, Luca Ciriani, sostiene che la “Ryanair opererà durante il 2009 verso cinque destinazioni dall'aeroporto di Ronchi dei Legionari, con l'introduzione di tre nuove rotte rispetto al 2008 e l'allungamento del periodo di operatività di quella per Birmingham grazie ai risultati ottenuti la scorsa estate”.
Poi spiega che dal 5 luglio partiranno i voli per Bristol, con frequenza bisettimanale.come quelle per Bruxelles e Cagliari.
L’esperienza trascorsa del volo per Birmingham sarebbe stata esemplare.
Dai 2.900 arrivi da Birmingham del 2008, il volo ha operato da giugno e ottobre ed il numero dei passeggeri non sembrano tanti, la ricaduta economica in FVG sarebbe stata di oltre 1.256 milioni di euro. Ma non si ha invece notizia di quanto è costata l’attivazione del volo. Qual'è il rapporto costo/benefici? 07 maggio 2009
Marzo nero, stavolta nessun scalo aereo ha registrato movimento e/o passeggeri in aumento. Si salva, infatti, solo Crotone, ma è un dato contraddittorio, per l’aumento dei voli + 30.4% ma si accompagna ad un tonfo di - 82% nei passeggeri.
Sono ancora una volta i dati di Assoeroporti a fornire uno spaccato alquanto critico dell’aviazione commerciale Italiana. Ma anche le stime di traffico della IATA non sono rassicuranti e la ripresa potrebbe avvenire solo nel 2010.
I primi tre mesi del 2009 nel nord est assegnano il miglior risultato a Verona che perde solo il 7.6% dei voli (Venezia ne perde 10.5%, Ronchi il 13.2% e Treviso il 14.9%) mentre i passeggeri transitati offrono uno spaccato invertito.
Sono peggiori i dati del Catullo Verona con – 14.2%, seguono Ronchi con – 14.1%, Venezia con – 12.9%, mentre il dato migliore – in negativo – è quello di Treviso che perde solo – 8.9% dei viaggiatori.
Le prospettive non appaiono rosee anche nella stagione estiva che, pur portando un aumento dei voli in ogni singolo scalo del nordest e della Penisola, potrebbe accentuare il divario nei passeggeri imbarcati a causa di un ulteriore calo nei coefficienti di riempimento (fattore di carico) degli aeromobili. I totali Italiani del traffico complessivo nei primi tre mesi registrano comunque medie di – 8.6% nei voli e – 8.2% nei passeggeri trasportati. 21 aprile 2009
Ieri 15 aprile 2009 il quotidiano “Il Piccolo” a firma Piercarlo Fiumanò ha presentato un interessante articolo sul sistema aeroportuale del nord est e italiano in genere.
E’ stato intervistato l’architetto Giulio De Carli, amministratore delegato di One Works.
Aerohabitat ritenendolo essenziale e utile al dibattito più ampio sul sistema degli scali italiani, a tal fine, propone l’intero l’articolo.
LO STUDIO DELL’ENAC
Piano degli aeroporti Venezia diventa hub con Ronchi ”satellite”
«Trieste punti alle rotte mitteleuropee però prima serve l’alta velocità ferroviaria»TRIESTE – “L’architetto Giulio De Carli, ammininistratore delegato di One Works, ha appena ricevuto dall’Enac (l’Ente nazionale dell’aviazione civile) e dal ministero delle Infrastrutture, l’incarico, in cordata con Kmpg e Nomisma, di avviare gli studi per il nuovo piano nazionale degli aeroporti. Il masterplan dell’aeroporto di Venezia, elaborato da De Carli, prevede una stretta integrazione con il treno ad alta velocità e la rete ferroviaria regionale: «Venezia come hub aeroportuale, servito da una rete infrastrutturale adeguata agli standard europei.
E l’aeroporto di Ronchi scalo specializzato nelle rotte verso l’Est Europa».
Architetto De Carli, è difficile immaginare un piano che integri gli aeroporti italiani dopo il caos degli ultimi tempi..Il nostro è uno studio propedeutico alla redazione del piano nazionale degli aeroporti. Il caso Italia è molto importante perchè, sia sul fronte del trasporto aereo e dei vettori che hanno assicurato il servizio in questi anni, sia sul fronte delle infrastrutture, c’è stato molto disordine. La lunga vicenda Alitalia, ora arrivata a un punto di svolta significativo dopo anni di piani di risanamento e progetti industriali annunciati e mai realizzati, si è finalmente chiarita con un assetto stabile.
Il mercato nel frattempo, a causa della crisi economica, ha operato una selezione delle piccole compagnie.Sul fronte delle infrastruttuere c’è molto da fare per razionalizzare la geografia degli aeroporti.L’arrivo dei vettori low cost, soprattutto nei piccoli scali, ha «drogato» il mercato generando flussi importanti di traffico anche su scali di piccola dimensione verso destinazioni non necessariamente servite da bacini di utenza. Sono state sfruttate certe opportunità ma al di fuori di ogni pianificazione.
Caos e assenza di pianificazione hanno così prodotto nell’ultimo decennio una crescita in media del 5% l’anno mentre in alcuni casi (Bergamo, Venezia, Treviso) ci sono state anche crescite a due zeri. Stiamo studiando la situazione nel suo complesso.
Assieme all’Enac trarremo le conclusioni necessarie per elaborare precisi indirizzi strategici.E cioé?Vorremmo mettere ordine nel sistema aeroportuale e infrastrutturale. L’obiettivo è quello di dare risposte coerenti fra disponibilità di infrastrutture al servizio dell’utenza e la domanda di bacini di traffico.
Oggi c’è molta approssimazione e poca coerenza. Prima della crisi, che ha portato alla revisione al ribasso dei traffici, diversi studi documentavano una saturazione della capacità aeroportuale in Italia entro il 2015. Se gli effetti della crisi persisteranno accadrà nel 2020.Che fine faranno Trieste e gli aeroporti minori?
Il nostro studio non metterà una croce sugli aeroporti minori annunciandone la chiusura ma cercherà di documentare gli scenari prospettici che mostreranno in modo analitico e scientifico che cosa accadrà.
Anche lo sviluppo di un piccolo scalo come Ronchi deve essere pianificato in una ottica europea con infrastrutture che saldino diverse modalità di trasporto.
Lei ha avviato il masterplan dell’aeroporto di Venezia: un caso di pianificazione premiato a Bruxelles. Cosa prevede?Il masterplan dello scalo veneto prevede l’integrazione con il treno ad alta velocità e la rete ferroviaria regionale che arriveranno direttamente in aeroporto. Venezia si trova al centro di un nodo autostradale importantissimo. L’aeroporto ha una buona capacità di spazio e già oggi sta pianificando una crescita che potrà essere realizzata quanto sarà necessario.
Ciò non significa che si stia già progettando una seconda pista, ma quando servirà si farà. Lo scalo veneziano diventerà un hub aeroportuale per il Nordest. Sono previsti collegamenti con il Nord America, Emirati Arabi, Far East.
Il trasporto aereo mondiale si sta riorganizzando intorno a poli dove è possibile garantire frequenze e destinazioni.
Quindi anche Trieste diventerà uno scalo «satellite» integrato nell’hub aeroportuale di Venezia..Sì. Gli aeroporti minori dovranno coordinarsi con gli hub dove è garantita l’intermodalità. Trieste può offrire una domanda specifica e mirata per la sua collocazione geografica: penso ai collegamenti con l’Est Europa che mi sembrano una vocazione di carattere regionale interessante.
Trieste però continua ad avere collegamenti poco frequenti e scomodi con Milano Malpensa e la capitale. In futuro il collegamento Trieste-Milano sarà servito da una linea ferroviaria ad alta velocità. Mi auguro che ciò avvenga in tempi rapidi come oggi accade fra Roma e Milano. La competizione fra treno e aereo è salutare.Oggi il viaggio in treno da Trieste a Venezia dura oltre due ore. Come raggiungere il Marco Polo?È vero. La prospettiva futura però non sarà questa. Che si possa partire da Trieste e si possa raggiungere il Marco Polo con treni veloci e da qui prendere il volo per Milano sarà una situazione normale: penso alla Germania, ad esempio.
Non è una situazione meno scomoda di quella di oggi: i manager triestini non amano alzarsi alle 4 del mattino per raggiungere Malpensa da Trieste.Il futuro è nell’alta velocità. Ma se ne parlerà fra anni...Ci dovrà essere una risposta rapida a una richiesta di mobilità rapida. I piccoli aeroporti dovranno essere chiamati a svolgere questo tipo di servizio in attesa che si completino i progetti integrati fra aeroporti e ferrovie.
Credo molto nel ruolo che gli aeroporti possono svolgere mentre si realizzano altre infrastrutture. Bisogna conoscere il quadro evolutivo.E in futuro?Nei prossimi anni la vita dell’aeroporto di Trieste resterà legata anche a servizi come i collegamenti con Milano e Roma, ma la prospettiva non sarà questa. Trieste dovrà integrarsi in un hub aeroportuale, che sarà quello di Venezia, collegato a una rete infrastrutturale e all’alta velocità. Nel frattempo potrà curare una specializzazione verso l’Est Europa. Alla fine vince chi pianifica meglio il proprio futuro.Il rovescio della medaglia è che l’alta velocità si farà fra diversi anni ma intanto le piccole e medie tratte ferroviarie sono disastrate e con tempi medi di percorrenza insostenibili.Sono d’accordo ma pianificare significa anche sostenere il costo di infrastrutture e servizi.
Credo che l’inserimento dell’aeroporto di Venezia in un progetto europeo (Ten) di sviluppo delle reti aeroportuali sia importantissimo. Il futuro è in Europa, il futuro è nella mobilità”. 16 aprile 2009
Dopo il – 17% del traffico di gennaio anche febbraio replica con un negativo - 19% dei passeggeri transitati sullo scalo isontino.
Una profonda crisi sembra interessare quasi tutti gli scali con meno di un milione di passeggeri. In attesa di poter analizzare una situazione che appare conseguenza diretta del nuovo assetto operativo della nuova Alitalia, ma che riflette pesantemente le turbolenze associate alla crisi economica in corso, proponiamo un interessante articolo apparso il 16 marzo a cura Beniamino Pagliaro su Messaggero Veneto:riguarda la situazione di Ronchi dei Legionari
Aeroporto di Ronchi in crisi, passeggeri in fuga verso Venezia
UDINE. La crisi economica rallenta i traffici nei cieli: nel primo mese dell’anno a Ronchi è passato il 17% dei passeggeri in meno rispetto al 2008. Ma non è solo la congiuntura economica a preoccupare: un mix di fattori, “colposi” o casuali, prevedibili o meno, mette a serio rischio il futuro dello scalo regionale. Il menú è ricco: si va dalle lungaggini della doppia gestione “lottizzata” agli enti locali, ai debiti di Alitalia, alle necessità di investimenti per ristrutturare la pista. E ancora, soprattutto, alla mancanza di linee.
l crac Alitalia ha fatto perdere i voli su Milano e Napoli, e oltre a qualche tentativo di Ryanair, per ora non sono in vista atterraggi. La gestione. L’obiettivo di Regione ed enti locali è quello di arrivare a un’unica società di gestione. Attualmente l’aereoporto viene gestito da una Spa. Il 49% delle quote è in mano alla Regione, Il 51% è invece del Consorzio di comuni e Camere di commercio. L’italianissima struttura porta facilmente a un blocco: la Regione ha un potere ben limitato. I debiti. Un giorno chiave nella storia recente dell’a ereporto è il 28 gennaio. Ad aggravare infatti la situazione del Consorzio, ci sono i debiti, che richiedono una ricapitalizzazione.
Dopo il rinvio del 21 gennaio, entra ufficialmente in campo (anche nelle vicende del Consorzio) l’assessore ai Trasporti Riccardo Riccardi. Nel suo ufficio arrivano tutti, e il messaggio passa: la Regione deve salire sulla torre di controllo. A marzo arriva infatti l’ok al ripiano dei debiti. Il rebus fusione. Trovata l’intesa sulla strategia della Regione, bisogna trovare un modo per limitare” il Consorzio. Ma ad aggiungere criticità c’è un vecchio contenzioso, con la Pizzarotti, la società che nei primi anni 90 ha effettuato lavori di ristrutturazione nello scalo. La soluzione migliore potrebbe essere quella di una fusione tra le due società. Ma la Regione non ha intenzione di accollarsi il rischio: quella è una vicenda del Consorzio, e la Giunta non vuole saperne.
O si riesce a delimitare il rischio, accantonando nella “nuova” Spa un fondo dedicato coperto dal vecchio Consorzio, o non se ne fa nulla. L’ipotesi due è l’aumento di capitale: Consorzio e Regione potrebbero votare compatti per l’aumento, e il Consorzio, però, non sottoscriverebbe le quote. Come su una bilancia, il 50,1% scivolerebbe verso la Regione, e il gioco sarebbe fatto. In un modo o nell’altro, la cosa importante, ha spiegato Riccardi, è che «gli enti locali si siano uniti attorno a una strategia che la Regione ha sempre portato avanti». Privatizzazione. Una volta ottenuto il controllo, la Regione pensa a una gara per individuare un socio privato. E forse proprio allora la sinergia con Venezia auspicata dal presidente Tondo potrebbe, a regole di mercato, offrire uno sviluppo sistemico. Il passaggio dal pubblico al privato ha proprio questo come obiettivo: mettere nei posti chiave professionalità del settore. Crisi e linee. La congiuntura economica si fa sentire: a Ronchi in modo ancora piú pesante rispetto alla media nazionale. Ma la fuga di passeggeri è dovuta anche alla carenza di linee. Raggiungere Milano in aereo, dopo un tentativo fallito, è un sogno. Il volo su Roma, a sentire l’ultima interrogazione del deputato Pd Ettore Rosato, ha «costanti disservizi». La linea su Napoli non c’è piú. E, bene non dimenticarlo, Ronchi è un aereoporto atipico: scollegato dalla rete ferroviaria, anche se proprio su questo punto Riccardi si sta muovendo. Ancora, c’è bisogno, dice il presidente della Spa Roberto Dipiazza, della nuova pista. Forse, anche la crisi può aiutare lo scalo regionale a sistemare il passato e pensare il futuro.19 marzo 2009
Il 20 aprile 2004, sullo scalo di Ronchi ei Legionari, uno scontro tra un MD 80 in rullaggio verso il parcheggio e un camion in manovra per lavori sullo stesso piazzale aveva causato un botto che aveva danneggiato irrimediabilmente il velivolo.
Il rottame MD 80 è ancora fermo lateralmente alla pista dopo cinque anni.
L’inchiesta tecnica ANSV, parallela alla procedura avviata dalla Procura di Gorizia, nelle 59 pagine del documento è stata completata e divulgata ancora all’inizio del 2006 ha elencato ed inquadrato il contesto infrastrutturale, operativo e la dinamica incidentale dell’inconveniente grave occorso.
Sono state identificate le CAUSE e ben quattro RACCOMANDAZIONI DI SICUREZZA (Raccomandazione ANSV-8/89-04/1/A/05 - ANSV-9/89-04/2/A/05 - ANSV-10/89-04/3/A/05 - ANSV-11/89-04/4/A/05) per il cui approfondimento rimandiamo alla Relazione ANSV, ma l’indagine giudiziaria è ancora bloccata.
Dovrà essere rifatta la trascrizione delle conversazioni T/B/T tra il cockpit e la frequenza della torre di controllo e ground di Ronchi dei Legionari.
I legali dei 14 imputati, accusati variamente di cooperazione in disastro colposo aggravato, avevano chiesto la nullità della perizia che aveva riprodotto i colloqui tra piloti e controllori di volo, per vizi procedurali.
Quale sintesi e considerazioni trarre da una procedura giudiziale che dopo cinque anni non si è ancora conclusa, nonostante ANSV abbia, ovviamente, chiuso la “Relazione” da almeno tre anni, sulla base delle stesse trascrizioni “rigettate”?
Lasciando libero spazio all’interpretazione individuale ricordiamo, come invece nella vicenda investigativa – procedurale di Linate 8 ottobre 2001, le obiezioni relative alle supposte irregolarità delle trascrizioni T/B/T, fondamentali per la corretta ricostruzione della dinamica incidentale - non abbiamo ottenuto la stessa considerazione.
Per quale ragione quello che non ha impedito le sentenze a Milano trova invece spazio a Gorizia? Le trascrizioni/perizia che sono state le evidenze basilari per ANSV sono nulle a Gorizia?
Solo perché a Linate l’unanimità dei legali non ha posto la questione dei vizi procedurali relativi alla modalità e congruità delle trascrizioni T/B/T tra i controllori e piloti?
Se fosse questo il motivo, perché alcuni legali non avrebbero aderito alla richiesta? 06 marzo 2009
Dieci anni senza sussulti, senza una effettiva evoluzione del ruolo di scalo aeroportuale regionale. Un ruolo mancato sia come aeroporto del nordest quanto della Euroregione. Dopo dieci anni che hanno registrato perlomeno un raddoppio dei movimenti e dei passeggeri trasportati lo scalo isontino è ancora al palo.
Il traffico 2008 registra 19.652 movimenti e 782.461 passeggeri trasportati, mentre nel 1998 erano rispettivamente 11.092 il numero dei decolli e degli atterraggi e 588.402 i passeggeri transitati.
Altri scali aerei in dieci anni hanno perlomeno raddoppiato i passeggeri, talvolta decuplicato se non oltre. A Ronchi, nonostante, l’impegno finanziario della Regione FVG, i risultati poco lusinghieri. Sono aumentati, anche a scapito di Ronchi dei Legionari, i limitrofi – che tuttavia condividono il bacino di traffico - catchment area - sono stati beneficiati dalla utenza regionale FVG. Ci riferiamo agli scali concorrenziali di Treviso e Venezia Tessera.
Questi ultimi si sono avvantaggiati anche dal potenziamento dei voli low cost. Un esempio da antologia: uno studio relativo all’orario invernale 2006 – 2007 posizionava solo 7 voli settimanali con due destinazioni da Ronchi. Da Treviso si registravano 82 voli e 10 destinazioni. Da Venezia Tessera ben 101 voli e 17 destinazioni. Da Verona 38 settimanali e 7 destinazioni. Competere per Ronchi dei Legionari appare davvero difficile.
Le criticità dello scalo isontino appaiono tuttavia rilevanti – almeno per i resoconti dei media del FVG - solo per le divergenze tra i soci e le urgenze di ricapitalizzazione del Consorzio che controlla il 51% della società Aeroporto FVG.
Ma le prossime scadenze del CDA del Consorzio della Aeroporto FVG sono solo le due prime date da affrontare.
Il rifacimento della pista e gli altri impegni inderogabili collegati all’Accordo di Programma previsti dalla Concessione Quarantennale ENAC sono, tuttavia, preliminari alle necessità di politiche e di strategie più ampie di coordinamento con altri scali.
Di accordi con vettori in grado di promuovere e, finalmente, potenziare con collegamenti opportuni anche il più estremo scalo aereo del nordest.
16 febbraio 2009
Lo scalo del FVG deve affrontare un altro taglio di voli.
Stavolta, dopo il taglio di due giornalieri sul Roma Fiumicino, quello su Napoli Capodichino, quello su Malpensa, deve gestire la cessazione dei voli per Praga e Budapest.
Dallo scorso maggio 2008, i voli low cost di SkyEurope avevano collegato Ronchi con Boeing 737 con la capitale della Repubblica Ceca e, da giugno, per Budapest.
L’unica nota positiva proviene dalla Ryanair che ha annunciato il volo per Bristol dal prossimo 5 luglio.
Lo scenario manifestatosi, al momento, sullo scalo isontino non è davvero roseo, anche perché l’apertura di nuovi voli – probabilmente – è condizionata alla possibilità di sostenerli.
Dopo l’urgenza di ricapitalizzazione dello società Aeroporto FVG e probabilmente del Consorzio che controlla il 51% della stessa, derivate principalmente dal contenzioso Pizzarotti e dai crediti Alitalia, nei giorni scorsi è stata paventata l’esigenza di una ulteriore capitalizzazione-finanziamento pari a 7 milioni di euro generata dal rifacimento della pista dello scalo.
Una opera obbligata.
La gestione dello scalo richiede altre urgenze finanziare, probabilmente derivate dall’accordo di programma che ha consentito l’ottenimento della “concessione quarantennale” ma che implica una serie di onerose scadenze di adeguamento infrastrutturali dello scalo.
Le difficoltà associate alle prospettive dello scalo del FVG sono pertanto legate da una parte al finanziamento delle opere essenziali alla efficiente funzionalità dello scalo, dall’altro al recupero dei voli e collegamenti persi ed al suo potenziamento prima ancora della – ancora – ipotetica cessione a privati della partecipazione alla società - gestore dello scalo - Aeroporto FVG.
Nel frattempo, è ed una nota positiva per gli utenti regionali, Ronchi dei Legionari è diventato uno degli scali master del feederaggio intercontinentali del gruppo Air France.
La promozione in regione FVG dei voli per l’hub di Parigi De Gaulle, toglie inevitabilmente passeggeri per l’hub Alitalia di Fiumicino, per quello di Malpensa, con tariffe per andata e ritorno con l’America (Boston, New York) inferiori a talune andata/ritorno nazionali per Roma Fiumicino. 02 febbraio 2009
La crisi del Gruppo Alitalia ha sicuramente limitato il record dei passeggeri trasportati nel corso 2008. Il taglio/cancellazione di numerosi voli degli ultimi quattro mesi verso Roma – Fiumicino, l’interruzione dei voli verso Malpensa, poi riattivati con Air Alps, ha probabilmente impedito che lo scalo isontino superasse la soglia degli 800 mila passeggeri anno.
Il 2008 ha tuttavia segnato un incremento del traffico passeggeri del 5,4% con 782.461 che si sono imbarcati o sono arrivati nello scalo regionale del FVG.
Erano stati 742.136 del 2007 e in tal modo si registra il terzo anno di crescita consecutivo con trend d’incremento oltre il 10%.
Sono aumentati i passeggeri internazionali rispetto a quelli domestici, registrando su voli nazionali il 56%, contro il 63% del 2007. Dal 37% al 44% i viaggiatori internazionali.
Il 72.9% dei passeggeri ha volato su collegamenti di linea, 15.6% su voli low cost e 8% su aerei charter. Il vettore con più passeggeri è risultato Alitalia, quindi Air One con 18.8%, Ryanair con 14.4%, Lufhtansa – AirDolomiti con 11.5%.
Sono dati che potrebbero, se disaggregati, pesare il rapporto tra costi sostenuti e risultati ottenuti, ma che rimandano alla situazione critica dei voli e del traffico passeggeri stimato per il 2009. Con il taglio del collegamento su Napoli di Air One e la riduzione dei voli per Fiumicino, infatti, la prossima stagione esige un potenziamento dei voli collegato alla capacità della società Aeroporto FVG di acquisire e sostenere voli alternativi.
La necessità di ripianare il deficit di bilancio generati dai crediti Alitalia si accoppiano inoltre alle urgenze di finanziare altri voli – perciò non solo a sostituire con efficacia i collegamenti con Capodichino e Malpensa – a verificare l’opportunità di mantenere i voli giornalieri del Gruppo Air France per Parigi de Gaulle (che, di fatto, costituiscono un feederaggio che condanna l’hub di Malpensa) e di pianificare una strategia di privatizzazione delle quote pubbliche della società di gestione aprendo ad un qualche coordinamento con altri scali aeroportuali. 26 gennaio 2009