Curve datate, cittadini senza identità acusticai: tra INM e AEDT! I piani regolatori dei Comuni circostanti ai sedimi aeroportuali devono adeguati alla zonizzazione (zone A, B, C) individuata nell'operato delle Commissioni Aeroportuali.
Con il Decreto del Ministero dell’Ambiente 31 Ottobre 1997 sono stati definiti criteri e le modalità di misura del rumore emesso dagli aeromobili. L’ individuazione delle zone di rispetto nell’intorno aeroportuale e le attività consentite.
Criteri e modalità L’indicatore del livello del rumore aeroportuale, il valore Lva rappresenta il livello del rumore aeroportuale.
Sul come definire gli obiettivi dell'impatto acustico rilevato, sono previsti:
a) minimizzazione della popolazione interessata dal fenomeno;
b) minimizzazione dell’estensione delle aree interessate dal fenomeno
c) minimizzazione del rumore in aree caratterizzate dalla presenza di quali ospedali, scuole, centri di assistenza .
La popolazione, ovvero il numero dei cittadini eventualmente coinvolti nelle zone,A, B e C sono il parametro per minimizzare gli effetti del rumore. In sintesi il numero di persone per Comune oppure il numero di persone per densità abitativa oppure la popolazione complessiva dell’intorno aeroportuale.
Le zone di rispetto sono caratterizzate da un valore specifico dell’indice Lva:
Zona A (60 ≤ LVA ≤ 65dB(A)),
Zona B (65 dB(A)< LVA ≤ 75 dB(A)),
Zona C (LVA > 75 dB(A)).
Al di fuori delle zone A, B e C l’indice LVA, calcolato non può superare il valore di 60 dB(A).
Cosa succede qualora sono superati 60 LVA e siano interessati edificazioni, attività e cittadini?
Qualora oltre il sedime dello scalo, l’estensione del territorio circostante, l’indicatore LVA assume valori superiori a 60 dB(A)?
In zona A, infatti le attività consentite non hanno limitazione, nella zona B sono permesse attività agricole ed allevamenti di bestiame, attività industriali e assimilate, attività commerciali, attività di ufficio, terziarie ed assimilate, previa adozione di adeguate misure di isolamento acustico.
Nella zona C infine, esclusivamente attività funzionalmente connesse con l’uso ed i servizi delle infrastrutture aeroportuali.
Ebbene, come è noto, i database LVA degli aeroporti del Belpaese, non sono registrati e diffusi secondo modalità standard. Se, ad esempio, uno scalo divulga una zonizzazione acustica LVA vecchia di 8 anni, con una mappa grafica ed una elencazione come la seguente:
Cittadini impattati da valori
LVA tra 50/55 sono 13.231;
LVA tra 55/60 sono 4.608 ;
LVA tra 60/65 sono 3.486 ;
LVA tra 65/75 sono 18;
probabilmente molti Comitati di altri aeroporti non potranno che rilevare la trasparenza dei dati forniti. Altri Comitati, tuttavia, denunziare il rilevante numero dei cittadini interessati dal un impatto superiore a 60 LVA e, magari, interrogarsi sulla mancata coerenza informativa con gli altri aeroporti.
Dove non viene identificato il numero dei cittadini interessati, non solo nelle zone A, B e C, ma anche nella fasce inferiori, minori..
Perché non condividere i risultati delle zonizzazioni LVA e magari anche quelle del monitoraggio esterno?
Come identificare la popolazione che risiede nei pressi dell’aeroporto, oltre il sedime, che spesso ignora la fascia di appartenenza acustica in LVA? 25 Gennaio 2021
Obiettivo: una maggior tutela dei cittadini dell'intorno aeroportuale! L'Agenzia dell'Unione Europea per la Sicurezza Aerea-EASA ha lanciato un database Aircraft Noise Certificate o Equivalent Noise Documentation, stabilendo un'unica fonte centrale di tali informazioni per l'Europa.
I dati, forniti dagli operatori aerei, saranno messi a disposizione dei fornitori di servizi di navigazione aerea, degli aeroporti e delle autorità competenti per finalità operative.
Il database unico garantisce che le stesse informazioni siano utilizzate da tutte le parti per il monitoraggio dei livelli di rumore e altri requisiti.
Il database è stato creato nel contesto del Reg. (UE) 598/2014.
L'EASA sostiene la Commissione europea nell'attuazione del regolamento (UE) n. 598/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, sull'istituzione di norme e procedure per quanto riguarda l'introduzione di restrizioni operative legate al rumore negli aeroporti dell'Unione all'interno di un approccio equilibrato.
Ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 3, del regolamento, l'EASA raccoglie, verifica e pubblica le informazioni sulle prestazioni acustiche degli aeromobili che operano negli aeroporti dell'UE. I dati ANP verificati sono ora disponibili sul sito web dell'EASA nella sezione "Dati relativi al rumore e alle prestazioni degli aeromobili (ANP)".
In linea con l'articolo 7, paragrafo 2, l'EASA è stata designata come entità responsabile della raccolta dei dati del certificato acustico degli aeromobili (o della documentazione acustica equivalente) dei singoli aeromobili che operano negli aeroporti dell'Unione dagli operatori aerei e che mette tali informazioni a disposizione delle autorità competenti.
Fornitori di servizi di navigazione aerea SEE e operatori aeroportuali UE / SEE.
Il regolamento è applicabile agli aeromobili civili ad ala fissa con una massa massima al decollo certificata di 34000 kg o più, o con una sistemazione interna massima certificata per il tipo di aeromobile in questione composta da 19 posti passeggeri o più, esclusi eventuali posti per solo equipaggio.
I dati sul rumore devono contenere la nazionalità dell'aeromobile e il marchio di immatricolazione; la documentazione acustica dell'aeromobile utilizzato, insieme al relativo peso massimo al decollo; qualsiasi modifica dell'aeromobile che influisca sulle sue prestazioni di rumore ed è indicata nella documentazione relativa al rumore. 16 Dicembre 2020
Probabilmente, in ogni scalo del Belpaese, i dati ARPA lo certificano! Alcune note su quello che, purtroppo, i Comitati trascurano!
Ma perché i Comitati aeroportuali protestano per supporti sforamenti quando i Sindaci dei Comuni Aeroportuali la realtà è, invece, del tutto sotto controllo e, infatti, non rivendicano nuove centraline e un monitoraggio più coerente con le proteste dei cittadini?
Come è ben noto una rete di monitoraggio del rumore aeroportuale deve essere in grado di caratterizzare il rumore di origine aeronautica nell’intorno dell’aeroporto. “
L’indice specifico definito dalla normativa nazionale (DM 31/10/97 “Metodologia di misura del rumore aeroportuale”) per descrivere l’inquinamento acustico di origine aeronautica è denominato Livello di Valutazione Aeroportuale (LVA), che fornisce in dB(A) il livello del rumore attribuibile esclusivamente ai movimenti aerei.”
Ogni anno, inoltre, viene registrata una verifica di conformità delle caratteristiche dei sistemi
di monitoraggio del rumore aeroportuale degli aeroporti.
Ecco un primo riscontro.
I Comitati, che protestano e rivendicano un monitoraggio utile a registrare i singoli sforamenti quanto il dato di un “rumore ritenuto comunque eccedente”, sono a conoscenza del dettagliato posizionamento delle centraline, delle congruità della localizzazione in relazione ai percorsi dei decolli e degli atterraggi, del loro numero, della loro tipologia, oltre delle risultanze di conformità delle verifiche periodiche?
Probabilmente sono dati che i Comitati ignorano!
Ma non basta.
I Comitati non sembrerebbero del tutto consapevoli anche, che:
“Ad ogni giornata individuata viene quindi associato l’indice giornaliero LVAj, ricavato dalla composizione del valore LVAd e LVAn che rappresentano, rispettivamente, il livello di valutazione del rumore aeroportuale nel periodo diurno (06.00 - 23.00) e notturno (00.00 - 06.00 e 23:00 - 24:00). Il livello di valutazione aeroportuale giornaliero costituisce la base per il calcolo del Livello di Valutazione del rumore Aeroportuale (LVA), che si ricava eseguendo la media logaritmica dei singoli valori di LVAj sui 21 giorni di riferimento”.
I Comitati, tuttavia, rivendicano l'esistenza di un impatto acustico intollerabile, ben superiore a quello ammissibile dalle normativa nazionali e internazionali.
Ma non basta!
I Comitati manifestano e protestano, con puntuali e dettagliate osservazioni sull'esistenza di un impatto acustico “non tollerabile” anche nella fase delle presentazioni di Masterplan con incrementi dei voli da parte del gestore aeroportuaale.
Una situazione del tutto incongrua.
Gli stessi Comitati in definitiva, a fronte di dati nei limiti registrati dalle reti di monitoraggio e delle compatibilità all'impatto ambientale descritte dai Masterplan, tuttavia, si aspettano che in sede di Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale e/o di Valutazione di Impatto Strategico, VIA, VAS e VIS, o, diversamente grazie all'intervento diretto del Ministro dei Trasporti, possa essere riconosciuto un loro diritto “fondamentale”.
Ovvero la bocciatura di un Masterplan e/o il riconoscimento delle eccedenze dell'impatto acustico scaturito dalla rete di monitoraggio.
Possibile? Sono solo fantasie, elucubrazioni di una analisi spesso trascurata, e se coerente del tutto inadeguata?
Aerohabitat è invece convinto che l'impegno dei Comitati aeroportuali debba essere orientato e diretto alla massima trasparenza – acquisizione dei dati e partecipazione alle varie commissioni insediate, comunali ed aeroportuali - delle reti di monitoraggio posizionate (centraline dove e perché) e nella revisione e/o aggiornamento della normativa nazionale sulla “Metodologia di misura del rumore aeroportuale”. 14 Dicembre 2020
Report 2019 con AEDT 3b: una analisi critica! In attesa del A-DCM! Con un documento di 20 pagine, ARPA Lombardia ha illustrato nel quadro della “Stima delle curve del Livello di valutazione del rumore aeroportuale per gli aeroporti della Lombardia, le “Curve di isolivello per l’aeroporto di Milano – Linate – Anno 2019.
Il Settore Monitoraggi Ambientali ha definito la valutazione del rumore aeroportuale (LVA) di Linate utilizzando l'AEDT 3b, al fine di determinare, l'impatto acustico generato dalle fasi on-ground ed in-volo. Ovvero le ricadute delle fasi di decollo ed atterraggio, oltre alla movimentazione al suolo del rullaggio pre e post volo.
Sono curve relative al traffico reale delle tre settimane di maggior traffico del 2019, anche in relazione al periodo dal 27 luglio al 27 ottobre 2019con lo scalo chiuso per il Bridge dei alla Malpensa.
Stavolta lo studio è stato eseguito con il software FAA-Aviation Environmental Design Tool (AEDT ver. 3b), una “anomalia” da encomiare. Le disposizioni ENAC, SIPRA in materia, probabilmente prevedono l'impiego dell'arcaico, quanto obsoleto INM. Quale altro ARPA regionale, infatti, utilizzi il software AEDT? Anche se è indispensabile sottolineare come la versione utilizzata in ARPA Lombardia sia la 3b, e sia stata superata dalla 3c.
Comunque l'operato dell'ARPA Lombardia nella definizione delle curve di isolivello per l’aeroporto di Linate costituisce una basi di analisi fondamentale.
Dopo aver individuato le tre settimane di maggior traffico, in relazione ai tre periodi stagionali indicati nella normativa sono, si legge nel documento - Dati di traffico - Profili e Stage – come siano stati utilizzati per il decollo il profilo “ICAO A o B” o il profilo “standard”. Per quanto concerne gli atterraggi, sarebbero stati sono utilizzati i profili STANDARD per tutti gli aeromobili.
Possibile? Ma quali sono le aerolinee che utilizzano tali procedure in decollo ed atterraggio?
Quali sono le aerolinee che impiegano, invece, altre tecniche operative? Perché non elencare le aerolinee associare alle tecniche ICAO utilizzate? Quante, ad esempio, applicano tecniche di decollo ICAO, quante ICAO B, quante NAPD 1, quante NAPD 2?
Procedure, anch'esse, disponibile tra quelle segnalate dall'ICAO per ridurre l'impatto acustico sul territorio circostante? Dove è urgente ed inderogabile “tagliare” le ricadute del rumore aereo?
ICAO-Noise abatement flight procedures
• Continuous Descent Arrival (CDA)
• Noise Abatement Departure Procedures (NADP)
• Modified approach angles, staggered, or displaced landing thresholds
• Low power/low drag approach profiles
• Minimum use of reverse thrust after landing.
Sono criterio che avrebbero dovuto essere analizzati e disposti in sede di Commissione aeroportuale. Perché non è stato fatto?
Se le curve Lva sono basate sul traffico reale delle tre settimane di maggior traffico dell’anno 2019, in rappresentanza delle elaborazioni effettuate rispecchiano realmente le ricadute “reali”? Quanti sono i dati di input riguardanti l'utilizzo del “reverse”, l'assordante picco relativo all'impiego dell'invertitore di spinta in atterraggio. A quale livello di potenza, alla sola estensione, al minimo o al massimo.
Sono considerazione fondamentali per individuare le aree delimitate dalle curve di isolivello per poter così calcolare il numero di residenti esposti ai differenti livelli di LVA: 60 dB(A)≤ LVA <
65 dB(A); 65 dB(A) ≤ LVA <75 dB(A); LVA ≥75 dB(A)), corrispondenti ai limiti previsti
per le zone A, B e C dell’intorno aeroportuale.
Ebbene l'avvento della procedura A-DCM -Airport Collaborative Decision Making, ovvero una tecnica operativa in grado di migliorare, accrescere l'efficienza operativa nel flusso di traffico in decollo ed in atterraggio, perciò a definire anche un incremento del numero dei movimenti in pista, abbisogna di una revisione nell'operato delle ARPA regionali. Un riscontro di trasparenza dei dati di input in AEDT versione 3c, la condivisione dei dati, unica soluzione per recepire, come realistici, quelli forniti ai Sindaci ed ai Comitati del territorio. 7 Dicembre 2020
ICAO - Risoluzione A40-17 sul rumore e qualità dell'aria
Il programma che deve impegnare i Paesi aderenti è il seguente:
Migliorare le prestazioni ambientali dell'aviazione è una sfida che ICAO prende molto sul serio. Nel 2004, la 35a Sessione dell'Assemblea dell'ICAO ha adottato tre principali obiettivi ambientali, che sono stati riaffermati in tutte le successive Sessioni dell'Assemblea:
a. limitare o ridurre il numero di persone esposte al rumore di aeromobili significativo;
b. limitare o ridurre l'impatto delle emissioni del trasporto aereo sulla qualità dell'aria locale; e
c. limitare o ridurre l'impatto delle emissioni di gas serra del trasporto aereo sul clima globale.
Le politiche e le pratiche dell'ICAO relative alla protezione ambientale sono riviste e aggiornate ogni tre anni dall'Assemblea dell'ICAO. Attualmente, queste politiche e pratiche sono incluse nelle risoluzioni dell'Assemblea A40-17, A40-18 e A40-19, adottate nell'ottobre 2019.
Il Consiglio ICAO ha inoltre adottato un obiettivo strategico per la protezione ambientale, che consiste nel ridurre al minimo gli effetti ambientali negativi delle attività dell'aviazione civile.
Dichiarazione consolidata delle politiche e pratiche continue dell'ICAO relative alla protezione ambientale; disposizioni generali, rumore e qualità dell'aria locale
L'Assemblea:
1. Dichiara che l'ICAO, in qualità di principale Agenzia delle Nazioni Unite (ONU) in materia di aviazione civile internazionale, è consapevole e continuerà ad affrontare gli impatti ambientali negativi che possono essere correlati all'attività dell'aviazione civile e ne riconosce la responsabilità e quella dei suoi Stati membri per ottenere la massima compatibilità tra lo sviluppo sicuro e ordinato dell'aviazione civile e la qualità dell'ambiente. Nell'assolvere le proprie responsabilità, l'ICAO ei suoi Stati membri si adopereranno per: a) limitare o ridurre il numero di persone esposte al rumore degli aeromobili significativo; b) limitare o ridurre l'impatto delle emissioni del trasporto aereo sulla qualità dell'aria locale; e c) limitare o ridurre l'impatto delle emissioni di gas a effetto serra del trasporto aereo sul clima globale;
2. Sottolinea l'importanza che l'ICAO continui a dimostrare il proprio ruolo di leadership su tutte le questioni relative all'aviazione civile internazionale relative all'ambiente e chiede al Consiglio di mantenere l'iniziativa nello sviluppo di orientamenti politici su tali questioni, che riconosce la gravità delle sfide che il settore deve affrontare ;
3. chiede al Consiglio di continuare a valutare regolarmente l'impatto presente e futuro del rumore degli aeromobili e delle emissioni dei motori degli aeromobili e di continuare a sviluppare strumenti a tal fine;
4. chiede al Consiglio di seguire da vicino le tecnologie innovative e le nuove fonti energetiche per il trasporto aereo per prepararsi alla tempestiva certificazione ambientale di tali tecnologie, se del caso;
5. chiede al Consiglio di mantenere e aggiornare la conoscenza delle interdipendenze e dei compromessi relativi alle misure per mitigare l'impatto dell'aviazione sull'ambiente in modo da ottimizzare il processo decisionale;
6. chiede al Consiglio di stabilire una serie di indicatori ambientali dell'aviazione che gli Stati potrebbero utilizzare per valutare le prestazioni delle operazioni di trasporto aereo e l'efficacia di standard, politiche e misure per mitigare gli impatti dell'aviazione sull'ambiente;
7. Chiede al Consiglio di diffondere informazioni sull'impatto presente e futuro e sulle tendenze del rumore degli aeromobili, del consumo di carburante degli aeromobili, dell'efficienza del carburante del sistema aeronautico e delle emissioni di particolato (PM) e ossidi di azoto (NOx) dei motori degli aeromobili, che riflettono il lavoro di l'organizzazione, i piani d'azione presentati dagli Stati, il Piano globale di navigazione aerea dell'ICAO, gli standard e le pratiche raccomandate ICAO - 4 - e la politica e il materiale di orientamento dell'ICAO in campo ambientale, in modo appropriato, ad esempio attraverso relazioni e seminari regolari, inclusi attraverso il coordinamento con gli Uffici Regionali ICAO;
8. invita gli Stati a continuare a sostenere attivamente le attività legate all'ambiente dell'ICAO e sollecita gli Stati membri a sostenere le attività non previste nel bilancio fornendo un livello ragionevole di contributi volontari;
9. Invita gli Stati e le organizzazioni internazionali a fornire le informazioni e i dati scientifici necessari per consentire all'ICAO di sostenere il proprio lavoro in questo campo;
10. incoraggia il Consiglio a continuare a cooperare strettamente con le organizzazioni internazionali e altri organi delle Nazioni Unite per la comprensione dell'impatto dell'aviazione sull'ambiente e per la definizione di politiche per affrontare tali impatti;
11. esorta gli Stati ad astenersi da misure ambientali che potrebbero influire negativamente sullo sviluppo ordinato e sostenibile dell'aviazione civile internazionale.
Esorta gli Stati a:
a) adottare un approccio equilibrato alla gestione del rumore, tenendo pienamente conto degli orientamenti dell'ICAO (Doc 9829), obblighi di legge pertinenti, accordi esistenti, leggi vigenti e stabilite politiche, quando si affrontano i problemi di rumore nei loro aeroporti internazionali;
b) istituire o supervisionare un processo trasparente quando si considerano misure per alleviare il rumore,
Compreso:
1) valutazione del problema del rumore nell'aeroporto interessato sulla base di obiettivi, criteri misurabili e altri fattori rilevanti;
2) valutazione dei probabili costi e benefici delle varie misure disponibili e, sulla base di tale valutazione, selezione di misure con l'obiettivo di ottenere il massimo vantaggio ambientale più conveniente; e
3) disposizione per la diffusione dei risultati della valutazione, per consultazione con
stakeholder e per la risoluzione delle controversie;
Incoraggia gli Stati a:
a) promuovere e sostenere studi, ricerche e programmi tecnologici volti alla riduzione del rumore alla fonte o con altri mezzi tenendo conto delle interdipendenze con gli altri
preoccupazioni ambientali;
b) applicare la pianificazione dell'uso del territorio e le politiche di gestione per limitare l'invasione di sviluppo incompatibile in aree sensibili al rumore e misure di mitigazione per le aree influenzato dal rumore, in conformità con l'Appendice F alla presente Risoluzione;
c) applicare procedure operative di abbattimento acustico, per quanto possibile senza influire sicurezza e considerazione delle interdipendenze con altre preoccupazioni ambientali; e
d) non applicare restrizioni operative in prima istanza ma solo dopo aver preso in considerazione i vantaggi da guadagnare da altri elementi dell'approccio equilibrato e in un modo che è coerenti con l'Appendice E della presente Risoluzione e tenendo conto del possibile impatto di tali restrizioni in altri aeroporti;
Richiede agli Stati di:
a) lavorare a stretto contatto per garantire l'armonizzazione di programmi, piani e politiche al misura possibile;
b) interagire con le comunità in modo tempestivo e coerente, secondo i principi definiti in Circolare 351 ICAO;
c) garantire che l'applicazione di eventuali misure per alleviare il rumore sia coerente con il principio di non discriminazione nell'articolo 15 della Convenzione di Chicago; e
d) prendere in considerazione le particolari condizioni economiche dei paesi in via di sviluppo;
Invita gli Stati a tenere informato il Consiglio delle loro politiche e programmi per alleviare il problema problema del rumore degli aerei nell'aviazione civile internazionale;
Chiede al Consiglio di:
a) valutare costantemente l'evoluzione dell'impatto del rumore degli aeromobili;
b) garantire che la guida sull'approccio equilibrato nel Doc 9829 sia attuale e rispondente
le esigenze degli Stati;
c) garantire che una guida appropriata sull'impegno della comunità sia messa a disposizione degli Stati e mantenuto; e
d) promuovere l'uso dell'approccio equilibrato, ad esempio attraverso seminari; e
Invita gli Stati a fornire un supporto appropriato per questo lavoro sulla guida ICAO e altro ulteriore lavoro sulle metodologie e per la valutazione dell'impatto o dell'efficacia delle misure secondo l'approccio equilibrato, se necessario. 24 Novembre 2020
Sono procedure da applicare, ma sopratutto da verificare! La pianificazione e la gestione dell'uso del suolo è un mezzo efficace per garantire che le attività nelle vicinanze degli aeroporti siano compatibili con l'aviazione. Il suo obiettivo principale è ridurre al minimo la popolazione colpita dal rumore degli aerei introducendo la zonizzazione dell'uso del suolo intorno agli aeroporti.
La pianificazione e la gestione compatibile dell'uso del suolo è anche uno strumento fondamentale per garantire che i guadagni ottenuti dalla riduzione del rumore dell'ultima generazione di aeromobili non siano compensati da un ulteriore sviluppo residenziale intorno agli aeroporti.
Le principali politiche dell'ICAO sulla pianificazione e gestione dell'uso del suolo sono contenute nella Risoluzione dell'Assemblea A39-1, Appendice F, che esorta gli Stati, dove esiste ancora l'opportunità di ridurre al minimo i problemi di rumore degli aerei attraverso misure preventive, a:
a) individuare i nuovi aeroporti in un luogo appropriato, ad esempio lontano da aree sensibili al rumore;
b) adottare le misure appropriate affinché la pianificazione dell'uso del suolo sia presa pienamente in considerazione nella fase iniziale di qualsiasi nuovo aeroporto o di sviluppo in un aeroporto esistente;
c) definire le zone intorno agli aeroporti associate a diversi livelli di rumore tenendo conto dei livelli e della crescita della popolazione, nonché delle previsioni di crescita del traffico e stabilire criteri per l'uso appropriato di tali terreni, tenendo conto delle linee guida dell'ICAO;
d) emanare leggi, stabilire linee guida o altri mezzi appropriati per ottenere la conformità a tali criteri per l'uso del suolo; e
e) garantire che le informazioni di facile lettura sulle operazioni degli aeromobili e sui loro effetti ambientali siano disponibili per le comunità vicine agli aeroporti;
La guida ICAO su questo argomento è contenuta nell'Allegato 16, Volume I, Parte IV e nel Documento ICAO 9184, Manuale di pianificazione aeroportuale, Parte 2 - Uso del territorio e controllo ambientale. Il manuale fornisce indicazioni sull'uso dei vari strumenti per la minimizzazione, il controllo o la prevenzione dell'impatto del rumore degli aeromobili in prossimità degli aeroporti e descrive le pratiche adottate per la pianificazione e la gestione dell'uso del suolo da alcuni Stati.
Inoltre, al fine di promuovere un metodo uniforme di valutazione del rumore intorno agli aeroporti, l'ICAO raccomanda l'uso della metodologia contenuta nel documento ICAO 9911 - Metodo consigliato per il calcolo delle curve di livello intorno agli aeroporti.
Le tasse sul rumore sono incluse anche come possibile strumento di gestione del rumore nell'approccio equilibrato. La politica dell'ICAO in materia di tasse sul rumore è stata sviluppata per la prima volta nel 1981 ed è contenuta nelle Politiche sui diritti per gli aeroporti e i servizi di navigazione aerea dell'ICAO (Doc 9082). Il Consiglio riconosce che, sebbene si stiano ottenendo riduzioni alla fonte del rumore degli aeromobili, molti aeroporti devono applicare misure di riduzione o prevenzione del rumore. Il Consiglio ritiene che i costi sostenuti possano, a discrezione degli Stati, essere imputati agli aeroporti e recuperati dagli utenti. Nel caso in cui vengano riscossi diritti sul rumore, il Consiglio raccomanda che siano riscossi solo negli aeroporti che presentano problemi di rumore e dovrebbero essere concepiti per recuperare non più dei costi applicati alla loro riduzione o prevenzione; e che dovrebbero essere non discriminatori tra gli utenti e non essere stabiliti a livelli tali da essere proibitivi per il funzionamento di determinati aeromobili.
Consigli pratici per determinare la base di costo per i diritti relativi al rumore e la loro riscossione sono forniti nel Manuale ICAO Airport Economics (Doc 9562) e le informazioni sui diritti relativi al rumore effettivamente riscossi sono fornite nel Manuale ICAO delle tariffe aeroportuali e delle strutture di navigazione aerea ( Doc 7100). 9 Novembre 2020
Sono, periodicamente, da aggiornare, entrambe, ma chi lo fa? Perché ignorarlo? E' ben noto che la Zonizzazione acustica aeroportuale in LVA e la Classificazione Comunale rappresentano due realtà di impatto acustico del tutto disgiunte, e non coincidenti, tantomeno sovrapponibili.
Al recinto aeroportuali, ovvero lo spazio dove termina il sedime aeroportuale e inizia la Classificazione Comunale il rumore aereo e/o complessivo e/o ambientale diventa il terreno dove si scontrano le esigenze e le ripercussioni “acustiche percepite” dalla popolazione residente con l'inizio della Zonizzazione in LVA.
Cosa fare quando le discrepanze siano del tutto “contraddittorie”?
Le normative di riferimento (vedi sotto) sono forse inadeguate a rilevare il reale impatto acustico?
L'utilizzo dei seguenti “criteri”, ancorché, risultato di inoppugnabili procedure, non sono coerenti? Magari delle odierne “zonizzazioni” e “classificazioni” non sono state, a fronte delle moltitudini, incrementi rilevanti e progressive sorgenti “acustiche”, aggiornate da tempo.
Alcuni Comuni prossimi agli aeroporti hanno Classificazioni del 2001, altri del 2004, altri del 2010. Anche le Zonizzazioni in LVA, se talora sono aggiornate, magari non hanno utilizzato il modello AEDT versione 3c. Perché tali ritardi e/o inadempimenti?
Perché cittadini, Comitati e Comuni non hanno mai sollecitato e richiesto tali riscontri.
Utili e indispensabili a inquadrare una realtà, magari, “percepita”, ma per niente documentata.
D.P.C.M. 1º marzo 1991 “Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno”.
Legge 26 ottobre 1995, n. 447 “Legge quadro sull'inquinamento acustico”.
D.M. Ambiente 11 dicembre 1996 “Applicazione del criterio differenziale per gli impianti a ciclo produttivo continuo”.
D.P.C.M. 18 settembre1997 “Determinazione dei requisiti delle sorgenti sonore nei luoghi di intrattenimento danzante”.
D.M. Ambiente 31 ottobre 1997 “Metodologia di misura del rumore aeroportuale”.
D.P.C.M. 14 novembre 1997 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”.
D.P.C.M. 5 dicembre 1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”.
D.P.R. 11 dicembre 1997, n. 496 “Regolamento recante norme per la riduzione dell'inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili”.
D.M. Ambiente 16 marzo 1998 “Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico”.
D.P.C.M. 31 marzo 1998 “Atto di indirizzo e coordinamento recante criteri generali per l'esercizio dell'attività di tecnico competente in acustica, ai sensi dell'art. 3, comma 1 lettera b), e dell'art. 2, commi 6, 7 e 8 della legge 26 ottobre 1995, n. 447 “Legge quadro sull'inquinamento acustico”.
Legge 23 dicembre 1998, n. 448 “Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione economica e lo sviluppo”, art. 60
D.P.R. 18 novembre 1998, n. 459 “Regolamento recante norme di esecuzione dell'art. 11 della legge 26 ottobre 1995, n. 447, in materia di inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario”.
Legge 9 dicembre 1998, n. 426 “Nuovi interventi in campo ambientale”, art. 4.
D.P.C.M. 16 aprile 1999, n.215 “Regolamento recante norme per la determinazione dei requisiti acustici delle sorgenti sonore nei luoghi di intrattenimento danzante e di pubblico spettacolo e nei pubblici esercizi”.
D.M. Ambiente 20 maggio 1999 “Criteri per la progettazione dei sistemi di monitoraggio per il controllo dei livelli di inquinamento acustico in prossimità degli aeroporti nonché criteri per la classificazione degli aeroporti in relazione al livello di inquinamento acustico”.
D.P.R. 9 novembre 1999, n. 476 “Regolamento recante modificazioni al decreto del Presidente della Repubblica 11 dicembre 1997, n. 496, concernente il divieto di voli notturni”.
D.M. Ambiente 3 dicembre 1999 “Procedure antirumore e zone di rispetto negli aeroporti”. 2 Novembre 2020
In Italia le Zonizzazioni LVA sono elaborate ancora con il modello INM. Se da un lato cittadini e Comitati perseguono indici acustici coerenti alla percezione delle loro “orecchie” e insistono nel rivendicare e sostenere una mancata corrispondenza con il rumore aeroportuale generato dalle operazioni al suolo ed in volo delle flotte aeree, le Commissioni Aeroportuali utilizzano ancota il modello INM.
Per quale “strana” ragione e con quali motivazioni le Commissioni Aeroportuali operano con la versione Integrated Noise Model (INM) - Noise Contour Comparison: Version 7.0, non aggiornata dal 2015, e del tutto obsoleta, se la stessa FAA USA utilizza l'AEDT
Certo Sindaci aeroportuali, ARPA regionali ed infini gli stessi “Comitati”, pur alla ricerca della miglior mappatura dell'impatto acustica non lo hanno ancora rivendicato. Probailmente anche i Comitati potrebbero essere soddisfatti dell'AEDT.
In fondo l'AEDT è “un sistema software che modella le prestazioni dei velivoli nello spazio e nel tempo per stimare il consumo di carburante, le emissioni, il rumore e le conseguenze sulla qualità dell'aria. AEDT è uno strumento completo che fornisce informazioni alle parti interessate della FAA su ciascuno di questi impatti ambientali specifici. AEDT facilita le attività di revisione ambientale richieste dalla NEPA consolidando la modellizzazione di questi impatti ambientali in un unico strumento.
AEDT è progettato per modellare studi individuali che vanno da un singolo volo in un aeroporto a scenari a livello regionale, nazionale e globale. AEDT sfrutta il sistema di informazioni geografiche (GIS) e la tecnologia dei database relazionali per ottenere questa scalabilità e offre ricche opportunità per esplorare e presentare i risultati. Le versioni di AEDT sono utilizzate attivamente dal governo degli Stati Uniti per la pianificazione del sistema dell'aviazione nazionale e per l'analisi della politica ambientale dell'aviazione nazionale e internazionale.”
La version C dell'AEDT, ha le seguenti caratteristiche:
“La Federal Aviation Administration (FAA) ha rilasciato un aggiornamento al suo Aviation Environmental Design Tool (AEDT) che modella gli impatti ambientali del consumo di carburante, delle emissioni, del rumore e della qualità dell'aria.
Nella versione 3c, rilasciata il 6 marzo, ci sono alcuni utili aggiornamenti, miglioramenti e correzioni di bug. Gli aggiornamenti all'AEDT della FAA migliorano continuamente non solo l'esperienza dell'utente con il programma, ma un ulteriore perfezionamento del database e degli algoritmi dello strumento migliora la precisione complessiva.
Ecco uno sguardo ad alcuni dei punti salienti di questa versione:
La versione 3c apporta diversi miglioramenti alla modellazione delle prestazioni degli aeromobili, inclusa l'aggiunta di un nuovo editor di profili di volo che consente agli utenti di creare profili procedurali personalizzati Aircraft Noise Performance (ANP) o BADA 4. Ora c'è anche un report di spinta basato sulla fisica per ANP, che potrebbe comportare alcune operazioni con valori di spinta negativi quando viene generata più resistenza che spinta.
In precedenza, l'AEDT limitava la velocità del velivolo a meno di 250 nodi, ma con l'aggiornamento, l'aereo può accelerare oltre quella velocità una volta raggiunta un'altitudine di 10.000 piedi MSL utilizzando il modello ANP.
In questo aggiornamento, i calcoli delle emissioni sono migliorati. Fornisce inoltre supporto per la lettura dei valori di albedo, rapporto Bowen e rugosità superficiale da un file di output AERSURFACE generato esternamente.
Riteniamo che questo renderà l'elaborazione meteorologica più realistica utilizzando le caratteristiche della superficie specifiche dell'area da modellare.
Inoltre, il modello AERMOD in AEDT ha incorporato la soglia di velocità del vento ridotta dell'EPA di 0,5 m / s; al di sotto di questo livello, i venti sono considerati calmi. Riteniamo che ciò porterà a un set di dati più completo, poiché la soglia ridotta dovrebbe consentire di riempire più ore e meno ore trattate come calme.
Microsoft SQL Server 2017 è ora supportato oltre a Microsoft SQL Server 2012.
Come AEDT 3b, è importante notare che tutti gli utenti AEDT devono richiedere la licenza BADA per AEDT 3 da EUROCONTROL prima di scaricare AEDT 3c. Inoltre, la FAA continua a richiedere la revisione e l'approvazione di qualsiasi input di modello non standard.” 29 Ottobre 2020
Perché esigere la riduzione del rumore aereo quando i dati ARPA rassicurano? La presenza di una infrastruttura aeroportuale insediata in un contesto di diversi e/o di un solo territorio Comunale sembra proprio aver risolto le ricadute acustiche del traffico aereo. I timori che alcuni residenti ed i Comitati sostengono per il “rumore aereo” appaiono del tutto infondati
Le emissioni sonore del traffico aereo entro il sedime di uno scalo e lungo le traiettorie di volo è mappato costantemente dalla Rete di Monitoraggio delle centraline/stazioni di rilevamento e dal modello matematico INM/AEDT.
Tutto risolto quindi! Tuttavia nell'intorno di quasi ogni aeroporto del Belpaese i Comitati sollecitano interventi specifici per il contenimento delle ricadute acustiche sul territorio. Nonostante i limiti massimi siano rispettati. Per quale ragione lo fanno?
La zonizzazione acustiche LVA entro il sedime, calcolato con INM/AEDT, non evidenziano sforamenti di sorta ( se non incidentalmente e/o occasionalmente) mentre le centraline delle reti monitoraggio non rilevano dati preoccupanti.
Sono dati che i Sindaci dei Comuni aeroportuali ottengono periodicamente dalle ARPA Regionali e dalla Commissione Aeroportuali, senza rilevare sforamenti disorta. Anzi!
Ma i cittadini isolati e/o riuniti nei Comitati “di protesta” sostengono una irrisolta incoerenza, non corrispondenza tra il fastidio e/o il rumore aereo percepito da quello degli indici/valori trasmessi.
Perchè?
In fondo anche la Classificazione acustica Comunale di ogni singolo Comune, sia esso aeroportuale o meno, dovrebbe confortare i cittadini residenti.
L’art. 8 del D.P.C.M. 14 Novembre 1997 prevede che i Comuni adottino la classificazione del proprio territorio in zone acustiche in rapporto alle differenti destinazioni d’uso, ai fini della determinazione dei limiti massimi dei livelli sonori equivalenti.
La Legge 447/95 infatti si compone di prescrizioni già operative e di principi normativi attuati da successivi decreti applicativi emanati, o in via di emanazione, da parte delle istituzioni centrali e periferiche; in questa sede comunque saranno trattati unicamente i decreti attuativi inerenti alla zonizzazione acustica del territorio comunale.
Si riportano di seguito le definizioni delle sei classi individuate in tabella 1 dal suddetto D.P.C.M.:
Classe I
Aree particolarmente protette
Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.
Classe II
Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali e con assenza di attività industriali e artigianali.
Classe III
Aree di tipo misto
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
Classe IV
Aree di intensa attività umana
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie.
Classe V
Aree prevalentemente industriali
Rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.
Classe VI
Aree esclusivamente industriali
Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.
L’articolo 2 stabilisce anche che, per le zone non esclusivamente industriali, in altre parole le classi di destinazione d’uso I ÷ V, oltre ai limiti assoluti specificati precedentemente, devono essere rispettate differenze tra il rumore residuo ed il rumore ambientale di 3 dBA per il periodo notturno e di 5 dBA per il periodo diurno; la verifica del rispetto del criterio differenziale deve essere condotta strumentalmente
all’interno degli ambienti abitativi eventualmente disturbati.
L'interrogativo da porsi, a fronte dei datti rassicuranti forniti dai Comuni, dall'ARPA e dalle Commissioni Aeroportuali, rimanda alle considerazioni contrapposte dei Comitati.
Su quale basi “acustiche” sostengono che “l'impatto acustico” è insostenibile, intollerabile e/o è rilevante e, magari, anche al di sopra dei limiti di legge? 28 Ottobre 2020
Comitati e cittadini e Sindaci, da troppi anni analizzano dati carenti!
D'accordo c'è il COVID-19 e le considerazioni sulle infrastrutture aeroportuali, sulle ricadute ambientali e sul risk assessment associate appaiono questioni secondarie, ma fiduciosi nella rapida risoluzione del Coronoavirus e nella ripresa della stessa attività aerea, i cittadini ed i Comitati a tutela del territorio e della Comunità residente non potranno che verificare le reali ricadute degli aeroporti, Aerohabitat prosegue proponendo le annose tematiche.
Indici LVA, reti di centraline e classificazione acustica Comunale rappresentano riflettono verifiche fondamentali, che devono essere messe in discussione.
Sono dati coerenti e realistici? Aerohabitat ne dubita e da tempo.
Con un interrogativo primario: i Comitati ed i sindaci in genere ne sono stati e sono consapevoli? Appare comunque inevitabile che debbano essere impugnati sia i dati acustici forniti dalla Commissione Aeroportuale quanto quelli evidenziati dalle Reti di Monitoraggio. Una problematica associata è derivata dalle incongruità emergenti tra la mappa LVA, ai dati delle Reti di Monitoraggio alla Classificazione Acustica Comunale.
Da quando sono state insediate le reti di monitoraggio aeroportuali? Con quali criteri? Chi ha validato e certificato la funzionalità operativa delle Reti di Monitoraggio senza un'adeguato posizionamento delle centraline di Tipo V? E' stata corretta l'ubicazione delle stazioni di Tipo M?
Da quando sono state elaborate le zonizzazioni acustiche aeroportuali in LVA? Con quali criteri e database?
Da quando la classificazione acustica comunale esterna al sedime è stata validata e certificata e integrata con la zonizzazione in LVA, a margine dei 65LVA? Con quali criteri e database?
In sostanza quale coerenza esiste tra il rumore aereo e l'impatto acustico conseguente, con quello percepito dai cittadini, dai residenti dell'intorno aeroportuale, con quello elaborato dai modelli matematici – algoritmi - siano essi INM quanto AEDT, perciò elaborati nelle curve/mappe LVA, con le risultanze delle reti delle centraline/stazioni di monitoraggio???
Aerohabitat nel corso degli anni (decenni?) ha invano illustrato modalità e criteri (limiti e criticità nell'utilizzo del database) con i quali sono state definite le mappe della zonizzazione acustica in LVA (INM e AEDT), quando le precarietà associate all'installazione delle stazioni ì/centraline delle reti di monitoraggio (loro localizzazione, tipologia, gestione e manutenzione), con le incertezze e contraddizioni associate alla coesistenza e sovrapposizione con “la classificazione acustica comunale”.
Le analisi e le ripetute segnalazioni/informative presentate on-line e, talvolta, anche direttamente non sembrerebbero aver ottenuto un risultato positivo.
Dinanzi a proteste individuali, peraltro legittime, scaturite da manifeste evidenze tra impatto acustico percepito e indici acustici forniti in LVA o Lden/Lnight, spesso cittadini/comitati, raramente qualche Sindaco hanno attivato interventi ARPA Regionali e Aziende Sanitarie Locali-ASL a monitoraggi spot in qualche località prossima al sedime aeroportuale o sottostante alle rotte di volo. Con risultati scontati, con superamento dei limiti assoluti di immissione, ma segnalando come il livello del rumore aeroportuale sia definito con riferimento a 21 giorni di rilevamento, nei tre periodi stagionali prestabiliti dalla legge. Risultando dati del tutto inefficaci per “fotografare” una realtà, comunque, differenziata.
Aerohabitat nel recente periodo, con le seguenti news, ha riproposto, tali considerazioni, e precisamente:
24 ottobre - Aeroporti e reti di monitoraggio by ISPRA, le centraline “V”
22 ottobre 2020 - Aeroporti e Comuni extrasedime, tra LVA e classificazione acustica Comunale
21 ottobre 2020 - Aeroporti e il monitoraggio delle emissioni delle flotte aeree
10 ottobre 2020 - Aeroporti Belpaese, il “rumore aereo” tra EASA, ICAO-CAEP ed ENAC
6 ottobre 2020 - ICAO-2019 Environmental Report, The next chapter: “il fastidio”
3 ottobre 2020 - Aeroporti e rumore aereo: 25 anni dopo, tutto da rifare!
Che fare quindi?
Ripartire d'accapo obbligando le Commissioni Aeroportuali all'utilizzo del modello AEDT-FAA che ha soppiantato l'arcaico INM dal 2015 appare del tutto inevitabile. Ma soprattutto è primario verificare e condividere il database impiegato, unica garanzia di ottenere una Zonizzazione acustica LVA coerente con il traffico aereo e quello aeroportuale di sedime.
Per quanto riguarda invece la mappatura derivata dalla Rete di Monitoraggio esterna al sedime è indispensabile che la localizzazione delle centraline, l'insediamento specifico delle stesse lungo le traiettorie di volo e non, oltre alla loro tipologia – in modo particolare quelle di tipo M e V – verifichi la corretta identificazioni dei tracciati radar, della correlazione e la quota di sorvolo in relazione al terreno sottostante.
Infine la predisposizione della classificazione acustica Comunale deve congruamente integrarsi con la zonizzazione LVA di sedime.
Per quanto riguarda l'impatto delle emissioni gassose generato dalle flotte aeree, altra questione controversa che contrappone ARPA e le Relazioni di masterplan presentate e sottoposte all'esame delle Commissioni Di VIA e VAS. Dove si rispecchiano convinzioni tra emissioni gassose delle flotte aeree del tutto ininfluenti e/o prevalenti per il territorio, i Sindaci, Comitati e cittadini interessati potranno trovare utili considerazioni di ricalcolo nella news del:
12 ottobre 2020 - Aeroporti e le emissioni in atmosfera, è prevalente il ciclo LTO! 27 Ottobre 2020
Ad esempio, dopo 20anni quante sono state le violazioni verificate? Sono dati da impugnare e invalidare?
Nei quasi 40scali del Piano Nazionale Aeroporti-PNA, da tempo dovrebbero essere state installate centraline delle reti di monitoraggio per il rumore aereo extrasedime. Le modalità di progettazione e la gestione del monitoraggio sono da tempo, state delineate dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale-ISPRA in coordinamento con le ARPA Regionali.
Ma è stato fatto e le reti di monitoraggio insediate sono state “a-norma” ed i risultati hanno potuto verificare i livelli acustici “sopportati” dai cittadini residenti.
Gli interrogativi sono stati evidenziati da tempo, da Aerohabitat e da un certo numero dei Comitati aeroportuali, e riguardano la localizzazione delle stazioni e la loro tipologia.
Le Linee guida per la progettazione e la gestione delle reti di monitoraggio aeroportuale, un documento di 94 pagine è stato deliberato nella seduta del 20 Ottobre 2012.
Almeno dopo quella data avrebbe dovuto essere certificata la “validazione” di ogni Rete di Monitoraggio attiva, quante sono state certificate? I database divulgati sono forse impugnabili, perché sono risultato di "RETI" non validate?.
E' stato fatto? E' questo l'oggetto di questo ennesimo interrogativo. A riguardo proponiamo uno stralcio del suddetto documento. Descrive, tra l'altro la centraline di tipo V.
Era ed è, infatti, necessario rilevare, in modo preciso e accurato, i diversi parametri che caratterizzano il singolo evento rumoroso e attribuirlo correttamente, in maniera univoca, all’aeromobile responsabile.
“Una stazione di misura può appartenere a più di una delle tipologie sopra elencate, in funzione delle proprie caratteristiche. Sono ritenute non compatibili, e quindi mutuamente esclusive, le tipologie A
e M.
“LINEE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE E LA GESTIONE DELLE RETI DI MONITORAGGIO ACUSTICO AEROPORTUALE
Le stazioni di rilevamento dei livelli sonori si possono distinguere in tre categorie, in funzione degli scopi specifici:
A. Stazioni di monitoraggio ambientale, sono stazioni dove è incerto il contributo relativo delle diverse sorgenti e per le quali non è necessario attribuire a ogni evento rumoroso la specifica causa.
M. Stazioni di monitoraggio del rumore aeroportuale, dove è necessario distinguere gli eventi di origine aeronautica da quelli dovuti ad altre sorgenti; deve, quindi, essere determinato in modo preciso e accurato il contributo del rumore di origine aeronautica ai fini della valutazione dell’indice LVA e/o dell’estensione delle zone A, B, C.
V. Stazioni per la determinazione delle violazioni delle procedure antirumore, dove è necessario rilevare, in modo preciso e accurato, i diversi parametri che caratterizzano il singolo evento rumoroso e attribuirlo correttamente, in maniera univoca, all’aeromobile responsabile.
L’ubicazione della stazione di misura deve essere consistente con lo scopo che ci si prefigge con la sua installazione.
Ad esempio, le stazioni di tipo “V” devono individuare con precisione tutte le violazioni delle procedure antirumore, quantificando con la minima incertezza possibile il parametro acustico da controllare, pertanto è necessario evitare sorgenti interferenti. Tale requisito può essere considerato accessorio per la valutazione del rumore ambientale (nelle stazioni di tipo “A”), dove invece è sufficiente la misura complessiva del suono che arriva al microfono, cioè il rumore totale, prodotto da tutte le sorgenti presenti nell’area.
Va osservato che, nella logica del legislatore, la determinazione su base previsionale dell'intorno aeroportuale precede l'installazione del sistema di monitoraggio.
La scelta dei siti di misura dovrebbe quindi essere successiva sia alla definizione delle zone A, B, C nell'intorno aeroportuale, sia alla definizione delle procedure antirumore, di competenza della Commissione Aeroportuale.
Allo scopo di monitorare l'estensione dell'intorno aeroportuale e rilevare valori puntuali dei descrittori acustici del rumore dovuto ai sorvoli degli aeromobili, alcune postazioni di misura possono essere posizionate anche all'esterno di esso: tali postazioni, se discriminano correttamente il rumore aeroportuale dalle altre sorgenti, garantiscono la verifica del rispetto dei limiti dell'infrastruttura al di fuori della fascia di pertinenza.
Il monitoraggio nella fase precedente alla determinazione dell'intorno aeroportuale assume il significato di una valutazione della situazione esistente, a salvaguardia dell'esposizione della popolazione al rumore ambientale, di cui il rumore aeroportuale è spesso la parte predominante, e va quindi condotto prevalentemente presso le aree abitative in prossimità dell'aeroporto. I risultati di tale monitoraggio possono essere tenuti in considerazione nella determinazione dell’intorno aeroportuale, insieme a una necessaria e opportuna valutazione delle destinazioni urbanistiche previste e i piani di sviluppo dell’aeroporto.” 24 Ottobre 2020
Quali sono le “classi” che contrassegnano le aree più prossime? E' noto, oltre il perimetro aeroportuale il livello acustico non deve essere superiore a 60LVA. Un riscontro elaborato della zonizzazione acustica dello stesso aeroporto – modelizzato storicamente con INM & con AEDT dopo il 2015, almeno dove è avvenuto – ma, oltre il recino qual'è la classificazione acustica del territorio?
E' la Legge 26/10/1995, n. 447 che assegna ai Comuni un ruolo centrale in merito al problema dell’inquinamento acustico, con competenze di carattere programmatico, decisionale e di controllo.
In particolare, fra i diversi compiti assegnati Legge 26/10/1995, n. 447, art. 6 e 7 sono di competenza dei Comuni:
la classificazione del territorio comunale in zone omogenee sotto il profilo acustico
il coordinamento degli strumenti urbanistici già adottati o in corso di attuazione con la classificazione acustica
l’adozione dei Piani di risanamento acustico, assicurando il coordinamento con il Piano urbano del traffico e con i Piani previsti dalla vigente legislazione in materia ambientale.
Secondo quanto previsto dalla Legge 26/10/1995, n. 447, art. 4 la zonizzazione deve essere definita sulla base dei criteri stabiliti con legge regionale. Le Regioni dovrebbero, a riguardo, aver approvato le specifiche leggi, con documenti equivalenti ad una sorta di “Criteri tecnici di dettaglio per la redazione della classificazione acustica del territorio comunale”.
La classificazione dovrebbe utilizzare la tipologia sottostante, anche se, spesso, la sovrapposizione di aree industriali, aree ospedaliere, scolastiche e di intensa attività umana, potrebbe aver determinato livelli acustici difefrenziati ed oltre i limiti prestabiliti.
I cittadini, i Comitati ed i Sindaci dei Comuni degli aeroporti elencati nel Piano Nazionale Aeroporti-PNA lo hanno verificato?
Classe I - Aree particolarmente protette
Rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.
Classe II - Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali.
Classe III - Aree di tipo misto
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
Classe IV - Aree di intensa attività umana
Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali; le aree con limitata presenza di piccole industrie.
Classe V - Aree prevalentemente industriali
Rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.
Classe VI - Aree esclusivamente industriali
Rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi. 22 Ottobre 2020
Le Commissioni Aeroportuali e quelle inadeguate procedure antirumore. EASA ha in corso un aggiornamento delle procedure di mitigazione ambientale.
E' una operazione propedeutica per allineare il quadro normativo dell'Unione europea (UE) con gli standard e le pratiche raccomandate (SARP) dell'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO) contenuti nell'Allegato 16 della Convenzione di Chicago.
Nel febbraio 2019 il Comitato ICAO per la protezione ambientale dell'aviazione (CAEP) ha proposto miglioramenti e aggiornamenti ai SARP esistenti relativi a rumore, emissioni di motori aeronautici ed emissioni di CO2 degli aerei, compresi i nuovi livelli normativi sulle emissioni di particolato non volatile (nvPM) per i motori degli aeromobili. Il Consiglio ICAO ha adottato gli emendamenti finali nella quinta sessione della sua 219a sessione l'11 marzo 2020.
Pertanto, il presente parere propone di modificare di conseguenza l'articolo 9 "Requisiti essenziali" del regolamento (UE) 2018/1139, l'articolo 9 "Organizzazioni di produzione" del regolamento (UE) n. 748/2012 della Commissione e il suo allegato I (parte 21).
Le modifiche proposte dovrebbero garantire un livello elevato e uniforme di protezione ambientale e fornire condizioni di parità per tutti gli attori del settore dell'aviazione.
ICAO-CAEP hanno storicamente inquadrato tali problematiche con:
“Approccio equilibrato alla gestione del rumore degli aeromobili
Il rumore degli aerei è la causa più significativa delle reazioni avverse della comunità legate al funzionamento e all'espansione degli aeroporti. Si prevede che questo rimarrà il caso nella maggior parte delle regioni del mondo per il prossimo futuro. Limitare o ridurre il numero di persone esposte al rumore degli aeromobili è quindi una delle principali priorità dell'ICAO e uno dei principali obiettivi ambientali dell'Organizzazione.
La principale politica generale dell'ICAO sul rumore degli aeromobili è l'approccio bilanciato alla gestione del rumore degli aeromobili, adottato dall'Assemblea dell'ICAO nella sua 33a sessione (2011) e riaffermato in tutte le successive sessioni dell'Assemblea (riferimento: Risoluzione ICAO A39-1 Appendice C). Una guida dettagliata sull'applicazione dell'approccio bilanciato è fornita nel documento ICAO 9829, Guidance on the Balanced Approach to Aircraft Noise Management.
L'approccio bilanciato consiste nell'individuare il problema del rumore in uno specifico aeroporto e analizzare le varie misure disponibili per ridurre il rumore attraverso l'esplorazione di varie misure che possono essere classificate in quattro elementi principali, descritti nella Figura 1. L'obiettivo è affrontare i problemi di rumore su un base aeroportuale individuale e per identificare le misure relative al rumore che ottengono il massimo beneficio ambientale nel modo più efficiente in termini di costi utilizzando criteri oggettivi e misurabili.
Restrizioni operative
Le preoccupazioni relative al rumore hanno indotto alcuni Stati a considerare di vietare l'utilizzo di determinati aeromobili rumorosi negli aeroporti sensibili al rumore. Negli anni '80, l'attenzione era rivolta agli aeromobili con certificazione non acustica (NNC); negli anni '90 è passato agli aerei del Capitolo 2; oggi è passato al più rumoroso velivolo del Capitolo 3. Tuttavia, restrizioni operative di questo tipo possono avere implicazioni economiche significative per le compagnie aeree interessate, sia quelle con sede negli Stati che agiscono sia quelle con sede in altri Stati che operano da e verso gli aeroporti interessati. In ogni occasione, l'Assemblea dell'ICAO è riuscita a raggiungere un accordo - contenuto in una risoluzione dell'Assemblea - che rappresentava un attento equilibrio tra gli interessi degli Stati in via di sviluppo e quelli sviluppati e che teneva conto delle preoccupazioni dell'industria aerea, degli aeroporti e degli interessi ambientali.
L'eliminazione graduale degli aeromobili NNC e del capitolo 2 è già avvenuta in molti Stati contraenti dell'ICAO. Nel caso degli aeromobili del capitolo 3, l'Assemblea dell'ICAO nel 2001 ha esortato gli Stati a non introdurre alcuna restrizione operativa in alcun aeroporto sugli aeromobili del capitolo 3 prima di aver valutato appieno le misure disponibili per affrontare il problema del rumore nell'aeroporto in questione in conformità con l'approccio equilibrato.
L'Assemblea ha anche elencato una serie di misure di salvaguardia che dovrebbero essere soddisfatte se vengono imposte restrizioni agli aeromobili del Capitolo 3. Ad esempio, le restrizioni dovrebbero essere basate sulle prestazioni acustiche dell'aeromobile e dovrebbero essere adattate al problema del rumore dell'aeroporto interessato, e si dovrebbe tener conto delle circostanze speciali degli operatori dei paesi in via di sviluppo. Questo schema è stato ratificato nella 39a Sessione dell'Assemblea (Appendici D ed E della Risoluzione dell'Assemblea A39-1).” 10 Ottobre 2020
Aviation and Environment – Destination Green: annoyance! Nel Rapporto 2019 dell'ICAO le analisi e gli studi hanno illustrato numerose tematiche relative all'impatto ambientale del Trasporto Aereo. Tra di queste l'impatto acustico ha un rilievo decisivo, non solo negli “indici” che lo identificano, ma nel tanto trascurato fastidio/annoyance generato e percepiti dai cittadini. Ecco un estratto di una materia che gli aeroporti del Belpaese, ENAC, Ministero dell'Ambiente, sembrerebbero, non aver adeguatamente inquadrato e rilevato.
E' noto come la questione importante presa in considerazione dalla “Riunione Speciale-ICAO” è stata la metrica del rumore da utilizzare nella certificazione del rumore degli aerei.
Ci sono tre fattori principali che influenzano la percezione umana di un evento rumoroso (come il sorvolo di un aereo), e precisamente:
-l'ampiezza (o il volume),
-il contenuto di frequenza (tono alto / basso) e
-la durata dell'evento.
Rumore aereo e ricadute sulla Comunità
Definizione Il disturbo del rumore della comunità si riferisce alla valutazione media degli aspetti fastidiosi di una situazione di rumore da parte di una "comunità" o di un gruppo di persone. Il fastidio, in questo contesto, comprende una risposta che riflette esperienze o sentimenti negativi come insoddisfazione, rabbia, delusione, ecc. Dovuti all'interferenza con le attività (ad es. Comunicazione o sonno) o semplicemente un'espressione di essere disturbati dal rumore. Per facilitare i confronti tra gli studi, la Commissione internazionale sugli effetti biologici del rumore, ICBEN, ha introdotto domande standardizzate sul fastidio e scale di risposta.
Queste raccomandazioni sono state adottate dall'Organizzazione internazionale per gli standard3, ISO TS 15666 e tradotte in una serie di nuove lingue, seguendo un protocollo standard.
Relazioni esposizione-risposta
Nel corso degli anni, sono stati fatti molti tentativi per correlare la percentuale di intervistati fortemente infastiditi da una specifica fonte di rumore con il livello medio di esposizione al rumore giorno-notte, Ldn, o un indicatore simile, ad esempio, livello medio di esposizione al rumore giorno-sera-notte , Lden. 5,6 Lo standard ISO 1996: 2016 ha tabelle con% HA in funzione di Ldn e Lden per varie fonti di rumore del trasporto. Una revisione di Gelderblom et al.8 conferma questi dati per il rumore degli aerei. Un'altra revisione suggerisce relazioni diverse, in particolare per il disturbo del rumore degli aerei.
Relazioni esposizione-risposta generalizzate rispetto a quelle locali
Sebbene le relazioni esposizione-risposta siano state raccomandate per valutare la risposta al fastidio attesa in una determinata situazione di rumore, non sono applicabili per valutare gli effetti di un cambiamento nel clima acustico. I risultati dei sondaggi esistenti rivelano una risposta al fastidio maggiore in situazioni con un alto tasso di cambiamento, ad esempio, quando viene aperta una nuova pista.
Tale risposta al fastidio intensificata sembra prevalere. Poiché gli aeroporti e le comunità possono differire notevolmente per quanto riguarda le variabili acustiche e non acustiche, le relazioni esposizione-risposta locali, se disponibili, possono essere preferite per prevedere il fastidio e descrivere la situazione del rumore con l'accuratezza desiderata. Tuttavia, sono desiderabili relazioni generalizzate esposizione-risposta per consentire la valutazione tra le comunità e per stabilire valori limite raccomandati per i livelli di rumore degli aerei.
Variabili moderatric
i
Le analisi mostrano che le variabili comuni di esposizione al rumore di per sé spiegano circa un terzo della varianza delle risposte di disturbo individuali. La risposta al fastidio è moderata da una serie di altri fattori, sia acustici che non. I fattori acustici possono essere i livelli massimi, il numero di voli, la composizione della flotta e la rispettiva distribuzione nel tempo. I fattori non acustici sono, ad esempio, la sensibilità personale al rumore e l'atteggiamento nei confronti della sorgente di rumore. Nell'industria aeronautica tutti i "fattori non Ldn" sono comunemente definiti "non acustici". Due vecchie meta-analisi sull'influenza di fattori non acustici sul fastidio hanno mostrato che i fattori di paura del pericolo delle operazioni degli aeromobili, seguiti dalla sensibilità al rumore e dall'età, hanno avuto gli effetti maggiori. Risultati più recenti indicano che la paura non è più un fattore modificante dominante. Altri importanti fattori modificanti possono essere la sfiducia nelle autorità e le aspettative di svalutazione della proprietà.
Con un tasso di cambiamento in un aeroporto per quanto riguarda il rumore e le procedure operative potrebbe essere un importante fattore di moderazione.
Hanno definito due tipi: LRC e HRC, aeroporto a basso / alto tasso di cambio.
La differenza media nella risposta al disturbo tra questi due tipi di aeroporti, LRC e HRC, corrisponde a una differenza di 9 dB (9 dB ± 4 dB) nell'esposizione al rumore.
La differenza simile, ma minore, circa 6 dB.9 La differenza tra i due studi è probabilmente dovuta a selezioni e ponderazioni diverse dei campioni di indagine. Un importante fattore non acustico sembra essere l'atteggiamento nei confronti della sorgente di rumore e / o del suo proprietario. Contrariamente alle credenze comuni, le persone che traggono vantaggio dal traffico aereo non sono più tolleranti al rumore degli aerei.
La mancanza di fiducia nelle autorità, i comportamenti scorretti e la sensazione di non essere trattati in modo equo aumenteranno il fastidio.
Le persone possono adattare diversi coping strategie, ad esempio per padroneggiare, minimizzare o tollerare la situazione di rumore. Le persone sensibili al rumore hanno più difficoltà a far fronte al rumore rispetto ad altre.
Se gli intervistati in un sondaggio sono selezionati in base a procedure casuali appropriate e il numero di intervistati è abbastanza grande da essere una rappresentazione accurata della popolazione, i fattori individuali avranno lo stesso effetto in tutti i sondaggi. Tuttavia, altri fattori sono specifici della posizione, ad esempio il numero di movimenti di aeromobili, la prevalenza di operazioni notturne, la classificazione LRC / HRC, ecc. I risultati del sondaggio da diversi aeroporti pertanto varieranno a meno che questi fattori specifici della posizione non siano gli stessi o che lo siano. rappresentato statisticamente. Pertanto, la ricerca di una funzione comune di esposizione-risposta, una soluzione "una curva adatta a tutti", potrebbe non essere applicabile a tutti gli scopi.
Andamento temporale del disturbo del rumore degli aerei
Indagini sistematiche sul disturbo da rumore degli aerei sono state condotte regolarmente per oltre mezzo secolo. Le analisi di alcuni ricercatori indicano che negli ultimi decenni c'è stato un aumento del disturbo del rumore degli aerei.20,21 Questi autori affermano che a parità di livelli di esposizione al rumore,
le persone oggi sembrano essere più infastidite dal rumore degli aerei rispetto a 30-40 anni fa. Altri ricercatori, tuttavia, affermano di non poter osservare alcun cambiamento a condizione che i confronti comprendano situazioni di rumore simili e comparabili.
Sottolineo che le osservazioni di tendenza fatte da altri possono essere spiegate da variazioni di fattori non acustici, come il fatto che la prevalenza di aeroporti HRC è maggiore tra le indagini recenti rispetto a quelle più vecchie. Quando gli aeroporti LRC e HRC vengono analizzati separatamente, affermano che non c'è stato alcun cambiamento nella risposta al fastidio negli ultimi 50 anni.
Affermare che anche negli aeroporti LRC la prevalenza di persone molto infastidite è maggiore per tutti i livelli di esposizione rispetto agli studi precedenti. I risultati del sondaggio di diversi aeroporti mostrano una grande variazione nella risposta al fastidio. Il risultato di un'analisi delle tendenze basata su un campione limitato di indagini è quindi fortemente dipendente dai criteri di selezione.
Strategie di mitigazione del rumore
Il fastidio dovuto al rumore degli aerei è stato riconosciuto dalle autorità e dai responsabili politici come un effetto dannoso che dovrebbe essere ridotto o prevenuto. Viene data priorità alla riduzione del rumore alla fonte (ad esempio, rumore del motore, rumore aerodinamico) e alla riduzione dell'impatto del rumore regolando le procedure operative e le traiettorie di decollo e atterraggio.
I tentativi di modificare lo spettro del rumore per produrre un "suono" più gradevole sono stati fatti nel progetto COSMA, finanziato dall'UE.
Tali cambiamenti hanno dato un effetto minimo o nullo. L'isolamento acustico delle abitazioni viene spesso applicato, ma tali misure non hanno conseguenze sull'esperienza all'esterno del rumore degli aerei. L'influenza osservata sul fastidio di fattori personali non acustici come il controllo percepito e la fiducia nelle autorità suggerisce che le strategie di comunicazione che affrontano questi problemi potrebbero contribuire alla riduzione del fastidio, insieme o addirittura in assenza di una riduzione del rumore.
Conclusioni
Esistono prove sostanziali che vi sia un aumento del fastidio in funzione del livello di rumore, ad esempio Ldn o Lden. Il livello di rumore da solo, tuttavia, rappresenta solo una parte del fastidio. Fattori acustici e non acustici specifici della posizione e / o della situazione svolgono un ruolo significativo e devono essere presi in considerazione. Ci sono prove contrastanti che negli ultimi anni c'è stato un cambiamento nella risposta al fastidio. A parità di condizioni, le persone oggi non sono più infastidite a un dato livello di rumore di quanto non fossero 30-40 anni fa.
Tuttavia, a causa di cambiamenti nei fattori sia acustici che non (più aeroporti HRC, maggior numero di movimenti di aeromobili, ecc.),
La prevalenza media di persone molto infastidite a un dato livello di rumore (Ldn o Lden) sembra aumentare. Le funzioni esistenti di esposizione-risposta dovrebbero essere aggiornate e diversificate per tenere conto di vari fattori acustici e non acustici.
La differenza tra una situazione di variazione di tasso elevato e una situazione di variazione di tasso basso sembra essere particolarmente importante. 6 Ottobre 2020
Nuova mappatura, database condivisi e violazioni. La percezione del “fastidio” rilevato! La materia è sempre la stessa. Quella posta in premessa ai decreti acustici ed all'insediamento della Commissione aeroportuale, all'identificazione dei soggetti coinvolti e partecipanti. Alla definizione e valutazione del carico di rumore intorno a un aeroporto ed alla mappatura del rumore generato dalla flotte aeree a terra, in-side e out-side del sedime aeroportuale.
I livelli di rumore e i contorni sono espressi secondo diversi indici, Lva, Lden, Lnight, LAeq, LAmax, Number Above, Time Above, perché privilegiare uno rispetto agli altri?
I cittadini dell'intorno aeroportuale, da anni, recriminano in maniera sistematica, l'insoddisfazione dei dati forniti dalle Arpa regionali deputate, come degli stessi dati forniti in sede di Commissione Aeroportuale ai Sindaci dei Comuni Aeroportuali.
Anche i dati periodici rilevati dal sistema di monitoraggio, della rete delle stazioni/centraline del rumore viene “contestato” dai cittadini coinvolti. A loro parere non sarebbe corrispondente a quello “percepito”. Che manifesta una immediata contraddizione, perché senza, tuttavia, di alcun riscontro strumentale.
A fronte di oltre 20anni di esperienza nella progettazione e nello sviluppo di sistemi di monitoraggio del rumore aeroportuale, in relazione al ground-noise ed air-noise, lungo le piste e le traiettorie di volo in atterraggio e di decollo. Problematiche associate anche alle criticità della correlazione tra aereo in volo ed emissioni sonore registrate. Come selezionare, installare, far funzionare e supportare una traccia di volo e un sistema di monitoraggio del rumore in maniera inequivocabile su ogni pista di volo nel Belpaese?
Dati che dovrebbero essere validati, anche per valutare il monitoraggio dei risultati dei reclami sul rumore.
Ma è indispensabile identificare anche quali siano i fattori non acustici che causano fastidio al rumore dell'aereo, l'impatto del rumore a bassa frequenza. La necessità di simulare traiettorie di volo delle procedure antirumore, anche con sperimentazioni con database e scenari da sottoporre all'attenzione della Commissione Aeroportuale. In grado di valutare e discriminare le varie proposte.
Simulare in realtà virtuale del rumore di aeromobili, l'effetto dell'atteggiamento, della frequenza e dell'esposizione sui livelli di fastidio sperimentati, gli effetti della sensibilità al rumore sulla frequenza cardiaca e sulla pressione sanguigna.
Per formulare una politica aeroportuale basata sul rumore o sulle informazioni sul monitoraggio delle tracce di volo, anche in sede di masterplan, per fornire informazioni alle persone che vivono nelle vicinanze degli aeroporti, per valutare, attuare o formulare nuove normative sul rumore negli aeroporti, per rinnovare e/o migliorare il sistema di controllo del rumore aeroportuale cosa è indispensabile fare?
Il traguardo di riduzione del rumore (impatto e fastidio) intorno al tuo aeroporto, probabilmente è indispensabile aggiornare i limiti di rumore, rivedere la politica di pianificazione dell'uso del suolo ed implementare procedure e percorsi di abbattimento del rumore.
A fronte di flotte aeree meno rumorose, ad un incremento verticale del traffico aereo, l'esposizione al rumore nelle aree densamente popolate nell'intorno degli aeroporti si è allargata geograficamente e intensificata, nonostante i dati rilevati dalle ARPA Regionali che rilevano una riduzione delle emissioni acustiche
A quanto pare, sostengono i Comitati, la riduzione del numero di persone colpite dal rumore degli aerei, magari con una attenuazione degli stessi indici giornalieri e periodici, non è condivisibile dai cittadini interessati.
Dovrà, comunque, essere affrontata, analizzata e risolta una questione spesso evitata e/o sottostimata, che è uno dei maggiori riflessi psicologici del rumore degli aerei, da quelli diretti a quelli indiretti e che determinano l'ossessivo “fastidio” percepito dai cittadini. Persistente e inalienabile, anche quando gli indici acustici inferiori a quelli ritenuti “tollerabili”? Come ridurre, in definitiva, il rumore aereo (impact and annoyance) nell'intorno aeroportuale? 3 Ottobre 2020
Posto l'interrogativo sull'adeguatezza delle Reti di Monitoraggio. E' merito del Codacons - Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori – che ha segnalato e coinvolto la Corte dei Conti.
La sezione del Veneto del Codacons ha ipotizzato il possibile danno erariale a causa del mancato rispetto della normativa anti-rumore da parte dell’aeroporto “Antonio Canova” di Treviso-Sant’Angelo. L'oggetto della disputa è l'ipotizzata mancanza delle centralline di tipo V (violazione) nella rete di monitoraggio dell'aeroporto di Treviso-Canova. In attesa di qualche altro “significativo” riscontro, proponiamo una delle tante news che Aerohabitat ha proposto su questa questione:
Aeroporti, rumore aereo e reti di monitoraggio: ma sono dati affidabili?
I Comitati aeroportuali sembra ignorino conformità, efficacia ed efficienza!
Da oltre 20anni sugli aeroporti del Piano Nazionale Aeroporti-PNA (speriamo almeno su quelli) dovrebbero essere state insediate le cosiddette stazioni/centraline delle reti di monitoraggio.
L'autorità dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e le Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA), dovrebbero aver verificato la piena conformità dei sistemi di monitoraggio realizzati e la loro operabilità ed efficienza.
Le “Linee guida per la progettazione e la gestione delle reti monitoraggio acustico aeroportuale”, nelle 94 pagine del documento ISPRA hanno da tempo inquadrato le modalità:
“Il D.M. 20/05/1999 individua due obiettivi fondamentali delle azioni di monitoraggio del rumore
aeroportuale:
(a) la verifica delle fasce di pertinenza;
(b) l’individuazione di violazioni alle procedure antirumore.
Il monitoraggio di cui alla lettera (a) ha come scopo la determinazione, in uno o più punti rappresentativi di una data zona, del valore di diversi descrittori acustici del rumore aeroportuale. La determinazione comprende i livelli sonori causati dal singolo evento, quelli relativi ai periodi di una giornata oppure quelli che, con le opportune elaborazioni, permettono di ricavare i valori di specifici descrittori per periodi di riferimento più estesi per verificare la corretta localizzazione spaziale delle curve di isolivello del relativo descrittore acustico (attualmente l’indice LVA, determinato su base annua).
“Componenti del sistema di monitoraggio
Ai sensi del D.M. 20/05/1999 si devono distinguere tre componenti del sistema di monitoraggio:
(a) Le stazioni di rilevamento dei livelli sonori;
(b) Le stazioni meteo per la determinazione dei parametri di interesse (temperatura, pressione, umidità, velocità del vento);
Il centro elaborazione dati.
Le caratteristiche specifiche di ciascun componente sono stabilite dalla legislazione attualmente in vigore. Nel seguito saranno illustrati i requisiti generali delle stazioni di misura e del centro di elaborazione dati. Le stazioni di rilevamento dei livelli sonori si possono distinguere in tre categorie, in funzione degli scopi specifici:
A: Stazioni di monitoraggio ambientale, sono stazioni dove è incerto il contributo relativdelle diverse sorgenti e per le quali non è necessario attribuire a ogni evento rumoroso la specifica causa.
M: Stazioni di monitoraggio del rumore aeroportuale, dove è necessario distinguere gli eventi di origine aeronautica da quelli dovuti ad altre sorgenti; deve, quindi, essere determinato in modo preciso e accurato il contributo del rumore di origine aeronautica ai fini della valutazione dell’indice LVA e/o dell’estensione delle zone A, B, C.
V: Stazioni per la determinazione delle violazioni delle procedure antirumore, dove è necessario rilevare, in modo preciso e accurato, i diversi parametri che caratterizzano il singolo evento rumoroso e attribuirlo correttamente, in maniera univoca, all’aeromobile responsabile”.
Quante sono le reti di monitoraggio conformi allo standard sopra citato? Quante centraline e di quale tipologia sono state installate? Le stazioni/centraline sono posizionate in modo corretto e che rilevi in maniera efficace i sorvoli aerei? Quante violazioni sono state rilevate se, spesso, le stazioni di tipo V (violazione) non sono state insediate?
Se la verifica dell’efficienza della gestione, in ottemperanza del D.P.R. 11/12/1997, spetta all'ARPA Regionale che deve svolgere un’attività periodica di controllo della rete di monitoraggio per verificare l’effettiva continuità e significatività dei rilevamenti, anche la stessa validazione dei dati,
dei risultati ottenuti mediante il sistema di monitoraggio, che convalida i dati ottenuti dalle singole stazioni e conferma il calcolo dell’indice di valutazione aeroportuale LVA.
In merito al primo punto, ARPA provvede a effettuare periodicamente delle campagne di misura in affiancamento alle centraline della rete di monitoraggio. Questa procedura permette di accertare che la centralina sia posizionata in modo corretto e che rilevi in maniera efficace i sorvoli aerei.
ARPA deve anche, come previsto dal D.P.R. 496/97, inviare un rapporto al Ministero dell’Ambiente con cadenza semestrale sulla propria attività di controllo dei sistemi di monitoraggio degli aeroporti di propria competenza e sulle sanzioni applicate alle violazioni delle procedure antirumore (stabilite dalla Commissione Aeroportuale).
La stessa ARPA, infine, deve informare il pubblico. “I dati ambientali ottenuti attraverso il sistema di monitoraggio devono essere resi accessibili al pubblico”. Il compito di divulgare i dati inerenti al sistema di monitoraggio compete, come previsto dal D.Lgs. 195/2005, all’autorità pubblica, cioè al Gestore della rete stessa, alle Agenzie Regionali e al Ministero dell’Ambiente.
In conclusione l'interrogativo da porre a sintesi di questa breve analisi è:
quante centraline di tipo V sono state installate negli aeroporti italiani?
quali e quante conformità di “rete di monitoraggio” sono state certificate da ISPRA e/o ARPA? 1 Settembre 2020
Un dato è certo: quando volano, l'impatto acustico è rilevante! In attesa dei riscontri delle 16 centraline/stazioni dei monitoraggio “lombarde” della SEA , in questa epoca di COVID-19, ovvero delle ricadute sonore sul territorio e sulla comunità residente sotto le rotte di atterraggio e di decollo dalla Malpensa, con un traffico di voli ridotto quasi dell'90%, anche l'impatto acustico è quasi “assente”. Che sia tutta colpa delle flotte aeree che operano sulle due piste di Malpensa?
Il comunicato online sul sito di ARPA Piemonte è oltremodo circostanziato.
Emergenza Covid-19: variazione del rumore dell'aeroporto di Malpensa in Piemonte
Arpa Piemonte gestisce una rete di monitoraggio per la misura del rumore degli aeromobili in partenza dall’aeroporto di Malpensa che sorvolano il territorio piemontese, costituita da 4 centraline di rilevamento in continuo collocate nei comuni di Pombia, Varallo Pombia e Castelletto Ticino.
Sulla base dei dati rilevati è stato possibile effettuare una prima analisi degli effetti dell’emergenza sanitaria in corso sul numero di movimenti aerei transitanti e sul clima acustico delle aree oggetto di monitoraggio.
Nella prima metà del marzo 2020, rispetto al mese di marzo 2019, il numero medio di sorvoli giornalieri rilevati nei punti più esposti è diminuito da 56 a 33, mentre nella seconda metà del mese si è ridotto ulteriormente per arrivare a 6.
In termini di livelli sonori medi indotti dagli aeromobili nel periodo diurno (06-22), si è registrata una diminuzione significativa e variabile a seconda dei punti di misura, da 4 a 7 decibel nella prima parte di marzo e da 7 a 15 decibel nella seconda parte del mese. Il livello di rumore in decibel è un parametro di tipo logaritmico: una riduzione di 3 decibel equivale ad un dimezzamento della potenza sonora mentre una diminuzione di 10 decibel corrisponde ad una riduzione del 90%.
I dati tecnici
La rete di monitoraggio acustico è composta da 4 centraline, collocate al di fuori dell’intorno aeroportuale (cfr. D. M. 31/10/1997), in prossimità delle tre radiali di decollo verso il territorio piemontese:
NMT1: sita nel comune di Pombia, ad una distanza in linea d’aria di circa 7 km e sottoposta alla radiale 280° con sorvolo aeromobili ad una altezza di circa 4500 piedi;
NMT2: sita nel comune di Varallo Pombia, ad una distanza in linea d’aria di circa 7,3 km e sottoposta alla radiale 280° con sorvolo aeromobili ad una altezza di circa 4500 piedi;
NMT3: sita nel comune di Castelletto Ticino, ad una distanza in linea d’aria di circa 9,5 km e sottoposta alla radiale 320° con sorvolo aeromobili ad una altezza di circa 5000 piedi;
NMT4: sita nel comune di Varallo Pombia fr. Cascinetta, ad una distanza in linea d’aria di circa 8,3 km e sottoposta alla radiale 310° sorvolo aeromobili ad una altezza di circa 5000 piedi.
Il periodo di osservazione relativo alla diminuzione dei movimenti aeroportuali è tutto il mese di marzo 2020, suddiviso in due sottoperiodi. Il primo, dal 1 al 14 marzo, caratterizzato dalla chiusura delle scuole e da una prescrizione generale di rimanere il più possibile in casa; il secondo, a partire dal 15 marzo, caratterizzato anche dal blocco degli spostamenti e dalla chiusura di attività produttive ritenute “non necessarie”.
Analizzando il numero medio di eventi aeronautici rilevati dalle centraline più esposte (NMT1 – Pombia e NMT2 – Varallo Pombia), si nota come nel primo periodo i movimenti si riducono, rispetto al mese di marzo 2019, di circa il 40 % (da 56 a 33 circa), mentre nel secondo periodo la diminuzione è raggiunge circa il 90% (da 56 a 6 circa).
Per l’analisi acustica, gli indicatori presi in considerazione sono i seguenti:
Lambientale: media energetica del periodo, a partire dai livelli di pressione sonora complessivamente rilevati ogni giorno
Lsorvoli: media energetica del periodo, a partire dai livelli di pressione sonora attribuibili esclusivamente al sorvolo degli aeromobili rilevati ogni giorno
Tali indicatori sono stati analizzati esclusivamente per il periodo diurno (06.00-22.00) in quanto nel periodo notturno i movimenti si sono azzerati o quasi.
Dai risultati ottenuti si nota molto bene come al calare del numero di eventi aeronautici vi è una corrispondente riduzione dell’indicatore Lsorvoli, con differenze massime anche dell’ordine di 15 decibel dB(A).
Per l’indicatore Lambientale, che comprende sia il rumore di fondo della zona che il contributo apportato dal sorvolo degli aeromobili, si osserva come nel primo periodo (1-14 marzo) i valori siano rimasti sostanzialmente analoghi, con addirittura un incremento nella postazione NMT2, mentre dal 15 marzo in avanti hanno subito una netta diminuzione in tutti i siti. Questo sta a significare come in alcune zone il contributo al clima acustico di zona apportato da altre sorgenti antropiche, quali il traffico veicolare, la presenza di persone e le attività umane in genere, sia abbastanza rilevante e da non sottovalutare.
Da ultimo è da sottolineare come la postazione NMT4 (Cascinetta) abbia delle caratteristiche particolari, in quanto è posta all’interno del Parco del Ticino, in zona isolata e poco abitata, e il clima acustico del sito è fortemente influenzato dai suoni naturali (insetti, uccelli, ecc…).” 15 Aprile 2020
I Comitati aeroportuali sembra ignorino conformità, efficacia ed efficienza! Da oltre 20anni sugli aeroporti del Piano Nazionale Aeroporti-PNA (speriamo almeno su quelli) dovrebbero essere state insediate le cosiddette stazioni/centraline delle reti di monitoraggio.
L'autorità dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e le Agenzie Regionali per la Protezione dell'Ambiente (ARPA), dovrebbero aver verificato la piena conformità dei sistemi di monitoraggio realizzati e la loro operabilità ed efficienza.
Le “Linee guida per la progettazione e la gestione delle reti monitoraggio acustico aeroportuale”, nelle 94 pagine del documento ISPRA hanno da tempo inquadrato le modalità:
“Il D.M. 20/05/1999 individua due obiettivi fondamentali delle azioni di monitoraggio del rumore
aeroportuale:
(a) la verifica delle fasce di pertinenza;
(b) l’individuazione di violazioni alle procedure antirumore.
Il monitoraggio di cui alla lettera (a) ha come scopo la determinazione, in uno o più punti rappresentativi di una data zona, del valore di diversi descrittori acustici del rumore aeroportuale. La determinazione comprende i livelli sonori causati dal singolo evento, quelli relativi ai periodi di una giornata oppure quelli che, con le opportune elaborazioni, permettono di ricavare i valori di specifici descrittori per periodi di riferimento più estesi per verificare la corretta localizzazione spaziale delle curve di isolivello del relativo descrittore acustico (attualmente l’indice LVA, determinato su base annua).
“Componenti del sistema di monitoraggio
Ai sensi del D.M. 20/05/1999 si devono distinguere tre componenti del sistema di monitoraggio:
(a) Le stazioni di rilevamento dei livelli sonori;
(b) Le stazioni meteo per la determinazione dei parametri di interesse (temperatura, pressione, umidità, velocità del vento);
Il centro elaborazione dati.
Le caratteristiche specifiche di ciascun componente sono stabilite dalla legislazione attualmente in vigore. Nel seguito saranno illustrati i requisiti generali delle stazioni di misura e del centro di elaborazione dati. Le stazioni di rilevamento dei livelli sonori si possono distinguere in tre categorie, in funzione degli scopi specifici:
A: Stazioni di monitoraggio ambientale, sono stazioni dove è incerto il contributo relativdelle diverse sorgenti e per le quali non è necessario attribuire a ogni evento rumoroso la specifica causa.
M: Stazioni di monitoraggio del rumore aeroportuale, dove è necessario distinguere gli eventi di origine aeronautica da quelli dovuti ad altre sorgenti; deve, quindi, essere determinato in modo preciso e accurato il contributo del rumore di origine aeronautica ai fini della valutazione dell’indice LVA e/o dell’estensione delle zone A, B, C.
V: Stazioni per la determinazione delle violazioni delle procedure antirumore, dove è necessario rilevare, in modo preciso e accurato, i diversi parametri che caratterizzano il singolo evento rumoroso e attribuirlo correttamente, in maniera univoca, all’aeromobile responsabile”.
Quante sono le reti di monitoraggio conformi allo standard sopra citato? Quante centraline e di quale tipologia sono state installate? Le stazioni/centraline sono posizionate in modo corretto e che rilevi in maniera efficace i sorvoli aerei? Quante violazioni sono state rilevate se, spesso, le stazioni di tipo V (violazione) non sono state insediate?
Se la verifica dell’efficienza della gestione, in ottemperanza del D.P.R. 11/12/1997, spetta all'ARPA Regionale che deve svolgere un’attività periodica di controllo della rete di monitoraggio per verificare l’effettiva continuità e significatività dei rilevamenti, anche la stessa validazione dei dati,
dei risultati ottenuti mediante il sistema di monitoraggio, che convalida i dati ottenuti dalle singole stazioni e conferma il calcolo dell’indice di valutazione aeroportuale LVA.
In merito al primo punto, ARPA provvede a effettuare periodicamente delle campagne di misura in affiancamento alle centraline della rete di monitoraggio. Questa procedura permette di accertare che la centralina sia posizionata in modo corretto e che rilevi in maniera efficace i sorvoli aerei.
ARPA deve anche, come previsto dal D.P.R. 496/97, inviare un rapporto al Ministero dell’Ambiente con cadenza semestrale sulla propria attività di controllo dei sistemi di monitoraggio degli aeroporti di propria competenza e sulle sanzioni applicate alle violazioni delle procedure antirumore (stabilite dalla Commissione Aeroportuale).
La stessa ARPA, infine, deve informare il pubblico. “I dati ambientali ottenuti attraverso il sistema di monitoraggio devono essere resi accessibili al pubblico”. Il compito di divulgare i dati inerenti al sistema di monitoraggio compete, come previsto dal D.Lgs. 195/2005, all’autorità pubblica, cioè al Gestore della rete stessa, alle Agenzie Regionali e al Ministero dell’Ambiente.
In conclusione l'interrogativo da porre a sintesi di questa breve analisi è:
quante centraline di tipo V sono state installate negli aeroporti italiani?
quali e quante conformità di “rete di monitoraggio” sono state certificate da ISPRA e/o ARPA? 10 Aprile 2020
Un comunicato dei Cittadini di Varallo Pombia svela “incongruenze”.
AEROPORTO MALPENSA E UNA RETE DI MONITORAGGIO DI RILEVAMENTO ACUSTICO OPERATIVA DA OLTRE 20 ANNI
Abbiamo letto fino a ieri tutta una serie di articoli, comunicati di comitati, annunci, aventi ad oggetto la richiesta di monitoraggio della qualità dell’aria dell’intorno aeroportuale di Malpensa. Tutte iniziative meritevoli sebbene vi siano alcuni aspetti che non sono stati presi in considerazione, tra cui la richiesta di monitoraggio del rumore aeroportuale.
Forse qualcuno si è dimenticato che non solo l’inquinamento atmosferico ma anche quello acustico devono essere verificati oggi, in assenza di traffico aeroportuale, sia esso aeronautico e/o stradale.
Come tutti sapranno le centraline installate intorno al sedime aeroportuale risultano essere 16 in Lombardia e 4 sul territorio piemontese; questo almeno è quello che per parte lombarda si legge sul sito di SEA, mentre le centraline piemontesi non vengono nemmeno menzionate e non se ne trova traccia da nessuna parte.
La rete delle centraline lombarde è gestita da SEA per quanto riguarda la fornitura dei dati di rilevamento e tracciati radar, mentre ARPA Lombardia e Piemonte devono verificare il buon funzionamento dei sistemi di monitoraggio delle reti di misura del rumore aeroportuale e calcolare gli indici acustici prescritti.
Da oltre 20 anni i dati acustici sono sistematicamente trasmessi ai rappresentanti della
Commissione Aeroportuale che, dopo averne preso visione e analizzato, vota tali riscontri. Il database periodico e annuale sembrerebbe confermare risultati e scenari compatibili ai limiti di legge e tutela dei cittadini per quanto attiene l’inquinamento acustico.
Ma occorre porsi alcuni interrogativi.
Il primo è il seguente:
La rete di monitoraggio e le centraline rispondono ai requisiti standards per tipologia e
localizzazione?
Per averne certezza basterebbe leggere, tra i tanti documenti disponibili, quelli di ARPA Lombardia a partire dal 2011 dove la stessa ARPA raccomandava quanto segue:
1. Il centro di elaborazione dati deve essere in costante collegamento con le stazioni
periferiche di misura.
2. La trasmissione deve avvenire una volta ogni 24 ore per tutti i 365 giorni dell’anno.
3. Il gestore del sistema deve effettuare almeno una volta al giorno le operazioni di controllo e verifica dell’effettiva trasmissione dei dati
4. Vi deve essere continuità delle rilevazioni, soprattutto per le stazioni di rilevamento M (monitoraggio del rumore aeroportuale) e V (monitoraggio violazioni)
5. Il gestore del sistema deve quindi essere in grado di programmare una manutenzione periodica della rete, in modo da minimizzare i possibili guasti e contemporaneamente deve poter intervenire tempestivamente in caso di malfunzionamento che pregiudichi il monitoraggio del rumore aeroportuale.
6. Le stazioni/centraline devono essere sono di 5 tipologie (A – monitoraggio ambientale, M – monitoraggio del rumore aeroportuale, V – violazioni, A e V, M e V)
Risulta adesso, decisivo e cruciale, per valutare la rete di monitoraggio SEA di Malpensa evidenziare quelle che sono le reali tipologie di centraline oggi disponibili ed utilizzate per valutare le emissioni sonore sul territorio.
La rappresentazione delle 16 centraline SEA distingue 10 stazioni di tipo M-monitoraggio rumore aereo e 6 di tipo A (ambientale) mentre non risultano essere state insediate e quindi presenti quelle di tipo V – violazioni.
Come è possibile?
Passando ora alla posizione delle stazioni di rilevamento, il documento “Linee Guida per la progettazione e la gestione delle reti di monitoraggio” di ARPA Lombardia nella sezione “Numero e posizione” riporta come:
1. vi debbano essere almeno due stazioni sensibili al singolo movimento per ogni traiettoria di decollo e/o atterraggio;
2. nello specifico per ogni traiettoria di volo devono essere insediate due centraline/stazioni di tipo M, ovvero che assicurano il monitoraggio del rumore aeronautico e che su ogni SID e/o traiettoria si debba disporre l'installazione di una centralina/stazione di tipo V, in grado di rilevare quindi le “violazioni” e sforamenti dei limiti acustici prefissati.
Raffrontando quindi lo stato attuale della rete di rilevamento con quanto prescrive la stessa Arpa non è che non veda come a tali prescrizioni nessuno (ARPA e SEA) abbia dato adempimento:
come infatti detto in precedenza la rappresentazione delle 16 centraline SEA distingue 10 stazioni di tipo M-monitoraggio rumore aereo e 6 di tipo A (ambientale) mentre non è stata insediata alcuna centralina di tipo V - violazioni.
Gli interrogativi conclusivi da porsi, almeno in questa prima analisi, sono scontati:
1. perché non sono mai state rilevate queste discrepanze, ovvero l'assenza della doppia
stazione/centralina di tipo M, ad esempio su ogni traiettoria di decollo e tantomeno di tipo V?
2. È questo un riscontro che potrebbe rendere del tutto inadeguata la rete di monitoraggio insediata e del tutto incongruo il database acustico monitorato negli ultimi 20 anni?
Appare, in tale contesto, indispensabile rilevare come i rappresentanti delle istituzioni presenti in Commissione Aeroportuale e gli stessi comitati dei cittadini non sembrerebbero avere verificato e rilevato tali, fondamentali, incongruenze.
Da ultimo abbiamo notato positivamente che i nostri rilievi in merito alla mancata adozione del sistema AEDT da noi mossi sin dall’ agosto 2019 sono stati raccolti pedissequamente da comitati lombardi e da singoli cittadini, incluso il riferimento al Decreto del Presidente-Amministratore Unico di ARPA Lombardia n.10 del 16.04.2019 dove quest’ultima si era impegnata a adottare il sistema di calcolo sopra citato entro il 30.9.2019.
Comitato dei Cittadini di Varallo Pombia per l’Aeroporto di Malpensa 4 Aprile 2020
Perchè e quando gli indici acustici sono realistici e comprensibili! Due M ed una V per ogni SID. Quanti sono gli aeroporti e magari le aerobasi che non hanno predisposto le reti delle centraline di monitoraggio sottostanti alle traiettorie di decollo e di atterraggio? Probabilmente nessuno, forse qualche aerobase (NATO, Italiana?) ma l'efficacia di queste installazioni, anche quando sono minimali, sono coerenti con il rumore aereo generato dai velivoli?
E' certo che a fronte di un trasparente quadro normativo (legislazione nazionale e UE) è primaria la progettazione delle rete insediata oltre alla localizzazione della centraline e/o stazioni di misura.
Diventano decisive anche il centro di elaborazione dati, la gestione e la manutenzione: quotidiana e periodica. Una volta ogni 24 ore per tutti i 365 giorni dell’anno!
Nel contesto della elaborazione dei dati è indispensabile raggiungere ottimali livelli nella identificazione eventi acustici, della loro correlazione eventi/voli ed infine, la determinazione e validazione dell'indice Lva.
La fase di progettazione delle stazioni di misura deve presupporre l'installazione di tre tipologie, tre categorie di tali centraline. Stazioni di tipo A, M e V.
Quante sono le stazioni di monitoraggio ambientale di tipo A, peraltro non utile a identificare ogni evento aeronautico rumoroso neghli aeroporti. Quanti invece le stazioni di monitoraggio del rumore aeroportuale (M), in grado a distinguere gli eventi di origine aeronautica ed infine le stazioni per la determinazione delle violazioni delle procedure antirumore (V).
Come sostenuto anche da ARPA il numero e posizione delle centraline dovrà essere valutato e verificato secondo criteri per il calcolo del numero delle stazioni. La localizzazione ed ubicazione di “almeno due stazioni sensibili al singolo movimento per ogni traiettoria dello scalo” è e/o dovrebbe risultare una “imposizione” primaria al fine di ottenere una rilevazione idonea e rispondente al “rumore aereo” percepito dai cittadini.
Quante sono le “reti di monitoraggio” esistenti che hanno ubicato due centraline sottostanti ogni traiettorie di volo? E di quale tipo/categoria sono queste centraline? Quante centraline, sostanzialmente, di tipo A sono state posizionate e dove? Ma anche perchè quelle di tipo M e V “sono state localizzate in questo modo e non viceversa? Quando i Comitati dei tanti aeroporti/aerobasi del Belpaese analizzano i dati divulgati dal gestore aeroportuale e dai Sindaci dei Comuni aeroportuali che partecipano alle Commissioni Aeroportuali sono in grado di interpretare gli indici Lva registrati dalla reti di monitoraggio? Con quale percentuale di correlazione tra eventi reali e quelli rilevati per ciascuna stazione di misura sono forniti i dati? E' una percentuale prossima a 100, perciò è un indice di buon funzionamento delle attività di correlazione e/o addirittura il dato non è neppure segnalato? In quale fascia oraria, notturno e/o giornaliera?
Sono interpretazioni che abbisognano di un “esperto acustico”, sopratutto per i Sindaci aeroportuali. Il database, ovvero i parametri impiegati nella modelizzazione INM e/o AEDT per le Zone A, B e C sono altrettante decisive per calcolarle. Un esempio tra i tanti: quale livello di reverse di spinta e/o utilizzo degli invertitori di spinta è stato inserito? Senza un supporto tecnico quella specie di “algoritmi” che sono le tabelle degli indici acustici sottoposte all'attenzione ed alla interpretazione dei Sindaci ed dei Cittadini che vogliono conoscere l'impatto acustico al quale sono sottoposti, che cosa capiscono? Ma intanto appare indispensabile che ogni SID Standard Instrumental Departure sia monitorata con due centraline/stazioni M ed una V. 12 Novembre 2019
Gli indici sono correlati ai dati di traffico: se i voli aumentano Lvaj/Lvad/Lvan non calano! Le varie tipologie delle centraline, delle stazioni di misura come è noto sono di tipo M e corrispondono alla misura del rumore di origine aeronautica da quello provocato da altre sorgenti.
Le stazioni/centraline di tipo V verificano le violazioni delle procedure antirumore, per inequivoca attribuzione dei parametri caratteristici. Infine le stazioni di tipo A per il monitoraggio del rumore ambientale: di tutte le sorgenti sonore esistenti nell’area circostante.
Il punto è innanzi tutto la verifica periodica della conformità e funzionalità delle tre tipologie di centraline insediate. Il loro numero specifico, A, M e V inoltre determina l'efficacia del rilevamento complessivo.
Dove sono posizionate tali centraline? Chi decide quali e dove posizionarle? Sono comunque “ricettive” e/o localizzate con scarsa capacità rilevazionale?
La localizzazione e tipologia individuata è stata adeguatamente sottoposta a verifiche per una corretta rispondenza? Ecco il punto. La verifica di conformità delle caratteristiche dei sistemi
di monitoraggio del rumore aeroportuale con quali modalità viene espletato?
Per l'identificazione delle tre settimane di massimo traffico annuale e la corretta valutazione dell’indice LVA è necessario determinare (ai sensi del DM 31/10/97), in relazione ai ai dati forniti dal gestore aeroportuale – ma anche per determinare gli indici di correlazione tra volo e rumore aereo – è indispensabile la localizzazione di un numero di centraline di tipo V – violazione. Quante sono sono e su quali rotte-sids, traiettorie di decollo/atterraggio sono posizionate?
L’evoluzione del traffico, la sensibilità di alcune centraline rispetto ad alcune traiettorie dove la dispersione laterale-tolleranze dalla center-line sono marcate rende complicate le correlazioni.
La rispondenza delle centraline alle caratteristiche previste dalla normativa vigente, sono sistematicamente verificate? E da chi? Da ARPA e/o da una azienda “esterna” al gestore aeroportuale e/o da tecnici professionisti specializzati?
Quando su uno scalo e/o lungo traiettorie di decollo e/o atterraggio in numero dei voli/movimenti aerei aumenta del 30% e i riscontri acustici sono inferiori cosa significa?
Forse che la stessa flotta aerea realizza meno rumore/impatto acustico con l'esecuzione delle medesime procedure di decollo antirumore? Che le pendenze di decollo sono maggiori? Gli interrogativi sono immediati quanto scontati? Se le traiettorie di decollo e di atterraggio non possono che risultare le stesse, forse è la rete di monitoraggio attiva che non è adeguata e/o per un qualche ragione il riscontro non è stato realistico?
A chi tocca rispondere? I Sindaci che partecipano alla Commissione Aeroportuale, oltre che congratularsi con il gestore aeroportuale e l'ARPA regionale non dovrebbero, anche, rilevare qualche eventuale incongruenza? 23 Ottobre 2019
ENAC modificherà le Circolari APT 26 e 29 sul contenimento acustico! Lo annuncia anche ENAC nel Il Programma Nazionale per la Safety dell’Aviazione Civile (State Safety Programme – Italy o SSP-Italy).
Il Safety Plan l’ENAC pone, specifici obiettivi:
• Attuare le decisioni strategiche adottate nello State Safety Programme
• Mettere in atto le safety actions attribuite agli stati membri da parte di EASA
• Mettere in atto le safety actions individuate a livello nazionale
• Realizzare le azioni di mitigazione dei rischi identificati.
Tra le varie iniziative, anche in relazione al REGOLAMENTO (UE) N. 598/2014 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 16 aprile 2014 che istituisce norme e procedure per l’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti dell’Unione, nell’ambito di un approccio equilibrato.
L'obiettivo dichiarato è “l’introduzione di restrizioni operative negli aeroporti dell’Unione, ad opera degli Stati membri in base alla valutazione di ogni singola situazione, pur limitando le capacità, può contribuire a migliorare il clima acustico nell’intorno degli aeroporti. È tuttavia possibile che un uso inefficiente delle capacità esistenti provochi distorsioni della concorrenza oppure ostacoli l’efficienza dell’intera rete aeronautica dell’Unione. Poiché l’obiettivo specifico di abbattimento del rumore del presente regolamento non può essere conseguito in misura sufficiente dagli Stati membri ma, a motivo delle norme armonizzate sulla procedura per l’introduzione di restrizioni operative nell’ambito del processo di gestione del rumore, può essere conseguito meglio a livello dell’Unione, quest’ultima può intervenire in base al principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 5 del trattato sull’Unione europea. Il presente regolamento si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo. Tale metodo armonizzato, oltre a non imporre obiettivi qualitativi in materia di rumore, che continuano ad emanare dalla direttiva 2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (1) o da altre norme o legislazione pertinenti dell’Unione in ciascuno Stato membro, non pregiudica la scelta effettiva di misure”.
La nuova metodologia del rumore aeroportuale dovrebbe essere adottata entro il 2020:
“Le autorità competenti garantiranno l’uso di metodi di determinazione del rumore elaborati in conformità del doc. 29 della Conferenza europea dell’aviazione civile, dal titolo «Standard Method of Computing Noise Contours around Civil Airports», terza edizione.
Descrittori:
1. L’impatto del rumore generato dal traffico aereo è rappresentato almeno tramite i descrittori di rumore Lden e L night, definiti e calcolati in conformità dell’allegato I della direttiva 2002/49/CE.
2. Possono essere usati anche altri descrittori di rumore supplementari che abbiano una base oggettiva.”
In attesa della promulgazione “acustica” aeroportuale cosa accade? Le mappe acustiche in LVA che dovrebbero essere state elaborate nel corso di questi anni, in correlazione con l'increment del traffico aereo, su ogni pista e/o sedime aeroportuale, probabilmente, esclusivamente con il modello INM, a che anno risalgono? I Sindaci dei Comuni aeroportuali e i tanti Comitati esistenti hanno rivendicato il sistematico adeguamento delle loro ricadute acustiche! Quanti aeroporti, in attesa che le Commissioni Aeroportuali impongano dell'utilizzo del modello AEDT, hanno mappe acustiche “vecchie” di 5-10-15 anni?
La novità rappresentata dall'acquisizione da parte di ENAC, con le Circolari APT 26 e APT 29 , del REGOLAMENTO (UE) N. 598/2014 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 16 aprile 2014, potrà soddisfare le legittime richieste dei cittadini che vivono nei pressi del sedime aeroportuale sotto le rotte dei voli, registrando più “realistiche” misurazioni? 27 Settembre 2019
Ma chi e quando, dove e da chi sono “verificate e controllate”? A chi tocca farle e quale legge prescrive tali checks? In Lombardia le linee guida sono effettuate in relazione alle linee guida regionali di cui alla DGR 808/2005.
Quali procedure sono state adottate nelle altre Regioni del Belpaese?
Quante sono le stazioni/centraline nei tanti aeroporti (aerobasi?) localizzate nella Penisola? Quante della fase di atterraggio e quante nella fase di decollo? Sono analisi e decisioni che spettano alla Commissione Aeroportuale.
Le stazioni/centraline da posizionare sono comunque di tre tipologie.
“Stazioni di tipo M per il monitoraggio del rumore aeroportuale:
sono stazioni in corrispondenza delle quali si deve misurare e distinguere il rumore di origine aeronautica da quello provocato da altre sorgenti, in modo da poter calcolare l’indice LVA;
Stazioni di tipo V per la verifica delle violazioni delle procedure antirumore:
le stazioni che rientrano in questa categoria devono essere situate dove sia necessario attribuire i parametri caratteristici di un evento aeroportuale, in maniera univoca, all’aereo responsabile;
Stazioni di tipo A per il monitoraggio del rumore ambientale:
queste stazioni permettono di misurare il rumore dovuto all’insieme delle sorgenti presenti nell’area circostante e non sono pertanto utili alla determinazione dei parametri e degli indici descrittori del rumore di origine aeroportuale.” 20 Settembre 2019
In attesa di scenari e dati indispensabili! Sono e saranno tre mesi intensi. Al traffico storico e corrente di Malpensa si è sovrappposto quello di Linate. Ma nessuna preoccupazione, gli scenari di impatto on-grond & in-flight non devono crear eapprensione, SEA, ENAC, Arpa Lombardia e Sindaci sono rassicuranti, Sembrerebbe addiritura che gli indici acustici registrati dalle centraline della rete di monitoraggio siano in calo. Possibile? I rappresentanti dei Comitati sembrerebbero soprpresi e spiazzati.
Se da un lato i momenti più rumorosi si registrano nelle fasi di decollo e di atterraggio degli aeromobili, perciò nella fase volo, ma anche il rumore di origine aeronautica ha livelli decisivi anche nel sedime dello scalo. La movimentazione a terra tra rullaggio, atterraggio con utilizzo degli invertitori di spita (reverse) e la corsa a-terra in pista di accelerazione registra indici acustici rilevanti.
Ecco quindi la necessità di avere uno scenario acustico per la fase ground, magari attualizzata con il traffico di Malpensa a quello di Linate (è stato fatto? Chi dispone di tale database? I Sindaci della Commissione Aeroportuale dispongono di tali dati?).
A tale riguardo è utile ricordare come l'indispensabilità di avere:
“la Zonizzazione Acustica Aeroportuale e nemmeno la Classificazione Acustica Comunale i cui limiti contemplati da entrambi dovrebbero essere confrontati con i valori rilevati. La Zonizzazione Acustica Aeroportuale stabilisce, nell’intorno aeroportuale, i confini delle aree di rispetto, con curve di isolivello che definiscono la zona A, zona B e zona C. All’interno della zona A l’indice LVA (livello di valutazione del rumore aeroportuale) non può superare il valore di 65 dB(A), nella zona B l’indice LVA non può superare il valore di 75 dB(A), mentre nella zona C, dove sono consentite esclusivamente le attività connesse con l’uso ed i servizi delle infrastrutture aeroportuali, il parametro LVA può superare il valore di 75 dB(A). Al di fuori delle zone A, B e C l’indice LVA non può superare il valore di 60 dB(A). La Classificazione Acustica Comunale è uno strumento di pianificazione in base al quale il territorio comunale viene suddiviso in zone acusticamente omogenee a ciascuna delle quali viene attribuita una classe e i relativi limiti.”
Quale è la situazione a Malpensa?
Altro riscontro è invece quello del rumore aereo registrato dalla rete delle centraline di monitoraggio.
“L’evento rumoroso (D.M. 20/5/1999) viene correlato con le operazioni di volo ovvero con le tracce radar, tranne:
(a) di emergenza;
(b) pubblica sicurezza;
(c) soccorso;
(d) protezione civile;
(e) militare; (f) di Stato.
L’operazione di correlazione deve avvenire in modo automatico, per ogni stazione: • distanza spaziale tra la stazione di rilevamento e posizione istantanea dell’aereo; • intervallo temporale tra il momento del rilevamento e l’istante di passaggio dell’aereo. La modalità automatica della correlazione non deve impedire agli operatori di effettuare correzioni L’algoritmo di correlazione deve garantire: • il maggior numero di operazioni aeree correlate con gli eventi sonori rilevati da tutte le stazioni di misura; • il minor numero di eventi di origine non aeronautica che vengono erroneamente attribuiti a operazioni aeree; • il minor numero di eventi di origine aeronautica che non vengono attribuiti a operazioni aeree.”
Ebbene, quale è la situazione nell'intorno delle piste di Malpensa?
L'indice acustico associato viene calcolato con la media logaritmica degli indici giornalieri LVAj, a loro volta ricavati dal LVAd diurno e dal LVAn notturno, relativi alle tre settimane, intese come sette giorni consecutivi, a maggior traffico dell’anno solare di interesse individuate in tre periodi climatici differenti secondo quanto indicato dal decreto. “Nel calcolo dell’indice LVA, al livello di rumore delle operazioni aeree notturne, nella fascia oraria dalle 23:00 alle 6:00, viene applicato un fattore 10 di penalizzazione, equiparando quindi il disturbo causato da un volo notturno a quello di dieci voli in periodo diurno.
I valori così ottenuti possono essere confrontati con i limiti stabiliti dal D. M. del 31 ottobre 1997. Inoltre, all’esterno delle aree di rispetto A, B e C, il rumore aeroportuale concorre, insieme a tutte le altre sorgenti acustiche presenti, a determinare il livello assoluto di immissione.
Come per il rumore stradale e ferroviario, la normativa europea prevede l’utilizzo degli indicatori Lden e Lnight anche per il rumore aeroportuale, per caratterizzarne il contributo, mediato su un intero anno, rispettivamente sulle 24 ore e sul periodo notturno.”
Quali dati in Lva diurno e e Lva notturno sono stati registrati?
Quali sono i dati riguardanti le fasi on-ground e in-flight nello scalo della Malpensa, in uno scenario di utilizzo alternato e/o liberalizzato delle piste, e quali sono i dati acustici in entrambe le fasi operative?
Un interrogativo, tra i tanti che possono essere posti, è il seguente: “al di fuori delle zone A, B e C l’indice LVA, nello scenario – si suppone valutato e verificato con la tecnica AEDT-FAA-USA - ha forse superato il valore di 60 dB(A)”? I Sindaci del circondario delle due piste di volo sono stati informati in sede di Commissione Aeroportuale della compatibilità e dell'eventuali criticità? 21 Agosto 2019
Dal sito FACEBOOK del Comitato No-Fly-Zone di Napoli un riscontro “storico”! Ecco il testo che ha anticipato la presentazione del documento di due pagine dell'Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania che in data 8 Maggio 2019, in sintesi, ha imposto l'adozione del modello matematico AEDT.- Aviation Environmental Design Tool (AEDT),
“Lo slogan della Gesac “PIÙ AEREI MENO RUMORE” non ha convinto la Commissione ex art.5
NAPOLI CAPODICHINO, primo aeroporto d’Italia che adotterà il nuovo modello AEDT, come da noi richiesto si faranno le rilevazioni non solo per il rumore (con nuovi modelli matematici) ma anche quelli relativi all’inquinamento atmosferico generato dalle attività aeronautiche.
Il Comitato No Fly Zone , Assoutenti Città Metropolitana e Comitato Quiete Pubblica , hanno ricevuto risposte inequivocabili rispetto a quanto richiesto da anni.
Ieri ci è stata notificata una PEC , abbiamo ricevuto il verbale di quanto stabilito dalla Commissione Antirumore.
L’ARPA Campania nei documenti che pubblichiamo cita anche il nostro atto di significazione come una istanza/diffida, dando garanzia di veridicità dei dati che saranno periodicamente misurati e che dovranno necessariamente tramite l’adozione delle normative vigenti essere misurati nella loro realtà e rendicontati alla popolazione. ARPAC ha richiesto l’adozione del nuovo sistema di misurazione AEDT , il modello INM è superato, vecchio, obsoleto e non garantisce misurazioni del rumore nella realtà dei fatti.
L’Università Federico II lavora per garantire un modello giusto che garantisca veridicità sull’inquinamento sia acustico che atmosferico subito dai cittadini ormai da anni.
È stata richiesta la VAS che fissa dei requisiti per l’istituzione del piano/programma del sistema aeroportuale campano, la VAS è considerata come uno strumento di supporto decisionale strategico che anticipa la Valutazione di impatto Ambientale , ARPAC ha esercitato il suo ruolo istituzionale ,accogliendo le nostre istanze.
Gesac non potrà più presentare solo la scritta PIÙ AEREI MENO RUMORE IN POWER POINT ma dovrà supportare le slide presentate con documenti e dati reali.”
Anche in una recente nota Aerohabitat rilevava: “Ma perché non è stato ancora adottato? Il computer model per valutare l'impatto acustico in prossimità delle piste e di un aeroporto Integrated Noise Model (INM) è stato sostituto dalla FAA USA nel maggio 2015. Data nel quale è stato sostituito dall' Aviation Environmental Design Tool (AEDT).
Le Commissioni aeroportuali insediate negli scali della Penisola continuano, tuttavia, a modellizzare l'impatto acustico l'INM. Non solo, anche i masterplan, le Valutazioni di Impatto Ambientale e le Valutazioni di Impatto Strategico stimano le ricadute acustiche di un aeroporto utilizzando, comunque, ancora INM (ovvero -the algorithm and framework from the SAE AIR 1845 standard, which used noise-power-distance (NPD) data to estimate noise accounting for specific operation mode, thrust setting, and source-receiver geometry, acoustic directivity, and other environmental factors).
Nonostante il corrente Aviation Environmental Design Tool (AEDT) sia in grado di modelizzare in contemporanea impatto acustico e atmosferico generato dalle flotte aeree la normativa italiana non è stata ancora adeguata alla strumentazione della FAA – USA.
“AEDT is a software system that dynamically models aircraft performance in space and time to produce fuel burn, emissions and noise. Full flight gate-to-gate analyses are possible for study sizes ranging from a single flight at an airport to scenarios at the regional, national, and global levels. AEDT is currently used by the U.S. government to consider the interdependencies between aircraft-related fuel burn, noise and emissions.
You can find information on obtaining AEDT as well as links to AEDT documentation and FAA guidance, on the official website for AEDT at https://aedt.faa.gov/.”
Numerosi aeroporti del Piano Nazionale Aeroporti che avevano elaborato le curve Lva con INM 10-15 anni addietro le hanno aggiornate ai volumi di traffico attuali (così come nei masterplan futuri) utilizzando lo stesso algoritmo INM.” 6 Agosto 2019
Ma sarà applicata? A chi toccherà pagare? II precedente della Regione Lazio! Il primo passo è stato superato. In commissione Bilancio della Regione Emilia-Romagna è stata approvata l'imposta regionale sulla emissioni sonore degli aeromobili civili (IRESA).
La prossima settimana il provvedimento-progetto di legge dovrebbe essere proposto in Aula, una iniziativa che dovrebbe consentire la riduzione delle emissioni acustiche da un lato, edall'altro inevce al costituzione di un fondo per insonorizzare le abitazioni dell'intorno aeroportuale. Altre Regioni hanno da tempo legiferato in materia. Ma quali la hanno adottata e/o congelata? La Regione Lazio la ha istituita con l'art. 5 della L.R. 2-2013, è entrata in vigore il 1° maggio 2013, ma non è chiaro se è stata adottata e/o è stata ridotta. Nel Lazio, ad esempio, avrebbe dovuto riguardare “Gli esercenti di aeromobili che svolgono servizi di trasporto pubblico, aerotaxi o altre attività di tipo commerciale in aeroporti con certificazione dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) o gestiti direttamente dall’ENAC, in conformità a quanto previsto dal “Regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti” emanato dall’ENAC il 21 ottobre 2003 e successive modifiche;
a. Gli esercenti di aeromobili ad ala fissa ad uso privato il cui peso massimo al decollo sia pari o superiore a 4,5 tonnellate;
b. Gli esercenti di aeromobili ad ala rotante ad uso privato il cui peso massimo al decollo sia pari o superiore a 2,5 tonnellate.
Erano stati esentati dall'imposta IRESA invece:
a. gli aeromobili di Stato e quelli ad essi equiparati;
b. gli aeromobili adibiti al lavoro aereo, di cui all’articolo 789 del Codice della navigazione;
c. gli aeromobili di proprietà o in esercenza alle organizzazioni registrate (OR), alle scuole di addestramento (FTO) e ai centri di addestramento per le abilitazioni (TRTO);
d. gli aeromobili di proprietà o in esercenza all'Aero club d'Italia, agli Aero club locali e all'Associazione nazionale paracadutisti d'Italia;
e. gli aeromobili immatricolati a nome dei costruttori e/o in attesa di omologazione con permesso di volo;
f. gli aeromobili esclusivamente destinati all'elisoccorso o all'aviosoccorso;
g. gli aeromobili storici, tali intendendosi quelli che sono stati immatricolati per la prima volta in registri nazionali o esteri, civili o militari, da oltre quaranta anni;
h. gli aeromobili progettati specificamente per uso agricolo ed antincendio, ed adibiti a tali attivi
Ma chi dovrà pagare? I passeggeri e/o gli utenti in genere e/o alle aerolinee? E su quali aeroporti?
La Regione Emilia-Romagna è intenzionata a rendere operativa l'IRESA dal 1 Gennaio 2020 e riguarderà solo scalo Marconi di Bologna. Saranno, infatti, esclusi di aeroporti con meno di 10.000 movimenti/anno.
L'imposta non dovrebbe riguardare i passeggeri, ma le stesse aerolinee in relazione alla tipologia di velivoli uitlizzati:
in rapporto al peso massimo dell’aeromobile e al livello di emissioni sonore certificate per singolo propulsore;
con un limite massimo di 0,50 euro per ogni tonnellata o frazione di tonnellata al decollo;.
in relazione alla direzione di decollo e/o procedura antirumore applicata. 20 Giugno 2019
In Italia le curve isofoniche si calcolano in Lva, in Europa in Lden dB. Alcuni dati sono inequivocabili, il rumore aereo generato dalle flotte di recente-ultima generazione, di ogni singolo velivolo, grazie alla tecnologia e miglior progettazione, ha un minor impatto acustico sul territorio in confronto agli aeromobili degli anni 60/70/80 e '90!
Per quale ragione le ricadute acustiche, le emissioni sonore sul territorio a ridosso delle piste non è stato risolto e/o perlomeno, marcatamente, ridotto? La popolazione è esposta con indici “problematici”?
In Europa “l'aircraft noise” è al terzo posto delle fonti inquinanti sonore dopo quelle generate dal traffico stradale e da quello ferroviario. Ma è un dato generalizzato, di sintesi. In realtà nell'ambito aeroportuale, l'incidenza delle emissioni sonore originato dagli aeromobili sovrastano quelle del traffico stradale accessorio e/o ferroviario circostante.
Secondo l'agenzia “European Environment Agency” nel 2011 oltre 4.1 milioni di cittadini sono esposti a indici superiori a Lden 55 dB negli 85 maggiori aeroporti UE (scali con oltre 50mila/voli anno).
I riscontri “sonori” della EEA-European Environment Agency tuttavia rimandano agli indici L den 55 dB e Lnight 50 dB, come definiti dalla EU Environmental Noise Directive impiegando lo “STAPES airport noise model”.
“Complementary noise metrics assessed for this report include: the population exposed to aircraft
noise events exceeding 70 dB during day and night; the noise-induced annoyance and sleep disturbance based on the latest exposure-response guidance; and the noise energy index computed annually.”23 Maggio 2019
Sommare i decibel/Lva dei velivoli ai decibel dei mezzi a terra! La DIRETTIVA (UE) 2015/996 DELLA COMMISSIONE del 19 maggio 2015 stabilisce metodi comuni per la determinazione del rumore a norma della direttiva 2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (Testo rilevante ai fini del SEE)
Quale metodo di calcolo si utilizza per “mappare” le emissioni sonore nel settore aereo, quando il rumore generato nelle operazioni di terra entro il sedime aeroportuale, velivoli aerei esclusi, in quanto per i rullaggi, i decolli, gli atterraggio degli aeromobili si applica il modello AEDT-Aviation Environmental Design Tool -FAA ? Le Commissioni Aeroportuali che invece utilizzano il modello INM-Integrated Noise Model-FAA dovrebbe immeditamente regolarizzare l'identificazione reale degli indici Lva.
L'intervento delle ARPA Regionali, componenti fondamentali nelle Commissioni Aeroportuali in ogni singolo scalo del Belpaese, dopo aver recepito la DIRETTIVA (UE) 2015/996 DELLA COMMISSIONE del 19 maggio 2015 e seguenti aggiornamenti, hanno valutato tali urgenze?
Ma l'interrogativo che AEROHABITAT continua a porre rimanda all'adozione del modello AEDT-Aviation Environmental Design Tool -FAA ?
Le Commissioni Aeroportuali che propongono l'utilizzo dell'INM richiamandosi al documento europeo pubblicato dal Joint Research Center della Commissione Europea il report del progetto CNOSSOS-EU “Common Noise Assessment Methods in Europe” “Metodi comuni per la valutazione del rumore in Europa” non possono, pertanto, ignorare che tale documento sia stato edito nel 2015. La lodevole iniziativa UE, in sostanza una proposta di standardizzazioni delle procedure per quantificare l’esposizione al rumore in tutti i Paesi membri, prerequisito necessario per avere dati confrontabili e impostare i criteri UE per la riduzione dell’inquinamento acustico, non aveva valutato l'utilizzo dell'AEDT. La direttiva 2015/996 DELLA COMMISSIONE del 19 maggio 2015 è stata formulata in data precedente all'adozione dell'AEDT-FAA-USA.
Quali compiti deve svolgere la Commissione Aeroportuale di ogni scalo del Belpaese, per fronteggiare una urbanizzazione un incremento incontrollato del traffico viario e flusso degli aerei, cause principali della crescente esposizione al rumore ambientale in Italia e in Europa, se non analizzare e pianificare l'impatto dei sistemi aeroportuali? Dal traffico dei mezzi terrestri entro il sedime di uno scalo e la movimentazione on-ground e in flight dei movimenti aerei?
Per fronteggiare le emissioni acustiche complessive è, comunque, indispensabile disporre di regolamentazioni e normative adeguate e specifiche. Quelle attuali sono superate. 27 Aprile 2019
Dal INM al AEDT, ma anche alle popolazioni distanti dal sedime. In attesa che anche tutti gli aeroporti del Belpaese siano sottoposti all'analisi ed alla valutazione dell'AEDT, Aviation Environmental Design Tool adottato dalla FAA in sostituzione dell'inadeguato INM-Integrated Noise Model sia esso versione 6.2 e 7.0, come spesso affermato su questo web, appare inderogabile preoccuparsi anche dei cittadini residenti ben oltre allo stesso sedime di scalo.
Il confine contrassegnato dal parametro acustico 65Lva, infatti, il riscontro, ad esempio, dei quartieri, degli edifici e dei cittadini localizzati appena all'esterno, investiti da emissioni sonore che sono catalogate esclusivamente nella “classificazione acustica comunale”.
Una sorta di sottoprodotto “acustica”, una catalogazione di serie B, rispetto a quella dell'Lva che sembrerebbe identificare questi “cittadini” del tutto compatibili con il rumore aereo generato all'interno del sedime aeroportuale e/o al di sotto delle rotte di decollo e di atterraggio.
Ma a chi tocca “perfezionare” la regolamentazione e le normative in grado di inquadrare la “realtà” acustica?
Quando, ad esempio, le popolazioni sottostanti, magari anche fino a 6km dalle testate delle piste, sono localizzate ad altezze/altitudini maggiori della quota del sedime, e sono perciò investite da flussi acustici equivalenti a quelli più prossimi alle piste!
Sono valutazioni che devono essere valutate non solo in relazione al traffico quotidiano di una pista ma anche per gli scenari di masterplan aeroportuali a 10-20-30 anni. E pertanto inquadrati anche nelle Valutazioni di Impatto Ambientale, alle osservazioni dei cittadini, dei comitati e dei Comuni interessati.
Ma riguardano, preliminarmente, l'operato delle Commissioni Aeroportuali che da quasi 20anni, sottoscrivono e condividono e autorizzano la mappe acustiche in Lva: calcolate con l'arcaico e vetusto INM Integrated Noise Model. 26 Aprile 2019
Il ruolo della Commissione Aeroportuale e dei Comuni di sedime ed oltre. L'impatto acustico di una infrastruttura aeroportuale – nel Belpaese – è stata inquadrata nei parametri LVA circoscritto alle ricadute “sonore” nel sedime di uno scalo, e in prossimità, e ai decibel che definiscono la cosiddetta classificazione acustica comunale. La materia è annosa e non è ancora stata analizzata con interventi che hanno portato alla revisione della mappa acustica in-side, out-side, air-noise e ground-noise, così come nelle nelle zone sottostanti alle traiettorie di decollo ed atterraggio.
Tutti gli aeroporti, maggiori e minori, come le stesse aerobasi militari localizzate nella Penisola necessitano una specifica e aggiornata normativa.
L'interrogazione proposta dal senatore Gaetano Nastri (FdI), concerne i cittadini insediati nella provincia di Novara,ma illustra una questione generale.
Al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
da circa sette anni i comuni dell'ovest Ticino della provincia di Novara, sono esclusi dal Comitato aeroportuale di Malpensa, a causa di un'interpretazione, a giudizio dell'interrogante restrittiva, del decreto ministeriale del 31 ottobre 1997 in materia di contenimento delle emissioni sonore, che esclude i comuni del novarese dai limiti previsti, nonostante lo scalo aeroportuale sia, com'è noto, situato al confine con la suddetta provincia, coinvolgendo, pertanto, in maniera diretta l'attività aeroportuale stessa della comunità novarese;
l'interrogante tuttavia evidenzia al riguardo, che la nota del ministro in indirizzo del 25 luglio 2005, (a seguito di numerose insistenze effettuate da parte della medesima provincia novarese) prevedeva, invece, la partecipazione al suddetto Comitato, dei rappresentanti dell'ente provinciale e dei comuni piemontesi confinanti con quelli lombardi, proprio in considerazione della peculiare collocazione territoriale dell'aeroporto di Malpensa, che coinvolge entrambi i territori regionali;
lo scorso settembre, senza alcuna diretta comunicazione agli enti locali piemontesi interessati, la maggior parte dell'attività di navigazione di rotta svolta a favore del traffico aereo civile, è stata indirizzata sugli scali della regione Piemonte, a causa della manutenzione della pista 35R e dal prossimo 27 luglio fino al 27 ottobre 2019, l'aeroporto di Milano-Linate cesserà l'attività di navigazione aerea a causa dei lavori di manutenzione, indirizzando il traffico aereo quasi completamente sullo scalo di Malpensa;
le conseguenze di tale decisione determineranno inevitabili aumenti dei livelli normativi di inquinamento acustico ed ambientale, come peraltro già rilevato dall'Arpa della Regione Piemonte, nonché il disturbo della quiete pubblica dei territori piemontesi coinvolti dall'incremento delle attività aeroportuali e di navigazione sull'aeroporto di Malpensa;
l'interrogante, a tal fine, rileva, altresì, che il 31 ottobre 2018, la Provincia di Novara ha inviato all'ufficio legislativo del Ministero una nuova nota, nella quale ha ribadito, a seguito di quanto in precedenza esposto, (ovvero che le rotte di sorvolo, atterraggi e decolli attraversano il territorio novarese) la necessità che i rappresentanti dell'ente locale debbano partecipare alle decisioni intraprese da parte del Comitato aeroportuale di Malpensa, come peraltro già stabilito nel 2005 da parte del medesimo ministero,
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni per le quali il Comitato aeroportuale di Malpensa dal 2009 non consente più ai rappresentanti della Provincia di Novara, di partecipare all'attività svolta dal medesimo Comitato, relegando la partecipazione novarese a mero titolo di uditore;
se, in conseguenza di quanto esposto in premessa, il ministro in indirizzo non ritenga urgente ed opportuno prevedere un nuovo intervento normativo, volto a stabilire la partecipazione della Provincia di Novara all'interno delle decisioni adottate dal Comitato aeroportuale di Malpensa, in coerenza con quanto già stabilito dal ministero con nota n. 12533 del 27 luglio 2005". 17 Gennaio 2019
Sulle restrizioni al suolo per invertitore di spinta! Nel contesto dei voli della flotta commerciale sulle piste degli aeroporti del Belpaese le fasi che generano maggior fonte di disturbo delle emissioni sonore non sono, come, probabilmente non sanno i cittadini che vivono sottostanti, le traiettorie di decollo, avvicinamento ed atterraggio, ma i frangenti delle decelerazioni in pista con l'utilizzo degli invertitori di spinta e/o reverse.
Quella che viene identificata anche come la fase della spinta inversa, dell’inversione di
spinta dei due/tre/quattro propulsori che equipaggiano i velivoli in atterraggio rappresenta il momento di maggior intensità di emissione sonora entro il sedime aeroportuale
Sono parametri che in termini di livelli di LVA registrati dai modelli INM e AEDT possono determinare le curve isofoniche che sforano i limiti massimi consentiti nei termini dell'operato della Commissione Aeroportuale.
Il parametro 65LVA qualora superi, scavalchi il perimetro del sedime aeroportuale diventa immediatamente una soglia che mette in discussione l'attività aerea di uno scalo. Tale valore, infatti, rischio di pregiudicare le operazioni di volo di un aeroporto.
Come rientrare dal 65LVA a parità di voli?
Quando sulle note AIP di ENAV ai piloti alla voce “restrizioni al suolo” si legge:
“Spinta Inversa - Agli aeromobili in atterraggio è vietato l'uso della spinta inversa al di sopra del livello minimo riportato dal manuale di volo, eccetto che per ragioni di sicurezza e operative” cosa significa?
Quanto in sede di Commissione Aeroportuale e/o nella elaborazione dei masterplan nei termini al 2020-2030 e/o altro la mappa acustica sottoposta alla votazione degli esperti della Valutazione di Impatto Ambientale e della stessa Commissione Aeroportuale di ogni singolo scalo quale database di parametri reverse è utilizzato? E' comunque realistico e /o il dato complessivo risulta sottostimato e/o sopravalutato? Come verificarlo? Non è comunque difficile. Una semplice trasparenza e la disponibilità del database impiegato rende immediato l'accertamento. 9 Gennaio 2019
Lo sostiene uno studio della Azienda Unità Sanitaria Locale! E gli altri scali?
Le 15 pagine del “Profilo di salute della popolazione residente in prossimità dell’Aeroporto G. Marconi di Bologna -Relazione del 26 novembre 2018” sono una straordinaria novità e verità in Italia sui cittadini insediati nell'intorno di uno scalo aereo. Aerohabitat ha inquadrato, anche recentemente, tali questioni nella news “Inceneritori e aeroporti: chi inquina di più è noto? Ma non verificato!” dello scorso 19 Novembre 2018.
Che la questione sia oltremodo nota lo riporta lo stesso dossier quando sottolinea che “In particolare i residenti manifestano preoccupazioni per il rumore e per la qualità dell’aria della zona intorno all’aeroporto. Il rumore e l’inquinamento atmosferico sono riconosciuti fattori di rischio con effetti a breve ed a lungo termine sulla salute (WHO 2011, WHO 2013, Basner 2014) ed il traffico aeroportuale ne è una fonte. In letteratura sono presenti alcuni studi che hanno tentato di investigare la possibile associazione tra l’inquinamento atmosferico prodotto dagli aeroporti e gli effetti sulla salute con risultati piuttosto limitati che non permettono di trarre delle valutazioni conclusive (Iavicoli 2014). Più numerosi risultano gli studi condotti per valutare i problemi associati al rumore aeroportuale che hanno evidenziato un aumentato rischio di problemi cardiaci, di ipertensione (Aydin 2007, Jarup 2008), di disturbi cognitivi (Hygge 1993), del sonno (WHO 2009) e psicologici (Babisch 2009, Hardoy 2005)”.
Il limite di questo studio – utile ribadire comunque la sua essenzialità nel panorama del Belpaese – è rappresentato da una analisi che inquadra ilo solo impatto acustico generato dall'aeroporto di Bologna-Marconi. Le emissioni gassose-atmosferiche non sono state trattate e si spera che ciò configuri una indagine specifica, magari già in essere e in corso d'opera.
Ma quali sono stati i risultati di questa “inchiesta”?
L'obiettivo era quello di “studiare lo stato di salute dei residenti intorno all’aeroporto G. Marconi di Bologna confrontandolo con quello dei residenti nel quartiere di San Donato-San Vitale della città di Bologna”.“Sono state studiate, selezionate secondo i criteri di seguito indicati, 2 popolazioni presenti tra il 1 gennaio 2013 ed il 31 dicembre 2016:
- I residenti all’interno dell’area delimitata dalla linea isofonica di 50 db della mappa acustica prodotta dalla società Aeroportuale nel 2013. La mappa rappresenta il territorio intorno all’aeroporto G. Marconi suddiviso in aree omogenee per livello di rumore aeroportuale (50-55, 55-60 e >60 db). A partire dalla mappa acustica, utilizzando gli indirizzi dei residenti del Comune di Bologna e dei comuni limitrofi, è stato possibile georeferenziare la popolazione in studio.
- I residenti nel territorio circostante l’aeroporto secondo quanto stabilito dal DM 31/10/1997 e definito dalla zonizzazione acustica aeroportuale. La zonizzazione acustica individua 3 zone intorno all’aeroporto: zona A, B, C.”
In definitiva l'analisi dell'inchiesta ha, quindi, inquadrato una situazione di “rumore aereo”, di impatto acustico certificato dalla classificazione acustica comunale e dalle zone Lva aeroportuali: ritenute il riscontro reale delle emissioni acustiche da un lato e rispondenti a “comparate” ancorché non definite emissioni gassose”.
Sono parametri essenziali, ma nel contempo non verificati, che pur nella loro parzialità sono risultati indispensabili per realizzare uno studio che deve essere sicuramente ritenuto “pioneristico”. Uno stadio preliminare per una inchiesta più ampia e articolata. In grado di identificare il reale impatto delle emissioni acustiche e atmosferiche nell'intorno di uno scalo aereo. Sia esso di attività aerea civile-commerciale quanto di aerobasi militari.
I risultati rimandano alle “esistono evidenze di associazioni, in prima istanza, con il rumore e, secondariamente, con l’inquinamento atmosferico”. Anche se la popolazione interessata dall'inchiesta è quella determinata dai parametri “acustici” sopra evidenziati.
La popolazione complessiva ammonta a 109.379 soggetti, residenti tra il 1 gennaio 2013 ed il 31 dicembre 2016 nell’area intorno all’aeroporto o nel quartiere San Donato-San Vitale. La tabella 1 presenta le caratteristiche della popolazione analizzata in termini di genere, età, residenza e tassi per gli esiti studiati.
Le conclusioni dell'indagine sono state le seguenti:
“Dalle analisi condotte si osserva che la popolazione residente in prossimità dell’aeroporto si differenza per alcuni esiti dalla popolazione del quartiere San Donato-San Vitale.
Rispetto alla popolazione di confronto, tutte le analisi evidenziano un aumento significativo del rischio di essere visitato o aver avuto prestazioni otorinolaringoiatriche nella popolazione in studio.
Si osserva anche un maggior rischio di essere utilizzatore dei farmaci considerati (farmaci per i disturbi correlati all’acidità gastrica, antiipertensivi, sedativi/ansiolitici/antidepressivi, per malattie ostruttive delle vie respiratorie) Le altre differenze statisticamente significative sono meno consistenti nelle diverse analisi.
Il profilo di salute è uno strumento che consente di descrivere la popolazione del territorio in relazione ad alcuni indicatori di salute e nell’uso dei servizi sanitari e di evidenziare eventuali differenze rispetto alla popolazione di confronto. Non è uno strumento idoneo per evidenziare delle relazioni causali tra esiti di salute ed esposizione; non tiene infatti in considerazione, a parte l’età e il genere, i molteplici fattori di rischio che possono essere alla base di eventuali differenze tra le popolazioni. Fattori di confondimento o modificatori di effetto quali fumo, dieta, altri fattori legati a stili di vita, livello stato socioeconomico, educazione, occupazione potrebbero spiegare almeno una parte dei risultati. I risultati devono quindi essere valutati con cautela e discussi alla luce della letteratura epidemiologica già esistente sugli effetti sulla salute associati al traffico aeroportuale e di risultati di altri studi locali. Infatti diseguaglianze in salute tra aree del territorio aziendale sono state osservate anche nei recenti profili di salute dell’Azienda USL di Bologna e nello studio “Equità nel Diritto alla Salute della Città di Bologna”. Tale studio ha evidenziato un eccesso di mortalità e di ricoveri per alcune cause in specifiche aree statistiche del Comune di Bologna, alcune delle quali comprese nell’area di studio. Complessivamente dall’esame di alcuni indicatori si può dire che la popolazione che vive in prossimità dell’aeroporto presenta delle vulnerabilità rispetto al resto dell’azienda. Il numero di visitati in otorinolaringoiatria, di utilizzatori di farmaci antiipertensivi, per problemi allo stomaco, per malattie ostruttive delle vie respiratorie, sedativi/ipnotici/antidepressivi non indica necessaria la presenza di morbosità, ma sicuramente la presenza almeno di un disagio”. 29 Novembre 2018
Indispensabile adottare NADP 1 e NAPD 2 con track specifiche! Le news bergamasche nei giorni scorsi hanno riportato, la inevitabile rinuncia alle nuove rotte e procedure di decollo dalla/e piste di Orio al Serio. I rilievi “strumentali” di ARPA, a fronte di quasi un anno di sperimentazione, avrebbero rilevato un incremento dei livelli acustici, ma non è dato sapere se i riferimenti sono ai decibel della Classificazione Acustica esterna al sedime aeroportuale e/o se concerne i valori di Lva calcolata con le tecniche INM (in attesa di utilizzare l'AEDT).
Non è comunque altrettanto noto se eventuali “sforamenti” acustici siano da attribuire ad errori umani, ovvero ad una scorretta adozione delle tecniche di decollo da parte dei piloti. Nell'ultima considerazione, tuttavia, occorrerebbe verificare se le supposte “distrazioni” dei piloti possano riguardare le pendenze di salita e/o il corretto mantenimento delle traiettorie/prue assegnate e/o da seguire. Ma sono rilievi che potrebbero essere analizzati e verificati da sistemi radar in grado di correlare i tracciati radar di ogni singolo velivolo con l'entità acustica provocata e rilevata. Il fallimento della cosiddetta “sperimentazione” dei voli, comunque venga adottata, abbisogna di una rete di monitoraggio con centraline e un sistema radar di avvicinamento e decollo commisurato alle aspettative. E' stato realizzato e/o i riscontri acustici sono “imputabili” esclusivamente all'ARPA?
Le procedure di decollo ad est ed ovest della pista di Orio al Serio sono state analizzate e deliberate in sede di Commissione Aeroportuale in questo contesto operativo? Il sacrosanto obiettivo perseguito: la riduzione dell'impatto acustico nelle fasi di decollo non possono, comunque, prescindere dall'adozione integrale delle tecniche antirumore identificate come le ICAO NADP 1 & 2 (Noise Abatement Departure Procedure), che al momento, probabilmente, sono adottate già da alcune aerolinee. Tali compagnie aeree, applicando tali tecniche in altri Paesi Europei, la utilizzano anche in Orio al Serio, per omogeneità procedurale degli stessi piloti. Analizzare e valutare tali differenze è indispensabile per proporre “sperimentazioni” di riduzioni di impatto acustico anche all'Aeroporto di Bergamo (come su altri scali del Belpaese). 14 Novembre 2018
Environmental Noise Guidelines for the European Region. Nelle 16 delle 181 pagine dell'Environmental Noise Guidelines for the European Region di OMS Organizzazione Mondiale della Sanità - The Regional Offce for Europe of the World Health Organization un rinnovato approccio all'intera materia è proposto nello spazio “Rationale for the guideline levels for aircraft noise”.
Una questione che dovrà, inevitabilmente, trovare spazio anche nelle procedure e normative a tutela dei cittadini abitanti e/o in transito negli spazi sottostanti alle traiettorie di decollo e atterraggio e in prossimità dei sedimi aeroportuali. Non possiamo che aspettare il conseguente aggiornamento delle leggi, norme, disposizioni, modelli matematici e procedure di Ministero per l'Ambiente, ARPA e di ENAC.
Le linee guida OMS nella sezione “Evidence on interventions” si può leggere:
“The following section summarizes the evidence underlying the recommendation on the effectiveness of interventions for aircraft noise exposure. The key question posed was: in the general population exposed to aircraft noise, are interventions effective in reducing exposure to and/or health outcomesfrom aircraft noise? A summary of the PICOS/PECCOS scheme applied and the main findings is set out in Tables 33 and 34.
Seven studies examining different types of interventions on aircraft noise met the inclusion criteria to become part of the evidence base of the systematic review. Six of these investigated infrastructure interventions (Breugelmans et al., 2007; Brink et al., 2008; Fidell et al., 2002; Hygge et al., 2002), and one assessed a path intervention (Asensio et al., 2014). The majority of studies focused on annoyance as a health outcome, but two also included effects on sleep and one investigated the effects of path interventions on cognitive development in children.
Strength of recommendation
• A strong recommendation can be adopted as policy in most situations. The guideline is based
on the confidence that the desirable effects of adherence to the recommendation outweigh the
undesirable consequences. The quality of evidence for a net beneft – combined with information
about the values, preferences and resources – inform this recommendation, which should be
implemented in most circumstances.
• A conditional recommendation requires a policy-making process with substantial debate and
involvement of various stakeholders. There is less certainty of its effcacy owing to lower quality of
evidence of a net beneft, opposing values and preferences of individuals and populations affected
or the high resource implications of the recommendation, meaning there may be circumstances
or settings in which it will not apply.
Alongside specifc recommendations, several guiding principles were developed to provide generic
advice and support for the incorporation of recommendations into a policy framework. They apply
to the implementation of all of the specifc recommendations.
Guiding principles: reduce, promote, coordinate and involve
• Reduce exposure to noise, while conserving quiet areas.
• Promote interventions to reduce exposure to noise and improve health.
• Coordinate approaches to control noise sources and other environmental health risks.
• Inform and involve communities potentially affected by a change in noise exposure. 22 Ottobre 2018
Ma perché non è stato ancora adottato? Il computer model per valutare l'impatto acustico in prossimità delle piste e di un aeroporto Integrated Noise Model (INM) è stato sostituto dalla FAA USA nel maggio 2015. Data nel quale è stato sostituito dall' Aviation Environmental Design Tool (AEDT).
Le Commissioni aeroportuali insediate negli scali della Penisola continuano, tuttavia, continuano a modellizzare l'impatto acustico l'INM. Non solo, anche i masterplan, le Valutazioni di Impatto Ambientale e le Valutazioni di Impatto Strategico stimano le ricadute acustiche di un aeroporto utilizzando, comunque, ancora INM (ovvero -the algorithm and framework from the SAE AIR 1845 standard, which used noise-power-distance (NPD) data to estimate noise accounting for specific operation mode, thrust setting, and source-receiver geometry, acoustic directivity, and other environmental factors).
Nonostante il corrente Aviation Environmental Design Tool (AEDT) sia in grado di modelizzare in contemporanea impatto acustico e atmosferico generato dalle flotte aeree la normativa italiana non è stata ancora adeguata alla strumentazione della FAA – USA.
“AEDT is a software system that dynamically models aircraft performance in space and time to produce fuel burn, emissions and noise. Full flight gate-to-gate analyses are possible for study sizes ranging from a single flight at an airport to scenarios at the regional, national, and global levels. AEDT is currently used by the U.S. government to consider the interdependencies between aircraft-related fuel burn, noise and emissions.
You can find information on obtaining AEDT as well as links to AEDT documentation and FAA guidance, on the official website for AEDT at https://aedt.faa.gov/.”
Numerosi aeroporti del Piano Nazionale Aeroporti che avevano elaborato le curve Lva con INM 10-15 anni addietro le hanno aggiornate ai volumi di traffico attuali (così come nei masterplan futuri) utilizzando lo stesso algoritmo INM.
L'interrogativo inevitabile e scontato è quindi il seguente: perché non è stato ancora adottato l'AEDT?
In attesa che ENAC attivi rapidamente il suo utilizzo aggiornando le mappe acustiche e atmosferiche di ogni pista di volo elenchiamo le performance dello stesso AEDT:
Environmental Modeling Methods
ATAC is a major player in the development of the FAA's environmental modeling software, Aviation Environmental Design Tool (AEDT), spanning local and global noise and emissions analyses. ATAC's FAA-funded research is improving the capabilities of AEDT, keeping it at the forefront of aviation environmental modeling methods and practices. ATAC develops and applies software tools and analysis methods to address environmental impact questions.
Such tools and methods include:
Modeling the noise and fuel-burn benefits of Continuous Descent Arrivals (CDAs) / Optimized Profile Descents (OPDs)
Animating aircraft flight trajectories and corresponding sound exposure or maximum sound level contours
Directly linking airport capacity modeling results with airport noise modeling inputs
Generation of number above contours
ATAC has applied its expertise to a variety of aviation environmental modeling tasks. These efforts include:
Environmental assessment for a simultaneous offset instrument approach and precision runway monitor project at San Francisco International Airport (SFO)
San Francisco International airfield development planning
Los Angeles International Airport south side airfield and New Large Aircraft (NLA) studies
Los Angeles International Airport analyses quantifying the environmental benefits of CDA implementation
Port of Oakland airfield and airspace modeling in support of SEIR
Alamogordo-White Sands regional airport environmental assessment
The studies performed by ATAC have addressed such issues as:
Airspace modifications
Number Above noise calculations to support sleep disturbance analyses
Runway and taxi-way reconfigurations, including single-event taxi operation noise analyses. 12 Ottobre 2018
Quali risultati e quanto efficaci? In quale scalo? Tra i tanti aeroporti italiani (con l'esclusione di quelli militari per una sorta di agnosticismo operativo?) quali sono a norma per l'analisi e la gestione dell’impatto acustico generato dalle flotte a terra e in volo in relazione all'operato della Commissione ex art. 5 D.Lgs 31/10/97?
Quante di queste Commissioni Aeroportuali hanno completato tutti i compiti istituzionali previsti per legge. Ovvero oltre ad aver prodotto la Zonizzazione Acustica dell’Intorno Aeroportuale (magari integrata con le classificazioni acustiche dei comuni di sedime) e elaborato i relativi Indici di classificazione Acustica Lden e Lnight?
Quanti scali hanno, ad esempio adottato, tra l'altro procedure antirumore di decollo ICAO NAPD 1 e/o NAPD 2 per la mitigazione della pressione acustica sui comuni limitrofi?
Quanti hanno realizzato un sistema di monitoraggio collaudato dal Ministero dell’Ambiente delle rotte aeree e del rumore prodotto dagli aeromobili, ovvero alla correlazione con i singoli voli in atterraggio e decollo tra decibel ammissibili e limiti massimi prestabiliti?
Quanti riscontri sistematici e sanzioni sono state erogate ai voli “trasgressori” in questi ultimi 15 anni? Nessuno!
Quale il significato di questo, eventuale, dato casistico-statistico? Tutti voli sono nella norma e/o il sistema di rilevamento di eventuali sforamenti acustici non funziona e/o no è adeguato?
Quale riscontro periodico è stato verificato tra l’andamento delle curve isofoniche LVA dell'INM (EADT sempre in lista di attesa?) con l'intorno aeroportuale?
Quale reale rispondenza esiste tra le procedure antirumore (on ground e inflight) di ogni singola aerolinea e quella disposta da ENAV, e quale confronto? I Radar ENAV insediati nei tanti aeroporti interessati da rumore aereo adeguati alla correlazione tracciati radar dei voli e rumore aereo registarto?
Quali tecniche e software specifici sono stati certificati per l'individuazione delle tracce aeree non rispettose delle procedure antirumore, al fine di sanzionare il vettore?
Il panorama dell'operato delle Commissioni Aeroportuali di ogni aeroporto del Belpaese dovrebbe, probabilmente, essere sottoposto ad una sorta di censimento dei risultati realizzati. A fronte di 10-15 anni di incremento di traffico aereo, ovvero del numero dei movimenti aerei su ogni singola pista, quali varianti sono intervenute nei termini di zone A, B e C in Lva del sedime aeroportuale, ma sopratutto, quali ripercussioni sulla popolazione interessata? Tutti quei cittadini insediati in prossimità dello stesso sedime aeroportuale e di quelli che vivono nelle zone sottostanti alle traiettorie di decollo e di atterraggio. La stessa classificazione acustica comunale valutata in Lden ed Lnight è davvero nei limiti esplicitati dai “monitoraggi” attribuiti dalle ARPA Regionali? 7 Luglio 2018
Le attese da una new ENAC e altri Ministeri: E' tutto da rifare: ripartire da zero? Probabilmente non ci sono alternative. Dopo che da oltre 15 anni le mappe acustiche LVA, zone A, B e C avrebbero dovuto essere deliberate in ogni scalo aereo del Belpaese (con la contraddittoria l'esclusione delle aerobasi italiane e NATO-USA e con evidenti mancate tutele per gli abitanti di quel circondario) e che avrebbero dovuto essere aggiornate almeno ogni biennio – anche in relazione ai volumi di traffico e alla tipologia dei velivoli – utilizzando il modello matematico INM – USA. Anche con aggiornamenti biennali.
Superando la discrepanza tra aeroporti civili-commerciali e le aerobasi militari, che deve essere sanato e superato, è inevitabile che le nuove mappatura siano calcolate con il modello AEDT – USA (Aviation Environmental Design Tool Version 2b) che ha reso obsoleto l'arcaico e non più aggiornato INM.
Perchè non è stato ancora fatto? Per quale ragione ENAC e Ministero Ambiente e Infrastrutture non hanno ri-proposto tale modulo. Tra l'altro in grado di valutare sia l'impatto acustico dei propulsori dei velivoli che di verificare estimare – nel contempo e finalmente - anche le relative emissioni gassose. All'indispensabile processo di neo-regolamentazione del rumore aeroportuale, all'operato della Commissione aeroportuale, alla ridefinizione e verifica di nuove procedure antirumore – anch'esse in attesa di acquisizione da anni degli standard ICAO - NAPD e 2 NADP 1 (Noise Abatement Departure Procedure 1 e 2) – dovrà inevitabilmente accompagnarsi – alla rinnovata zonizzazione acustica (zone A, B, C) - ed, infine, anche la riproposizione delle reti e monitoraggio nell'intorno al sedime aeroportuale.
Da come gestire il sistema di monitoraggio, alla sua manutenzione, alla predisposizione del piano di contenimento e abbattimento del rumore, alle relazioni periodiche sulle eventuali, alle infrazioni rilevate, alle sanzioni per lo sforamento dei livelli pre-fissati, alle violazioni delle procedure antirumore; oltre alla riscontro degli obiettivi di risanamento dell'intorno aeroportuale.
Con una elencazione e verifica periodica della caratterizzazione acustica dell’intorno aeroportuale e della classificazione degli aeroporti in relazione al livello di inquinamento acustico.
In relazione alla localizzazione delle centraline “acustiche” della rete di monitoraggio di ogni aeroporto, civile militare, diventa indispensabile disporre di apparati RADAR ENAV in grado di correlarsi con le traiettorie dei voli in decollo e atterraggio: alla correlazione tra tracciati radar e velivoli come fattore primario per rilevare il “livello sonoro” dell'aeromobile.
Anche in relazione alla verifica e funzionalità e efficacia reale della stessa Classificazione Acustica Comunale: esterna allo stesso sedime aeroportuale.
La questione è stata proposta da tempo e gli interrogativi evidenziati, devono, essere risolti.
Nella prevalenza delle “reti” tuttavia le stazioni di monitoraggio installate sono di Tipo M e di Tipo A.
In realtà le “stazioni di misura” disponibili, vedi paragrafo 2.2 delle linee guida (DGR 808/2005) sono di tre
Tipologie, rispondenti a finalità specifiche e ai criteri di collocazione, e precisamente:
-Stazioni di tipo M per il monitoraggio del rumore aeroportuale: sono stazioni in corrispondenza delle quali si deve misurare e distinguere il rumore di origine aeronautica da quello provocato da altre sorgenti, in modo da poter calcolare l’indice LVA;
-Stazioni di tipo V per la verifica delle violazioni delle procedure antirumore: le stazioni che rientrano in questa categoria devono essere situate dove sia necessario attribuire i parametri caratteristici di un evento aeroportuale, in maniera univoca, all’aereo responsabile;
-Stazioni di tipo A per il monitoraggio del rumore ambientale: queste stazioni permettono di misurare il rumore dovuto all’insieme delle sorgenti presenti nell’area circostante e non sono pertanto utili alla determinazione dei parametri e degli indici descrittori del rumore di origine aeroportuale.
La verifica periodica di ARPA e/o istituti equivalenti sulla funzionalità e compatibilità delle caratteristiche delle tre tipologie di stazioni-centraline, la loro calibrazione e certificazione, la corrispondenza tra gli eventi correlati rispetto al numero di movimenti, la statistica degli eventi sonori, la continuità delle rilevazioni, la valutazione delle specifiche correlazioni e la loro validazione del dato in LVA e Ln&d deve essere verificata con regolarità in ognuna delle numerose “reti di monitoraggio” insediate.
Quali tipologie sono installate sugli scali aerei del Belpaese? Quante altre centraline dovranno essere installate? Quindi! 7 Giugno 2018
L’ex velivolo Alitalia ora Bulgarian Air Charter con la squadra napoletana a Capodichino! L’Italia non juventina ha esultato alla vittoria al ’90 minuto di Koulibaly la scorsa domenica 22 Aprile, anche i 10mila tifosi che hanno atteso il rientro della squadra del Napoli Calcio nel corso del notte, lo hanno fatto ma la corsa allo scudetto abbisogna anche del rispetto delle regole, delle tutele ambientali ma soprattutto la “protezione” di un patrimonio: gli stessi calciatori.
Ma perché volare con un MD 82 che ha volato per Alitalia dall’Ottobre 1991, immatricolato I-DACZ, equipaggiato con due propulsori PW JT8D e che dall’Aprile 2013 vola per la Bulgarian Air Charter, come LZ-LDT, ancora con due motori PW JT8D, in sostanza un aeromobile cosiddetto di Capitolo 3 (Chapter 3) secondo l’identificazione ICAO? Per quale ragione, inoltre, un volo equipaggiato con motori di Capitolo 3 – magari “marginalmente conformi e con deroga del certificato” opera nella fascia aere notturna, magari, in deroga al divieto esistente?
Lo stesso MD82, a circa 27 anni dal primo volo, viene sistematicamente sottoposto e certificato ai limiti sonori di Capitolo-Chapter 3, come disposto per i propulsori dotati di silenziatore ri-certificati; ovvero quelli in dotazione agli aeromobili con “certificato di navigabilità” dopo il 6.10.1977. Tra di essi: B747 ultime serie, B757, B767, BAe146, A310, A320, B737/300-400-500, F100, F70, MD-80.
E’ ben noto che dal settembre 2001, sulla base delle raccomandazioni della Commissione per la Protezione Ambientale39, l’ICAO ha adottato un nuovo capitolo di rumorosità, il Capitolo 4: con propulsori meno inquinanti-più silenziosi che equipaggiano le flotte in attività dal 1.1.2006. Con livelli di rumorosità “ridotti” di circa 10 dB rispetto al Capitolo 3.
Ecco quindi la realtà! Quale è lo scenario reale?
Possono operare solo le flotte aeree di Capitolo superiore alla 3 ed ENAC verifica e controlla sistematicamente anche le flotte immatricolate in altri Paesi UE ed extra? Alcuni voli operano magari in deroga a tali “comprensibili ed inevitabili” restrizioni, tollerate perciò saltuariamente e non, in relazione ad aerolinee di altri Continenti e/o per fasce orarie diurne e/o notturne?
E’ certo che, come avviene in numerosi aeroporti UE che hanno varato politiche restrittive nei riguardi delle stesse flotte di Capitolo-Chapter 3, con divieti orari e una tassazione specifica e progressiva su queste flotte aeree, il Belpaese non sembrerebbe intenzionata a varare misure sistematiche per fronteggiare le emissioni sonore attraverso una maggiorazione delle imposte sui velivoli in arrivo e partenza.
Se ad esempio le politiche di riduzione dell’impatto sonoro nello scalo londinese di Heathrow, che applica una tassazione “rumore” per le flotte Capitolo-Chapter 3 anche 10 volte quella per il Capitolo-Chapter 4, hanno disposto il divieto delle flotte Capitolo-Chapter 3 dal 2020: tra poco più di 18 mesi, in Italia la realtà sembrerebbe meno decisiva e risolutiva.
Nella classifica “Fly Quiet and Clean” delle aerolinee operative sullo scalo londinese, ad esempio, se le più virtuose sono Flybe, Aer Lingus, British Airways, Finnair e Scandinavian Airlines System, Alitalia è posizionata solo in 37° posizione.
Lo scalo napoletano di Capodichino che, come la totalità degli scali del Belpaese dovrebbe bandire le flotte di Capitolo 2 e consentire i voli alle flotte Capitolo-Chapter 3, tuttavia, pur avendo restrizioni nei voli nell’arco tra le 05.00-22.00 le flotte di Capitolo 2 – Annesso 12 – ICAO devono richiedere pista 06 per il decollo. Le restrizioni notturne, “dalle 20.00 alle 05.00 i piloti degli aeromobili in atterraggio devono utilizzare l’intera pista di volo per portarsi alle aree di sosta”.
La storia ricorda come la 28a Assemblea Straordinaria dell’ICAO, tenutasi nell’ottobre 1990, aveva stabilito che dal 2002 le flotte di Capitolo 2 non avrebbero operato. Iniziativa adottata nell’Aprile dello stesso anno anche dalla comunità Europea, data alla quale la flotta di Capitolo 2, vecchia e rumorosa è stata sottoposta a divieto.
Al fine di “aiutare” le aerolinee dei Paesi-in-via-di sviluppo, l’Assemblea ICAO aveva anche disposto esenzioni e deroghe, dal 2002, ma esclusivamente per i vettori “senza” aeromobili di Categoria 3. Gli stessi velivoli di Categoria 3, tuttavia, hanno motorizzazione ri-certificate e/o di livelli di rumorosità di prima concezione, che abbisognano di check-up periodici supplementari.
Quali certificazioni di Categoria 3 sono assicurate dalle aerolinee non Comunitarie? Usufruiscono di autorizzazioni al volo in deroga sia per operare, innanzi tutto per l’arco notturno (come sembrerebbe accadere), quanto per quei livelli “marginalmente conformi” di rumorosità della stessa Categoria 3? 30 Aprile 2018
Quali riscontri tra la mappa in LVA INM e quella della “Rete”? La funzionalità della rete delle centraline installate, la loro tipologia, la periodica verifica delle rispondenti calibrazione e certificazione sembrerebbero risultare requisiti primari e fondamentali per una corretta rilevazione dell’emissioni sonore delle flotte aree in movimento al suolo e nelle fasi di decollo e/o di avvicinamento e atterraggio alla pista.
Dove sono localizzati i fonometri delle tante reti di monitoraggio installate nell’intorno degli aeroporti del Belpaese? A quale altezza dal suolo, in prossimità di una cancellata, è installato sul tetto di un edificio, nei pressi di un balcone di una mansarda, di una scuola materna e/o elementare, nei pressi di un campanile e/o a 4-6 metri dal terreno. Con quali eventuali ricadute acustiche è posizionato il fonometro? In prossimità di una autostrada, di una circonvallazione, nei pressi di attività commerciali/industriali prese intenso traffico veicolare.
Nella prevalenza delle “reti” tuttavia le stazioni di monitoraggio installate sono di Tipo M e di Tipo A.
In realtà le “stazioni di misura” disponibili, vedi paragrafo 2.2 delle linee guida (DGR 808/2005) sono di tre
Tipologie, rispondenti a finalità specifiche e ai criteri di collocazione, e precisamente:
-Stazioni di tipo M per il monitoraggio del rumore aeroportuale: sono stazioni in corrispondenza delle quali si deve misurare e distinguere il rumore di origine aeronautica da quello provocato da altre sorgenti, in modo da poter calcolare l’indice LVA;
-Stazioni di tipo V per la verifica delle violazioni delle procedure antirumore: le stazioni che rientrano in questa categoria devono essere situate dove sia necessario attribuire i parametri caratteristici di un evento aeroportuale, in maniera univoca, all’aereo responsabile;
-Stazioni di tipo A per il monitoraggio del rumore ambientale: queste stazioni permettono di misurare il rumore dovuto all’insieme delle sorgenti presenti nell’area circostante e non sono pertanto utili alla determinazione dei parametri e degli indici descrittori del rumore di origine aeroportuale.
La verifica periodica di ARPA e/o istituti equivalenti sulla funzionalità e compatibilità delle caratteristiche delle tre tipologie di stazioni-centraline, la loro calibrazione e certificazione, la corrispondenza tra gli eventi correlati rispetto al numero di movimenti, la statistica degli eventi sonori, la continuità delle rilevazioni, la valutazione delle specifiche correlazioni e la loro validazione del dato in LVA e Ln&d avviene con regolarità in ognuna delle numerose “reti di monitoraggio” insediate?
Quali tipologie sono installate sugli scali aerei del Belpaese? Quali sono stati i riscontri delle stazioni M che identificano “acustica” di origine aeronautica?
Quali corrispondenza tra la mappa Lva INM e delle reti di monitoraggio sono state controllate? Quante stazioni di Tipo V e quante infrazioni e/o violazioni, ovvero superamento dei limiti sonori dei velivoli nelle fasi di atterraggio e di decollo sono state segnalate e, soprattutto, quante sanzioni sono state comminate?
Su quale aeroporti e/o in quale fascia oraria e quale aerolinea è stata multata per “sforamento sonoro”? Aerohabitat in tanti anni non ha registrato alcun riscontro? E’ tutto in regola quindi? 27 Aprile 2018
Due esplosioni in volo per l’extrasuono: ma tanto rumore per nulla! Il volo AF-671 Air France Boeing 777-300, immatricolato F-GZNF decollato da Reunion (Reunion) con destinazione Paris Orly (France), era in rotta al livello- FL360 (circa 36mila piedi) ed era in sorvolo nello spazio aereo lombardo quando è stato intercettato da una coppia di jet F-2000 Eurofighter decollati dall’aerobase di Istrana (Treviso).
La procedura di “scramble” è stata attivata per l’assenza di risposte da parte dell’equipaggio in volo del Boeing 777 Air France. Una procedura standard che tuttavia, a causa dell’elevata accelerazione e velocità dei due F-2000 e superamento della barriera del suono, con due botti quasi in simultanea, ha “spaventato” numerosi cittadini lombardi e piemontesi a terra. Usciti in strada dalle case e abitazioni. In realtà avvistamento e il ricongiungimento tra Boeing e caccia, l’affiancamento con segnalazioni specifiche, è avvenuto in prossimità di Aosta, quando il velivolo stava entrando nello spazio aereo francese.
Dopo alcuni controlli e segnalazioni con relative manovre a significare che l’aeromobile non era sottoposto a dirottamenti e/o in una situazione critica, il volo di linea ha proseguito la rotta atterrando a destinazione dopo circa 50 minuti. Alcune note stampa segnalano che lo stesso crew Air France abbia potuto comunicare via-radio, su qualche altre frequenza, forse di emergenza, la situazione di “avaria radio” in corso.
A terra tuttavia, l’esplosione sonora associata al superamento del muro del suono della coppia di F-2000 avrebbero creato situazioni emergenziali, di psicosi e di panico. Il botto sonoro innescato ad alta quota 30-40 mila piedi ha innescato una vasta propagazione: in ogni direzione. Con segnalazioni via network telefonici e similari con sms incrociati arrivando anche alla chiusura di scuole e anche di un Tribunale. Soprattutto nelle zone milanesi e del bergamasco. La paura è stata così tanta che in alcune cittadine e comuni dell’hinterland milanese sono state evacuate anche alcune scuole e, Bergamo, anche il tribunale. Anche nella città di Milano le segnalazioni sono state numerose, non solo sui social network. 23 Marzo 2018
Indispensabili per mappare e verificare il rumore aereo! In recenti news Aerohabitat, “Aeroporti e le reti di centraline per il monitoraggio e AEDT” e “Aeroporti e rumore e troppi propulsori jet fracassoni” aveva evidenziato l’urgenza di sistemi radar di avvicinamento e atterraggio per assicurare efficienza e funzionalità alle reti di monitoraggio insediate in numerosi scali aerei del Belpaese.
Nuove tecnologie per assolvere innanzitutto per ottemperare all’operato del D.M. 31 ottobre 1997, al D.P.C.M. 14 novembre 1997, e anche in adempimento dell’obbligo di predisposizione dei piani di risanamento, di cui, all’art. 10, comma 5, della legge n. 447/1995.
La necessità di poter correlare le traiettorie di decollo e di atterraggio con i livelli acustici registrati dalle centraline con sistemi radar-ENAV al fine di verificare eventuali “sforamenti” acustici necessita la disponibilità di nuove tecnologie radar. Radar, peraltro, in grado non solo di identificare eventuale presenza di droni e ultraleggeri senza ATC Transponder, ma anche di verificare la corrispondenza di livelli di rumorosità extra, ben oltre i limiti della singola omologazione-certificazione acustica originale: quale il Categoria-Capitolo-Chapter 3 e/o Chapter 4.
Il comunicato stampa del 12 marzo 2018 del Consiglio di Amministrazione di ENAV che ha approvato il piano industriale 2018-2022, ha delineato “le priorità strategiche del Gruppo in termini di progetti ed investimenti, e rappresenta un’importante evoluzione tecnologica e operativa che consentirà di gestire il traffico aereo con un nuovo modello organizzativo, migliorandone performance, produttività e competitività, e continuando a garantire i massimi livelli di safety”.
“Attualmente ENAV gestisce il traffico aereo nazionale da 4 centri di controllo (Roma, Milano, Padova e Brindisi), che assistono gli aerei in fase di rotta, e da 45 torri di controllo in altrettanti aeroporti, dalle quali vengono gestiti decolli, atterraggi e movimentazione al suolo degli aeromobili. Infine, il servizio di avvicinamento nelle fasi di salita e discesa, viene svolto generalmente da alcune torri di controllo e solo per i maggiori aeroporti nazionali da alcuni dei centri di controllo.”
Inquadrare efficacemente e sistematicamente il traffico di terminale (che riguarda perciò le attività di decollo e atterraggio nel raggio di circa 20 km dalla pista) significa, in definitiva, che tutti gli aeroporti del Piano Nazionale Aeroporti e attrezzati con reti di centraline di monitoraggio possano, infine, poter correlare i dati acustici dei velivoli operativi.
I comitati dei cittadini dei tanti aeroporti del Belpaese, a questo punto, oltre alle Commissioni aeroportuali, sono interessati a sapere quali siano i tempi operativi di cui ENAV abbisogna, per adeguare le tecnologie radar e quindi in grado di assicurare, in maniera sistematica, la correlazione tra il rumore aereo di ogni singolo velivolo e, in tal modo verificare anche la corrispondenza con le risultanze Lva dell’arcaico modello matematico INM , ora aggiornato e definito nell’impatto acustico e nelle emissioni gassose del sistema AEDT (Aviation Environmental Design Tool). 16 Marzo 2018
Le 44 abitazioni di Borgo Cariola a Pisa sono state una anomalia? Il livello Lva annuale sul recinto/limite esterno di ogni sedime aeroportuale rappresenta un valore decisivo per determinare la rumorosità, le emissioni di origine aeronautica, generati per autorizzare l’attività aerea su uno scalo.
La normativa nazionale, nello specifico, le prescrizioni del D.M. 31/10/1997, in merito alla caratterizzazione acustica dell'intorno aeroportuale, deve verificare e certificare che il LVA non può essere superiore a 60 LVA. La, cosiddetta, caratterizzazione acustica dell'intorno aeroportuale, infatti preclude livelli di LVA superiori a 60 LVA: le aree esterne ad A, B e C il valore di LVA ≤ 60, affinché non sono previste limitazioni urbanistiche.
Ecco il punto quindi, cosa accade quando i valori calcolati superiori a 60 LVA siano esterni o superino il “recinto aeroportuale”? Deve essere, forse, ridotta l’attività aerea e/o le emissioni aeronautiche devono essere ridotte, con velivoli meno rumorosi e/o procedure a minor impatto acustico, con una sola alternativa: abbattimento degli edifici interessati e/o acquisizione e/o incorporazione delle aree a impatto acustico superiore 60 LVA nel sedime aeroportuale.
Con valori limite inferiori a 75 LVA – entro il sedime dello scalo – le limitazioni urbanistiche inquadrano "esclusivamente le attività funzionalmente connesse con l'uso ed i servizi delle infrastrutture aeroportuali"; con valori tra 65 - 75 LVA sono invece consentite "attività agricole ed allevamenti di bestiame, attività industriali ed assimilate, attività commerciali, attività di ufficio, terziari e assimilate, previa adozione di adeguate misure di isolamento acustico"; tra 60-65 LVA, invece "non sono previste limitazioni".
Anche nelle zone/aree esterne ad A, B e C , per valori inferiori a 60 LVA "non sono previste limitazioni", ma è utile confermarlo e ribadirlo: cosa accade se il valori di 60 LVA sono superati negli spazi esterni al recinto aeroportuale?
Quale realtà esprimono le mappe acustiche A, B e C dei tantissimi aeroporti del Belpaese? Nelle aerobasi della Penisola, comunque, il D.M. 31/10/1997 non ha applicazione. Le notizie negli aeroporti civili-commerciali, a riguardo, non né esistono tante, salvo il caso dello scalo civile-militare di Pisa-Galileo Galilei.
Sulla materia Aerohabitat aveva descritto due news specifiche:
Aeroporto di Pisa, sulle ragioni e sul costo della delocalizzazione "acustica":
Al momento sono stati stanziati 16.5 milioni di euro. Dopo tanti anni, probabilmente dopo 14 anni, ecco che l'attesa delocalizzazione di 44 caseggiati prospicienti il parcheggio degli aeromobili del Galileo Galilei di Pisa si avvia alla fase conclusiva.
Le case di Borgo Cariola hanno valori di Lva superiori a 65 e la delocalizzazione e susseguente demolizione diventa l'obiettivo conclusivo di una operazione che non si capisce se avviene per tutelare i cittadini residenti o se, diversamente, serve all'ampliamento del sedime aeroportuale.
Lo sforamento dei decibel, infatti, potrebbe essere contenuto con una riduzione delle emissioni gassose al suolo. Perciò con l'adozione di procedure in rullaggio e nella messa in moto dei propulsori meno impattanti, con il contenimento del numero dei voli e con pannelli fonoassorbenti che filtrano il rumore aereo.
La soluzione individuata allo scalo pisano, probabilmente, privilegia le esigenze di ampliamento del sedime aeroportuale. Nella circostanza un allargamento della zona apron-parcheggi degli aeromobili e quindi un incremento del numero dei posti parcheggi agevolando un aumento dei voli orari al Galileo.
Nell'attesa che qualcuno possa rivelare quale sia la ragione della delocalizzazione è, nel frattempo, utile riferire il costo (iniziale?) dell'operazione.
L'intervento della Regione Toscana, della società di gestione aeroportuale SAT e gli enti locali, coordinati con il Governo e con Enac, hanno agevolato la delocalizzazione. Con la delibera della Giunta regionale Toscana su proposta dell'assessore alle infrastrutture Vincenzo Ceccarelli, è stato approvato un Accordo di programma per la 'delocalizzazione dell'insediamento residenziale di Borgo Cariola', nel Comune di Pisa.
Le abitazioni saranno rilocalizzate?
Il costo complessivo dell'operazione viene calcolato in 16.500.000 euro.
Di questi 10 milioni sono finanziati dal Ministero, ENAC trasferisce 3.5 milioni alla società di gestione aeroportuale SAT e, i restanti 3 milioni provengono invece dalla stessa Regione Toscana. 21 gennaio 2014
ENAC con il Comunicato Stampa n. 3/2016, il 21 gennaio 2016 aveva così riferito:
DELOCALIZZAZIONE DEGLI ABITANTI DI BORGO CARIOLA NEL PISANO: ENAC E SAT HANNO CONCLUSO LE ACQUISIZIONI DEGLI IMMOBILI
Si sono concluse ieri, 20 gennaio 2016, a Pisa, le acquisizioni degli immobili situati a Borgo Cariola, in zona adiacente all’Aeroporto di Pisa Galileo Galilei, in base all’Accordo di Programma stipulato tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero della Difesa, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’ENAC, la Regione Toscana, gli Enti territoriali interessati e la SAT, società di gestione dell’Aeroporto di Pisa. L’accordo è finalizzato proprio alla delocalizzazione di questo borgo per ridurre il rischio aeronautico e ambientale di alcune abitazioni costruite all’interno del sedime dello scalo.
Sono quaranta le proprietà per le quali è stata portata a termine la procedura di delocalizzazione con il consenso dei residenti, registrando un anticipo di un anno rispetto al termine previsto dall’accordo.
La spesa complessiva sinora è stata di 12 milioni di Euro sui 13 previsti dall’intesa quadro, dei quali 10 milioni provengono dallo Stato, attraverso il bilancio dell’ENAC, e dalla Regione Toscana, a cui si è aggiunto il contributo della società Toscana Aeroporti destinato alla demolizione del borgo e all’assistenza economica ai proprietari e agli inquilini per i trasferimenti, fino ad arrivare a un totale di 16,5 milioni di Euro.
Entro il prossimo mese di febbraio saranno ultimate le operazioni di demolizione delle abitazioni e avviata la realizzazione del progetto di inglobamento dell’aerea con l’aeroporto di Pisa, che ha registrato in questi anni un notevole incremento di traffico, a beneficio dell’economia della provincia.
Restano da acquisire quattro proprietà, i cui titolari non hanno voluto aderire alla procedura bonaria, non accettando i valori stabiliti dall’Agenzia del Territorio, con una valutazione rispondente ai prezzi di mercato del 2013. Si tratta di immobili ubicati in un unico punto a est del borgo, per cui sarà comunque possibile avviare le opere di conglobamento delle aree nell’aeroporto, in attesa della conclusione della procedura di esproprio già avviata.
Il Direttore Generale dell’ENAC, Alessio Quaranta, ha espresso grande soddisfazione per la riuscita della complessa operazione, in anticipo rispetto al cronoprogramma. “Si tratta della prima importante operazione di delocalizzazione portata a termine senza problemi, grazie alla stretta collaborazione tra ENAC e Toscana Aeroporti” ha dichiarato Alessio Quaranta. “Voglio anche ricordare il contributo essenziale del Comune di Pisa, che ha messo a disposizione alloggi per gli inquilini del Borgo, e la Regione Toscana per il suo contributo economico. Questa operazione è la dimostrazione che è possibile delocalizzare borghi a ridosso degli aeroporti in tempi ristretti, a salvaguardia degli abitanti. In questo caso è stata essenziale l’ottima organizzazione degli interventi, affidata a Toscana Aeroporti, che ha messo in sicurezza e ha reso inagibili le abitazioni non appena acquisite, evitando occupazioni abusive”. 9 Marzo 2018
Ma siamo sicuri che la loro funzionalità risulti efficiente e compatibile? Gli aeroporti attrezzati con un numero minimo e/o maggiore e/o rilevante di centraline di monitoraggio “acustico” sono sicuramente la quasi totalità degli scali aerei sui quali è stata insediata la Commissione Aeroportuale in ossequio al D.M. 31 ottobre 1997, al D.P.C.M. 14 novembre 1997, e anche in adempimento dell’obbligo di predisposizione dei piani di risanamento, di cui, all’art. 10, comma 5, della legge n. 447/1995". La mappa acustica aeroportuale, la classificazione acustica dei Comuni aeroportuali, con le centraline di monitoraggio, la loro efficienza e conformità e affidabilità della rete sono rispondenti alla deliberazione delle Commissione Aeroportuale in relazione alle zone A, B e C in Lva.
Un interrogativo tra gli altri: Il posizionamento della centralina, l’altezza e orientamento del microfono è corretto? La risposta della rete è funzionale alle traiettorie di decollo e di atterraggio quando dovrebbe-dovrà essere correlata con i dati radar-ENAV (almeno qualora tale database risulti acquisibile) consente una verifica di eventuali “sforamenti” acustici?
Spesso le zonizzazioni Lva acustiche deliberate sono relative a un numero di voli “storici-trascorsi” superati. Magari la zonizzazione è vecchia di qualche anno. In qualche scalo è di 5-10 addietro. Ma sono, sicuramente, anche elaborate con l’arcaico modello matematico INM. Ormai messo da parte con l’esteso utilizzo del AEDT-
(Aviation Environmental Design Tool Version 2b) ma solo al di fuori del Belpaese. Negli scali aeroportuali italiani invece, non solo le mappe acustiche A-B-C Lva sono calcolate con INM ma anche i Masterplan e le Valutazioni di Impatto Ambientale al 2030-2040.
L’urgenza di adeguare tecniche e strumenti di verifica dell’impatto acustico a terra e in volo deve accompagnarsi con l’adozione realistica di tecniche di decollo NADP Noise Abatement Departure Procedure – ICAO 1 e ICAO 2,con riduzione della spinta di decollo a 800 piedi di quota piuttosto che agli attuali 1500 piedi: con effetti diretti sulla propagazione del rumore nell’intorno aeroportuale.
Una iniziativa correlata, inoltre, rimanda, al divieto operativo alle flotte di Categoria inferiore alla 3°, magati vincolando su talune piste il volo esclusivamente alle flotte di Categoria 4°. Quest’ultime le meno “rumorose” in circolazione. Quando come i velivoli di Categoria 3° siano regolarmente sottoposti alla certificazione sonora periodica.
Il computo del “rumore aeroportuale” a terra deve, inoltre, risolvere l’utilizzo in database di tempo medio di rullaggio dei velivoli nella fase del parcheggio con APU attivo, nella movimentazione sui piazzali e lungo le vie di rullaggio, senza dimenticare l’ambiguità relativa all’uso del reverse-invertitore di spinta in atterraggio.
Il suo impiego in atterraggio, soprattutto con piste di lunghezza inferiore a 2.500 metri, è continuo e costante, riduce rapidamente la velocità in decelerazione e permette l’uscita sul rullaggio per il parcheggio: senza dispendioso uso dei freni sui carrelli. Questi si riscaldano e devono essere raffreddati con mezzi “costosi” e con tempi di intervento che aumentano i tempi di transito aeromobile e inevitabile ritardo dei voli. 16 Febbraio 2018
Treviso e Venezia, Arianna Spessotto: ignorati gli effetti del rumore sulla salute dei cittadini. “Non bastavano le violazioni per il superamento dei limiti di inquinamento atmosferico per cui il nostro Paese è già da tempo sotto procedura di infrazione. Al mancato rispetto delle norme comunitarie sulla qualità dell’aria si aggiunge ora la violazione delle disposizioni fondamentali contenute nella direttiva sul rumore (direttiva 2002/49/CE), per la quale l’Italia ha ricevuto un ulteriore richiamo da parte della Commissione europea, e rischia ora una multa salatissima per non aver adottato le necessarie mappe acustiche ed efficaci piani di azione contro il rumore ambientale.
Il Governo dimostra così ancora una volta il suo totale disinteresse per un tema che il M5S considera invece prioritario per i cittadini e la loro salute!
Per questo motivo, il M5S ha inserito da tempo, nel suo programma, l’obiettivo di ridurre l’inquinamento acustico e atmosferico degli aeroporti, adeguando le norme di legge ai nuovi standard di riferimento e aggiornando le mappe acustiche aeroportuali alla luce dei nuovi modelli matematici utilizzati.
Io stessa ho denunciato, a tutti i livelli istituzionali, il costante superamento dei limiti stabiliti dalla zonizzazione acustica in molti comuni, in particolare nelle aree adiacenti agli aeroporti, e il mancato accantonamento del 7% dei fondi di bilancio per l’adozione di interventi di contenimento ed abbattimento del rumore.
Ho anche depositato, oltre a numerosi atti di sindacato ispettivo, una risoluzione congiunta per chiedere al Governo di fissare una volta per tutte una soglia minima, valida per tutte le Regioni, dell’IRESA, un’imposta a totale carico delle compagnie aeree che dovrebbe compensare gli effetti dell’inquinamento acustico e prevedere forme di indennizzo per le popolazioni residenti nelle vicinanze degli aeroporti. E la stessa cosa è stata chiesta anche dai nostri portavoce del M5S a livello regionale!
La situazione è infatti particolarmente drammatica in Veneto, dove negli aeroporti di Venezia e Treviso i livelli di rumore, dovuti al traffico aereo, hanno raggiunto livelli insostenibili e continuano ad essere costantemente al di fuori dai limiti di legge! Nonostante i numerosi interventi di potenziamento delle infrastrutture aeroportuali di Venezia e Treviso messi in atto dal gestore aeroportuale in questi ultimi anni, non risulta però dalla lettura dei bilanci che il gestore aeroportuale abbia accantonato le necessarie quote annuali previste dalla legge per l’adozione di interventi di contenimento ed abbattimento del rumore!
Bisogna agire immediatamente per il risanamento del rumore nell'intorno aeroportuale, a tutela delle popolazioni che vivono nei centri abitati circostanti l'aeroporto e che subiscono costantemente un bombardamento acustico dai livelli davvero preoccupanti!” 9 Febbraio 2018
Lo sono anche se certificati e omologati di Capitolo 3 e Capitolo 4! La corrispondenza tra i livelli di rumore dei propulsori certificati e omologati come poco rumorosi possono generare “emissioni acustiche” rilevanti, cioè ben superiori a quelle originali? Le flotte aeree che nel quotidiano atterrano su piste di volo del Belpaese, dalle quali sono banditi gli aeromobili “fracassoni”, perciò quelli assimilabili alle flotte di cosiddetto Capitolo 2, possono gli aeromobili a minor impatto acustico rivelarsi altrettanto “inquinanti e disturbanti”?
Negli aeroporti italiani, solitamente, alla voce procedure antirumore si ribadisce che “tutti gli aerei civili che operano sull’aeroporto …devono essere classificati come 3° Categoria (certificato acustico) Annesso 16 ICAO cap.3. Anche se talvolta su alcuni scali, ad esempio Napoli - Capodichino, si legge che: per le partenze “dalle 05.00 alle 22.00, i piloti degli aeromobili del Capitolo 2, Annesso 16 – ICAO, devono richiedere la pista 06 per il decollo senza compromettere le condizioni di sicurezza.” Una realtà operativa perciò alquanto flessibile, al punto che la stessa Commissione Aeroportuale dello scalo napoletano non abbia perseguito risolutamente una riduzione “efficace” delle emissioni sonore delle flotte in atterraggio e decollo.
L’interrogativo che queste note evidenziano analizza l’eventuale impatto dei decolli e degli atterraggi sulla popolazione che vive nei pressi degli aeroporti potrebbe avvenire anche quando le procedure di volo limitano i voli alle flotte meno rumorose? Gli aeromobili di Capitolo 3 e 4 – Chapter 3 e 4 – Annesso ICAO, qualora non adeguatamente sottoposti a regolari operazioni di manutenzione potrebbero generare emissioni sonore rilevanti? Ben superiori alla classificazione acustica originale?
Possibile che qualora i pannelli acustici dei motori/gondole dei propulsori, lo stesso generico rivestimento esterno, oltre alla sostituzione di palette dei vari stadi della turbina-statore e/o scarico, possano innescare livelli di rumorosità extra, ben oltre i limiti della singola omologazione-certificazione acustica originale: quale il Categoria-Capitolo-Chapter 3 e/o 4? Che le condizioni normali di esercizio, dopo un intervento di manutenzione e/o riparazione anche minore e/o marginale possano compromettere i livelli di rumore?
Come ripristinare un danneggiamento e/o l’usura progressiva di palette e mantenere il livello di rumore ottimale? L’area acusticamente predefinita deve mantenere una inalterata funzionalità tecnologica dei componenti. L’efficienza acustica deve essere assicurata ma, probabilmente i manuali d’uso e di manutenzione disponibili, talvolta (?) non potrebbero essere sufficienti. Chi controlla l’operato della manutenzione e chi, magari periodicamente, verifica i livelli di “rumorosità” di omologazione?
Chi assicura, in definitiva, l’integrità acustica originale? La stessa azienda, il personale dedito alla manutenzione e/o i delegati di ENAC in Italia?
I ri-cambi e pezzi originali del “motore” costituiscono rilievi tecnici indispensabili a garantire l’omologazione acustica, parametro fondamentale affinchè la zonizzazione acustica A, B e C in Lva, definita in ambito di Commissione Aeroportuale, con l’impiego di modelli matematici quali INM e AEDT, rassicurano l’attesa dei cittadini residenti nell’immediato delle piste di volo?
In discussione a questo punto sono anche le stesse “classificazioni acustiche” dei Comuni aeroportuali. Zone in decibel che si integrano alla mappatura aeroportuale in Lva. Immediatamente derivate all’omologazione acustica certificata alle flotte a reazione e a elica.
“Il proposito principale dell’omologazione acustica è garantire che vengano incorporate nel progetto dei velivoli le ultime tecnologie disponibili per l’attenuazione del rumore, per mezzo di quanto dimostrato nei procedimenti pertinenti alle operazioni quotidiane, per garantire che l’attenuazione del rumore ottenuto con le tecnologie si rispecchi in riduzioni del rumore in prossimità degli aeroporti.”
Quale corrispondenza esiste, quindi, tra i livelli di omologazione acustica, le autorizzazioni ad operare sugli scali del Belpaese alle flotte aeree di Capitolo 3 - Chapter 3 e superiori, ovvero ai livelli di rumore stimati e a quelli registrati e generati nelle operazioni quotidiane negli aeroporti e negli spazi sottostanti alle traiettorie di decollo e atterraggio? I cittadini e la comunità dei residenti deve ritenersi adeguatamente “tutelata” dalle normative, dalle procedure esistenti?
La rete, la distribuzione della popolazione interessata dal rumore è rapportata al numero di decolli e atterraggi, dalle quote di sorvolo e dalle distanze dalla fonte sonora. In sintesi (e all’ingrosso) si potrebbe sostenere come la popolazione “seriamente danneggiata” dalle operazioni di decollo è insediata fino a una distanza compresa tra 7 e 12 km dal fine della pista. Per le fasi di avvicinamento e atterraggio invece la popolazione “seriamente danneggiata” è identificata tra quella localizzata fino a 3 km di distanza e quella nella fascia tra 9-12 km. 2 Febbraio 2018
Quali reali iniziative sono state intraprese e realizzate? Nell’ambito del convegno di Demetra Trasporto aereo-Tra innovazione tecnologica e integrazione infrastrutturale (Roma , 4 dicembre 2017) l’Ing. Gennaro Bronzone di ENAC ha presentato un powerpoint di 28 pagine: “Considerazioni sul rumore aeroportuale-Corso di formazione giuridico-amministrativa
Illustrando la normativa del DM 31.10.1997, Metodologia del rumore aeroportuale ha rilevato come il Decreto disciplina:
I criteri di misura del rumore emesso dagli aeromobili nelle attività aeroportuali
Le procedure per l’adozione di misure di riduzione del rumore, per la classificazione degli aeroporti, per la definizione dei sistemi di monitoraggio
I criteri per l’individuazione delle zone di rispetto.
L’Art.6 inquadra la cosiddetta caratterizzazione acustica aeroportuale rilevando come “le Commissioni di cui all’art.5, tenuto conto del Piano regolatore Aeroportuale, delle procedure antirumore, adottano nell’intorno aeroportuale i confini di tre zone di rispetto, rispettivamente A, B, C, ove imporre limitazioni alle attività dell’uomo:
Zona A: Lva< 65db(A)
Zona B: Lva< 75db(A)
Zona C; Lva maggiore di 75db(A)
Oltre le zone A, B, C, Lva<60db(A), ai fini del rumore si è fuori dall’intorno aeroportuale
Cosa accade qualora il livello dei 65Lva travalichi il sedime aeroportuale e investa abitazioni e la comunità insediata e/o che abita nel circondario. Magari sotto le traiettorie di decollo e/o atterraggio e/o di lato alle vie di rullaggio laterali alle piste e/o oltre i piazzali di parcheggio degli aeromobili?
Ancora l’Art. 7 dello stesso DM rileva le attività consentite:
•Fatti salvi gli insediamenti esistenti, i Piani regolatori Generali sono adeguati alla zonizzazione:
Zona A: non sono previste limitazioni
Zona B: solo attività agricole, industriali, terziario previo risanamento
Zona C: solo attività connesse funzionalmente all’aeroporto.
In sostanza quali provvedimenti devono essere intrapresi qualora la zona superiore a 65Lva, perciò uno spazio “acustico” tra la zona A e quella B è esterna al sedime aeroportuale? Quanti aeroporti sopportano questa situazione? Tra di questi, probabilmente, Ciampino, dove i quartieri edificati prima del DM che come indica all’Art. 7 i limiti delle attività consentite “fatti salvi gli insediamenti esistenti”, ovvero un numero di cittadini che avrebbero dovuto, almeno, essere circostanziati ed identificati. Le policy amministrative, in sede di Commissione Aeroportuale e/o di governo del territorio non avrebbero dovuto perlomeno valutare le due uniche opzioni compatibili, ovvero:
- Limitare il numero dei voli per rientrale nei 65Lva;
- Insonorizzare le abitazioni sottoposte a valori acustici superiori a 65Lva.
E’ avvenuto? Ecco quando disponibile download dal sito web della Regione Lazio.
Oggetto: Aeroporto “G.B. Pastine” di Ciampino. Approvazione impronta acustica e zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale.
Presa d’atto e ratifica del verbale della Conferenza di Servizi decisoria del 1 luglio 2010.
LA GIUNTA REGIONALE
Su proposta dell’Assessore alle Politiche della Mobilità e del Trasporto Pubblico Locale
VISTO lo Statuto della Regione Lazio;
VISTA la Legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6;
VISTO il Regolamento regionale 6 settembre 2002, n. 1;
VISTA la legge 241/1990 e s.m.i.;
VISTA la seguente disciplina di settore:
- la Legge 26 ottobre 1995, n.447 “Legge quadro sull’inquinamento acustico”;
- il D.M. 31 ottobre 1997 “Metodologia di misura del rumore aeroportuale”;
- il D.P.R. 11 dicembre 1997 n. 496 “Regolamento recante norme per la riduzione dell’inquinameno acustico prodotto dagli aeromobili civili”;
- il D.Lgs. 17 gennaio 2005 n. 13 “ Attuazione della direttiva 2002/30/CE relativa all’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti”;
- il D.Lgs. 19 agosto 2005 n. 194 “Attuazione della direttiva 2002/49/Ce relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale;
PREMESSO CHE
- il D.M. 31.10.1997 art. 5, prevede l’istituzione, per ogni aeroporto aperto a traffico civile, di una Commissione Aeroportuale al fine di definire le procedure antirumore che dovranno essere adottate con provvedimento del direttore della Circoscrizione aeroportuale;
- la Commissione Aeroportuale, ai sensi dell’art. 6, comma 4 del D.M. 31.10.1997, nella riunione del 10 aprile 2008 non ha raggiunto l’unanimità richiesta nell’approvazione dell’impronta acustica dello scalo di Ciampino;
- il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, a seguito di quanto comunicato dall’ENAC sulla mancata unanimità in seno alla Commissione, ha delegato con nota prot. 0028447 del 10/7/2009 il Presidente della Regione Lazio a convocare e presiedere un’ apposita Conferenza di Servizi funzionale all’approvazione della zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale;
- su convocazione della Regione Lazio, si è tenuta in data 21 dicembre 2009, presso la sede regionale, la riunione della PreConferenza dei Servizi per definire, con gli enti, le società e gli operatori coinvolti, le modalità operative per lo svolgimento della su richiamata Conferenza di Servizi;
- il giorno 12/02/2010, presso la Presidenza della Regione Lazio, Sala Aniene, è stata convocata, con nota n. 9807/D2/2W del 15.01.2010 e successiva nota n. 36290/D2/2W/05 del 10.02.2010 la prima seduta della Conferenza di Servizi per l’approvazione dell’impronta acustica e della zonizzazione acustica dello scalo aeroportuale di Ciampino;
CONSIDERATO che nel corso della prima seduta della Conferenza, attesi gli aspetti eminentemente specialistici della definizione dell’impronta acustica e della successiva zonizzazione acustica dell’aeroporto di Ciampino, fu deciso di individuare in un gruppo di lavoro tecnico (costituito da un rappresentante dei Comuni di Roma, Ciampino e Marino, da un rappresentante di ENAC, da un rappresentante A.D.R. S.p.A. e da un rappresentante ARPA Lazio sotto la supervisione della Regione Lazio) il soggetto incaricato di effettuare le necessarie valutazioni, secondo le indicazioni scaturite nel corso della Conferenza e nel rispetto delle indicazioni di legge, per aggiornare, modificare e/o integrare lo studio per la caratterizzazione acustica dell’intorno aeroportuale “G.B. Pastine” di Ciampino non approvato dalla Commissione Aeroportuale di cui all’art. 5 del D.M. 31 ottobre 1997;
VISTA la Determinazione Dirigenziale n° B1476 del 19/03/2010 con la quale fu costituito formalmente il “Gruppo di Lavoro” tecnico;
PRESO ATTO CHE il suddetto “Gruppo di Lavoro” ha predisposto nel corso delle 5 riunioni, tenutesi in data 4 marzo 2010, 22 marzo 2010, 23 aprile 2010, 14 maggio 2010 e 21 maggio 2010, i sottolelencati elaborati tecnici, allegati alla presente deliberazione e di cui formano parte integrante, da sottoporre all’approvazione della Conferenza di Servizi:
1. l’impronta acustica dell’intorno aeroportuale di Ciampino e Relazione Tecnica di accompagnamento con la specificazione delle metodiche che hanno portato alla definizione dell’impronta acustica stessa;
2. due ipotesi di zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale, denominate “Proposta 1” e “Proposta 2”;
CONSIDERATO che il giorno 1 luglio 2010, presso l’Assessorato alle Politiche della Mobilità e del Trasporto Pubblico Locale, è stata convocata, con nota n. 147790/D2/2E/14 del 18.06.2010 e successiva nota n. 152224/D2/2E/14 del 24.06.2010, la seconda seduta della Conferenza di Servizi per l’approvazione dell’impronta acustica e della zonizzazione acustica dello scalo di Ciampino;
VISTO il verbale della Conferenza di Servizi redatto in data 1 luglio 2010, allegato alla presente delibera e di cui forma parte integrante e sostanziale, nel quale la Conferenza stessa ha approvato:
- all’unanimità (con l’astensione del Ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Salvaguardia Ambientale) l’impronta acustica dell’aeroporto di Ciampino, così come riportata nella planimetria e nella relazione tecnica;
- a maggioranza, con i pareri favorevoli di: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare, Regione Lazio - Dir. Reg. Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, Amministrazione Provinciale di Roma, Comune di Ciampino, Comune di Marino, Arpa Lazio, ENAC, l’ipotesi di zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale “G.B. Pastine” di Ciampino così come rappresentata nella planimetria denominata “Proposta 2”. I rappresentanti di ADR S.p.A. e A.O.C. hanno espresso parere favorevole all’ipotesi di zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale “G.B. Pastine” di Ciampino così come rappresentata nella planimetria denominata “Proposta 1”, allegata al presente verbale.
CONSIDERATO che, per la conclusione dell’iter procedimentale di tutte le attività derivanti dal contenuto della richiamata delega conferita alla Presidente della Regione dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, occorre procedere alla presa d’atto del Verbale conclusivo della Conferenza di Servizi e alla ratifica delle decisioni assunte nella Conferenza stessa;
CONSIDERATO che il presente provvedimento non è soggetto a concertazione con le parti sociali;
all’unanimità, per le motivazioni espresse in premessa che qui devono intendersi come formalmente riproposte
DELIBERA
a) Di prendere atto del verbale della Conferenza di Servizi del 1 luglio 2010, allegato alla presente deliberazione e di cui costituisce parte integrante;
b) Di ratificare le decisioni della Conferenza di Servizi che ha approvato:
1. l’impronta acustica dell’aeroporto di Ciampino così come riportata nella planimetria e nella relazione tecnica, allegata alla presente deliberazione e di cui costituisce parte integrante;
2. l’ipotesi di zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale “G.B. Pastine” di Ciampino così come rappresentata nella planimetria denominata “Proposta 2” allegata alla presente deliberazione e di cui costituisce parte integrante.
Gli atti della Conferenza di Servizi e i relativi allegati saranno trasmessi al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, a seguito della delega conferita alla Presidente della Regione Lazio, per i successivi adempimenti di competenza. 19 Gennaio 2018
Dal 1997: è, forse, stato mai sanzionato un aeromobile per sforamento di decibel? Ancora prima della funzionalità e dell’efficienza della rete di centraline che le “Linee guida per la progettazione e la gestione delle reti di monitoraggio acustico aeroportuale” (deliberata dal Consiglio Federale Ispra – 2012) illustrano in un testo di 94 pagine, occorre domandarsi quale reale supporto abbiano fornito tali impianti e dove sono stati installati e resi operativi.
Il DPR 11 dicembre 1997, n.496 Regolamento su norme per la riduzione dell’inquinamento acustico all’Art.2 “Violazione alle procedure antirumore” si legge: “Il direttore della circoscrizione aeroportuale contesta all’esercente dell’aeromobile l’avvenuta violazione delle procedure antirumore, rilevata dal sistema di monitoraggio”.
Ebbene è mai successo? In quale scalo, su quale pista, lungo quale direttrice di decollo e/o di atterraggio un qualche velivolo di qualche aerolinea, magari un aereo di categoria-capitolo-chapter 3 (uno con emissioni sonore critiche e con certificazione acustica non del tutto regolare, in qualche Paese tali adempienze non risultano granchè rigorose e perseguite) è stato verificato un superamento dei limiti di legge “acustica”?
Quale centralina di una delle tante reti di centraline ci cui tanti aeroporti del Belpaese sono attrezzate ha potuto “certificare” tale sforamento? Certo per poter per poter analizzare tali “riscontri acustici” le reti di monitoraggio con centraline, adeguatamente posizionate e con installazioni a norma, devono essere periodicamente sottoposte alle verifiche dell’ARPA regionale. E superare positivamente tale riscontro.
Lo stesso DPR 11 dicembre 1997, n.496 Regolamento su norme per la riduzione dell’inquinamento acustico riporta ancora all’Art.2, come “la gestione e manutenzione del sistema di monitoraggio è assicurata dal gestore aeroportuale” e che “in caso di violazione l’esercente, a norma dell’articolo 10, comma 3, della stessa legge, è sottoposto ad una sanzione amministrativa”.
E’ mai accaduto?
La rete delle centraline inoltre è di tipo A, M o V, e l’aeroporto dispone di un sistema radar in atterraggio e decollo al fine di correlare tracciati-radar con singolo evento sonoro, ovvero col passaggio dell’aeromobile interessato?
Il testo ISPRA sopracitato in relazione al numero e ubicazione delle postazioni delle centraline, ricorda come si debbano distinguere tre tipologie di stazioni di misura, e precisamente:
(a) monitoraggio ambientale (di tipo “A”);
(b) monitoraggio del rumore aeroportuale (di tipo “M”);
(c) verifica delle violazioni (di tipo “V”).
Ebbene il vostro aeroporto di quale di queste reti e/o centraline è equipaggiato? E’ certo che se il vostro aeroporto non è attrezzato con un sistema radar e relativo dispositivo come è possibile comparare il tracciato radar di un velivolo sottoposto alla correlazione per una eventuale “sforamento” acustico in un basso sorvolo?
Lo stesso documento ISPRA, tuttavia, ricorda inoltre:
“La correlazione tra voli ed eventi rumorosi è una funzionalità fondamentale del sistema, e deve essere sempre al massimo dell’efficienza. In questo senso, è determinante il ruolo del gestore del sistema.
Come chiaramente indicato dal legislatore, le correlazioni vanno eseguite con i dati riferiti ai voli a disposizione, siano essi costituiti dai tracciati radar (che offrono la possibilità di una valutazione spaziale), siano semplicemente i dati di movimentazione forniti dalla società di gestione; non vi è differenza logica di importanza tra tali dati. Quando entrambi i dati sono disponibili, questi devono essere complementari; viceversa, quando risulta presente una sola tipologia, questa deve essere necessariamente usata per la correlazione. Ciò implica che, qualora si disponga per una certa giornata di un periodo di sole tracce e di un altro di soli dati voli, la correlazione dovrà comunque essere completata per l'intera giornata, utilizzando i dati necessari, indipendentemente dalla loro origine. I risultati delle procedure automatiche di correlazione giornaliere vanno costantemente verificate dal gestore del sistema.
Le procedure di correlazione con le sole operazioni di volo possono dimostrarsi più difficoltose, o a volte praticamente impossibili, in particolare per aeroporti con un numero elevato di movimenti o con più piste; le difficoltà di correlazione si manifestano anche in caso di localizzazione della stazione di monitoraggio non idonea oppure se posta a notevole distanza dalla sorgente sonora (aeromobile).
È indispensabile utilizzare l’insieme delle informazioni disponibili nel sistema, tra cui quelle sull'evoluzione temporale degli eventi rumorosi o sulla loro sequenza in diverse postazioni di misura, effettuando tutte quelle elaborazioni che assicurino un’ottimale correlazione
Ogni dato non derivato direttamente dalla misura (dato non acustico) può essere utilizzato allo scopo di attribuire correttamente l’associazione tra evento rumoroso e movimento aereo.
Infine, la validazione del dato, sia esso relativo al singolo sorvolo ovvero alla determinazione di un indice giornaliero o di periodo, è un processo che stabilisce la significatività del dato stesso in funzione delle condizioni di rilevamento. Risulta quindi necessario che le procedure che regolano il processo di validazione siano definite in forma scritta e siano omogenee nei differenti scali aeroportuali. In particolare, vanno utilizzati alcuni criteri generali che permettano la determinazione dell’indice LVA anche in presenza di funzionamento parziale delle stazioni di misura o di lacune nella determinazione dei dati dei voli.
L’attività di validazione dei dati richiede l’attenzione giornaliera di un gestore del sistema di elevata professionalità. L’obiettivo di arrivare a un numero elevato di dati validi comporta una serie di verifiche che il gestore deve effettuare sui parametri acquisiti e sulle funzionalità del sistema. Questo porta inoltre ad attuare con tempestività sia la selezione dei dati da ritenersi validi sia il rapido intervento di correzione o manutenzione in una qualsiasi delle fasi di misurazione, acquisizione, trasmissione, elaborazione dei dati. Relativamente ai parametri collegati al singolo evento sonoro, essi vanno attribuiti alla sorgente specifica, in particolare quando si dia la possibilità di valutare le diverse fonti di rumore. Se la sorgente risulta essere di tipo aeronautico il rumore deve essere attribuito correttamente, anche in assenza di correlazione con il tracciato radar o l’informazione dei voli. Tuttavia, dal momento che l’indice LVA si calcola esclusivamente utilizzando eventi sonori correlati oggettivamente con movimenti aerei, solo questa tipologia di eventi (e il relativo SEL) deve essere presa in considerazione per il calcolo di LVAj e LVA”.
Quale utilità svolgono quindi le reti di monitoraggio insediate in numerosi aeroporti del Belpaese?
Qualora non risultassero idonee alle verifiche di tipo V, ovvero inservibili per le correlazioni (possibilmente al 100%), son in grado almeno di svolgere un monitoraggio ambientale (di tipo “A”) e/o di monitoraggio del rumore aeroportuale (di tipo “M”)? Su quali scali avviene e quali report periodici sono stati forniti alla popolazione interessata in tal senso negli ultimi 20anni?
Un dato è certo, lo stesso DPR 11 dicembre 1997, n.496 Regolamento su norme per la riduzione dell’inquinamento acustico all’Art.2 rileva:
“L’Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiante, ARPA, effettua ispezioni periodiche per verificare l’efficienza dei sistemi di monitoraggio, ed invia una relazione, con cadenza almeno semestrale, circa i controlli effettuati, la tipologia delle infrazioni rilevate.” 9 Gennaio 2018
Le mappe acustiche, innanzi tutto, sono da rifare con AEDT. Una delle opzioni per la coesistenza tra territorio, comunità e un aeroporto è l’adozione di una serie di misure intese a ridurre l’impatto acustico dei velivoli, delle flotte civili, commerciali e militari. Attenuare gi spazi di rumore nell’area attorno alle piste di volo e ground-side per mantenere e/o migliorare “la qualità di vita degli abitanti vicini e promuovere la compatibilità tra attività aeronautiche e aree residenziali, in particolare laddove sono coinvolti voli notturni”.
A che punto siamo in Italia e in Europa?
Dopo la risoluzione A33/7 dell’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale (ICAO) e l’imposizione dell’idea di “approccio equilibrato” la materia avrebbe dovuto dipanarsi e risolvere e/o perlomeno procedere verso una situazione di “mitigazione” delle ricadute. Una realtà, probabilmente, perseguita e raggiunta in Europa: non altrettanto nel Belpaese.
Con il Regolamento (UE) N. 598/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014, sono state aggiornate le “disposizioni” della Comunità Europea e istituito norme e procedure per l’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti dell’Unione, nell’ambito di un approccio equilibrato, e abroga la direttiva 2002/30/CE.
Dopo il ritiro dei velivoli più rumorosi, ovvero di Capitolo 2 Chapter 2, dovrebbero volare solo le flotte dal Capitolo 3 e Capitolo 4, con il varo e verifica di certificazioni e livelli di manutenzione dei propulsori che attestino tali requisiti “acustici”. Avviene? E’ indiscutibile che le flotte “militari” operino indifferenti a tali restrizioni, così come aeromobili civili-commerciali di alcune aerolinee e/o determinati Paesi non siano sottoposti a sistematici controlli di “mantenimento” dei certificati acustici originali.
A fronte della storica Direttiva 2002/30/CE con la quale il Parlamento europeo e del Consiglio, erano state elaborate e proposte procedure e restrizioni operative a terra e in volo (utilizzo reverse-spinta inversa e tecniche di decollo ed atterraggio) per il progressivo contenimento del rumore negli aeroporti della Comunità. Identificando la ripartizione “delle responsabilità e precisare i diritti e gli obblighi dei soggetti interessati durante il processo di determinazione del rumore, in modo da conseguire gli obiettivi di a battimento del rumore con misure improntate al principio costi/efficacia per ogni aeroporto”.
Le procedure proposte e le restrizioni operative negli aeroporti dell’Unione, ad opera degli Stati membri in base alla valutazione di ogni singola situazione, avrebbero potuto anche determinare limiti alla capacità, numero dei movimenti ora, giorno e massimo annuo al fine di assicurare livelli acustici massimi ammissibili. In definitiva per assicurare l’adeguato e ottimale clima acustico nell’intorno degli aeroporti.
L’efficienza operativa di uno scalo avrebbe dovuto armonizzarsi con il conseguimento specifico “di abbattimento del rumore” con l’obiettivo esteso a tutti gli aeroporti: con un traffico superiore a 50 000 movimenti di velivoli/ anno e quelli affossati nei centri storici e cittadini/metropolitani.
Anche nell’ipotesi di inequivocabili restrizioni operative dirette a contenere il rumore: un plafond massimo dei voli consentiti che tradotti in un “monte acustico globale” avrebbe potuto riconsiderare anche le flotte aeree con cui operare su un determinato scalo. Il limite anno di 16.300 movimenti di velivoli di Categoria-Capitolo-Chapter 3 avrebbero potuto diventare 24.000 movimenti/anno di flotta di Capitolo-Chapter 4.
La determinazione delle mappe acustiche aeroportuali in Lva, in Italia elaborate con modello matematico INM, avrebbero dovuto essere aggiornate con il modello AEDT (Aviation Environmental Design Tool Version 2b) che ha reso arcaico e inadeguato quello ancora utilizzato e in vigore in sede di Commissioni Aeroportuali. Che tra l’altro non è stato ciclicamente ri-pristinato, magari ogni biennio, in relazione alle quote aumentate di numero di voli sulle piste. A riguardo il punto 9 del Regolamento (UE) N. 598/2014 sostiene:
“La determinazione del rumore, da effettuarsi con regolarità conformemente alla direttiva 2002/49/CE, dovrebbe condurre all’adozione di misure supplementari di abbattimento del rumore solo se la combinazione delle misure vigenti di mitigazione non consente di raggiungere gli obiettivi prestabiliti in materia di abbattimento, tenendo conto dello sviluppo previsto dell’aeroporto. Negli aeroporti in cui è stato constatato un problema di inquinamento acustico, ulteriori misure di abbattimento del rumore dovrebbero essere individuate in conformità della metodologia dell’approccio equilibrato. Al fine di garantire un’ampia applicazione dell’approccio equilibrato nell’Unione, si raccomanda di ricorrere a tale approccio ogniqualvolta il suo uso sia considerato adeguato dal singolo Stato membro interessato, anche al di là dell’ambito di applicazione del presente regolamento. Restrizioni operative volte a contenere il rumore dovrebbero essere introdotte solo se altre misure dell’approccio equilibrato non sono sufficienti a raggiungere gli obiettivi specifici prestabiliti in materia di abbattimento del rumore”.
Lo stesso Regolamento (UE) N. 598/2014, in relazione alle ricadute acustiche sui cittadini e agli esiti sulla salute, al punto 11) riporta con forza:
“È necessario riconoscere l’importanza degli aspetti relativi alla salute in relazione a problemi di inquinamento acustico ed è pertanto importante che tali aspetti siano tenuti in considerazione in modo coerente presso tutti gli aeroporti quando è presa una decisione sugli obiettivi di abbattimento del rumore, tenendo conto dell’esistenza di norme comuni dell’Unione in questo settore. Gli aspetti relativi alla salute dovrebbero essere quindi valutati in conformità della legislazione dell’Unione in materia di valutazione degli effetti del rumore”. 22 Dicembre 2017
IRESA, PFC e tributi vari. Se in Italia l’IRESA (Imposta Regionale Emissioni Sonore Aeromobili) è sostanzialmente irrilevante se non inesistente, soprattutto con il vincolo di 0.50 euro a tonnellata di aeromobile negli altri Paesi europei e/o negli USA gli equivalenti contributi-tassa a carica di ogni singolo passeggero e/o aerolinea è stata da anni, se non decenni definita e consolidata.
Raccogliere fondi e/o risorse per iniziative e attività da destinare a fronteggiare e/o risolvere gli effetti e le ricadute delle emissioni sonore generate dalle flotte aeree civili-commerciali sugli aeroporti è una realtà operativa. Finanziare reti di monitoraggio specifiche, insonorizzare le abitazioni localizzare nelle zone “rumorose” e altre iniziative per mitigare e contrastare air e ground-noise rappresenta un esercizio quotidiano dei rappresentanti dei comuni aeroportuali.
Negli USA la FAA ha in esercizio la Passenger Facility Charge (PFC), un programma che raccoglie “contributi” fino a 4.50 dollari-USA per ogni passeggero imbarcato sugli aeroporti commerciali-civili.
Le somme raccolte dalla FAA sono destinati a misure e interventi a sostegno della sicurezza del volo, della security e nella riduzione-contenimento del rumore aereo. Una parte di queste somme sono state utilizzate per insonorizzare residenze private ed edifici pubblici. Nella zona dell’aeroporto Chicago O’Hare, ad esempio, con un costo di 550 milioni di dollari sono state “mitigate” 10mila abitazioni e 120 istituti scolatici.
L’equivalente normativa francese per la noise tax per ogni decollo, varata il 1 gennaio 2005, avrebbe consentito, con 1.5 milione di euro, l’integrale “insonorizzazione” del “Paris Charles de Gaulle noise insulation scheme”.
In Francia la “noise tax” è, sostanzialmente, incassata dai decolli dai nove maggiori scali del Paese, con oltre 20mila voli/anno: Paris-Orly, Toulouse-Blagnac, Paris-Charles-de-Gaulle, Paris-le Bourget, Nantes-Atlantique, Beauvais-Tillé, Bordeaux-Mérignac, Marseille-Provence and Nice-Côte-d’Azur. L’ammontare del contributo applicato varia da circa 3.00 a 45.00 euro in relazione al carico commerciale del velivolo (MTOW) e al certificato di rumorosità dello stesso. TNSA (DGAC - autorità francese dell’aviazione civile) applica invece altre tassazione per atterraggi e gestori aeroportuali.
La materia è stata anche oggetto del documento ICAO’ Balanced Approach to Aircraft - Noise Management - Land-use planning and management measures. Modalità e criteri per caratterizzare strumenti finanziari per tassare le emissioni sonore da un lato Te procedure di mitigazione del territorio circostante alle piste di volo dall’altro.
L’autorità inglese CAA a, da tempo varato una specifica regolamentazione ad esempio negli aeroporti di Heathrow, Gatwick e Stansted. La tassazione applicata alle “environmental landing charges” sono proporzionate alle caratteristiche dei propulsori che equipaggano i singoli aeromobili, e precisamente:
a) Noise charging categories should be based on ICAO certification data, namely the margin to Chapter 3, to incentivise best-in-class.
b) Noise charging categories should of equal width, typically 5 EPNdB, or narrower, to ensure adequate differentiation of noise performance.
c) The noise charging categories used at a given airport should cover the full range of aircraft in operation at the airport. This range should be reviewed periodically and modified as appropriate.
d) Noise charges for operations occurring at night should be greater than those that occur during the day.
e) Where noise-related charge differentials occur depending on the time of day of an operation, the scheduled time of the operation should be used as oppose to the actual time. Penalties may be used to disincentivise
operations scheduled to occur on the cusp of the night period that regularly fall into the night period.
f) There should be a clear distinction between noise-related landing charges and any non-noise-related charges, e.g. demand-related charges.
g) Charging schemes should ideally be harmonised across airports within the UK. Aircraft should be treated similarly from one airport to another, even if the charges at each airport are different. (continua) 21 Dicembre 2017
Una Risoluzione in Commissione per un tributo dovuto! La questione IRESA in Italia è davvero inverosimile. I Comuni aeroportuali destinatari obbligati per una imposta che avrebbe dovuto costituire un finanziamento per le opere e gli interventi di disinquinamento acustico e all'eventuale indennizzo delle popolazioni residenti, nelle Regioni che hanno predisposto tale “tassa” a carico delle aerolinee e limitata all’irrisoria somma di 0,50 euro a tonnellata, una aliquota è destinata a “dipendenti in cassa integrazione”. Occorre davvero “ripensare” e riformulare integralmente l’IRESA. Sarà possibile e realizzabile? In tale quadro si muove l’iniziativa attivata dall’On. Arianna Spessotto.
Risoluzione in commissione 7-01344 presentato da SPESSOTTO Arianna e dagli On. Crippa, Villarosa, Sibilia, e De Rosa
premesso che:
l'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili (IRESA), istituita dalla legge 21 novembre 2000, n. 342, «Misure in materia fiscale» (articoli 90-95), è un tributo, a totale carico delle compagnie aeree, la cui ratio è rinvenibile nella necessità di ridurre l'inquinamento acustico nelle aree limitrofe agli aeroporti e migliorare la vivibilità dei territori coinvolti dalle attività aeroportuali;
all'articolo 90, comma 1, si stabilisce che il gettito derivante da tale imposta attribuito ad ogni regione o provincia autonoma per ogni decollo ed atterraggio dell'aeromobile civile negli aeroporti civili – venga destinato «prioritariamente al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico e al disinquinamento acustico e all'eventuale indennizzo delle popolazioni residenti in aree facenti parte dell'intorno aeroportuale»;
successivamente, con il decreto legislativo n. 68 del 2011 in materia di autonomia di entrata delle regioni, l'Iresa è stata trasformata in tributo proprio regionale, a decorrere dal 1º gennaio 2013, rimettendo «la concreta istituzione dell'imposta e la disciplina del e relative modalità applicative [...] all'autonomia delle singole Regioni»; ferma restando la facoltà per le regioni di sopprimerla, come ha fatto di recente la regione Lombardia con la sospensione del tributo a partire dal 1º gennaio 2013;
tuttavia, soltanto alcune regioni hanno istituito l'Iresa con importanti differenze a livello nazionale, tanto che la Conferenza Stato-regioni, per garantire omogeneità legislativa ha dettato regole comuni con un range di aliquote (doc. 12/175/CR5a/C2);
a seguito di specifica segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato del 20 agosto 2013, è stato introdotto l'articolo 13, comma 15-bis, del decreto-legge n. 145 del 2013, che ha stabilito il valore massimo dell'imposta nella misura di 0,50 euro a tonnellata e la rimodulazione del tributo in base alla distinzione tra voli diurni e notturni e alle peculiarità urbanistiche delle aree prospicienti i singoli aeroporti;
ad avviso dei firmatari del presente atto, il quadro normativo vigente non solo risulta disomogeneo a livello nazionale e non ispirato a criteri di efficienza, ma l'Iresa non rispecchia la natura di «imposta di scopo», essendo talvolta (come nel Lazio) destinata solo per il 10 per cento alla gestione dei costi sociali delle emissioni sonore provenienti dagli aerei;
come sottolineato anche dalla Corte dei conti, con la deliberazione n. 7/2012/G, le disposizioni normative di cui sopra, trovano collocazione in un ben più ampio quadro normativo la cui cornice è costituita dal diritto alla salute, «fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività» (articolo 32 della Costituzione) e dalla tutela dell'ambiente, alla quale la legge costituzionale n. 3 del 2001, nel riformare il titolo V della parte II della Costituzione, ha attribuito esplicito riconoscimento costituzionale (articolo 117, secondo comma, lettera s),
impegnano il Governo:
ad assumere le opportune iniziative normative volte a definire criteri uniformi per il calcolo dell'Iresa, tali da condurre ad una definizione univoca del livello del tributo, almeno relativamente ad una soglia minima, per tipologia e caratteristiche, evitando gli effetti distorsivi di cui in premessa e quindi la possibile disapplicazione dell'Iresa a livello regionale;
ad assumere tutte le necessarie iniziative affinché sia garantito che il gettito di imposta, devoluto alle regioni, venga poi effettivamente destinato «in via prevalente» al sostegno del costo degli interventi necessari per contenere il rumore e compensare la popolazione residente, come appunto avviene in altri Stati membri dell'Unione europea, attraverso la definizione di una soglia minima valida per tutte le regioni e tale da garantire un equo indennizzo alle popolazioni residenti nelle zone dell'intorno aeroportuale. 18 Dicembre 2017
Urgente modificare una tecnica “rumorosa”! E solo flotte Capitolo 4^! Sono ormai oltre 10-15 anni (forse di più!) che Aerohabitat, periodicamente, illustra i vantaggi e benefici acustici della procedura antirumore identificata come NADP 1 (Noise Abatement Departure Procedure12) e NADP 2 (Noise Abatement Departure Procedure 2), ma invano. Sembrerebbe che aver adottato una, cosiddetta, procedura antirumore con riduzione della spinta di decollo a 1500 piedi invece che a 800 piedi di quota non comporti, non si qualifichi, come un incremento dell’emissioni sonore dei propulsori sull’ambiente e territorio circostante.
E’ lo stesso sito web ENAC a sostenerlo: “l'individuazione della più appropriata procedura antirumore di decollo e di atterraggio consente di ottimizzare i benefici ambientali. L'ampiezza ed il profilo delle impronte acustiche rappresentative dello scenario di traffico di un aeroporto sono influenzate, in particolare, dalle procedure operative in volo e da quelle a terra. Pertanto lo studio di una più appropriata procedura operativa di abbattimento rumore, rispetto all'esistente, costituisce una misura importante da prendere in considerazione. Le variazioni di regime motore lungo il sentiero di decollo ed una diversa configurazione dei flap comportano livelli di rumore diversi nel corso della fase di decollo. In modo analogo il rumore percepito per un velivolo in atterraggio è influenzato dai parametri di volo e dalla pendenza del sentiero di avvicinamento. Pertanto una combinazione di rotte preferenziali antirumore e di un' appropriata tecnica di volo consente di ottimizzare i benefici ambientali.
La gamma delle possibilità nella scelta delle procedure più idonee per minimizzare l'impatto acustico è condizionata soprattutto da motivazioni di sicurezza del volo. Una procedura operativa di abbattimento rumore potenzialmente può limitare l'accesso all'aeroporto di velivoli le cui prestazioni non consentono il rispetto della procedura stessa. Nella gamma di possibilità di nuove procedure abbattimento rumore vi è l'applicazione di particolari tecniche di avvicinamento e discesa, quali ad esempio il continous descent approach, tecniche di reduced power/reduced drag, steep approach, ecc.”.
In aggiunta all’acquisizione delle tecniche antirumore NAPD 1 e NAPD 2 per ridurre le emissioni dei propulsori che equipaggiano la flotte di aviazione civile-commerciale sugli scali del Belpaese è, comunque, anche indispensabile vietare le operazioni a velivoli classificati come di 3^ Categoria (certificato acustico) Annesso 16 ICAO. In questa fase di sostanzioso incremento dei voli-movimenti aerei sulle singole piste del Belpaese sarebbe indispensabile restringere l’attività alla sola flotta classificata come 4^ categoria ICAO, ovvero a minori emissioni sonore.
Perché ENAC e la Commissioni aeroportuali dei “rumorosamente sofferenti” scali del Belpaese non hanno ancora “sperimentato” le nuove procedure, tecniche e restrizioni? 13 Dicembre 2017
Sulle implicazioni negative dell’impatto acustico e gassoso. Constatazioni, analisi e domande su inquinamento ambientale nei pressi di alcuni aeroporti italiani (Ciampino, Treviso-Canova, Venezia-Tessera, Pisa San Giusto, Bergamo-Orio al Serio e altri) presentata dall'onorevole Arianna Spessotto (M5S)
"Al ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, al ministro della Salute, al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.
Per sapere, premesso che:
l'inquinamento ambientale di origine aeroportuale, acustico ed atmosferico, rappresenta un fattore di rischio che, come comprovato da numerosi studi scientifici ed epidemiologici, può avere gravi ripercussioni sulla salute delle persone esposte, in particolare su quelle residenti nelle zone limitrofe agli aeroporti;
dal punto di vista della qualità dell'aria, le attività aeroportuali possono determinare l'emissione in atmosfera di sostanze inquinanti, originate principalmente dalla combustione di combustibili fossili, quali SO2, NOx, CO e materiale particolato PM10 e PM2,5, caratterizzati da una dispersione spaziale significativamente più elevata rispetto a quella tipica del traffico auto veicolare;
per quanto riguarda invece le conseguenze dell'inquinamento acustico sulla salute, un recente Studio sugli effetti del rumore aeroportuale ('Sera') (disponibile al sito www.ccm-network.it) ha evidenziato, valutando gli effetti del rumore e dell'inquinamento atmosferico tra i residenti nei pressi degli aeroporti di Torino-Caselle, Pisa-San Giusto, Venezia-Tessera, Milano-Linate, Milano-Malpensa e Roma-Ciampino, una associazione tra rumore di origine aeroportuale ed aumento della pressione arteriosa, dell’annoyance e di disturbi del sonno, in accordo con quanto riportato nella letteratura internazionale;
in particolare, studi di laboratorio indicano che il rumore può avere un impatto sulle funzioni fisiologiche nell'uomo, tra cui alterazione del sistema nervoso autonomo e del sistema ormonale, irritabilità, stanchezza, mal di testa, alterazione della qualità del sonno, calo di performance ed in generale di un'alterazione psicofisica. Nei bambini è stata inoltre documentata una riduzione delle capacità di apprendimento e delle capacità cognitive;
come evidenziato dall'Ispra, il progressivo aumento del traffico aeroportuale degli ultimi anni si è associato ad una crescente tendenza all'incremento dell'inquinamento acustico ed ambientale e delle emissioni di scarico generate dal traffico stradale, tipicamente associato alla presenza di impianti aeroportuali;
gli interventi di potenziamento delle maggiori infrastrutture aeroportuali nazionali, previsti dal piano nazionale aeroporti e dai relativi masterplan, determineranno poi, con ogni probabilità, nei prossimi anni, un forte aumento del traffico aereo nei suddetti scali, anche per effetto dell'incremento dei voli low-cost;
per quanto riguarda lo scalo 'G.B.Pastine' di Ciampino, che rimane uno dei comuni con l'inquinamento atmosferico più elevato della Regione Lazio, è stato dimostrato un aumento considerevole del numero di prescrizioni di farmaci legati a malattie respiratorie e di medicine antidepressive ed un'associazione tra rumore aeroportuale, ipertensione e fastidio generato da rumore;
anche il piano di sviluppo dell'aeroporto 'Canova' di Treviso pone numerose criticità in relazione ai rischi di un ulteriore aumento dell'inquinamento acustico ed ambientale, conseguenza del previsto incremento del numero di movimentazioni annue nel prossimo masterplan, senza che si sia peraltro ancora concluso l’iter della procedura di valutazione di impatto ambientale;
lo stesso discorso vale anche per l'aeroporto di Bergamo, in continua espansione, in relazione al quale il superamento dei limiti emissivi acustici ed atmosferici previsti per legge sta creando seri problemi ai cittadini;
per quanto riguarda lo scalo 'Marco Polo' di Venezia, da anni i monitoraggi dell'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ArpaV) riscontrano il superamento costante del limite acustico comunale, specie notturno, dovuto al traffico aereo;
anche all'aeroporto di Pisa, Arpat ha rilevato un aumento del rumore causato dagli aerei in fase di decollo ed ha certificato 'l'esistenza di una porzione dell'abitato di Pisa in cui le emissioni aeroportuali superano i limiti previsti',
alla luce della pressione ambientale esercitata dagli scali di cui in premessa, se il Governo intenda avviare, per quanto di competenza ed anche attraverso il supporto delle aziende sanitarie locali, le opportune analisi ed i necessari controlli atti a rinvenire l'eventuale tossicità degli inquinanti derivanti dalle attività degli scali aeroportuali o ad essa connessi, sia dal punto di vista acustico che ambientale". 21 Novembre 2017
In altri Paesi le “noise tax” sono applicate, è un tributo inevitabile. In Italia IBAR (Italian board airline representatives) da un lato e l’Autorità di regolazione dei trasporti ancora nell'agosto 2013 avevano in qualche modo fronteggiato e sostanzialmente inibito l’attivazione dell’imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili (IRESA) - istituita con l’art . 90, comma 4 , della legge 21 novembre 2000 n . 342 e dall’art.8 del Decreto Legislativo n. 68 del 6 maggio 2011.
L’iniziativa nell’ambito delle normative in carico alle Regioni del Belpaese ha/aveva lo scopo di utilizzarne il gettito derivante per il completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, disinquinamento acustico e, eventualmente, l ' indennizzo delle popolazioni residenti nell’intorno aeroportuale.
Niente di straordinario, eccezionale e di nuovo, IATA, ICAO, CAA, CAEP ed EASA in Europa hanno da tempo analizzato e illustrato procedure e provvedimenti per tassare il rumore generato dagli aeroporti nei Paesi Europei ed extra. Sono conosciute come Environmental charging of impact of noise and NOx landing charges. Raccomandazioni esplicite in materia sono riportate in numerosi documenti con finalità evidenti:
“used landing charges to incentivise airlines to use quieter aircraft types to improve their noise erformance to share the benefit of new aircraft technology with local residents”.
In Gran Bretagna la totalità degli aeroporti ha emanato e applica, in associazione con “noise limits and restrictions on night flights” una apposita tassazione: correlata alla rumorosità del velivolo e alla fascia oraria dell’atterraggio e/o decollo. Anche le flotte militari che operano su aeroporti civili-comemrciali e militari, pur con tarrifazione diversificata, sono sottoposti alle medesime regole
In Francia la cosiddetta “Noise Tax” su Air Transport Noise Pollution (taxe sur les nuisances sonores aériennes, also referred to as TNSA or French Noise Tax) è stata adottata ed è applicata su voli comemrciali e non sui nove maggiori aeroporti del Paese.
A Paris-Orly, Toulouse-Blagnac, Paris-Charles-de-Gaulle, Paris-le Bourget, Nantes-Atlantique, Beauvais-Tillé, Bordeaux-Mérignac, Marseille-Provence e Nice-Côte-d’Azur sono rapportate ad ogni partenza con una tariffazione che varia da € 2.00 a € 35.00), in relazione al peso massimo al decollo, alla certificazione del velivolo interessato e all’ora di partenza (giorno/notte).
Sono imposte diverse da quelle che le aerolinee pagano al gestore all’aeroportuale per le operazioni di atterraggio, parcheggio e/o decollo.
L’ICAO a riguardo ha da tempo descritto le Policies on Charges for Airports, e oltre alle traiffazioni/imposte per la navigazione hanno anche predisposto:
Noise-related charges
Although reductions are being achieved in aircraft noise at source, many airports will need to continue the application of noise alleviation or prevention measures. Costs incurred in implementing such measures may, at the discretion of States, be attributed to airports and recovered from the users. States have the flexibility to decide on the method of cost recovery and charging to be used in light of local circumstances. In the event that noise-related charges are to be levied, consultations should take place on any items of expenditure to be recovered from users and the following principles should be applied:
i) Noise-related charges should be levied only at airports experiencing noise problems and should be
designed to recover no more than the costs applied to their alleviation or prevention.
ii) Any noise-related charges should be associated with the landing fee, possibly by means of surcharges
or rebates, and should take into account the noise certification provisions of Annex 16 — Environmental Protection to the Convention on International Civil Aviation in respect of aircraft noise levels.
iii) Noise-related charges should be non-discriminatory between users and not be established at such
levels as to be prohibitively high for the operation of certain aircraft.
In Italia invece l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato con un testo sottoscritto dal Presidente Giovanni Pitruzzella nel 2013 ha sostenuto un limite massimo di IRESA pari a 0.50 euro a tonnellata.
A complicare l’intera materia anche la Corte Costituzionale, che con la sentenza depositata in data 13 febbraio, 2015, ha dichiarato la piena legittimità del limite massimo di 0,50 Euro a tonnellata fissato, per la Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aerei commerciali-Iresa- (decreto-legge 23 dicembre 2013, n.145).
Come venire a capo di una questione che nei restanti Paesi UE e nella prevalenza degli aderenti all’ICAO ha invece una piena legittimità senza vincoli di sorta? E che trova, ancora una volta il Paese Italia fanalino di coda? 7 Novembre 2017
Una mappa acustica da rifare e un monitoraggio di centraline da perfezionare. Con il comunicato stampa n.84/17 ENAC ha formulato le intenzioni e gli impegni conseguenti alla riunione della Commissione Aeroportuale del 26 Ottobre 2017 in relazione alle denunce e segnalazioni ed esposti provenienti da cittadini residenti nei dintorni dello scalo, in particolare nel Comune San Giuliano, frazione Ghezzano, che rilevano un aumento del rumore causato dagli aerei in fase di decollo.
Niente di nuovo quindi, lo scenario è quello classico dei cittadini che protestano per il rumore aereo. Succede per le zone sorvolate in decollo – come in questo caso – per gli avvicinamenti e gli atterraggi, ma anche per gli abitanti delle aree prossime al sedime aeroportuale. Allo steccato, alla staccionata oltre la quale sono insediate e vivono comunità di cittadini.
La materia in discussione è sempre la stessa, la mappa acustica aeroportuale è corrispondente alle emissioni reali generale nelle fasi on-ground e in-flight delle flotte commerciali, di aviazione generale e della 46° Aerobrigata e/o aeronautica operativa sulla pista Pisana?
Anche la rete delle centraline, quante, come sono localizzate, sono realmente l’optium per analizzare le operazioni in volo ed identificare eventuali sforamenti “acustici”? La loro manutenzione è regolare come il loro funzionamento e sono periodici i riscontri di tale operatività? Purtroppo non si hanno dati puntuali e circostanziati. Sia sul data base della mappa acustica aeroportuale in LVA elaborata con l’arcaico modello matematico INM – di cui si ignorano il numero dei voli, la tipologia degli aeromobili coinvolti e, per finire, il tempo di emissioni sonore a terra elaborate e la loro modalità (uso reverse e altro).
Come è ben noto la mappa acustica in LVA dovrebbe essere aggiornata periodicamente (anche ogni anno se il numero dei voli aumenta e la tipologia dei velivoli cambia) e, dopo, l’acquisizione del Maggio 2015 del AEDT (Aviation Environmental Design Tool Version 2b) l’arcaico INM è, di fatto, inutile.
E’ stato soppiantato con AEDT il modello matematico operativo anche in fase di redazione di MasterPlan, di VIA e VAS aeroportuale, oltre che di Commissione Aeroportuale come stabilito da specifici Decreti Ministeriali (DM) e Circolari ENAC indispensabile a stimare l'impatto acustico dei velivoli nei vari scali civili-commercialimilitari. Anche nel Belpaese, nonostante l’ENAC non lo abbia ancora acquisito. A tale scopo M5S ha da tempo presentato una interrogazione parlamentare sollecitando il Governo ad adottare una tecnica di modelizzazione dell’impatto acustico e atmosferico promossa anche in sede di Comunità Europea.
In questo quadro pertanto il comunicato con gli impegni assunti e conseguenti alla riunione della Commissione Aeroportuale acustica di ENAC del appaiono alquanto generici. Ipotizzare sanzioni alle aerolinee e/o piloti trasgressori e/o che violano limiti acustici prefissati appare un intento del tutto avulso ad una realtà “ambientale” che deve, necessariamente, preliminarmente verificata: a
ll’interno del sedime aeroportuale e lungo le traiettorie di decollo e di atterraggio.
COMUNICATO STAMPA N. 84/2017
RIUNIONE COMMISSIONE AEROPORTUALE DI PISA SU INQUINAMENTO ACUSTICO: IMPEGNO DI TUTTI I PARTECIPANTI A CERCARE SOLUZIONI PER MITIGARE RUMORE SU ALCUNI COMUNI INTORNO ALLO SCALO PISANO
Si è riunita oggi, 26 ottobre 2017, la Commissione Aeroportuale dell’Aeroporto di Pisa di cui fanno parte, tra gli altri, oltre agli amministratori dei Comuni dell’intorno aeroportuale interessati dal traffico dell’aeroporto e in particolare il Comune di Pisa e il Comune di San Giuliano Terme, anche i rappresentanti del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, della Regione Toscana, dell'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Toscana (ARPAT), della 46a Aerobrigata, dei vettori che operano sullo scalo e del gestore Toscana Aeroporti.
La riunione è stata convocata dalla responsabile della Direzione Aeroportuale Toscana dell’ENAC, in qualità di Presidente della Commissione, al fine di analizzare alcune tematiche inerenti l’inquinamento acustico e ambientale a seguito di esposti e segnalazioni provenienti da cittadini residenti nei dintorni dello scalo, in particolare nel Comune San Giuliano, frazione Ghezzano, che rilevano un aumento del rumore causato dagli aerei in fase di decollo. La riunione si è svolta in un clima di collaborazione tra tutti i soggetti presenti che hanno concordato sulla volontà di trovare soluzioni idonee a ridurre i fattori evidenziati dai cittadini. Tra le ipotesi che verranno analizzate vi è anche l’eventuale introduzione di un sistema volto a verificare la possibilità da parte della Direzione Aeroportuale Toscana a comminare sanzioni ai vettori in caso di scostamento e violazione della procedura prevista in fase di decollo. 31 Ottobre 2017
E’ il Decreto Legislativo 17 febbraio 2017 n. 42. Ma a chi tocca l’AEDT? La sintesi degli esperti sostiene che sono state disciplinate disposizioni in materia di armonizzazione della normativa nazionale in materia di inquinamento acustico (articolo 19, comma 2, lettere a), b), c), d), e), f) e h) della legge 30 ottobre 2014, n. 161), ma la realtà quale è?
Quella della zonizzazione mappa acustica modello matematico INM (magari datata di 10-15 anni), dei riscontri della rete di centraline di monitoraggio (ma chi conosce realmente i dati giornalieri/mensili al 100%?) e/o le risultanze del delle Direttive 2002/49/CE e 2002/30/CE quale realtà riproducono in Lday-Day equivalent level,
Lden-Day-evening-night equivalent level, Ldn-Day-night equivalent level (Ldn, Lden, CNEL - Community Noise Calculators)?
Rappresentano le ricadute autentiche dell’impatto acustico derivato dall’attività aerea al suolo e in volo in prossimità di una pista di volo e/o aeroporto? La legge¬quadro del D. Lgs 42/2017 raccoglie e sintetizza le tantissime norme quali la legge 26 ottobre 1995, n. 447 (Legge quadro sull'inquinamento acustico) e in attuazione della legge delega 30 ottobre 2014, n. 161 ha varato valori limite per la mitigazione dell’inquinamento acustico e la salvaguardia delle popolazioni e degli ecosistemi.
Non solo degli aeroporti civili commerciali (e militari) e aviosuperfici, elisuperfici e idrosuperfici. Tra abrogazioni di DPCM 31 marzo 1998 e altro il D. Lgs 42/2017 è in vigore dal 19 aprile 2017.
Il carattere onnicomprensivo della legge è evidenziato dalla definizione stessa di inquinamento acustico, definito (articolo 2) "l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento dell'ecosistema, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o dell'ambiente esterno tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi".
Gli obiettivi del decreto legislativo 17 febbraio 2017, n. 42 prevede l'armonizzazione della normativa nazionale in materia di inquinamento acustico come richiesto dalla Legge Europea (L.n.161/2014) e come riportato dal Consiglio dei Ministri, si pone in particolare l'obiettivo di ridurre le procedure di infrazione comunitaria aperte nei confronti dell'Italia in materia di rumore ambientale, nonché quello di risolvere in modo definitivo alcune criticità normative, soprattutto in materia di applicazione dei valori limite e di azioni mirate alle autorizzazioni all'esercizio di sorgenti sonore. Le modifiche riguardano il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 194 che da attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale.
Le mappe acustiche avrebbero dovuto essere trasmesse entro il 30 giugno 2017 (alla regione o alla provincia autonoma competente) con i dati dell'anno solare precedente. E’ avvenuto?
Entro il 30 giugno 2017 e, successivamente, ogni cinque anni? Ma nei testi disponibili si legge anche che le società e gli enti gestori trasmettono i piani d'azione e le sintesi al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e alle regioni o province autonome competenti, entro il 18 luglio 2018 e, successivamente, ogni cinque anni.
Le attuali mappe acustiche aeroportuali non devono, innanzi tutto, essere aggiornate se non riesaminate con Aviation Environmental Design Tool - AEDT e rielaborate – parametri condivisi anche dai Comuni e dai Comitati aeroportuali – prima di varare l’adozione della normativa associata al Decreto Legislativo 17 febbraio 2017 n. 42? Masterplan e VIA e VAS di ogni aeroporto del Belpaese non devono, inequivocabilmente, essere aggiornate e rese, finalmente, trasparenti? 23 Agosto 2017
Quali scali in regola? Sul discutibile operato della Commissione aeroportuale! Le problematiche associate all’impatto acustico di un aeroporto sono inevitabili e le analisi, le tecniche, le procedure e le misure per l’attenuazione e la tutela sono da tempo oggetto di “restrizioni operative dirette a contenere il rumore, in modo coerente a livello dei singoli aeroporti, per migliorare il clima acustico e limitare o ridurre il numero delle persone che subiscono in misura significativa gli effetti nocivi del rumore prodotto dai velivoli, in conformità dell’approccio equilibrato”.
La UE e ogni singolo Paese Europeo membro hanno da tempo emanato e aggiornato specifiche circolari, regolamenti per raggiungere obiettivi specifici di riduzione dell’inquinamento acustico,
Il traguardo di un “approccio equilibrato” per ogni singolo scalo per uno sviluppo sostenibile delle capacità aeroportuali e delle reti di gestione del traffico aereo in un quadro di ulteriore raddoppio del volume di traffico in circa un ventennio. Le recenti normative UE tuttavia – vedi ad esempio Regolamento N. 598/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio - sono esecutive in Italia dal Giugno 2016 e, hanno comunque, definito norme e procedure per l’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti dell’Unione, riguarda solo gli scali aerei con un numero di voli superiore a 50mila/anno.
In definitiva nel Belpaese concerne, di fatto, solo pochi aeroporti, e precisamente per il traffico 2016 con velivoli superiori a 19 posti:
Roma Fiumicino 310.844 voli – Milano Malpensa 162.683 – Milano Linate 97.828 -Venezia Tessera 84.355 -
Bergamo Orio al Serio 78.340 -Bologna Borgo Panigale 65.461 -Catania Fontanarossa 59.209 e Napoli Capodichino. Tutti gli altri scali sono quindi esclusi, quelli aperti al traffico civile-commerciali e le aerobasi militari italiane e NATO-USA.
“La determinazione del rumore dovrebbe basarsi su criteri oggettivi e misurabili, comuni a tutti gli Stati membri e dovrebbe poggiare sulle informazioni esistenti disponibili, quali le informazioni derivanti dall’attuazione della direttiva 2002/49/CE. Gli Stati membri dovrebbero garantire che tali informazioni siano affidabili, siano ottenute in modo trasparente e siano accessibili alle autorità competenti e ai soggetti interessati. È opportuno che le autorità competenti si dotino degli opportuni strumenti di controllo”.
“Gli Stati membri hanno introdotto restrizioni operative dirette a contenere il rumore in conformità di normative nazionali basate su metodi di determinazione del rumore riconosciuti a livello nazionale, che al momento potrebbero non essere pienamente conformi al metodo indicato nel documento 29 della Conferenza europea dell’aviazione civile (ECAC/CEAC), dal titolo «Report on Standard Method of Computing Noise Contours around Civil Airports» («doc. 29 dell’ECAC»), né utilizzare le informazioni riconosciute a livello internazionale sulle emissioni acustiche dei velivoli. Pur tuttavia, l’efficienza e l’efficacia di una restrizione operativa relativa al rumore dovrebbero essere valutate in base ai metodi illustrati nel doc. 29 dell’ECAC e all’approccio equilibrato. È pertanto opportuno che gli Stati membri adeguino le valutazioni delle restrizioni operative vigenti nella legislazione nazionale in modo da renderle conformi al doc. 29 dell’ECAC”.
In Italia cosa accade? Ecco quanto sostiene a riguardo ENAC nel Rapporto 2014:
"L’attività dell’ENAC volta a governare il problema dell’inquinamento acustico nelle aree circostanti gli aeroporti viene prevalentemente svolta in ambito locale. Essa fa capo alle Commissioni aeroportuali previste dal DM Ambiente-Trasporti del 31 ottobre 1997, presiedute dal Direttore aeroportuale e composte dagli enti territoriali, dall’Agenzia regionale per l’ambiente e dagli operatori dello scalo.
Le Commissioni hanno il compito di stabilire le procedure antirumore e la zonizzazione acustica del territorio circostante l’aeroporto e inoltre, in caso di superamento dei limiti acustici, di individuare le soluzioni più idonee alla luce di uno sviluppo sostenibile dell’operatività aeroportuale. Nel 2014 sono stati adottati significativi interventi normativi in materia di inquinamento acustico aeroportuale destinati ad incidere sulla disciplina nazionale stratificatasi nel corso di quasi venti anni e sulle stesse attività di competenza dell’ENAC e delle Commissioni aeroportuali. È da segnalare il Reg. (UE) n. 598/2014, applicabile da giugno 2016, che ha ridefinito le procedure per l’introduzione di restrizioni operative dirette a contenere il rumore aeroportuale nell’ambito di un approccio equilibrato che tenga conto dei costi e dell’efficacia delle diverse misure adottabili a livello dei singoli aeroporti. Inoltre, con la l. 30 ottobre 2014, n. 161 (legge europea 2013-bis), è stata conferita al Governo la delega a rivisitare l’intera normativa nazionale in materia di inquinamento acustico, prevedendo anche l’armonizzazione e l’aggiornamento della disciplina del rumore aeroportuale alla luce dei principi e delle procedure consolidati a livello comunitario."
Ma le Commissioni Aeroportuali, ad esempio, in quale scalo hanno, ad esempio, istituito una procedura di decollo ICAO A, ICAO B, oppure NAPD 1 o NAPD 2 e quali sanzioni hanno mai applicato nei riguardi dell’eventuale aerolinea che non rispetta i limiti di rumore geo-localizzati? Quali sono le reti di monitoraggio che lo hanno verificato? In quali piste? 7 Giugno 2017
Nel Belpaese intanto le procedure attivate denotano carenze e ritardi. Le mappe acustiche sono state completate almeno una volta? Qualora sia avvenuto in quanti scali sono state aggiornate al volume di traffico in relazione alla reale operatività delle piste? Quante sono le reti di monitoraggio con la correlazione dei tracciati radar e quanti aeromobili sono stati sanzionati per aver superato i limiti acustici fissati in atterraggio e/o in decollo? Quali sono le procedure antirumore operative sulle piste del Belpaese e quali Commissioni Aeroportuali hanno imposto specifiche traiettorie close-in e distant per proteggere i cittadini residenti in prossimità delle testate da cui operano?
Le risposte non sono documentabili e la possibilità che gli adempimenti di legge non si siano realizzati sono visibili e/o disponibili agli osservatori attenti e interessati.
Se in Italia le piste di volo civili-commerciali (quelle militari AMI e USA sono escluse da qualsiasi analisi del clima acustico e tutela di sorta) dopo i decreti ministeriali e l’insediamento delle Commissioni Aeroportuali avrebbero dovuto mappare l’impatto, insediare reti di monitoraggio e tutelare i cittadini e attivare misure di mitigazione nelle abitazioni dell’intorno, almeno dal 1997. Dopo 20anni i risultati sono evidenti.
I Comitati dei cittadini dell’intorno degli scali sono sempre attivi e la loro capacità di mobilitazione non si arresta anzi. I voli sulle piste sono aumentati, le flotte aeree sono, sicuramente, più silenziose del passato ma il rumore aereo percepito dai “residenti” sembrerebbe accentuato. A fronte delle documentazioni ufficiali, dei livelli di decibel e di curve acustiche evidenziate dai gestori aeroportuali e/o dai dati ARPA Regionali e/o da ENAC nei rapporti annuali.
In Europa alcuni riscontri per aeroporti con un traffico annuo superiore a 50mila voli il rumore del traffico aereo è stato “mappato” completamente solo nel 52% delle piste.
Nel corso del “Noise in Europe” tenutosi il 24 Aprile 2017 a Brussels – Belgium la Commissione europea ha organizzato una Conferenza ad alto livello per aggiornare la Direttiva END sul rumore ambientale.
“In Europa ci sono più di 120 milioni di cittadini esposti a livelli di rumore superiore a 55 dB, limite oltre il quale possono essere rilevati effetti negativi sulla salute umana.
ARPA Toscana, in una nota, sostiene a proposito:
“Si stima che ogni anno siano costrette al ricovero 70.000 persone e 16.000 muoiano per cause correlate.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che esistono prove scientifiche evidenti che collegano l'esposizione al rumore ad effetti negativi sulla salute, indicando nell'inquinamento acustico una delle principali preoccupazioni per la salute dell'ambiente, secondo solo all'inquinamento dell'aria.
Questo è stato il principale tema di una conferenza di alto livello organizzata dalla Commissione europea e
sostenuta dall'Organizzazione mondiale della sanità il 24 aprile 2017 a Bruxelles.
La Conferenza è stata l'occasione per discutere sull'aggiornamento della Direttiva 2002/49/CE sul rumore
ambientale (END) alla luce degli ultimi risultati scientifici emersi e della Relazione presentata dalla Commissione il 30 marzo 2017 al Parlamento europeo e al Consiglio sull’attuazione della direttiva sul rumore ambientale.
La Relazione ha infatti evidenziato diversi ambiti in cui si rende necessario intervenire per
◾ ridurre l’impatto dell'inquinamento acustico sulla salute dei cittadini dell’Unione,
◾ conseguire meglio gli obiettivi della direttiva,
◾ avvicinarsi ulteriormente ai valori raccomandati dall’OMS.
Nel corso della Conferenza l'Agenzia europea per l'ambiente ha presentato il nuovo report – pubblicato ad aprile 2017 - che riporta i dati sull'esposizione al rumore di 33 Paesi europei (oltre ai Paesi membri dell'UE, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia; mancano i dati dell'Italia) ed un aggiornamento sulle misure adottate dagli Stati membri dell'UE per affrontare i problemi derivanti dal rumore.
L'OMS, dal canto suo, ha presentato le ultime prove scientifiche sugli effetti sanitari del rumore.
Hanno partecipato all'evento rappresentanti degli Stati membri, autorità pubbliche, scienziati, associazioni ed organizzazioni interessate al rumore ambientale, che, nel corso della sessione pomeridiana, hanno discusso su la percezione del rumore come problema di salute, i possibili approcci e le misure migliori per affrontarlo; le soluzioni già esistenti: come potrebbero essere meglio utilizzate e ulteriormente migliorate; recenti
prove scientifiche sulle implicazioni sanitarie del rumore ambientale.
Tra le evidenze emerse nella Conferenza troviamo i risultati del progetto Norah sul rumore svolto in Germania, che hanno mostrato:
◾ le relazioni tra i livelli di esposizione rumore notturno determinato da traffico aereo, stradale e ferroviario e la risposta della popolazione in termini di disturbo al sonno valutato attraverso le variazioni nelle fasi del sonno, misurate tramite la polisonnografia;
◾ gli effetti del rumore aereo sulla lettura dei bambini e sui punteggi nei test di valutazione;
◾ gli effetti del rumore stradale sui disturbi emozionali e comportamentali dei bambini;
◾ l'associazione tra esposizione a lungo termine al rumore stradale e malattie cardiovascolari;
◾ il collegamento tra l'esposizione al rumore stradale e malattie metaboliche;
◾ l'inadeguatezza delle attuali linee guida sul rumore ambientale nel proteggere pienamente contro gli effetti negativi sulla salute;
◾ la necessità di nuove ricerche: studi su periodi più lunghi, campioni più grandi per la polisonnografia, obiettivi di salute più obiettivamente misurati. Per approfondire, è disponibile lo streaming della Conferenza.” 25 maggio 2017
Ecco 14 profili di decollo da volare per mitigare le zone sorvolate. Se nel 2014 nel Mondo erano operative circa 1400 aerolinee con 25mila aeromobili commerciali tra modelli di corto-breve-lungo raggio e che trasportavano 3.3 miliardi di passeggeri/anno con 173 airspace managed
air navigation service (aziende di controllo spazio-aereo) tra ben 3900 aeroporti.
Per il 2032 l’industria del sistema aereo mondiale stima oltre 41mila aeromobili trasportanti 6.6 miliardi di passeggeri/anno. A livello planetario numerose organizzazioni come Civil Air Navigation Services Organisation (CANSO), Airports Council International (ACI), in collaborazione con ICAO, FAA, CAA, Eurocontrol, EASA, e Environmental Workgroup (ENVWG) e CANSO Operations Standing Committee (OSC) con numerosi altri contributi hanno e stanno predisponendo tecniche, procedure per fronteggiare le ricadute acustiche e ambientali. Nel corso degli anni le flotte aeree sono meno impattanti e le procedure e tecniche per contenere le ricadute ambientali sono in vigore da anni. Per isolare il solo aspetto dell’inquinamento acustico generato dagli aeromobili nella fase di decollo perché, ad esempio, sugli scali aerei del Pianeta Terra non sono state imposte le procedure NADP 1 (Noise Abatement Departure Procedure e NADP 2 (Noise Abatement Departure Procedure 2). Perché non sono state adottate anche in italia?
In relazione alle stime mondiali quali stime di traffico sono state adottate al 2032 in Italia?
Quali misure sono state predisposte qualora le piste di decollo esistenti debbano raddoppiare la flotta operativa? Per quale ragione, in questi decenni, fra l’altro, ENAC, ENAC, Assaeroporti, Ministero dell’Ambiente, ARPA regionali e una delle aerolinee italiane (o ex italiane) storiche non hanno ad esempio analizzato e valutato procedure di decollo in vigore nei Paesi e negli scali aerei dove tali obiettivi sono realmente perseguiti?
Altrove sono stati prefigurati specifici “profili” di decollo in relazione alla tipologia di velivoli.
Ecco, ad esempio, una serie dei 14 “profili” disponibili, e rapportati alla vicinanza alla pista della zona sensibile da sorvolare:
A319, A320, B737, B747, B757, B767, B777
Profile 1
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 800’ AFE
• At 800’ Set Climb Power
• Constant Speed Climb to 1500’ AFE
• At 1500’, Reduce Pitch, Accelerate and Retract Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb to 3,000’ AFE
• At 3000’, Accelerate to 250 kts.
• Constant Speed Climb to 10,000’
B737, MD90
Profile 2
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 800’ AFE
• At 800’, Set Climb Power
• Constant Speed Climb to 2500’ AFE
• At 2500’, Accelerate to 250 kts While Retracting Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
A319, A320, B737, B747, B757, B767, B777
Profile 3
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 800’ AFE
• At 800’, Reduce Pitch, Accelerate and Retract Flaps on Schedule, Following Initial Flap
Retraction (B747 Flap 5; B777 Flap 1), Set Climb Thrust
• Constant Speed Climb to 3000’ AFE
• At 3000’ Accelerate to 250 kts
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
B747, B767, B777
Profile 4
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 800’ AFE
• At 800’, Reduce Pitch, Set Climb Power, Accelerate and Retract Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb to 3000’ AFE
• At 3000’ Accelerate to 250 kts
• Constant Speed Climb to 10,000’
A300, A319, A320, A321, A330, B737, B747, B757, B767, B777, MD80, MD90
Profile 5
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1000’ AFE
• At 1000’ AFE, Set Climb Power, Reduce Pitch, Accelerate and Retract Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb to 2500’ AFE
• At 2500’ AFE, Accelerate to 250 kts.
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
MD80, B737, B757, B767, B777
Profile 6
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1000’ AFE
• At 1000’, Set Climb Power
• Constant Speed Climb at V2 plus to 2500’ AFE
• At 2500’, Reduce Pitch, Accelerate and Retract Flaps on Schedule
• Accelerate to 250 kts
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
B757, B767, B777
Profile 7
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1000’ AFE
• At 1000’, Reduce Pitch, Accelerate and Retract Flaps on Schedule
• Set Climb Thrust
• At 3000’, Accelerate to 250 kts
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
B737
Profile 8
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1000’ AFE
• At 1000’, Reduce Pitch, Accelerate and Retract Flaps on Schedule
• At Clean Speed, Set Minimum Power (1.2% Gradient)
• Constant Speed Climb to 2500’ AFE
• At 2500’, Accelerate to 250 kts
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
B737
Profile 9
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1000’ AFE
• At 1000’, Set Minimum Power (1.2% Gradient)
• Constant Speed Climb to 2500’ AFE
• At 2500’, Reduce Pitch, Accelerate to 250 kts while Retracting Flaps on Schedule
Aircraft: A320, A321, B747, B767, B777
Profile 10
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1000’ AFE
• At 1000’, Accelerate and Retract Flaps on Schedule
• At 1500’ AFE, Set Climb Power, Accelerate to 250 kts
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
A300, A319, A320, A321, A330, A340, B767, B777, MD11, MD80
Profile 11
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1500’ AFE
• At 1500’, Set Climb Power, Reduce Pitch, Accelerate to Greater of Clean Speed or 250 kts While
Retracting Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
A300, A319, A320, A321, A330, A340, B737, B747, B757, B767, B777, DC10, MD11,
MD80, EMB145
Profile 12
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1500’ AFE
• At 1500’, Set Climb Power
• Constant Speed Climb to 3000’ AFE
• At 3000’, Accelerate to 250 kts while Retracting Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
B777
Profile 13
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1500’ AFE
• At 1000’, Set Climb Power
• Constant Speed Climb to 3000’ AFE
• At 3000’, Accelerate to 250 kts while Retracting Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’
B777
Profile 14
• Takeoff Power and Flaps Climbing at V2 plus to 1000’ AFE
• At 1000’, Set Climb Power, Reduce Pitch, Accelerate to Greater of Clean Speed or 250 kts While
Retracting Flaps on Schedule
• Constant Speed Climb at 250 kts to 10,000’. 16 maggio 2017
Urge una mappatura acustica AEDT e input ground e airnoise! Come in numerosi altri scali aerei del Belpaese l’operato della Commissione Aeroportuale risale a tempo fa – quanti anni? - con meno movimenti aerei, magari con altri aeromobili, e con l’utilizzo dell’arcaico e obsoleto modello matematico INM. Spesso gli interrogativi hanno riguardato l’utilizzo di input non conforme agli standard di ground-noise e air-noise, con risultanze non del tutto adeguate alla realtà acustica generata dal sistema aeroportuale. Anche gli stessi Masterplan, quanto le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA e VAS), probabilmente, non hanno ottemperato agli standard di modelizzazione indicati dai Decreti Ministeriali. Gli aeroporti con stime di traffico al 2018-2025-2030 e oltre, inevitabilmente, abbisognano di una correzione e di inevitabile aggiornamento al fine di prospettare la realtà dell’impatto acustico e atmosferico (ma anche del Rischio Terzi).
Ecco, quindi, come l’ennesima interrogazione, stavolta, sul maggiore scalo aereo del Belpaese, rappresenta di fatto una questione primaria. Per lo scalo della Capitale, innanzitutto, quanto per gli altri aeroporti identificati dal Piano Nazionale Aeroporti, per la loro importanza infrastrutturale, per l’economia e il sistema trasporti del Paese. Un obbligo che va integrato relazionato alle tutele che l’ambiente, il territorio e i cittadini esigono nel rispetto delle normative adottate.
L’interrogazione sottostante è stata presentata dall'onorevole Filiberto Zaratti (Articolo1-Movimento democratico progressista)
"Al ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.
Per sapere, premesso che:
l'aeroporto di Roma-Fiumicino, noto con il nome commerciale di Aeroporto 'Leonardo da Vinci' è il più grande scalo internazionale italiano per numero di passeggeri (oltre 41,7 milioni nell'anno 2016) ed assieme a quello di Ciampino, forma il sistema aeroportuale romano, gestito dalla società Aeroporti di Roma (AdR); in applicazione della legge quadro 26 ottobre 1995, n. 447, il 31 ottobre 1997 è stato emanato il decreto del ministro dell'Ambiente, di concerto con il ministro dei Trasporti e della navigazione, che, tra l'altro, assegna ad Enac (Ente nazionale aviazione civile) il potere di istituire per ogni scalo aereo una commissione aeroportuale; tra i compiti assegnati a dette commissioni vi è quello di definire nell'intorno aeroportuale i confini delle tre zone A, B e C (aree di rispetto), all'interno delle quali vengono identificati limiti acustici, definiti in termini di valori dell'indice Lva e relativi vincoli urbanistici;
il decreto ministeriale 2 dicembre 1999 prevede che le zone di rispetto negli aeroporti debbano essere stabilite mediante la predisposizione preliminare di una 'impronta acustica' rappresentativa dei livelli di Lva generati dall'aeroporto sul territorio circostante, sulla base del calcolo di curve isolivello di rumore elaborate con l'ausilio di modelli matematici, validati dall'Ispra;
nell'ambito di alcune commissioni aeroportuali, come quella per l'aeroporto di Fiumicino, si è provveduto a definire la zonizzazione acustica attraverso un'interpretazione 'semplificata' della norma, che ha portato a determinare i confini delle zone A, B e C utilizzando direttamente l'impronta acustica, in cui le curve di isolivello acustico di indice Lva vengono identificate esattamente con i confini delle suddette zone; tale interpretazione, non analizzando il territorio compreso nell'impronta acustica, può comportare una significativa presenza di edifici residenziali in zona B, in contraddizione con la definizione data dal decreto ministeriale 31 ottobre 1997, per la quale nella zona B non devono essere presenti edifici abitati; tale metodo risulta in evidente contrasto con quanto affermato dal decreto ministeriale 31 ottobre 1997 e dal successivo decreto ministeriale 3 dicembre 1999, ove si prevede che i confini delle aree di rispetto debbano essere definiti tenendo conto del piano regolatore aeroportuale, degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica vigenti e delle procedure antirumore adottate; tale criterio 'pianificatorio' della zonizzazione è presupposto per consentire l'adozione delle procedure antirumore previste e per la predisposizione da parte delle società di gestione aeroportuali, dei piani di risanamento previsti dalla vigente normativa, le cui azioni di abbattimento e mitigazione devono essere intraprese a tutela della popolazione maggiormente esposta; esiste una elevata presenza di popolazione residente (1363 ab. –dati popolazione 2011) nelle aree dell'intorno aeroportuale in cui l'indicatore Lva supera il 65 dBA, esposta al rumore di origine aeronautico, come documentato nel report/Agenti fisici–05 dell'Arpa Lazio; risulta allo scrivente che è attualmente in corso presso il ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare la procedura di valutazione d'impatto ambientale relativa al piano di sviluppo aeroportuale dello scalo 'Leonardo da Vinci', che prevede un aumento di oltre il 17 per cento degli attuali movimenti aerei annui–:
se i ministri, interrogati non intendano disporre una verifica sulla validità dell'attuale zonizzazione acustica aeroportuale dello scalo 'Leonardo da Vinci' di Roma-Fiumicino ed eventualmente investire la commissione aeroportuale di cui all'articolo 4 – del decreto ministeriale 31 ottobre 1997 affinché venga adottata una nuova zonizzazione acustica dello scalo romano, redatta mediante l'applicazione del criterio 'pianificatorio', in modo da poter definire le aree dove sia stimato o rilevato il superamento dei limiti previsti e dove emergono le criticità acustiche vigenti e dalla quale scaturiscono gli eventuali piani di risanamento da porre in essere". 22 Aprile 2017
Alla fine EASA imporrà le nuove mappe acustiche-atmosferiche. Con il Notice of Proposed Amendment 2017-01 sarà EASA a regolamentare l'utilizzo del modello matematico USA-FAA. In sostanza anche il Belpaese sarà obbligato alla revisione-aggiornamento dei decreti ministeriali che avevano identificato nell'Integrated Noise Model (INM) il sistema di calcolo per "stimare" l'impronta acustica aeroportuale. Se la FAA nel maggio 2015 ha imposto l'AEDT- Aviation Environmental Design Tool (AEDT) anche in Europa e in Italia dopo oltre 20anni la normativa sul rumore aeroportuale sarà aggiornata.
Quello che è stato chiamato "Implementation of the CAEP/10 amendments on climate change, emissions and noise" è stato illustrato in un documento iniziale di 388 pagine.
L'EASA process milestones previsto, ovvero i tempi esecutivi per arrivare alla delibera e conseguente esteso utilizzo dell'AEDT è partito e - al momento - è il seguente:
-inizio lavori 13 giugno 2016
-consultazione 17.gennaio 2017
-proposta in Commissione secondo quadrimestre 2017
-adozione implementazioni Commissione primo quadrimestre 2018
-certificazione finale, decisione conclusiva secondo quadrimestre 2018.
Aerohabitat ha anticipato con numerose news, tra queste "Aeroporti e impatto acustico: dal modello INM al AEDT" e "Aeroporti e AEDT, il nuovo modello USA - FAA per mappe acustiche e gassose", la necessità di poter disporre in tempi stretti del nuovo modello AEDT al fine di aggiornare gli esistenti masterplan, le VIA e le VAS, in aggiunta alle tante (tutte) mappe acustiche aeroportuali deliberate anni addietro in sede di Commissione Aeroportuale.
Lo stesso "STATO DI ATTUAZIONE DEGLI INVESTIMENTI AEROPORTUALI IN ITALIA REPORT 1/2017 AGGIORNAMENTO DICEMBRE 2016" oggetto del COMUNICATO STAMPA N. 08/2017 DELL’ENAC che ha proposto l'aggiornamento dell'elenco "dello stato di attuazione degli investimenti effettuati dalle società di gestione degli aeroporti italiani fino al 31 dicembre 2016 e riporta anche quelli programmati per il prossimo quinquennio, come previsto nei Contratti di Programma stipulati tra l’ENAC e le singole società, che contengono anche i piani per la realizzazione degli investimenti infrastrutturali negli aeroporti", andrà verificato.
L'interrogativo da associare a tali investimenti è il seguente:
"le opere aeroportuali progettate, quali piste, piazzali, aerostazioni, incremento di movimenti aerei e di traffico passeggeri saranno compatibili con le stime di impatto acustico e atmosferico delineati dall'AEDT? Quale ipotetico scenario alternativo - in rapporto al superato INM - potrebbe delineare? 3 Febbraio 2017
Mancano dati sulle tante altre piste degli altri aeroporti! Il dato è stato ribadito dal European Aviation Environmental Report 2016, ma riguarda solo i maggiori 45 aeroporti europei, a questi occorrerebbe aggiungere i cittadini, gli abitanti localizzati in prossimità anche quelli degli altri scali. Quelli minori che potrebbero essere monitorati da un numero adeguato ed efficiente rete di centraline, ma anche no, e magari che non dispongono neppure di mappe acustiche risultato di modelli matematici (INM e/o AEDT) e quando le curve isofoniche sono state certificate sono del tutto superate. Ovvero non sono aggiornate e corrispondenti al reale numero di movimenti aerei. Talvolta - come accade in numerosi aeroporti del Belpaese - la mappe acustiche sono "vecchie" di 5-10 e oltre anni. Relative pertanto a solo una parte dei voli che decollano e atterrano sulle case dei residenti nell'i torno aeroportuale.
In Italia le reti di monitoraggio, quando insediate e operative, abbisognano di verifiche e test di conformità agli standard ed efficienti. Le ARPA regionali dovrebbero verificarlo periodicamente. Con dati e documenti dovrebbero inoltre risultare del tutto trasparenti e "leggibili" ai cittadini: a quali percentuali di correlazioni di tracciati radar corrispondono? Quali valori di Lva e/o decibel rimandano al rumore a terra (ground noise) dei velivoli e quali al rumore degli aeromobili in volo (air-noise)?
Il documento "European Aviation Environmental Report 2016" ha rilevato, tra l'altro, i seguenti dati:
- il numero dei voli è aumentato del 80% tra il 1990 e 2014, e è prevista una crescita di ulteriore 45% tra il 2014 e 2035,
- impatto ambientale del sistema aviation UE negli ultimi 25 ha corrisposto all'aumento del traffico aereo,
- l'età media degli aeromobili è circa di 10 anni nel 2014 ed è in costante aumento,
- circa 2.5 milioni di persone sono esposte nel 2014 al rumore aereo nei maggiori 45 aeroporti UE e aumenterà del 15% tra 2014 e 2035,
- emissioni CO2 sono incrementate circa dell'80% tra 1990 e 2014, e stima incremento 45% tra 2014 e 2035,
- emissioni NOX sono raddoppiate tra 1990 e 2014, e stima altro 43% tra 2014 e 2035.
Il Report 2016 prospetta una serie di iniziative per fronteggiare il rumore aereo dell'aviazione civile- commerciale (poco si conosce di quanto accade nel mondo della'aviazione militare e delle aerobasi nel Belpaese) operato politiche adeguate nei seguenti settori industrali-operativi:
- Technology and Design,
- Sustainable Alternative Fuels,
- Air Traffic Management and Operations,
- Airports (adesione all'Airport Carbon Accreditation programme - environmental or quality management system - implementation of the balanced approach to aircraft noise management is recognised as a crucial factor in reducing the annoyance for people living near airports - procedure and significant congestion and related environmental impacts due to air traffic growth),
- Market‑Based Measures (aviation’s emissions reduction targets as technological and operational improvements alone are not considered sufficient - European Union Emissions Trading System (EU ETS) currently covers all intra‑European flights - deployed noise and emissions charging schemes). 27 Gennaio 2017
La mappa acustica dell'aeroporto, tuttavia, non è elaborata con AEDT! Su quale riscontro oggettivo il Direttore ENAC dell'aeroporto di Bologna ha motivato l'Ordinanza n.11/2016 che impone - dal prossimo 10 gennaio dalle ore 23.00 alle ore 6.00 - che gli atterraggi avvengano obbligatoriamente per pista 12? Il provvedimento del Direttore ENAC sarebbe la logica conseguenza di quanto deliberato nella Commissione Aeroportuale sul Rumore ma su quali corrispondenze acustiche?
I componenti della Commissione, ovvero la società Aeroporto di Bologna, Enav, Comune di Bologna, Comune di Calderara, Arpa Emilia-Romagna, Ministero dell'Ambiente e AOC (la rappresentanza delle compagnie aeree), avrebbero, dopo aver verificato livelli sonori critici (ma quali ???) nel sorvolo notturno della città, formulare il divieto di acuire tale disagio sui cittadini e residenti.
Ma quali sono i supposti "riscontri" considerati oggettivi?
Il "modello analitico previsionale INM" che, ad esempio, il Rapporto annuo 2013 della società Aeroporto di Bologna (calcolo ex DM 31-10-1997), così come i "dati acustici desunti dalla rete di monitoraggio del rumore aeroportuale" come è ben noto agli esperti e consulenti materia, nonostante siano stati designati da specifici decreti e regolamenti sono superati dalla realtà procedurale adottata e dall'utilizzo di un modello matematico superato".
Ma se il divieto dovrebbe essere applicato sulla "pista 12", i restanti decolli e atterraggi notturni sulla "pista 30" non risolvono comunque la questione. Innanzitutto deve essere rifatta la mappa acustica aeroportuale utilizzando il modello analitico previsionale AEDT, ovvero il calcolo dell' impronta acustica aeroportuale Aviation Environmental Design Tool (AEDT) della stessa Federal Aviation Administration-USA. In sostanza l'adozione dell'AEDT che ha soppiantato e adeguato l'output Integrated Noise Model (INM). La mappa acustica e le curve sonore Lva della zona airside (volo) devono essere supportata da valori congrui di Lva landside con i tempi effettivi di messa in moto e rullaggio a terra degli aeromobili. Non solo una fotografia dei voli dell'anno corrente ma una prefigurazione dei movimenti del masterplan al 2020-2030 e/o quale sia la valutazione di impatto ambientale e/o strategico presentata in ENAC e al Ministero dell'Ambiente e Trasporti.
Come è ben noto senza una modelizzazione AEDT anche i report periodici della rete di monitoraggio delle centraline acustiche aeroportuali - riscontri percentuali dei soli aerei in volo con i tracciati radar - non identificano e non rappresentano, comunque, valori Lva adeguati a valutare l'impatto acustico dei cittadini sorvolati in atterraggio e in decollo. 28 Dicembre 2016
Urge aggiornare i relativi decreti ministeriali per evitare l'insolvenza procedurale! Dopo quasi 20anni la normativa sul rumore aeroportuale del Belpaese abbisogna di una riqualificazione di alcuni decreti. Le linee guida relative ai criteri per la classificazione acustica dei territori comunali, le varie circolari, tra le quali la CIRCOLARE ENAC SERIE AEROPORTI Data: APT-26 aventi per oggetto: Contenimento dell’inquinamento acustico nell’intorno aeroportuale devono essere riformulati. Aerohabitat lo ha da tempo inquadrato la materia - vedi www.aerohabitat.eu e www.aerohabitat.org - e la ragione è riconducibile al risoluzione del modello matematico INM della Federal Aviation Administration-USA.
L'output Integrated Noise Model (INM): calcolo impronta acustica aeroportuale è infatti è stato sostituito nel maggio 2015 dal sistema integrato Aviation Environmental Design Tool (AEDT) dalla stessa Federal Aviation Administration-USA.
A quasi due anni dall'abbandono del modello INM la Commissioni Aeroportuale in ogni scalo è formalmente costituita con apposito provvedimento del Direttore Aeroportuale competente e per determinare le tre zone acustiche A, B, e C. Allo scopo deve preventivamente individuare lo scenario di traffico ottimale ai fini del contenimento del rumore e le conseguenti procedure antirumore. I criteri procedurali in base ai quali la Commissione deve operare sono indicati nell’art. 3 del D.M. 03/12/99. Allo stesso D.M. 3-12-1999 al D.P.C.M. 14 novembre 1999 e il DM 31-10-1997 rimanda l'utilizzo dell'INM: "Ad oggi, l’unico modello di calcolo approvato dall’ISPRA è l’INM (Integrated Noise Model, versione 6.2a) sviluppato negli Stati Uniti dalla Federal Aviation Administration", riportava "Il rumore aeroportuale" documento di ARPA Lazio, Report / Agenti Fisici del 2012.
La quasi totalità delle mappe acustiche aeroportuali del Belpaese sono state eseguite con INM e, forse, la maggioranza con versioni INM inferiori al 7.0. Probabilmente con versioni 6.2 e quindi del tutto superate. Non solo perché i volumi di traffico e le tipologie degli aeromobili operativi non corrispondono a quelle reali ma anche perchè gli stessi masterplan al 2020 e 2030 non hanno utilizzato il nuovo sistema AEDT.
Aviation Environmental Design Tool (AEDT) è già alla terza versione, la 2C. Le tipologie delle flotte degli aeromobili è stata adeguata non solo ai nuovi e più evoluti modelli di velivoli e propulsori, ma sopratutto alle ultime tecniche e procedure di decollo ed atterraggio: quelle a minor impatto acustico sul territorio.
"AEDT is a software system that dynamically models aircraft performance in space and time to produce fuel burn, emissions and noise. Full flight gate-to-gate analyses are possible for study sizes ranging from a single flight at an airport to scenarios at the regional, national, and global levels. AEDT is currently used by the U.S. government to consider the interdependencies between aircraft-related fuel burn, noise and emissions.
You can find information on obtaining AEDT as well as links to AEDT documentation and FAA guidance, on the official website for AEDT at https://aedt.faa.gov/."
A questo punto non ci sono alternative: i decreti ministeriali devono indicare l'utilizzo dell'ultima versione AEDT. A chi tocca proporre tale aggiornamento? Forse all'ENAC stessa? 17 Dicembre 2016
In quante Regioni è applicata, in quante è stata sospesa? E le altre? A cinque anni dall'entrata in vigore dell'IRESA nel Lazio parte delle somme incassate sono trasferite ai Comuni interessati. In altre Regioni, in un contesto contradditorio di federalismo fiscale non è stata adottata, in altre è stata sospesa.
Dopo essere stata istituita in Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Campania, Calabria e Marche. L'applicazione è tuttavia anche differenziata. In alcune Regioni (?) solo una parte delle entrare sono destinate a gestire i costi, le ricadute delle emissioni sonore degli aeromobili sugli aeroporti.
Possibile che una qualche legge non imponga criteri uniformi e obblighi tutte le Regioni a incassare tali somme? Sono contributi che sono state istituite in maggioranza degli scali aerei del mondo occidentale e in quelli dove la tutela dell'ambiente e dei cittadini residenti nell'intorno delle piste sono un valore.
Nella giornata di sabato 29 ottobre sarebbero entrate nelle casse del Comune di Fiumicino i contributi previsti di IRESA pari 870mila euro. L'ammontare incassata, tuttavia, derivante all’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili, non rappresenta il totale atteso: a quale periodo è riferito, e quale percentuale del totale pagato dalle aerolinee? Per inquadrare l'origine e la storia dell'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili - IRESA è utile ricordare che è stata fissata l'importo massimo dovuto, in relazione alla classe di appartenenza, non può essere superiore ad euro 0, 50 e che, fermo restando tale tetto, nella determinazione del tributo dovrà tenersi conto, quali criteri ulteriori, della distinzione tra voli diurni e notturni nonché delle peculiarità urbanistiche delle aree geografiche prospicienti i singoli aeroporti.
L'IRESA era stata disciplinata dagli articoli 90 e ss. della legge 21 novembre 2000, n. 342. Si tratta di una imposta di scopo, essendo il relativo gettito destinato prioritariamente al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico ed al disinquinamento acustico nonché all'eventuale indennizzo delle popolazioni residenti di zone dell'intorno aeroportuale .
Tale imposta, comunque, spettante ad ogni regione o provincia autonoma per ogni decollo ed atterraggio dell'aeromobile civile negli aeroporti civili è stata trasformata in tributo oltre 13 anni dopo, a decorrere dal 1° gennaio 2013.
Aerohabitat ha spesso trattato tale contributo e l'esito applicativo nel Belpaese, tra le ultime news: "IRESA, un Regione si, tante no, per la Corte è no! In parte! - Nessuna perequazione tra aeroporti e Regioni del Belpaese".
Le Regioni che hanno deliberato l'IRESA risultano: Lazio (L.R. n. 2/13), Lombardia (L.R. n. 18/12), Emilia Romagna (L.R. n. 15/12) Campania (L.R. n. 5/13), Calabria (L.R. n. 69/12) e Marche (L.R. n. 45/12).
Ma quante di queste non la hanno sospesa?
La Regione Lombardia a riguardo dell'Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili (IRESA) ha comunicato che: "A decorrere dal 1° gennaio 2013 è stata sospesa l'applicazione dell'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili (IRESA) di cui agli articoli da 64 a 67 bis della legge regionale 14 luglio 2003, n. 10 (Riordino delle disposizioni legislative regionali in materia tributaria - Testo unico della disciplina dei tributi regionali). rif. normativi: Legge Regionale 31 luglio 2013 , n. 5 art. 6."
Nella Regione Lazio invece l'IRESA (Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili Civili).
chi paga:
Gli esercenti di aeromobili che svolgono servizi di trasporto pubblico, aerotaxi o altre attività di tipo commerciale in aeroporti con certificazione dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) o gestiti direttamente dall’ENAC, in conformità a quanto previsto dal “Regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti” emanato dall’ENAC il 21 ottobre 2003 e successive modifiche;
Gli esercenti di aeromobili ad ala fissa ad uso privato il cui peso massimo al decollo sia pari o superiore a 4,5 tonnellate;
Gli esercenti di aeromobili ad ala rotante ad uso privato il cui peso massimo al decollo sia pari o superiore a 2,5 tonnellate.
Sono invece esenti dall'IRESA:
gli aeromobili di Stato e quelli ad essi equiparati;
gli aeromobili adibiti al lavoro aereo, di cui all’articolo 789 del Codice della navigazione;
gli aeromobili di proprietà o in esercenza alle organizzazioni registrate (OR), alle scuole di addestramento (FTO) e ai centri di addestramento per le abilitazioni (TRTO);
gli aeromobili di proprietà o in esercenza all'Aero club d'Italia, agli Aero club locali e all'Associazione nazionale paracadutisti d'Italia;
gli aeromobili immatricolati a nome dei costruttori e/o in attesa di omologazione con permesso di volo;
gli aeromobili esclusivamente destinati all'elisoccorso o all'aviosoccorso;
gli aeromobili storici, tali intendendosi quelli che sono stati immatricolati per la prima volta in registri nazionali o esteri, civili o militari, da oltre quaranta anni;
gli aeromobili progettati specificamente per uso agricolo ed antincendio, ed adibiti a tali attività
In caso di omesso, insufficiente o tardivo versamento dell'IRESA entro il termine previsto da parte del soggetto obbligato, la Regione applica la sanzione amministrativa pari al 30 per cento dell'imposta non versata, ai sensi dell'articolo 3, comma 13, della legge 549-1995, oltre agli interessi di mora.
Quando e come si paga
Il pagamento dell’IRESA avviene secondo i tempi e le modalità indicate nell’atto convenzionale stipulato tra la società di gestione dell’aeroporto e la Regione Lazio. Nelle more della stipula dell’atto convenzionale, il pagamento dell’IRESA avviene secondo i tempi e le modalità indicate nel decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1982, n. 1085 (Modalità per l'accertamento, la riscossione ed il versamento dei diritti per l'uso degli aeroporti aperti al traffico aereo civile). 3 Novembre 2016
L'autore è ancora ignoto ma con una certezza: utilizzare l'AEDT! A chi tocca elaborare la zonizzazione acustica, alla Regione, alla Commissione aeroportuale, al gestore dello scalo nel corso della presentazione della valutazione di impatto ambientale e/o strategico.
Al momento, dopo la sentenza del TAR n. 00668/2013, depositata il 15/07/2013 successivamente confermata dalla sentenza del Consiglio di Stato n.01406/2014 che sostiene debba avvenire in sede di VAS, la dichiarazione - in sede di Commissione Aeroportuale a Bergamo il 18 ottobre 2016 - di Claudio Eminente, vicedirettore centrale della vigilanza tecnica dell’ENAC che, comunque tale VAS spetterebbe alla Regione di competenza, al direttore ENAC dell'aeroporto di Orio al Serio che la Regione stessa ritiene che la stessa zonizzazione con la VAS risulti pertinenza del Governo Centrale (Ministero Ambiente e/o Trasporti) l'incertezza è completa.
Nel frattempo le stesse zonizzazione acustiche la dove in vigore, come quelle ancora da definire e completare, sono state eseguite modelizzando il traffico aereo database con il sistema Integrated Noise Model (INM) debbono ritenersi del tutto superate. Da aggiornare al traffico aereo del 2015-2016, probabilmente da prefigurare e stimare al volume di movimenti aerei della VAS, perciò a 20-30 anni del masterplan, superando la fotografia del traffico dei voli come avvenuto nel corso dei lavori delle Commissioni Aeroportuali negli anni 2003-2005. Ma la novità di disporre di rinnovate mappe acustiche e relative zonizzazioni acustiche - che dovranno essere integrate nella classificazione dei comuni aeroportuali per le inevitabili vincoli edilizi e la pianificazione degli interventi di tutela e risanamento delle aree coinvolte - deriva anche dal superamento del Integrated Noise Model (INM) debbono ritenersi del tutto superate. Da aggiornare al traffico aereo.
Lo storico modello matematico USA-FAA - che con specifici algoritmi aveva costituito le basi per identificare l'entità delle emissioni sonore e commisurare la misura degli interventi di riduzione delle stesse - è stato abbandonato dagli stessi "creatori" con l'elaborazione del rinnovato e aggiornato modello conosciuto come AEDT (Aviation Environmental Design Tool Version 2b).
Che ha di fatto soppiantato il modello matematico estesamente utilizzato in fase di redazione di MasterPlan, di VIA e VAS aeroportuale, oltre che alla stessa Commissione Aeroportuale.
A questo punto occorre riflettere sul doppio livello decisionale che obbliga ENAc e Governo a risolvere l'impaccio: modificare i decreti ministeriali e le circolari ENAC che impegnano l'utilizzo del AEDT e, sopratutto, a chi tocca, quale "ente" dovrà assumere la competenza derivata dalla sentenza del Consiglio di Stato n.01406/2014. 26 Ottobre 2016
Il Belpaese utilizza ancora INM per la mappa sonora e EDMS per il gassoso: urge l'adeguamento. La nuova variante del Maggio 2015 del AEDT (Aviation Environmental Design Tool Version 2b) ha di fatto soppiantato il modello matematico che in fase di redazione di MasterPlan, di VIA e VAS aeroportuale, oltre che di Commissione Aeroportuale - come stabilito da specifici Decreti Ministeriali (DM) e Circolari ENAC -prefigurano e stimato l'impatto acustico dei velivoli nei vari scali civili-commerciali-militari del Belpaese.
L'universo Parlamentare e i responsabili ENAC, probabilmente, hanno in corso di revisione il Campo di applicazione, i Criteri e modalità di misura delle emissioni sonore e gassose aeroportuali e la nuova Caratterizzazione acustica-atmosferica dell'intorno aeroportuale.
Ecco quindi che i lavori delle Commissioni Aeroportuali di ogni singolo scalo aereo della Penisola debbano essere rigenerati e riformulati. Ma non solo a causa del modello matematico AEDT - adeguatamente implementato rispetto all'INM 7.0 e superate versioni EDMS Emissions and Dispersion Modeling System - ma anche per la vetustà delle mappe acustiche aeroportuali: almeno dove sono state regolarmente deliberate.
In sintesi il D.M. 31 ottobre 1997 - Metodologia di misura del rumore aeroportuale - e la Circolare Serie Aeroporti del 3/7/2007, APT-26 di ENAC con Oggetto: Contenimento dell’inquinamento acustico nell’intorno aeroportuale devono essere riscritte.
Riferendosi al prezioso e riepilogativo documento ARPA Lombardia – Settore Monitoraggi Ambientali Stima delle curve del livello di valutazione del rumore aeroportuale (LVA) per l’aeroporto di Linate Anno 2011 - riportiamo alcuni stralci del metodo che, necessariamente, deve essere aggiornato e ampliato alla mappa delle emissioni gassose degli aeromobili in movimento a terra e in volo.
"Lo scenario elaborato per l’aeroporto di Linate si basa sui dati relativi all’anno 2011. É stato calcolato l’indice di valutazione del rumore aeroportuale LVA, come definito nel DM del 31/10/1997. Le tre settimane di riferimento, rispettivamente nei periodi primaverile, estivo ed invernale2 , sono state calcolate partendo dal numero di movimenti giornalieri validati presenti nel SIDAC. Per movimenti validati si intendono tutte le operazioni di decollo e atterraggio che sono state identificate e caratterizzate completamente a partire dai dati radar forniti. I criteri di validazione dei dati di traffico sono descritti in seguito. In sostanza il D.M. 31 ottobre 1997 - Metodologia di misura del rumore aeroportuale"
...."Lo studio è stato effettuato mediante il software di previsione dell’impatto acustico per il rumore aeroportuale INM (Integrated Noise Model, versione 7.0b) della Federal Aviation Administration. L’Integrated Noise Model (INM) è stato sviluppato dalla Federal Aviation Administration (FAA) negli Stati Uniti, allo scopo di calcolare le curve di isolivello, relative ad indicatori acustici opportunamente scelti, nei pressi di impianti aeroportuali. I risultati ottenuti con INM possono dunque essere utilizzati al fine di indirizzare la pianificazione territoriale in funzione dei problemi connessi all’inquinamento acustico. INM è un modello statistico, fornisce cioè una stima mediata sul lungo periodo, basandosi su un giorno medio caratterizzato da valori medi di numero e tipologia di operazioni aeree, nonché di temperatura, pressione e vento. Al fine di calcolare le curve di isolivello, il modello procede in un primo momento alla determinazione del livello di rumore generato dai singoli movimenti dei singoli velivoli presso una griglia di punti attorno all’aeroporto, in un secondo momento realizza la somma o composizione dei livelli di rumore presso i rispettivi punti in accordo alla formulazione dell’indice scelto e infine effettua un’interpolazione e il tracciamento delle curve relative al descrittore scelto. Le caratteristiche statiche di uno scenario, come per esempio le coordinate e la quota dell’aeroporto e delle estremità delle piste, le traiettorie di atterraggio e decollo, etc., sono identificate in INM dallo studio (ingl. “Study”)".
...."Per i profili di decollo si è utilizzato il profilo “ICAO A” laddove previsto nel database di INM e indicato dalla compagnia aerea; in caso contrario si è utilizzato il profilo “STANDARD”, corrispondente alla procedura “close in” secondo la definizione del documento PANS OPS 8168 ICAO. Maggiori dettagli sono riportati nel paragrafo 2.4 Dati di traffico - Profili e Stage.
. .."Curve di isolivello .......sono illustrate le curve di isolivello dei valori LVA (60-65-75 dB(A)), ottenuti dalle elaborazioni dei risultati di INM, corrispondenti al giorno medio delle tre settimane di riferimento. Tale risultato è stato ottenuto utilizzando la media logaritmica dei tre giorni medi relativi ad ognuna delle tre settimane che rappresentano il periodo con maggior numero di movimenti osservati nello scalo di Linate per l’anno 2011. Il territorio è rappresentato dalla Carta Tecnica Regionale della Regione Lombardia. Le curve sono in formato shapefile ESRI georeferenziato nel sistema Gauss Boaga, per poter essere riportate graficamente sullo sfondo di interesse tramite un qualunque sistema di tipo G.I.S. Dal confronto con le elaborazioni effettuate per l’anno 2010 non si riscontrano differenze significative essendo sostanzialmente invariato il traffico per le tre settimane di maggior traffico (incremento di soli 16 movimenti). Si evidenzia una lieve contrazione dell’isofonica pari a 60 dB(A) all’estremità Nord in corrispondenza del Comune di Segrate dovuta in parte ad un incremento dell’utilizzo delle SID SRN5C e NIKMO (direzione Nord-Ovest) rispetto al 2010 e, presumibilmente, all’utilizzo di aeromobili più silenziosi. Si conferma il rispetto della zonizzazione aeroportuale approvata".
A questo punto nessuna incertezza, dalla mappe acustiche aeroportuali, alle zonizzazioni acustiche comunali integrate alla classificazione acustica dell'area circostante, debbono, inevitabilmente mettersi essere aggiornate e/o messe in regola con l' AEDT (Aviation Environmental Design Tool Version 2b).
Dopo, inoltre, le recenti dispute (vedi Aeroporto Bergamo) sulle competenze per la definizione della zonizzazione acustica assoggettata alla Valutazione Strategica Ambientale (vedi comunicato stampa ENAC n.91/2016) e dare attuazione a quanto richiesto dalla sentenza del TAR n. 00668/2013, depositata il 15/07/2013 successivamente confermata dalla sentenza del Consiglio di Stato n.01406/2014, depositata il 02/04/2014 e le esigenze dei Masterplan di ogni aeroporto e la necessità di disporre mappe dell'impatto gassoso generato dal sistema aeroportuale l'utilizzo esteso dell'AEDT (Aviation Environmental Design Tool Version 2b) diventa ancora più fondamentale. 21 Ottobre 2016
E' un'impasse "normativa-legislativa" da sbloccare: ma chi decide? Le mappatura acustiche delle infrastrutture aeroportuali, dove sono state eseguite nell'iter previsto, dalla mappa acustica alla zonizzazione relativa sono state realizzate secondo le prescrizioni del D.M. 31/10/1997 “Metodologia di misura del rumore aeroportuale” non ha ancora approvato procedure antirumore e la zonizzazione acustica.
Lo studio dell’impatto acustico generato e la zonizzazione acustica del territorio ed individuazione dei limiti sono stati espletati dalle Commissioni aeroportuali ex art. 5 del D.M. 31/10/1997 avvalendosi del modello previsionale INM - versione 7.0 b - e seguenti - metodologia realizzato dalla FAA statunitense. Dati di input e le modalità di impiego del modello dovrebbero essere risultati standard operativi comuni.
Le traiettorie e rotte di uscita e di arrivo hanno usufruito delle tracce e sottotracce
(5, la nominale più quattro sottotracce laterali, per rappresentare la naturale dispersione degli aeromobili) in conformità con il modello previsto nell’ECAC-CEAC Doc 29 secondo uno scenario prestabilito.
Le commissioni aeroportuali hanno proceduto all'identificazione dell'intorno aeroportuale, nelle zona A, zona B, zona C. I limiti per la rumorosità prodotta dalle attività aeroportuali come definite all'art. 3, comma 1, lettera m), punto 2), della legge 26 ottobre 1995, n. 447 (5): sono state:
zona A: l'indice LVA non può superare il valore di 65 dB(A);
zona B: l'indice LVA non può superare il valore di 75 dB(A);
zona C: l'indice LVA può superare il valore di 75 dB(A).
Ma con la Direttiva 2002/49/CE, formalmente recepita nel nostro Paese con il DLgs 194 del 19/8/2005, l’armonizzazione tra il quadro normativo vigente ai sensi della L 447/95 e M seguenti non è stato aggiornato. La richiesta del D.Lgs. n. 194 del 2005 tuttavia elabora le mappe acustiche con descrittori acustici differenziati e definiti nello stesso decreto:
- Lden: Livello giorno-sera-notte (Day-Evening-Night Level), continuo equivalente a lungo termine ponderato “A”, espresso in decibel (dB), determinato sull’insieme dei periodi giornalieri di un anno solare
- Lnight: Livello notturno (Night Level) continuo equivalente a lungo termine ponderato “A”, espresso in decibel (dB), definito alla norma ISO 1996-2:1987, relativo a un anno solare, dove la notte è di 8 ore (dalle 22.00 alle 06.00).
Le valutazioni effettuate non possono essere in ogni caso utilizzate quale riferimento ai fini della individuazione di un eventuale superamenti di limiti, in quanto, come sopra accennato, il descrittore da utilizzare nelle valutazioni dell’impatto acustico degli aeroporti rimane l’LVA, ai sensi del D.M. 31 Ottobre 1997.
Il cosiddetto "Piano d’Azione ai sensi del D.Lgs. 194/05 in funzione dei aggiornati descrittori acustici rileva pertanto risultanze differenziate.
Gli obiettivi della L 447/95 e della normativa europea sul rumore ambientale, recepita con DLgs 194/05, in apparenza riguarderebbero uno la fotografia di una realtà acustica, la seconda rimanderebbe alla fase di monitoraggio, controllo ed alla prevenzione con ottica e strategie di risanamento dell'impatto acustico.
Come conciliare i due livelli di analisi e di mitigazione? Tra la fase del rilevamento acustico e del monitoraggio ai piani di risanamento/azione. A riguardo Stato e Regioni avrebbero dovuto provvedere da tempo. Le stesse Commissioni Aeroportuali avrebbero dovuto adeguare, aggiornare periodicamente le mappe acustiche e le zonizzazioni (in relazione al volume di traffico - storicamente progressivo - e alla tipologia delle flotte aeree operative), come le stesse società di gestione aeroportuale e nessun altro soggetto istituzionale si è nel contempo attivato e mobilitato con le loro capacità di lobbying per conciliare le normative in questione.
Il ritardo dei piani di risanamento, il loro finanziamento e la mitigazione del territorio e i benefici per i cittadini dell'intorno aeroportuale sono, inevitabilmente, conseguenti allo sblocco di questa impasse "normativa". 31 Agosto 2016
Quanti scali italiani sono attrezzati? La gestione delle lamentele. Una cosa è certa: rilevano solo il rumore aereo correlato ai tracciati radar dei voli in decollo e atterraggio.
Perciò solo ed esclusivamente le emissioni sonore in volo e trascurano del tutto il ground noise, quello degli aeromobili quando sono in movimento al suolo. Non registrano neppure il "fracasso" degli invertitori di spinta in fase di decelerazione a terra. Il Reverse noise è quindi escluso.
Il rumore, il frastuono delle emissioni sonore dei voli "correlate" ai tracciati radar dovrebbero - nei Report periodici forniti ai cittadini - dovrebbero risultare percentualmente segnalati per inquadrare "efficacemente" la realtà del scenario complessivo di un aeroporto in un determinato Contesto operativo.
Ma è un riscontro che solo raramente avviene. Spesso quando la percentuale delle correlazioni è segnalata non si identificano i velivoli esclusi, le cause, e la supposto portata del loro "fragore".
Ma se la rete di monitoraggio è, solitamente gestita dall'Azienda Aeroportuale, chi controlla, chi sovraintende alla corretta e funzionale operatività?
E' noto che l'art 2 comma 5 del DPR 11 dicembre 1997, n. 496. Ma sorge un dubbio (in realtà si ripropone da anni) le verifiche sono regolari e sistematiche e/o del tutto occasionali. Magari in seguito a segnalazioni e rimostranze dei cittadini residenti nell'intorno delle piste. Quando è avvenuto l'ultimo controllo sul "nostro" aeroporto vicino casa?
Le centraline, il loro posizionamento geografico , in altezza e strategico è quello ottimale? Le conformità agli standard prescritti risulta coerente (manutenzione, taratura, calibrazione, validazione, ecc.) e i risultati sono, in aggiunta, condivisi dalla popolazione residente nel circondario?
Le orecchie del cittadino medio abitante nei pressi della centraline conferma questi dati? Quanto vale quindi il riscontro "meccanico" con quello privato-personale del cittadino in oggetto? Composizione (numero) della rete, localizzazione delle centraline, efficienza.
Ma sopratutto correlazione con i tracciati radar, loro percentuale e, magari, segnalazione tempestiva riguardante voli "rumorosi" che non risultano "inglobati" nei valori comunicati ai cittadini e riportati dai Report periodici divulgati. La realtà appare alquanto problematica.
Secondo informative ufficiali sui seguenti aeroporti (civili commerciali, non le aerobasi) sono stati segnalate l'esistenza di sistemi di reti di monitoraggio:
Torino Caselle
Bergamo Orio al Serio
Milano Linate
Milano Malpensa
Verona Villafranca
Venezia Tessera
Bologna Borgo Panigale
Pisa San Giusto
Firenze Peretola
Ancona Falconara
Roma Ciampino
Roma Fiumicino
Napoli Capodichino
Bari Palese
Brindisi Casale
Foggia Gino Lisa
Taranto Grottaglie
Catania Fontanarossa
Palermo Punta Raisi
Pantelleria
Lampedusa
Alghero Fertilia
Cagliari Helmas
Non si hanno, invece, adeguate e altrettante notizie sul numero delle centraline installate (tra fisse e mobili), il loro corretto posizionamento, la loro conformità, la loro effettiva e efficiente installazione, la disponibilità dei dati, il livello di correlazione con i tracciati radar (le percentuali) e, sopratutto notizie sulla verifica periodica dell’efficienza del sistema, oltre alla verifica dei requisiti del sistema.
Con la rispondenza del sistema di monitoraggio ai requisiti richiesti.
L'ARPA di ogni Regione (D.P.R. 496/97) ha, di fatto, il compito della verifica e audit dell’efficienza del sistema di monitoraggio del rumore aeroportuale. All'ARPA, in combinazione con il gestore aeroportuale è assegnata anche la verifica della corretta applicazione delle procedure antirumore in atterraggio e in decollo, talvolta anche, nella fase di decelerazione in pista, l'utilizzo della spinta Reverse (non l'entità del rumore stesso).
Ma quale è la "periodicità" di controllo dell'ARPA? E' annuale? Chi certifica inoltre la validazione dei dati della rete di monitoraggio? Decisiva risulta anche l'operazione di cadenzata manutenzione del sistema installato. Dalle singole stazioni e all'elaborazione dei dati raccolti dal sistema e al processo di elaborazione degli stessi.
Ed in quali scali, inoltre, le reti di monitoraggio sono puntuali nella cosiddetta "gestione delle lamentele? Quando qualche cittadino segnala un passaggio basso di un velivolo, in una determinata circostanza (notte, giorno, orario, punto geografico e altro), lo stesso gestore e/o la Commissione Aeroportuale dovrebbe fornire una puntuale risposta e, talora, segnalare le cause dell'evento e l'eventuale sanzione nei riguardi del pilota/aerolinea che non ha rispettato la tecnica e la procedura antirumore in vigore? 17 Agosto 2016
Nessuna perequazione tra aeroporti e Regioni del Belpaese. All'origine era stata la Regione Lombardia ad emanare l'Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili (IRESA). Nulla di straordinario e sensazionale e anomalo. Lo prevedeva una norma "nazionale" e la stessa ICAO promuove imposte equivalenti.
Ma ecco che la stessa regione Lombardia riferisce sul sito web "A decorrere dal 1° gennaio 2013 è stata sospesa l'applicazione dell'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili (IRESA) di cui agli articoli da 64 a 67 bis della legge regionale 14 luglio 2003, n. 10 (Riordino delle disposizioni legislative regionali in materia tributaria - Testo unico della disciplina dei tributi regionali).
In seguito è stata - tra alcune altre - la Regione Lazio a promulgare la stessa IRESA che è utile ricordarlo è una imposta a totale carico delle compagnie aeree che, con la loro attività, contribuiscono all'inquinamento acustico delle zone abitate che si trovano a ridosso del sedime aeroportuale. I proventi dell'imposta di scopo IRESA servono esclusivamente per il completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, per il disinquinamento acustico e all'eventuale indennizzo delle popolazioni residenti nelle zone A e B dell'intorno aeroportuale.
L'imposta regionale sulla emissioni sonore degli aeromobili civili (IRESA), della Regione Lazio venne istituita con l'art. 5 della L.R. 2-2013, è entrata in vigore il 1° maggio 2013. Il presupposto dell’IRESA è perciò costituito dalle emissioni sonore prodotte dagli aeromobili civili sia in fase di decollo sia in fase di atterraggio.
E dovrebbero/avrebbero pagare secondo criteri prestabiliti:
-gli esercenti di aeromobili che svolgono servizi di trasporto pubblico, aerotaxi o altre attività di tipo commerciale in aeroporti con certificazione dell’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) o gestiti direttamente dall’ENAC, in conformità a quanto previsto dal “Regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti” emanato dall’ENAC il 21 ottobre 2003 e successive modifiche;
-gli esercenti di aeromobili ad ala fissa ad uso privato il cui peso massimo al decollo sia pari o superiore a 4,5 tonnellate;
-gli esercenti di aeromobili ad ala rotante ad uso privato il cui peso massimo al decollo sia pari o superiore a 2,5 tonnellate.
La Regione Lazio ha sempre sostenuto che, con la legge n. 342 del 2000, è stata istituita l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili, dovuta alle Regioni o alle Province autonome da parte dell’esercente dell’aeromobile, ed è stato previsto un parziale vincolo di gettito per opere di disinquinamento acustico nonché per il risarcimento dei soggetti danneggiati dalle emissioni.
La posizione della IATA (associazione delle aerolinee) invece rileva con distinguo contradditori:
"Although the amounts which can be levied through IRESA have been capped by the Italian Government, IATA remains firmly opposed to the application of IRESA as it does not deliver any environmental benefits and as it is at odds with international and European policies and legislation.
In particular:
ICAO policies require that environment-related levies be designed to recover no more than the costs applied to the alleviation or prevention of environmental problems;
ICAO policies, EU law and international agreements between Italy and third countries require that noise-related measures be adopted in accordance with the ICAO Balanced Approach which, among others, requires authorities to assess all available measures to mitigate noise."
Dopo un ricorso alla Corte Costituzionale tuttavia una relativa sentenza dichiara "incongrua " tale IRESA sostenendo:
...come la grave situazione che si è determinata nella Regione Lazio, dove i costi legati alla tassa sulle emissioni sonore essendo molto elevati rappresentano attualmente una grave penalizzazione ed un onere non più sostenibili per i vettori aerei operanti negli scali di Fiumicino e Ciampino. Con la sentenza depositata in data 13 febbraio, si dichiara quindi la piena legittimità del limite massimo di 0,50 Euro a tonnellata fissato, per la Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aerei commerciali-Iresa- (decreto-legge 23 dicembre 2013, n.145).
In questi giorni, tuttavia, ecco in una nota sul pagamento della stessa IRESA il Comitato Fuoripista di Fiumicino, insediato in uno dei due comuni aeroportuali dello scalo della Capitale di Roma Fiumicino, sostiene.
"Dopo anni di proteste e denunce, finalmente la Regione Lazio trasferisce al Comune di Fiumicino i primi 870 mila euro della Imposta Regionale Emissioni Sonore Aeromobili (IRESA). La legge nazionale sull'IRESA era stata promulgata nell'anno 2000. Ricordiamo che l'imposta IRESA è a totale carico delle compagnie aeree che,con la loro attività, contribuiscono all'inquinamento acustico e atmosferico delle zone abitate che si trovano a ridosso del sedime aeroportuale. I proventi dell'imposta di scopo IRESA servono esclusivamente per il completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, al disinquinamento acustico e all'eventuale indennizzo delle popolazioni residenti nelle zone A e B dell'intorno aeroportuale.
Per risanare l'ambiente e le abitazioni di Focene, Fiumicino, Fregene e Maccarese, cioè di tutte le realtà che si trovano in zona A e B, servono massicci interventi che certamente non possono essere soddisfatti, come previsto dalla Regione, con il solo 10% degli incassi dell'IRESA.
Percentuale totalmente insufficiente per soddisfare le reali necessità delle diverse località.
Il Comitato FuoriPISTA, unitamente alle altre realtà associative, che da anni si sono impegnate per far applicare la legge, continuerà a:
- promuovere iniziative per far aumentare la percentuale dei trasferimenti al Comune;
- vigilare e denunciare eventuali usi impropri dell'imposta.
- sollecitare l'Amministrazione Comunale ad aprire un dialogo con le realtà territoriali interessate per definire interventi puntuali come da legge." 3 agosto 2016
Fare il punto è essenziale: ma servono risposte complessive! La realtà delle mappe acustiche aeroportuali, delle reti di monitoraggio, l'opera della Commissione Aeroportuale di piccole e lunghe e lunghissime pista di volo, con le emissioni sonore dei propulsori degli aeromobili in volo e sorvolo (atterraggio e decollo e riattaccate), quelle dell'impatto acustico degli stessi motori quando sono al parcheggio o in movimento sui piazzali e lungo le vie di rullaggio, sono state elaborate secondo criteri rispondenti al "frastuono" recepito dai cittadini e dai residenti dell'intorno degli scali aerei?
Le normative di legge e i varo decreti stabiliscono procedure e criteri di analisi precisi. Iniziali, per la di definizione delle mappe acustiche con INM (modello matematico USA- FAA), in seguito, biennalmente, in relazione alle flotte aeree operative. E all'incremento dei voli registrato nel breve periodo?
A che punto siamo? A quando è stata aggiornata la mappa acustica del "tuo aeroporto"? Da quanti anni non viene attualizzato l'apporto del rumore a terra e in volo nelle mappe acustiche deliberate in sede di Commissione?
Perché ENAC e/o i gestori aeroportuali non forniscono dati a riguardo? Forse le mappe acustiche, comunque deliberate, sono superate, sono ormai "scadute"?
I cittadini sono "informati" sulla reale efficacia della "rete di monitoraggio", qualora attiva e funzionante?
L'interrogazione sottostante, comunque, rileva i ritardi sulle misure di riduzione dell'impatto, dei fondi, dei finanziamenti da impiegare a tale scopo.
Interrogazione a risposta in commissione 5-08915
E' stata presentata da SPESSOTTO Arianna.
testo di Mercoledì 15 giugno 2016, seduta n. 638.
SPESSOTTO, DE LORENZIS, PAOLO NICOLÒ ROMANO, LIUZZI e CARINELLI.
Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Per sapere – premesso che:
l'articolo 6 del decreto del Ministero dell'ambiente del 29 novembre 2000 recante «Criteri per la predisposizione, da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento e abbattimento del rumore» pone l'obbligo, a carico dei gestori di servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, di presentare al comune e alla regione o all'autorità da essa indicata, ai sensi dell'articolo 10, comma 5, della legge 26 ottobre 1995, n. 447, il piano di contenimento ed abbattimento del rumore prodotto nell'esercizio delle infrastrutture; in particolare, per quanto riguarda gli aeroporti, il gestore individua le aree dove sia stimato o rilevato il superamento dei limiti previsti e trasmette i relativi dati agli enti citati. Entro i successivi diciotto mesi, nel caso di superamento dei valori limite, l'esercente presenta il piano di contenimento ed abbattimento del rumore di cui al richiamato comma 5 dell'articolo 10 della legge 26 ottobre 1995, n. 447;come richiamato nelle sentenze del TAR Lazio (sezione II BIS) del 10 gennaio 2002 e del Consiglio di Stato (N. 5822/2004), i gestori aeroportuali sono obbligati a impegnare in via ordinaria una quota del 7 per cento dei fondi di bilancio previsti per le attività di manutenzione e di potenziamento delle infrastrutture stesse, per l'adozione di interventi di contenimento ed abbattimento del rumore;qualora la disponibilità annuale non sia esaurita, l'articolo 6 del decreto ministeriale di cui sopra, prevede che il residuo si riporti a bilancio dell'anno successivo all'interno di uno specifico fondo cumulativo; ai sensi del citato decreto, è altresì previsto che, sia l'entità dello stanziamento atteso per l'anno, sia quella dell'ammontare del fondo di accumulo, debbano essere oggetto di formale informazione da parte del gestore ai comuni dell'intorno aeroportuale entro il mese di marzo; nel corso dell'esercizio 2015, risulta all'interrogante che siano state effettuate significative opere di manutenzione e potenziamento delle infrastrutture aeroportuali di Venezia e Treviso, tali da dover risultare nel bilancio societario del gestore aeroportuale Save Spa a norma delle richiamate regole vigenti sugli accantonamenti; da un'analisi dei documenti contabili del gestore, non risulta però alcuna previsione in merito alla quota annuale di accantonamento per l'adozione di interventi di contenimento ed abbattimento del rumore, né all'entità del suo eventuale utilizzo e alla consistenza del fondo accumulato negli anni precedenti; a quanto consta agli interroganti Save spa avrebbe impugnato il decreto ministeriale del 29 novembre del 2000; come sopra richiamato, due recenti sentenze del Tar Lazio e del Consiglio di Stato hanno rigettato il ricorso contro l'articolo 6 del decreto del Ministero dell'ambiente del 29 novembre del 2000 presentato da una decina di società gestrici di aeroporti (tra cui non compare Save Spa), riconfermando l'obbligo di accantonamento «in via ordinaria» dei fondi per l'adozione di interventi di contenimento e abbattimento del rumore; per quanto riguarda l'aeroporto di Venezia «Marco Polo», da anni l'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione ambientale del Veneto – ArpaV, riscontra a Tessera il superamento costante del limite acustico comunale, specie notturno, dovuto al traffico aereo –: a fronte delle informazioni di cui in premessa, se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, promuovere – in considerazione del ruolo di controllo e vigilanza rivestito da Enac nei confronti dei gestori aeroportuali – tutte le necessarie iniziative affinché Save Spa rispetti la normativa vigente in materia di interventi di contenimento ed abbattimento del rumore aeroportuale; se il Ministro non ritenga ravvisabile nei confronti della direzione aeroportuale di Enac per il Nord-est una responsabilità per omesso controllo e vigilanza nei confronti del gestore aeroportuale Save Spa, in relazione al mancato accantonamento in via ordinaria dei fondi per l'adozione di interventi di contenimento e abbattimento del rumore. 21 giugno 2016
Da quelle insediate e operose e quelle in letargo, serve un elenco aggiornato! Dovrebbero varare e aggiornare, almeno ogni due anni, le mappe acustiche (dalle quali scaturiscono le zone A, B e C dei Comuni circostanti) , ma anche proporre e verificare procedure per verificare e mitigare del rumore a terra e in volo in prossimità delle piste di volo attraverso:
- la riduzione alla fonte del rumore degli aeromobili
- la pianificazione e la gestione del territorio
- le procedure operative di abbattimento del rumore
- le restrizioni operative.
E' un compito che viene assolto sistematicamente o, diversamente, a fronte degli enunciati legislativi e normativi è una operazione che rimane sulla carta, solo negli intenti e nelle dichiarazioni?
Se istituite e vigenti quante volte - mediamente - sono ogni anno, convocate? Con quali risultati?
E' compito dell’ENAC istituire e dirigere le Commissioni aeroportuali per fronteggiare "il problema dell’inquinamento acustico nelle aree circostanti gli aeroporti viene prevalentemente svolta in ambito locale.
Essa fa capo alle Commissioni aeroportuali previste dal DM Ambiente-Trasporti del 31 ottobre 1997, presiedute dal Direttore aeroportuale e composte dagli enti territoriali, dall’Agenzia regionale per l’ambiente e dagli operatori dello scalo.
Le Commissioni hanno il compito di stabilire le procedure antirumore e la zonizzazione acustica del territorio
circostante l’aeroporto e inoltre, in caso di superamento dei limiti acustici, di individuare le soluzioni più idonee alla luce di uno sviluppo sostenibile dell’operatività aeroportuale".
Il Rapporto Bilancio sociale 2014 di ENAC - ultimo disponibile - segnala che "nel 2014 sono stati adottati significativi interventi normativi in materia di inquinamento acustico aeroportuale destinati ad incidere sulla disciplina nazionale stratificatasi nel corso di quasi venti anni e sulle stesse attività di competenza dell’ENAC e delle Commissioni aeroportuali. È da segnalare il Reg. (UE) n. 598/2014, applicabile da giugno 2016, che ha ridefinito le procedure per l’introduzione di restrizioni operative dirette a contenere il rumore aeroportuale
nell’ambito di un approccio equilibrato che tenga conto dei costi e dell’efficacia delle diverse misure adottabili
a livello dei singoli aeroporti.
Inoltre, con la l. 30 ottobre 2014, n. 161 (legge europea 2013-bis), è stata conferita al Governo la delega a rivisitare l’intera normativa nazionale in materia di inquinamento acustico, prevedendo anche l’armonizzazione e l’aggiornamento della disciplina del rumore aeroportuale alla luce dei principi e delle procedure consolidati a livello comunitario".
ENAC ricorda come le commissioni, nominate nel 2000 per i 26 aeroporti, coadiuvati dal gestore del traffico aereo (ENAV o Aeronautica Militare), perciò avrebbe dovuto riguardare aeroporti civili e aerobasi militari, nel corso degli anni avrebbero raggiunto il numero di 36.
Ma ecco il punto. Quante di queste commissioni hanno aggiornato le mappe acustiche primarie - originarie, semmai tale traguardo è stato ottenuto tenendo conto del ground noise e air noise, E le relative zonizzazioni acustiche comunali sono, poi, conseguentemente state variate?
Dal 2000 al 2016 il numero dei passeggeri è raddoppiato (da 82 milioni a oltre 156 del 2015), mentre il numero dei voli, pur di fronte delle migliorie tecnologiche dei propulsori, è anch'esso aumentato: di circa il 30%. Cosa ne è stato quindi dell'inevitabile ricaduta acustica a terra-ground noise e quella in sorvolo-air noise. La rilevanza del rumore a terra-ground noise generato dai propulsori è risultato evidente. Percepibile e "sostenibile"? Sopratutto per i cittadini residenti nell'immediato delle piste e delle vie di rullaggio: le mappe e le zonizzazione acustica elaborata dalle Commissioni Aeroportuali dovrebbero averlo certificato?
E le verifica biennale delle certificazione sonora dei propulsori, con le innegabili ripercussioni sulle mappe acustica aeroportuale, è stata verificata e ottemperata?Sono interrogativi di cui conosciamo, in anticipo, la corretta risposta.
Cosa sostiene invece l'ENAC, nel ruolo di direttore delle Commissioni Aeroportuali degli aeroporti civili italiani? I cittadini residenti nell'intorno aeroportuale possono ritenersi soddisfatti? 10 maggio 2016
Uno studio sullo scalo di Francoforte rivelerebbe il rischio incombente! Lo scorso novembre 2015 ENAC ha presentato, nel corso di una Conferenza Stampa presso la Direzione Generale dell'ENAC, il progetto "Autismo - In viaggio attraverso l'aeroporto" ideato dall'Ente con la collaborazione di Assaeroporti e della società di gestione Aeroporti di Puglia. Il progetto, fortemente voluto dall'ENAC impegnato per mandato istituzionale nella tutela dei diritti dei passeggeri e delle persone con disabilità, parte come ‘progetto pilota' sull'Aeroporto di Bari grazie al contributo e alla disponibilità della società Aeroporti di Puglia e, successivamente, verrà esteso ad altri aeroporti, anche attraverso la cooperazione dell'associazione dei principali scali nazionali, Assaeroporti.
L'encomiabile iniziativa con - sostiene ENAC in un comunicato stampa - "L’obiettivo principale è quello di fornire alcune semplici raccomandazioni rivolte agli accompagnatori per aiutare bambini e adulti autistici ad accettare serenamente il loro viaggio, permettendo loro, attraverso un iter individuato dall’ENAC in coordinamento con le società di gestione, di poter visitare anticipatamente la realtà aeroportuale" può essere adeguatamente verificata sul web della stessa ENAC.
Simili proposte, tuttavia, sono state sviluppate negli anni recenti anche in altri scali europei e USA
Con la partecipazione delle " Autism Society of Minnesota" un programma "Wings for Autism", ad esempio, ha interessato almeno 50 aeroporti dal 2010 con il coinvolgimento dell'Airport Council International.
L'alto valore sociale di questo progetto si è comunque ridimensionato quando uno dei nostri "analisti" - nel corso delle lettura di un testo fondamentale nella descrizione della neuroplasticità del cervello, ovvero "Il Cervello infinito - Alle frontiere della neuroscienza: storie di persone che hanno cambiato il proprio cervello - Norman Doidge - Ponte alle Grazie - ha potuto annotare le seguenti frasi:
"Con il rilascio BDNF (fattore neurotrofico cerebrale BDNF - Brain-derived neurotrophic factor) le mappe cerebrali sono scarsamente differenziate, e dato che il cervello è stato rinforzato in modo indiscriminato un numero minimo così alto di connessioni, quanto si attirano onde solo pochi neuroni il cervello rischia di scoppiare.....
"Diverse ricerche gli suggerivano la possibilità che un fattore ambientale contribuisse a tutto ciò.
Uno studio inquietante mostrava come più i bambini vivevano nelle vicinanze del rumoroso aeroporto di Francoforte, in Germania, più basso era il loro quoziente intellettivo. Uno studio simile, condotto su bambini che vivevano nei casermoni popolari lungo il Dan Ryan Expressway, un'arteria stradale trafficatissima di Chicago, trovo la medesime correlazione tra livello intellettivo e la vicinanza all'autostrada. Come Mercenich iniziò a interrogarsi di un nuovo fattore di rischio ambientale che avrebbe potuto interessare chiunque, ma con un effetto più dannoso sui bambini predisposti geneticamente: il costante rumore di fondo provocato da macchine, talvolta chiamato "rumore bianco". Il rumore bianco è dato dalla somma di molte frequenze e costituisce uno stimolo molto potente per la corteccia uditiva".
Un riscontro immediatamente impressionante e del tutto ignorato anche dalla stessa Aerohabitat.
Il coinvolgimento della popolazione "infantile" sembrerebbe assodato e aggravato, quindi, qualora una infrastruttura aeroportuale sia adiacente ad alta viabilità stradale quale una autostrada: vedi il caso di Verona Villafranca e Bergamo Orio al Serio con l'autostrada A4, tra gli altri.
Dopo alcune ricerche che hanno avuto come risultato l'impossibilità di poter accedere/disporre dello studio sull'aeroporto di Francoforte sono comunque emersi altri riscontri convergenti.
Come quello sottostante.
"Is aeroplane noise delaying your child’s learning? by Mattia Rosini - 2014.11.05 (http://www.west-info.eu/is-aeroplane-noise-delaying-your-childs-learning/)
"If your children live or study near an airport, they are at risk of learning to read much later than other children their age. This is a link that hasn’t been explored in any detail until now but a German study is shedding some light on the issue. Researchers at NORAH (Noise-Related Annoyance, Cognition and Health) studied 85 classrooms in 29 primary schools in the metropolitan area of Rhine-Main (the urban area around Frankfurt, which has has about 5.8 million inhabitants). Exposure to noise from Frankfurt Airport, Germany’s main hub, ranged from 39 to 59 decibels. The results found that children most exposed to the noise learned to read later than others. The difference was, on average, one month delay for every 10 decibels extra noise." 27 aprile 2016
La mappatura delle emissioni sonore ground e airnoise, in Italia, sono state aggiornate? Le bibliografie internazionali sul rumore aereo nell'intorno delle piste di volo civili-commerciali e militari non sembrerebbero includere documenti e studi italiani. Quale la ragione? Non sono ritenute adeguate o non sono sufficientemente rappresentative? Difficile sostenerlo in mancanza di documentazioni comparabili. In appendice, comunque, elenchiamo una tra le tante disponibili: preziose per analizzare e indagare sulle ricadute dirette e collaterali. Quelle che investono le decine (centinaia?) di migliaia di cittadini residenti in prossimità degli aeroporti del Belpaese. Una sintetica rappresentazione e comparazione può essere ricavata dal testo "Discussion Paper 05: Aviation Noise - July 2013 - Airports Commission della Gran Bretagna (Web: www.gov.uk/government/organisations/airports-commissionEmail: airports.enquiries@airports.gsi.gov.uk):
Airport Population within the 55Lden contour
London Heathrow 725,500
Frankfurt 238,700
Paris Charles de Gaulle 170,000
Paris Orly 110,000
Brussels 49,700
Amsterdam 43,700
Madrid 43,300
Rome 34,400
Munich 7,800
La collocazione di Roma (supponiamo Roma Fiumicino) appare alquanto "limitata", se confrontata con gli altri hub europei, e, comunque, segnala dati indisponibili in Italia. Quale documento istituzionale/ufficiale ha segnalato questo riscontro di dati? Le Commissioni Aeroportuali presiedute da ENAC in tutti gli aeroporti italiani hanno forse elencato le popolazioni investite da 55-60-65-70-75 Lva considerando anche il ground noise e, in sintesi, ricavato la "popolazione entro l'impronta dei 55Lden"?
Quanti database sono disponibili a riguardo e a quale anno fanno riferimento? Sono forse state aggiornate le mappe aeroportuali e le zone A, B e C, qualora deliberate?
Gli effetti delle emissioni sonore a terra e in volo in prossimità delle piste di volo possono essere ricavati dai vasti e dettagliati dati-documenti di soggetti di primordine quali ANASE, WHO, RANCH e HYENA e precisamente:
-Amenity/quality of life effects
-Annoyance
-Sleep disturbance
-Health effects
-Hypertension
-Hearing loss
-Mental health
-Productivity and learning effects
-Cognitive impairment in children
-Productivity.
La materia è, da decenni, oltremodo investigata, analizzata e documentata, come nei testi della bibliografia sottostante.
ACNUSA ([French] Airport Pollution Control Authority), Noise Maps of Paris Charles de Gaulle,
www.acnusa.fr/index.php/fr/ le-bruit-et-la-cartographie/la-cartographie/ pgs-plan-de-gene-sonore/6513.
Aena Aeropuertos (Spanish Airport Regulator), www.aena-aeropuertos.es/csee/ Satellite/sostenibilidad/en/ Page/1237548870486//Frequently-asked-questions.html.
Air Services Australia, ‘Key Facts About Noise Sharing’, www.airservicesaustralia.com wp-content/uploads/FINAL_Key-facts-about-noise-sharing.pdf.
Air Services Australia, ‘Sydney Airport’, http:// www.airservicesaustralia.com/aircraftnoise/ airport-information/sydney.
Australian Department of Infrastructure and Transport (2013), ‘Guidance Material for Selecting and Providing Aircraft Noise Information’, www.infrastructure.gov.au aviation/environmental/transparent_noise/ guidance.
Australian Government (2008), ‘National Aviation Policy Green Paper’
Babisch, W. (2006), ‘Transportation noise and cardiovascular risk: updated review and synthesis of epidemiological studies indicate that the evidence has increased’, Noise Health, Vol. 8, 1–29.
Babisch, W. (2005), ‘Hypertension and Exposure to Noise near Airports (HYENA); a European study on health effects of aircraft noise’, Proc. Inter-Noise.
Berry, B. and Flindell, I. H. (2009) ‘Estimating does-response relationships between noise exposure and human health impacts in the UK’, Berry Environmental Ltd, July 2009, archive.defra.gov.uk/environment/ quality/noise/igcb/documents/project-report. pdf.
Brooker P. (2008), ‘ANASE: unreliable owing to design-induced biases’, Acoustics Bulletin, Vol., 33(1), 26–31.
Brooker, P. (2006) ‘Aircraft noise: annoyance, house prices and valuation’, Acoustics Bulletin, May/June, 29-32.
Brooker, P. (2004), ‘The UK Aircraft Noise Index Study: 20 years on’, Institute of Acoustics, Vol. 26 (2), 20-30.
Brussels Airport (2013), ‘Noise contours around Brussels Airport for the year 2012’, www.brusselsairport.be/en/cf/res/pdf/ env/geluidscontouren2012.pdf.
CAA (1981) ‘The Noise and Number index’, DORA Communication 7907, www.caa. co.uk/docs/33/ERCD7907.pdf.
CAA (2007) ‘London Heathrow Airport Strategic Noise Maps 2006’, ERCD Report 0706,
www.caa.co.uk/application.aspx =33&pagetype=65&appid=11&mode=detail& id=2993.
Campaign to Protect Rural England, http:// www.cpre.org.uk/what-we-do/countryside/ tranquil-places/in-depth/item/1688-how-we-mapped-tranquillity.
Chicago O’Hare Airport, Community Noise Management, www.flychicago.com/OHare/EN/AboutUs/Community/NoiseManagement/RSIP/Residential-SIP.aspx.
Clark, C. Martin, R. van Kempen, E. Alfred, T. Head, J. Davies, H. W. Haines, M. M. Barrio, I. L Matheson, M. and Stansfeld, S. A (2005) ‘Exposure-Effect relations between aircraft and road traffic noise exposure at school and reading comprehension: the ranch project’, American Journal of Epidemiology, Vol. 163 (1), 27-37.
Clark, C. Martin, R. van Kempen, E. Alfred, T. Head, J. Davies, H.W. Haines, M.M. Lopez Barrio, I. Matheson, M. & Stansfeld, S.A. (2006) ‘Exposure-effect relations between aircraft and road traffic noise exposure at school and reading comprehension: The RANCH project’ American Journal of Epidemiology, 163, 27-37.
Clark, C. and Stansfeld, S. A. (2007) ‘The Effect of Transportation Noise on Health and Cognitive Development: A Review of Recent Evidence’, International Journal of Comparative Psychology, Vol. 20, 145-158.
Cohen, J. P. and Coughlin, C. C. (2008) ‘Changing noise levels and housing prices near the Atlanta airport’, Federal Reserve Bank of St. Louis, research.stlouisfed.org/wp/2005/2005-060.pdf.
Department of Transport (1985) ’United Kingdom Aircraft Noise Index Study: Main Report (ANIS)’, DR Report 8402.
Department for Transport (2007) ‘Attitudes to noise from aviation sources in England’, www.dft.gov.uk/pgr/aviation/environmentalissues/Anase/.
Department for Transport (2012) ‘The Noise Sub-Objective: TAG unit 3.3.2’,
www.dft.gov.uk/webtag/documents/expert/pdf/U3_3_2noise-120807.pdf.
Department for Transport, ‘Air navigation guidance to the Civil Aviation Authority’ (June 2013), https://www.gov.uk/government/consultations/air-navigation-guidance-for-the-civil-aviation-authority.
Department for Transport (2012), Draft Aviation Policy Framework, assets.dft.gov.uk/consultations/dft-2012-35/draft-aviation-policy-framework.pdf.
Department for Transport (2013), ‘Summary of Responses for the Draft Aviation Policy Framework Consultation’, https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/154561/consultation-responses.pdf.
Department for Environmental, Food and Rural Affairs (2006), Strategic Noise Mapping archive.defra.gov.uk/environment/quality/noise/environment/mapping/index.htm.
DLR Institute for Aerospace Medicine, www.dlr.de/me/en/desktopdefault.aspx/tabid-2020/2943_read-4518/.
Evans and Hygge, Evans, G. W. & Hygge, S. (2007), ‘Noise and performance in children and adults’, In Noise and its effects (eds L. Luxon & D. Prasher), London: Whurr Publishers.
European Environment Agency (2010) ‘Good practice guide on noise exposure and potential health effects’, EEA Technical Report No.11/2010.
European Commission (2002) Directive 2002/49/EC, June 2002, relating to the assessment and management of environmental noise.
Floud, S. Vigna-Taglianti, F. Hansell, A. Blangiardo, M. Houthuijs, D. Breugelmans, O. (2012) ‘Medication use in relation to noise from aircraft and road traffic in six European countries: results of the HYENA study’, Occup Environ Med ,Vol. 2 (7), 518-24.
Grimwood, C.J. Skinner, C.J. and Raw, G.J. (2002) ‘The UK National Noise Attitude Survey 1999/2000’, Noise Forum Conference 20 May 2002, www.bre.co.uk/pdf/NAS.pdf.
Haralabidis AS, Dimakopoulou K, Vigna- Taglianti F, Giampaolo M, Borgini A, Dudley ML, Pershagen G, Bluhm G, Houthuijs D, Babisch W, Velonakis M, Katsouyanni K and Jarup L, for the HYENA consortium (2008) ‘Acute effects of night-time noise exposure on blood pressure in populations living near airports’, European Heart Journal, Vol. 29(5), 658–664.
Harding, A. (2011) ‘Quantifying the links between Environmental noise related hypertension and health effects’, Health & Safety Laboratory, MSU/2011/07, http:// randd.defra.gov.uk/Default.aspx?Menu=Menu &Module=More&Location=None&ProjectID=1 7601&FromSearch=Y&Publisher=1&SearchTe xt=hypertension&SortString=ProjectCode&So rtOrder=Asc&Paging=10#Description.
Hardoy, M.C., Carta, M.G., Marci, A.R., Carbone, F., Cadeddu, M., Kovess, V., Dell- Osso, L., & Carpiniello. B. (2005) ‘Exposure to aircraft noise and risk of psychiatric disorders’, Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology, Vol. 40, 24-26.
Hiramatsu, K., Yamamoto, T., Taira, K., Ito, A., & Nakasone, T. (1997) ‘A survey on health effects due to aircraft noise on residents living around Kadena airport in the Ryukyus’, Journal of Sound and Vibration, Vol. 205, 451-460.
Health Council of the Netherlands (2004), ‘The Influence of Night-time Noise on Sleep and Health’ The Hague: Health Council of the Netherlands, Publication No. 2004/14E.
Heathrow Airport Ltd. (May 2013) ‘A quieter Heathrow’, www.heathrowairport.com noise/ what-we-do-about-it/a-quieter-heathrow
Heathrow Airport Ltd., ‘Day Noise Insulation Leaflet’, ‘Night Noise Insulation Leaflet’ and ‘Community Buildings Noise Insulation Scheme’, www.heathrowairport.com static/Heathrow_Noise/Downloads/PDF/ Night_Noise_Leaflet.pdf
Hillman, D. R. Murphy, A. S. Antic, R. and Pezzullo, L. (2006), ‘The economic cost of sleep disorders’, SLEEP, Vol. 29 (3).
Hu, G., Tuomilehto, J., Silventoinen, T., Barengo, N. C., Peltonen M. and Jousilahti, P. (2005), ‘The effects of physical activity and body mass index on cardiovascular, cancer and all-cause mortality among 47,212 middle-aged Finnish men and women’, International Journal of Obesity, Vol. 29, 894-902.
ICM poll (2009), taken from: www. soundscape-cost.org/documents/ Brighton_2011/COST_Brighton_Quiet_areas_ policies_Grimwood.pdf
ICAO Doc. 9829: October 2010.
ICAO Doc 8168: Procedures for Air Navigation Services, Aircraft Operations, Volume I – Flight Procedures (PANS-OPS).
IGCB (N) (2008), ‘An economic valuation of noise pollution – developing a tool for policy appraisal’, First report of the Interdepartmental Group on Cost and Benefits, Noise Subject Group, Aug 2008, archive.defra.gov.uk environment/quality/noise/igcb/documents/ igcb-first-report.pdf.
IGCB (N) (2010) ‘Noise & Health – Valuing the human health of environmental noise exposure’, Second report of the Interdepartmental Group on Cost and Benefits, Noise Subject Group, July 2010, archive.defra.gov.uk/environment/ quality/noise/igcb/documents/igcn-noise-health-response10070
ISO (2003). ISO/TS 15666:2003, ‘Acoustics – assessment of noise annoyance by means of social and socio-acoustic surveys’. Geneva: International Standards Organization, www.iso.org/iso/catalogue_detail.htm.
Jarup L, Babisch W, Houthuijs D, Pershagen G, Katsouyanni K, Cadum E, Dudley ML, Savigny P, Seiffert I, Swart W, Breugelmans O, Bluhm G, Selander J, Haralabidis A, Dimakopoulou K, Sourtzi P, Velonakis M and VignaTaglianti F (2008), ‘Hypertension and exposure to noise near airports – the HYENA study’ Environ Health Perspect, Vol., 116, 329–333.
Knipschild PV (1977) ‘Medical effects of aircraft noise: community cardiovascular survey’, International Arch Occup Environ Health, Vol. 40 (3), 185–190.
Li, T. Y., Rana, J. S., Manson, J. E., Willett, W. C., Stampfer, M. J., Colditz, G. A., Rexrode, K. M. and Hu, F. B. (2006), ‘Obesity as compared with physical activity in predicting risk of coronary heart disease in women’, Circulation, Vol. 113, 499-506.
London Health Commission (Aug 2003), ‘Noise & health: making the link’, London Health Commission, www.healthimpactproject.org/resources/document/London-Health-Com_Noise_and_Health.pdf.
Maca, V. Melichar, J. and Scasny, M. (2008), ‘Literature review of theoretical issues and empirical estimation of health end-point unit values’, Noise (HEIMTSA Deliverable D.4.1.1).
Madrid-Barajas Airport, ‘Interactive Noise Map’, www.aena-aeropuertos.es/csee/Satellite/Aeropuerto-Madrid-Barajas/en/Page/1237543056506/1049727006413/Mapa-Interactivo-de-Ruido.html.
McMillen, D. P. (2004), ‘Airport expansions and property values: the case of Chicago O’Hare Airport’, Journal of Urban Economics, Vol. 55 (3), 627-640.
Michaud, D.S., Fidell, S., Pearsons, K., Campbell, K.C., & Keith, S.E. (2007), ‘Review of field studies of aircraft noise-induced sleep disturbance’, Journal of the Acoustic Society of America, Vol. 121 (1), 32-41.
Midema, H.M.E., & Vos, H. (2007), ‘Associations between self-reported sleep disturbance and environmental noise based on reanalyses of pooled data from 24 studies’, Behavioral Sleep Medicine, Vol. 5(1), 1-20.
Miedema HME and Oudshoorn C (2001), ‘Annoyance from transportation noise: relationships with exposure metrics DNL and DENL and their confidence intervals’ Journal of National and International Environmental Health Science, Vol. 109, 409–416.
Moorhouse, A (2009) ‘Environmental Noise and health in the UK’, Health protection Agency (Expert Group on the Effect of Environmental noise on Health), www.hpa.org.uk/webc/HPAwebFile/HPAweb_C/1279888026747.
Murihead, M. Morgan, P. A. and Morris, L. (2011), ‘Estimating the productivity impacts of noise’, Transport Research Laboratory CPR1080, https://knowledgehub.local.gov.uk/c/document_library/get_file?uuid=5fc72def-37e4-41d9-b2b3-9573158760f8&groupId=7057340.
Pennington, G. Topham, N. and Ward, R. (1990), ‘Aircraft noise and residential property values adjacent to Manchester International Airport’, Journal of Transport Economics and Policy, Vol. 24 (1), 49-59, www.bath.ac.uk/e-journals/jtep/pdf/Volume_XX1V_No_1_49-59.pdf.
Prescott, E., Osler, M., Andersen, K., Hein, H. O., Borch-Johnsen, K., Schnohr, P. and Vestbo, J. (1998), ‘Mortality in women and men in relation to smoking’, International Journal of Epidemiology, Vol. 27 (1), 27-23.
Porter N D, Kershaw A D and Ollerhead J B. (2000), ‘Adverse effects of night-time aircraft noise’, Department of Operational Research and Analysis, National Air Traffic Services Ltd, R&D Report 9964.
Rhodes, D. P. Weston, E. and Jones, K (Jan 2013), ‘Proposed methodology for estimating the cost of sleep disturbance from aircraft noise’, CAA, Environmental Research and Consultancy Department, ERCD Report 1209.
Salvi, M (2007), ‘Spatial estimations of the impact of airport noise on residential housing prices’, Cantonal bank of Zurich.
Schultz, T. J. (1978), ‘Synthesis of social surveys on noise annoyance’, Journal of the Acoustical Society of America, Vol. 64, 377– 405.
Stansfeld, S. A., Berglund, B., Clark, C. (2005), ‘Aircraft and road traffic noise and children’s cognition and health: a cross-national study’, Lancet, Vol. 365, 1942-1949.
Stansfeld, S.A., Sharp, D.S., Gallacher, J., & Babisch, W. (1993), ‘Road traffic noise, noise sensitivity and psychological disorder’ Psychological Medicine, 23(4), 977-985.
Stansted Generation One Planning Application, ‘Histogram of LAMax noise exposure levels’, taken from CAA records.
Sustainable Aviation (2013), ‘The SA Noise Road Map: a blueprint for managing noise from aviation sources to 2050’, www. sustainableaviation.co.uk/wp-content/ uploads/A4-Tri-fold-SA-Noise-Road-Map- Leaflet-Final-Version-230413.pdf.
Sydney Airport Community Forum, ‘Long Term Operating Plan’, www.sacf. infrastructure.gov.au/airport/LTOP/index.aspx.
Tontechnik Rechner, www. sengpielaudio.com/ TableOfSoundPressureLevels.htm.
van Kamp, I., Houthuijs, D., van Wiechen, C., & Breugelmans, O. (2007), ‘Environmental noise and mental health: Evidence from the Schiphol monitoring program’ in Internoise 2007, Proceedings of the 2007 International Congress and Exhibition on Noise Control Engineering, Istanbul, Turkey: Turkish Acoustical Society.
Walters, A. A. (1975), ‘Noise and Prices’, Oxford University Press, London.
World Health Organisation (1999), Guidelines for Community Noise (B Berglund et al, eds), Geneva, Switzerland: World Health Organization, whqlibdoc.who.int hq/1999/a68672.pdf, and www.who. int/docstore/peh/noise/guidelines2.html.
World Health Organisation (2011), ‘Burden of disease from environmental noise: quantification of healthy life years lost in Europe’, www.euro.who.int/en/what-we-publish/abstracts/burden-of-disease-from-environmental-noise.-quantification-of-healthy-life-years-lost-in-europe. 20 aprile 2016
Ma ENAC perché non propone una analisi equivalente in ITALIA? Il Rapporto ambientale sull'aviazione europea, edito nel gennaio scorso, almeno nei titoli di testa non ha dubbi: "EEA Continued efforts may stabilise noise exposure by 2035 but it will continue to be a key challenge".
La Commissione europea con il supporto di EASA (European Aviation Safety Agency) e Eurocontrol propone una analisi e una sorta di monitoraggio sulle emissioni in atmosfera e sonore generate dalle flotte aeree sugli aeroporti e nell'intorno alle piste.
L'Aviazione Commerciale in Europa in quasi 25 anni (1990 - 2014) ha registrato un incremento dei voli di oltre l’80% e nell'arco dei prossimi venti anni (dal 2014 al 2035) potrà espandersi di un aggiuntivo 45%.
Quale stima potranno essere svolte per l'impatto gassoso e acustico? L'inquinamento atmosferico primario (ossidi di azoto, ossidi di zolfo,monossido di carbonio, ozono, PM10, PM 2.5) e secondario rifletteno una incidenza sull'ambiente e sulla popolazione che dovrà essere prospettata, pianificata e fronteggiata.
Dovrebbero essere attivate indagini epidemiologiche sul rumore ambientale e atmosferico con adeguati impatti territoriali.
La nuova tecnologia dei propulsori delle flotte aeree potrà davvero permettere una riduzione degli impatti acustici e gassosi di questi anni 2010-2015?
Il Rapporto EEA sostiene che il rinnovo delle flotte aeree, una maggiore efficienza nel movimento (procedure di decollo e atterraggio) dei voli hanno ridotto l'impatto sonoro e ambientale complessivo: l’esposizione acustico del 2014 sarebbe quella dei livelli registrati nel 2005. Il Rapporto EAE comunque rimanda agli aeroporti europei in genere. Le mappe del ground noise e air noise dei 45 aeroporti italiani dell'elenco del Traffico aereo 2015, ad esempio, non sono note e/o disponibili.
E' una realtà assai poco rimarchevole.
Nel Belpaese, tuttavia, i riscontri temporali nell'arco 2005-2014 non consentono tali riscontri. Sarebbe davvero straordinario poter comparare mappe acustiche e gassose - dei tanti scali aerei italiani -, le zonizzazioni acustiche ad esempio. Ma non è possibile: i dati non sono disponibili.
Anche se il Rapporto EEA sostiene come la rumorosità dei propulsori sia stata ridotta del 2-4 decibel.
I dati sintetici del Rapporto EEA - senza una identificazioni netta dei decibel - riportano una quota di circa 2.5 milioni cittadini esposte al rumore nei maggiori 45 aeroporti europei nel 2014, con previsioni di un incremento dal 15% dal 2014-2035.
Ecco una sintesi dell'anali e stime del Rapporto EEA:
Overview of Aviation Sector
• Number of flights has increased by 80% between 1990 and 2014, and is forecast to grow by a further 45% between 2014 and 20353.
• Environmental impacts of European aviation have increased over the past 25 years following the growth in air traffic.
• Mean aircraft age was about 10 years in 2014, but fleet is slowly ageing.
• Due to technological improvements, fleet renewal, increased Air Traffic Management efficiency and the 2008 economic downturn,emissions and noise exposure in 2014 were around 2005 levels.
• About 2.5 million people were exposed to noise at 45 major European airports in 20144, and this is forecast to increase by 15% between 2014 and 2035.
• CO2 emissions have increased by about 80% between 1990 and 2014, and are forecast to grow by a further 45% between 2014 and 2035.
• NOX emissions have doubled between 1990 and 2014, and are forecast to grow by a further 43% between 2014 and 2035.
Technology and Design
• Jet aircraft noise levels have generally reduced by about 4 decibels per decade. The progress has recently slowed to about 2 decibels per decade, and this rate of improvement is expected to continue in the future.
• The future trend in noise improvements may be adversely influenced by a new engine design known as a Counter‑Rotating Open Rotor that is due to enter service around 2030.
• More stringent aircraft noise limits and engine NOX emissions limits have been introduced over time to incent ivise continuous improvement.
• Average NOX margin to CAEP/6 limit for inproduction engine types has increased by about 15% over the last 5 years.
• Additional standards for aircraft CO2 emissions and aircraft engine particulate matter emissions are expected to enter into force in the near future. 6 aprile 2016
Quanti sono in un determinato scalo e quanti nel Belpaese? Le tendenze quali sono state? Nei 24 aeroporti principali e i 18 di servizio del Piano nazionale Aeroporti - limitando l'analisi a questi scali ed escludendo quelli regionali e minori e le tante aerobasi militari del Belpaese - che hanno deliberato le cosiddette zone di rispetto di impatto acustico derivato dalle emissioni sonore a terra e in volo degli aeromobili - caratterizzate da un valore specifico dell’indice Lva: Zona A (60 ≤ LVA ≤ 65dB(A)), Zona B (65 dB(A)< LVA ≤ 75 dB(A)), Zona C (LVA > 75 dB(A)) - quante sono risultate le persone coinvolte?
Le zonizzazione acustiche A, B e C conseguenti dovrebbero aver identificato nel dettaglio i cittadini residenti e il loro relativo livello acustico in relazione ad un numero di voli/anno del traffico aereo di ogni singolo aeroporto.
E' una delle misure adottate negli scali aerei civili-commerciali del Belpaese (incluse piazzole di elicotteri e aviosuperfici) rispondenti a normative specifiche nazionali e UE.
L'accertamento dei livelli di "rumore aereo" esistente e in rapporto all'incremento costante dei voli/movimenti anno avrebbe dovuto essere adeguatamente aggiornato.
Le policy per il contenimento del rumore, prevede, infatti:
- la definizione dello stato attuale (scenario di riferimento) e delle aree di criticità;
- l’individuazione dell’intorno aeroportuale;
- l’analisi delle misure disponibili per mitigare il rumore;
- la selezione delle misure idonee;
- la definizione dello scenario ottimale di minimo impatto;
- la definizione della zonizzazione acustica aeroportuale definitiva;
- il monitoraggio del clima acustico risultante;
- gli interventi sanzionatori sugli operatori aerei che violano le disposizioni adottate;
- la predisposizione dei piani di contenimento e di abbattimento del rumore con interventi sul territorio
Sarebbe davvero straordinario conoscere, per ogni singola pista di volo, lo stato attuale di tali "impegni".
Sarebbe altrettanto gratificante per i cittadini/residenti nell'intorno aeroportuale sapere se davvero "al di fuori delle zone summenzionate l’indice LVA", non abbia - a fronte dell'incremento dei voli - superato il valore di 60 dB(A).
Aeroporti nei quali negli ultimi 5-10 anni il numero dei movimenti aerei/anno è vigorosamente incrementato (Bergamo Orio al Serio diventato 3 aeroporto italiano, ma anche Venezia Tessera, Treviso, Pisa, Verona Catullo, Bologna, Ciampino, Fiumicino, Trapani, Catania, Palermo, Bari, ecc.) probabilmente ha anche dovuto fronteggiare un aggiornamento delle zone acustiche A, B e C e una ridefinizione delle aree che non rilevavano 60 Lva.
Le Commissioni aeroportuali insediate su ognuno dei 24+18 scali del PNA avrebbero dovuto aver determinato lei curve isofoniche identificando all'origine i cittadini coinvolti: ebbene quanti erano?
Quanti sono oggi marzo 2016, dopo l'impennata di incremento dei voli?
Chi conosce questi dati? Forse ENAC o forse le Commissioni stanno operando e non sono stati ancora aggiornati?
La classificazione "acustica" degli aeroporti inoltre, dopo aver definito le zone di rispetto, con "il Decreto del Ministero dell’Ambiente 20 Maggio 1999 Art. 7 richiede che vengano definiti gli Indici Ia, Ib, Ic relativi alle singole zone sulla base dell’estensione delle zone A,B,C e delle aree residenziali. Gli indici summenzionati dipendono dall’estensione dell'intorno aeroportuale, misurata in ettari, dall’estensione delle zone A, B e C, dall'estensione delle aree residenziali ricadenti in ciascuna delle predette zone e dalla densità abitativa territoriale intesa come numero di abitanti per ettaro residenti in dato territorio. Tali indici caratterizzano gli aeroporti dal punto di vista dell’inquinamento acustico e sono definiti dalla Commissione Aeroportuale. I dati, corredati della documentazione a supporto, devono essere trasmessi al Ministero dell’Ambiente ed all’ENAC - Direzione Politiche Sicurezza e Ambientali."
Bene, le normative sono precise e inequivoche: qualcuno fornisca i dati. Per iniziare il numero dei cittadini/residenti coinvolti nelle zonizzazioni (aggiornati al 2015) di ogni singolo dei 24-18 aeroporti del Piano Nazionale Aeroporti. 18 marzo 2016
Ma non corrisponde forse alla realtà di tutti gli scali civili-militari del Belpaese? L'analisi ha riguardato gli scali aerei di Torino-Caselle, Pisa-San Giusto, Venezia-Tessera, Milano-Linate e Milano-Malpensa, Roma-Ciampino
In realtà lo spaccato e i dati riscontrati da questa indagine possono allargarsi alle comunità dei residenti di tutti gli aeroporti civili-commerciali e sulle aerobasi del Belpaese. I dati del SERA e le ricadute ipotizzate non possono essere smentite. Sono ancora validi anche per ragioni aggiuntive, uno in particolare: la prassi, le procedure adottate, quando lo sono, spesso, sono solo sulla carta. Impegni e progetti futuri, magari anche finanziati, ma più virtuali e deliberati (anche quando sono certificati) che sistematici. Sono forse riscontri biennali? Le procedure antirumore sono ICAO B o equivalenti? Le emissioni ground noise sono incorporate? La zonizzazione è sottoposta a verifiche biennali? I propulsori sono certificati ogni due anni? E ...tanto altro.
Ecco comunque come la nota di presentazione di ARPA Piemonte al documento allegato - download anche da www.aerohabitat.eu - descrive in sintesi le criticità e i riscontri emersi.
Studio epidemiologico sugli effetti del rumore aeroportuale: Torino-Caselle
5 settembre 2014
"Sono stati resi pubblici i dati dello studio epidemiologico SERA (Studio sugli Effetti del Rumore Aeroportuale) – studio che ha coinvolto il sito aeroportuale di Torino-Caselle, oltre a quelli di Pisa-San Giusto, Venezia-Tessera, Milano-Linate e Milano-Malpensa, Roma-Ciampino – e oggi, da parte dell’ASL TO4, sono stati presentati i risultati ai Sindaci dei comuni interessati.
All’incontro, che si è svolto presso il palazzo comunale di Caselle Torinese, erano presenti il Direttore Generale dell’ASL TO4, Flavio Boraso, il Direttore della Direzione Integrata della Prevenzione, Margherita Croce, il Responsabile della struttura di Epidemiologia dell’Azienda, Marina Ottino, il Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e salute ambientale dell’Arpa Piemonte, Ennio Cadum e i Sindaci dei tre comuni interessati: Caselle Torinese e San Francesco al Campo.
L’obiettivo generale dello studio era quello di valutare l’impatto che la presenza di rumore aereo nei pressi degli aeroporti può avere sulla salute delle persone che risiedono per molto tempo nelle vicinanze. Il progetto di ricerca – impostato nella seconda metà del 2010 – è stato coordinato a livello nazionale dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio e ha coinvolto la popolazione che vive nelle vicinanze dell’aeroporto di Torino-Caselle grazie alla collaborazione della struttura di Epidemiologia della Direzione Integrata della Prevenzione dell’ASL TO4, di Epidemiologia Ambientale dell’Arpa Piemonte e del Dipartimento Arpa di Torino.
Lo studio SERA ha evidenziato un impatto rilevante del rumore aeroportuale sulla salute dei residenti nei pressi dei sei aeroporti italiani e ha consigliato l’opportunità di una valutazione epidemiologica continua e misure di mitigazione del rumore per tutelare la salute dei residenti.
“E’ stato importante il contributo fornito dall’Azienda – ha commentato il Direttore Generale dell’ASL TO4, Flavio Boraso – nella realizzazione del progetto di ricerca. D’altronde, impegnarsi nella tutela della salute dei cittadini richiede anche di partecipare a studi epidemiologici come questo. Studi che analizzano la distribuzione delle malattie nelle popolazioni e i fattori che influenzano o determinano tale distribuzione”.
“La Valutazione integrata di componenti ambientali e sanitarie effettuato dagli Enti preposti oltre a essere un obiettivo presente in tutti i Piani di Prevenzione Nazionali e Regionali, ha permesso anche in questo caso una collaborazione proficua tra Arpa e ASL per gli aspetti di competenza. Grazie alle attività di misura e modellistica del rumore dell'Arpa e alle attività effettuate dall’ASL lo studio è stato portato a termine. È con viva soddisfazione che possiamo presentare insieme i risultati del lavoro fatto” ha detto sullo studio il Direttore Generale di Arpa, Angelo Robotto. SERA aveva l’obiettivo di studiare l’associazione tra la residenza in prossimità degli aeroporti e la variazione dei livelli della pressione arteriosa, la frequenza di fastidio provocato (annoyance) e la presenza di disturbi del sonno in un campione di residenti da almeno 2 anni, con età compresa tra i 45 e i 70 anni.
Nello studio, disegnato dal Dipartimento di Epidemiologia Ambientale dell’Arpa, che ha definito l’area in studio ed estratto il campione statistico di popolazione, i tecnici del rumore del Dipartimento Arpa di Torino hanno provveduto alla caratterizzazione del territorio per evidenziare le diverse fasce di impatto sonoro ed eventuali altre fonti di rumore (stradale, produttivo, ecc.) e alla definizione della dislocazione geografica di tutti gli indirizzi dei cittadini facenti parte del campione estratto dalle liste dei residenti fornita dai tre comuni interessati.
Il personale sanitario dell’ASL ha coordinato i rapporti con gli uffici anagrafe comunali e con i medici di famiglia, ha condotto tutte le interviste sul campo ed effettuato le misurazioni della pressione arteriosa sul campione selezionato.
Nell’ambito dell’analisi dell’impatto sonoro sono stati utilizzati anche dati gentilmente forniti da SAGAT, Società che gestisce l’aeroporto di Torino-Caselle.
Come si è svolto lo studio
Lo studio ha previsto l’esecuzione di un’intervista, mediante questionario, al campione di popolazione identificato, individuato nelle liste anagrafiche comunali sulla base dell’impatto acustico della sorgente aeroportuale stimato sulla base del numero di voli del 2008.
Per l’area circostante l’aeroporto di Torino-Caselle, i residenti di Caselle, di San Francesco al Campo e di San Maurizio Canavese che vivevano nelle vicinanze dell’aeroporto sono stati suddivisi in gruppi caratterizzati da differenti distanze dall’aeroporto e, quindi, da differenti impatti rumorosi (espressi in decibel).
Le persone selezionate sono state invitate ad aderire all’intervista attraverso un lettera di presentazione dello studio. Lettera analoga era stata inviata precedentemente ai medici curanti, ai quali sono stati richiesti collaborazione e sostegno.
L’intervista ha indagato la durata dell’esposizione a questo tipo di rumore, le caratteristiche delle abitazioni e alcune condizioni di salute dei residenti e ha previsto la rilevazione della pressione arteriosa in due momenti differenti: tre rilevazioni durante l’intervista e due rilevazioni eseguite dagli stessi intervistati la sera e la mattina seguente all’intervista stessa, con strumentazione fornita dagli intervistatori.
I questionari sono stati somministrati, per la maggior parte, dal personale infermieristico del servizio di Cure Domiciliari del Distretto di Ciriè, con una collaborazione esterna di un giovane borsista. Gli operatori sono stati coordinati dalla coordinatrice del servizio di Cure Domiciliari e dall’assistente sanitaria della struttura di Epidemiologia dell’ASL.
La popolazione oggetto dell’indagine si è dimostrata abbastanza disponibile ad aderire al progetto, pur dovendo superare il disagio di accogliere in casa persone non conosciute, anche se correttamente autorizzate e sostenute dall’ASL, e di mettersi a disposizione per una buona mezz’ora di “interrogatorio” approfondito.
I medici curanti del territorio hanno dato la massima collaborazione per aumentare l’adesione dei loro assistiti al progetto di ricerca.
L’area circostante l’aeroporto di Torino-Caselle, così come avvenuto per gli altri siti aeroportuali, è stata suddivisa in fasce con differente impatto sonoro (si veda la mappa sotto riportata; i puntini blu rappresentano le abitazioni degli intervistati). La prima fascia (area rossa, con impatto sonoro da rumore aeroportuale superiore a 65 decibel) è sovrapponibile alla superficie della pista di decollo, con una lunghezza di circa 4-5 chilometri e una larghezza di circa 500 metri. Occupa per poco meno di due terzi il territorio di San Maurizio, per un terzo il territorio di Caselle e per una piccola punta quello di San Francesco al Campo, ma il numero di abitazioni presenti è abbastanza ridotto. All’interno di questa fascia sono state intervistate 19 persone.
La seconda fascia (area arancione con impatto sonoro tra 60 e 65 decibel), concentrica alla prima, è presente su tutti e tre i comuni coinvolti per un’estensione di circa 2 chilometri a nord e due a sud oltre l’area della pista di decollo e per meno di 500 metri in larghezza. Questa fascia comprende il maggior numero di residenti intervistati (96), divisi tra il comune di Caselle e di San Francescoal Campo.
La terza fascia (colore giallo, con impatto sonoro tra 55 e 60 decibel) è concentrica alla seconda, rispetto alla quale si estende verso nord e verso sud per ulteriori 2 chilometri circa e si allarga ancora per altri 500 metri. All’interno di questa fascia, che è presente su tutti e tre i comuni in studio, sono state intervistate 22 persone.
Infine, la quarta fascia (colore verde, con impatto sonoro tra 50 e 55 decibel), concentrica alla terza, che si allunga con un pennacchio verso i comuni confinanti con quelli in studio fino a lambire il comune di Rivarolo Canavese a nord e Borgaro a sud. In questa fascia, che è presente su tutti e tre i comuni coinvolti, le persone intervistate sono state 33.
I cittadini che vivono nelle quattro fasce sopra descritte hanno costituito il gruppo degli esposti (con livelli di esposizione al rumore da aeroporto decrescenti dalla fascia rossa, dove si trova il piccolo gruppo dei più esposti, alla fascia verde), mentre coloro che vivono nel restante territorio dei tre comuni in studio, dove l’impatto sonoro da rumore aeroportuale è inferiore ai 50 decibel, costituiscono il gruppo di riferimento. Per quanto riguarda quest’ultimo gruppo, gli intervistati sono stati 92.
Sul territorio circostante l’aeroporto di Torino-Caselle sono quindi state eseguite262 interviste, di cui 45% maschi e 55% femmine, pari al 66% di quanto programmato (400 interviste). Questo campione locale rappresenta il 14% del campione generale di 1.898 intervistati. L’età media degli intervistati è stata di 58 anni, sovrapponibile a quella del campione generale. Il 10% degli intervistati svolge attività connesse con l’aeroporto, percentuale un po’ più alta rispetto al campione completo (7%).
I risultati complessivi
Per quanto concerne la valutazione della presenza di ipertesi, complessivamente i valori percentuali nel campione locale risultano vicini a quelli del campione italiano totale, anche se di poco superiori: 42,7% di ipertesi nel campione locale, contro il 40,1% nel campione italiano. Il 32% degli intervistati locali ha dichiarato di essere “infastidito” dal rumore aeroportuale, contro il 28,4% del campione totale.
Il risultato dello studio nazionale SERA va comunque considerato complessivamente, non per singola area aeroportuale partecipante.
L’impatto complessivo del rumore emerso dallo studio è rilevante.
Dall’analisi complessiva dello studio SERA è emersa un’associazione statisticamente significativa tra rumore aeroportuale notturno e delle prime ore del mattino e la pressione arteriosa massima (+ 6,3 e + 4,7 millimetri di mercurio, rispettivamente) nei soggetti residenti nelle aree più rumorose (65 decibel o più) rispetto alle aree meno rumorose.
Non è stata trovata un’associazione significativa con la pressione minima.
Questa associazione si osserva anche dopo aver valutato i dati escludendo eventuali effetti confondenti dovuti a caratteristiche individuali, quali sesso, età,indice di massa corporea, livello di istruzione, occupazione, e anche considerando l’effetto associato a un’esposizione concomitante a rumore da traffico stradale.
Quantificando i risultati in termini numerici, lo studio ha permesso di calcolare che tra i 5.510 abitanti residenti nelle aree oltre i 55 decibel vi sono 222 casi di ipertensione dovuta al rumore aeroportuale, con almeno 1 infarto cardiaco tra i 3.499 residenti nella fascia più rumorosa (oltre i 60 decibel).
Rilevante è, infine, il dato dell’annoyance (fastidio) e dei disturbi del sonno. Tra gli 8.596 residenti nella fascia superiore a 50 decibel si stimano che siano 1.517 le persone seriamente infastidite dal rumore degli aerei e 764 le persone con disturbi del sonno dovuti al rumore aeroportuale. 2 marzo 2016
Tra imposte acustiche non riscosse e fondi inesistenti. Quanti sono gli aeroporti del Belpaese altrettante dovrebbero essere le zonizzazioni acustiche collegati con le piste di volo. Le aerobasi militari, probabilmente, non hanno invece una normativa specifica di tutela dall'impatto acustico con relativi piani di mitigazione e insonorizzazioni degli edifici pubblici investiti da decibel in eccesso dai limiti.
Questi stessi piani di mitigazione dalle emissioni sonore a terra e in basso sorvolo riguardano gli scali aerei civili, grandi e piccoli senza escludere le piste minori delle aviosuperfici sparse lungo la Penisola.
A che punto siamo? Quanti edificazioni pubbliche (asili, ospedali, scuole a altro) e quanti caseggiati privati (condomini pluriappartamenti e case isolate) sono stati interessati in questi anni (decenni?)
da concreti programmi d’insonorizzazione? Trascurando in questa nota la reperibilità e disponibilità di risorse e fondi da investire in queste opere, rinviando ad altre analisi la questione delle tariffe aeroportuali correlate al rumore aereo, (noise charges o surcharges - “tassa ambientale” noise tax- IRESA) delle imposte pro-capite per ogni passeggero imbarcato e delle quote del bilancio (il 7% degli importi previsti per le attività di manutenzione e potenziamento) da destinare da parte delle società di gestione aeroportuale alle "insonorizzazioni" è, comunque, indispensabile inquadrare e delineare gli interventi realizzati in Italia.
A fronte delle tassazione sul rumore generato dagli aeromobili disposta da specifiche leggi appare utile che ENAC e i gestori aeroportuali divulghino elencando gli interventi pianificati, realizzati e in corso d'opera riguardanti non solo l'isolamento fra il sedime aeroportuale e le zone esterne. Non solo delle eventuale insediamento di barriere vegetali e barriere semiartificiali e artificiali, ma anche ad esempio gli interventi principali di isolamento acustico quali:
-paratie-elementi antivibranti, che garantiscono un isolamento di 3-4 dB;
-pareti divisorie costituite da due strati di laterizio separate strati di lana di roccia;
-dispostivi e tramezze per contenere fenomeni di vibrazione;
-rivestimento di pareti con materiale fono isolante (fibre di legno);
-rivestimenti con materiale fono isolante di ponti acustici fra esterno ed interno;
-adeguamento avvolgibili dei serramenti;
-installazione finestre con battente a ribalta costituite da vetri a strato multiplo e spessori diversificati;
-installazione di strumenti di protezione passiva (alberazioni, barriere acustiche, dune in terra e murature).
E', comunque, difficile anche auspicare risposte in tal senso, anche se, talvolta - nonostante queste note e la loro reiterazione in queste news - è inevitabile porsi una domanda: ma queste argomentazioni interessano a qualcuno? Gli stessi abitanti dell'intorno aeroportuale e delle aerobasi della Penisola sono coinvolti dalle "mitigazioni e insonorizzazioni" che in numerosi Paesi europei sono una realtà consolidata e quotidianamente adeguata? 4 novembre 2015
Nessun aeroporto utilizza la procedure ICAO B e Commissioni esautorate? Per quale ragione ENAC e le Commissioni aeroportuali non hanno ancora deliberato riduzione della spinta di decollo a 800-100 piedi di altezza sul terreno al fine di "contenere" le emissioni sulle zone sorvolate?
Un discorso a parte andrebbe fatto per l'utilizzo della spinta inversa (per la frenata) nella fase a-terra di decelerazione dopo l'atterraggio. Se, infatti, si ammette l'impiego del reverse oltre il minimo per ragioni operative l'intento di "mitigazione" diventa una prospettiva seducente. Ma del tutto vana!
E' certo che se le attuali procedure antirumore sono il risultato di disposizioni della DGAC (Direzione Generale Aviazione Civile ora ENAC) quale è il ruolo effettivo delle Commissioni Aeroportuali? Il loro compito non è stato di fatto ridotto, espropriato, esautorato e vanificato? In taluni casi da almeno 18-19 anni?
La disposizione DGAC 2 42/674/A3/4.2 del 21 marzo 1996 e le DGAC n. 42/255/R2/1-9 datata 17 marzo 1997è sono precedenti allo stesso DM 31 ottobre 1997.
Ecco comunque quanto è stato adottato nelle piste del Belpaese, in sostanza viene utilizzata esclusivamente l'ICAO A: sono, comunque, disposizioni AIP-Italia.
"Procedure antirumore (disposizione DGAC 2 42/674/A3/4.2 del 21 marzo 1996
Procedure di salita iniziale
La procedura sotto descritta non si applica in presenza di avverse condizioni atmosferiche o per ragioni di sicurezza. Durante la fase di salita iniziale i piloti dovranno mantenere i seguenti parametri:
1) fino a 1500 piedi QFE:
a) potenza di decollo:
b) flap di decollo
c) salita alla V2 + 10/20 nodi IAS nel rispetto dell'assetto massimo
2) a 1500 piedi QFE:
a) ridurre la spinta e salire alla V2+10/20 nodi IAS fino a 3000 piedi QFE;
3) a 3000 piedi QFE:
a) accelerare gradualmente fino alla velocità di salita in rotta retraendo i flap.
Le disposizioni DGAC n. 42/255/R2/1-9 datata 17 marzo 1997
Le procedure antirumore descritte "sopra" si seguono nei seguenti aeroporti:
Venezia Tessera,
Torino Caselle
Milano Linate
Milano Malpensa,
Bergamo,
Bologna,
Ancona,
Forlì (solo decollo pista 30),
Napoli,
Pescara,
Pisa (solo pista 04 destra e sinistra),
Reggio Calabria (solo decollo piste 15/33),
Rimini,
Roma Ciampino,
Roma Fiumicino (decollo pista 25 escluso),
Ronchi dei Legionari (solo decollo pista 09),
Treviso S. Angelo (approvato a Treviso dalla locale DCA con provvedimento n. 404/2.32 del 2 febbraio 2001),
Verona Villafranca (solo decollo pista 04/22);
le procedure antirumore descritte (sopra) devono essere applicate a tutti gli aeroporti italiani aperti al traffico civile. L'uso del reverse ad una potenza superiore al minimo è permesso solo per comprovate ragioni di sicurezza o ragioni operative". 23 ottobre 2015
Non solo mappe da aggiornare, anche Delibere "Regionali" incongrue. Solo pochi gironi addietro Aerohabitat con "Zonizzazioni acustiche aeroportuali e classificazione Comunale, è tutto da aggiornare" rilevava incongruità, ritardi e nefandezze relative alla "zonizzazione acustica" aeroportuale e l'integrazione e sovrapposizione nella classificazione acustica degli adiacenti "Comuni" aeroportuali.
Che la scadenza biennale delle mappe delle emissioni sonore degli aerei (a terra e in volo) e quelle dei "Comuni" attigui debbano essere adeguatamente aggiornate (saremmo davvero lieti di conoscere dove è stato fatto!) è un fatto incontrovertibile, come lo è altrettanto che le Giunte Regionali non possano deliberare in materia: il loro ruolo è, infatti, solo quello di esprimere un "parere".
Come ha anticipato vivicaselle.com (vivi-caselle.blogspot.i), il caso dell'aeroporto di Venezia ed il ruolo assunto dalla Regione Veneto e dal Presidente ZAIA è, a rigaurdo, del tutto anomala: "Vista invece la DGRV 1146/2015, si segnala che questa deliberazione è nulla ed illegittima: "Giudizio favorevole di compatibilità ambientale sul Master Plan 2021 dell'aeroporto di Venezia "Marco Polo"" perchè andava invece scritto: "parere favorevole... al rilascio del giudizio positivo di compatibilità ambientale " come riportato sul Parere della Commissione VIA Regionale".
In una nota i cittadini rappresentati dai seguenti gruppi: "Comitati cittadini di Tessera Campalto Favaro V.to Dese Ca’ Noghera, Legambiente Venezia, Ecoistituto del Veneto, LIPU Venezia, Blog Territori & Paradossi, Rosso veneziano, Altra Europa Laboratorio Venezia, Altro Veneto ora possiamo, Verdelitorale di Cavallino-Treporti, Movimento Consumatori, AmicoAlbero, Vivere la laguna, VeneziaCambia, Comitato Allagati Favaro, Comitato borgata di Porto Cavergnago, Gruppo salvaguardia ambiente La Salsola", hanno in proposito rilevato:
"Grazie ZAIA!
Siamo già tutti con la tosse per le polveri sottili, ma adesso abbiamo capito che ci vuoi tutti sordi e ammalati ai polmoni! Infatti il Presidente della Regione Veneto è invece d’accordo con SAVE di innalzare i limiti del rumore intorno all’aeroporto Marco Polo e se ne frega della salute degli abitanti di Tessera, Campalto, Favaro V.to, Dese, Porto di Cavergnago, Gaggio, Quarto d’Altino, Cavallino-Treporti, Sant’Erasmo, Burano, che sono esposti al rumore e agli scarichi pericolosi degli aerei in transito.
Per questo ha “ordinato” (Delibera n.1146 del 1 settembre 2015) al Comune di Venezia di adeguare il limite massimo del rumore vigente nelle aree abitate circostanti all’aeroporto innalzandolo di 5 decibel ( da 60 dB a 65 dB di giorno e da 50dB a 55 dB di notte) per assimilarlo al limite vigente nell’aeroporto.
Così SAVE potrà aumentare l’attività, entro il 2021, di oltre 22.000 atterraggi/decolli all’anno e così risulterà sempre entro i limiti e SAVE/ENAC potranno non curarsi delle proteste dei cittadini in difensa della loro salute!
E’ così che il Presidente ZAIA si cura della salute e della qualità della vita di circa 10-15 mila residenti della terraferma veneziana inquinata dal rumore e dai gas nocivi di scarico originati dal continuo aumento del traffico aereo?
E’ così - Presidente ZAIA - che si risolve il problema dello sviluppo di un aeroporto che si trova all’interno di una città di oltre 100 mila abitanti? Innalzando il limite vigente del rumore?
Si è informato - Presidente ZAIA - prima di decidere, a quanto ammontano gli euro spesi da SAVE SpA dal 2002 ad oggi, per opere di mitigazione del rumore???
Presidente ZAIA è al corrente che la sua richiesta di innalzare il limite del rumore è la fotocopia di quella che ENAC e SAVE avevano presentato nel 2011 al Comune di Venezia, ottenendo giustamente un secco rifiuto?
Chiediamo che il Sindaco di Venezia Brugnaro non abbocchi all’amo di ENAC/SAVE/ZAIA e invece difenda il diritto alla salute dei suoi cittadini!
Nel frattempo è bene che i cittadini della terraferma veneziana e delle isole vicine, non si facciano prendere in giro da sirene che promettono ricchezza per tutti se l’aeroporto aumenta di 20-30-50-60 mila voli all’anno, bensì è bene che si mobilitino per fronteggiare le continue e future minacce alla salute loro, dei loro figli e nipoti!"
E' innegabile che la situazione dell'intorno di Venezia-Tessera come quella di tantissimi scali aerei del Belpaese (anche di aerobasi militari) i Comuni interessati dovranno prevedere una “saldatura” tra la zonizzazione delle aree limitrofe all’infrastruttura aeroportuale e quella del proprio territorio.
La Legge 447/95 prevede, per i Comuni con più di 50.000 abitanti (che si allarga ai restanti coinvolti), la predisposizione di una relazione biennale sullo stato acustico del territorio comunale: uno dei principali indicatori individuati per tale relazione, in ambito CTN_AGF, e proprio la “popolazione esposta al rumore”. Peraltro tale indicatore viene indirettamente richiamato anche nel DM 29/11/00: nell’ambito del piano di contenimento e abbattimento del rumore, la cui predisposizione e posta in capo ai Gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, il numero delle persone esposte deve essere considerato come uno dei parametri rilevanti nella definizione del grado di priorità degli interventi di risanamento. 21 ottobre 2015
La scadenza biennale è obbligatoria! Quanti sono gli aeroporti civili/commerciali e le aviosuperfici e le mappe acustiche aeroportuali che sono state integrate nella classificazione acustica dei tantissimi Comuni di prossimità alle piste di volo del Belpaese? Sono tanti e dovrebbero essere tutti. Perciò ben oltre quelli indicati dal piano nazionale Aeroporti ancora in corso di definizione.
Ma, probabilmente, senza alcun rischio di smentite dirette, ufficiali e documentate, qualora non risultassero essere state aggiornate ogni 24mesi dovrebbero essere ritenute superate. Del tutto da aggiornare e perciò non rispondenti alla realtà delle emissioni sonore generate dalle flotte aeree - di aviazione generale, commerciale e anche di aeromobili militari - operanti sulle piste di volo.
Per varie ragioni. Un primo motivo deriva dall'aumentato e progressivo numero dei voli registrati in decollo e atterraggio sulle piste di volo. Non passa anno che i database del traffico aereo di ogni singolo scalo aereo non enfatizzano i successi commerciali di uno scalo aereo. Solo con l'incremento dei voli e l'aumento dei passeggeri i gestori di uno scalo aereo, ma anche i bilanci delle società di handling, di security, dei negozi retail, dei gestori dei parking di ogni aeroporto, accrescono successi e esiti negativi di amministrazione.
E' perciò innegabile che l'incremento dei voli, spesso anche a fronte della dichiarata riduzione delle emissioni sonore dei propulsori che equipaggiano le flotte aeree più avanzate, determini una estensione spaziale e talora anche dei picchi/medie dell'impatto acustico complessivo (ground+air noise- rumore a terra e quello in volo-sorvolo).
Un impatto acustico che dovrebbe essere comunque commisurato alle più avanzate e meno impattanti procedure di decollo e di atterraggio che nel frattempo sono state elaborate.
La normativa specifica a tale scopo ha infatti imposto una revisione-aggiornamento-adeguamento della mappa acustica di una pista di volo. Sia essa civile-commerciale quanto militare. Con cadenza biennale. E ' forse avvenuto?
Qualcuno dica dove, in quale pista del Belpaese, perchè Aerohabitat non è in grado di documentarlo.
Se le mappe acustiche aeroportuali registrano queste anomalie, altrettanto riguarda la Classificazione acustica dei Comuni aeroportuali nella quale tali "zonizzazione acustiche" dovrebbero risultare incorporate.
Se la normativa riporta che le "le commissioni locali; c) disegnare, in accordo con quando indicato nel citato DM. n. 38-T/98 e nelle regolamentazioni ICAO, le rotte di partenza e di arrivo in modo da essere percorse, fatte salve esigenze di sicurezza delle operazioni di volo, da tutti gli aeromo bili in possesso di certificazione conforme al dm. ... (44); d) recepire integralmente e senza modificazioni i profili di atterraggio e decollo della normativa ICAO)";...le "Linee guida per la redazione della relazione biennale sullo stato acustico del comune ", dopo aver incorporato le risultanze del D.M. Ambiente 03 dicembre 1999 Procedure antirumore e zone di rispetto negli aeroporti (G.U. n. 289 del 10/12/99).
Se, quindi la "Zonizzazione in prossimità degli aeroporti sostiene:
Per il rumore prodotto dal traffico aereo e dalle attività aeroportuali, l’impostazione adottata dalla vigente normativa è stata quella di una considerazione svincolata dalla zonizzazione acustica generale.
Infatti ai sensi del D.M. 31 ottobre 1997, all’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile è stata assegnata la competenza per l’istituzione delle Commissioni aeroportuali con il compito di procedere alla zonizzazione delle aree in prossimità degli aeroporti.
Per tali aree è prevista la suddivisione nelle zone, A, B e C, a seconda dell’impatto acustico ivi prodotto dall’attività aeroportuale medesima, soggette a specifici vincoli urbanistici.
La zonizzazione acustica si applicherà alle aree in prossimità degli aeroporti tenendo conto della pressione antropica generata dalla presenza delle infrastrutture (traffico, presenza di esercizi commerciali, ecc.), ma senza che il rumore prodotto dall’attività aeroportuale specifica concorra al raggiungimento del livello di rumorosità immessa. In tal caso, valgono particolari modalità di misura e valutazione, nonché limiti di zona dell’intorno aeroportuale, espressi con indici descrittori specifici.
Pertanto, per quanto riguarda gli aeroporti, i Comuni interessati dovranno prevedere una “saldatura” tra la zonizzazione delle aree limitrofe all’infrastruttura e quella del proprio territorio."
La Legge 447/95 prevede, per i Comuni con più di 50.000 abitanti, la predisposizione di una relazione biennale sullo stato acustico del territorio comunale: uno dei principali indicatori individuati per tale relazione, in ambito CTN_AGF, e proprio la “popolazione esposta al rumore”. Peraltro tale indicatore viene indirettamente richiamato anche nel DM 29/11/00:
nell’ambito del piano di contenimento e abbattimento del rumore, la cui predisposizione e posta in capo ai Gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, il numero delle persone esposte deve essere considerato come uno dei parametri rilevanti nella definizione del grado di priorità degli interventi di risanamento. 17 ottobre 2015
Aggiornamento periodico Lva e Leq dei Comuni: evidenti discordanze e inevitabili: pochi database! Aeroporti e INM, mappe acustiche biennali, la zonizzazione correlata ai riscontri Lva e la classificazione acustica del territorio comunale. Come si integrano con il piano di risanamento dei municipi, ai piani di mitigazione dalle emissioni acustiche derivate dalla flotta e aeree in movimento a terra e in volo e in sorvolo? I tanti aeroporti, le aerobasi del belpaese sono davvero a norma?
Quanti sono gli aeroporti italiani che hanno, inizialmente, ottemperato al Decreto 31 ottobre 1997 e, grazie all'operato della Commissione Aeroportuale, hanno deliberato la mappa acustica e ratificato la zonizzazione acustica A, B e C? Qualora lo avessero fatto - crediamo a norma di legge calcolando anche il noise ground (rumore al suolo) e, lo hanno, in seguito aggiornato, rispondendo all'aumento dei voli avvenuto nel frattempo e alle dinamiche di contenimento del rumore dei propulsori come disposto dall'ICAO?
Chi ha modelizzato la mappa INM? E' stato direttamente il gestore aeroportuale o un qualche consulente esterno? Chi ha validato la mappa acustica, con quali tolleranze? Con il ground noise o senza?
Ecco il punto chiave. Siamo davvero sicuri che l'esecuzione metodologica sia risultata corretta? Non è un interrogativo da poco. I piani di risanamento ed insonorizzazione dell'intorno aeroportuale "scaturiscono" dalla coerenza e correttezza e periodicità dell'aggiornamento della mappa acustica. E' vero che spesso la "validazione" e certificazione è un compito svolto dall'Arpa regionale, ma siamo davvero certi che dispongano delle competenze e professionalità corrette?
Nell'ambito della classificazione
Inoltre il D.P.C.M. fissava i limiti massimi di esposizione al rumore all’interno di ogni zona territoriale, utilizzando come indicatore il livello continuo equivalente di pressione ponderato A, espresso in dB(A) ed associando ad ogni zona una coppia di limiti, uno per il periodo diurno (dalle ore 6 alle 22) e uno per il periodo notturno (dalle ore 22 alle 6), così come riportato nella tabella seguente.
D.P.C.M. 01/03/91: Classi territoriali e limiti massimi di esposizione al rumore
Classe Destinazione d’uso Periodo di Riferimento
diurno notturno
I Aree particolarmente protette 50 dBA 40 dBA
II Aree prevalentemente residenziali 55 dBA 45 dBA
III Aree di tipo misto 60 dBA 50 dBA
IV Aree di intensità attività umana 65 dBA 55 dBA
V Aree prevalentemente industriali 70 dBA 60 dBA
VI Aree esclusivamente industriali 70 dBA 70 dBA
"La classificazione acustica del territorio comunale ed il piano di risanamento, rappresentano ad oggi uno dei tasselli indispensabili per una corretta programmazione territoriale nel raggiungimento di un vero sviluppo sostenibile in un contesto di piena compatibilità e di rispetto dell’ambiente con cui i cittadini interagiscono quotidianamente ed in cui la città si inserisce con tutte le sue forme di attività antropica".
Ma come si integrano la mappa acustica derivata dalle emissioni dei propulsori delle flotte aeree in movimento a terra e in volo nelle piste delle vicine aerobasi e aeroporti civili/commerciali del Belpaese con le fonti sonore esterne al sedime?
Aerohabitat ha cercato documenti specifici (ENAC, ISPRA e altro) riguardanti i due ambiti delle fonti sonore e il loro adeguamento periodico: invano! 30 settembre 2015
Quanti sono gli aeroporti del Belpaese che lo ha stimato? La materia è oltremodo chiara e dettagliata. Come si calcola la mappa acustica, dalla quale deriva la zonizzazione acustica. La stima degli impatti e del clima acustico delle emissioni sonore degli aeromobili a terra e in volo inquadrano il Livello di Valutazione del rumore Aeroportuale, LVA (come definito nel DM 31.10.1997 “Metodologia di misura del rumore aeroportuale”) che è lo strumento principale per valutare gli impatti sulle comunità presenti nell’intorno aeroportuale. L'area del sedime quale landside e airside, perciò la movimentazione a terra degli aeromobili e quella prevolo fino alla fase del distacco in decollo (air-borne e ground noise).
Nelle Commissioni aeroportuali istituite nel Belpaese - ma in quanti aeroporti hanno deliberato le zonizzazioni acustiche e quante lo hanno aggiornato ogni due anni? ...sarebbe utile conoscerlo - la modellistica utilizzata per lo studio dell’impatto acustico delle sorgenti aeronautiche aeroportuali utilizzano modelli matematici consolidati.
Anche la raccomandazione della Commissione EU - linee guida relative ai metodi di calcolo aggiornati per il rumore dell'attività degli aeromobili - rimanda all'impiego del modello ECAC-CEAC Doc. 29 per quanto concerne il calcolo dei livelli di rumore da traffico aeroportuale.
Per le origini aeronautiche acustiche è l'utilizzo del software Integrated Noise Model 7.0d della Federal
Aviation Administration, che avendo ispirato la revisione del modello europeo, ne rispetta tutte le specifiche tecniche.
INM - universalmente utilizzato - verifica e dispone ogni profilo e fase del volo e del movimento a terra degli aeromobili, determinando ogni singolo apporto nelle tre settimane identificate per ogni scalo aereo.
L'interrogativo che Aerohabitat pone quindi è:
- quanti aeroporti italiani hanno utilizzato l'INM con il ground noise?
- i confini delle curve di 75 LVA devono essere ritenuti adeguati?
- cosa accadrebbe qualora venisse ripristinata e/o adeguato il computo del "ground noise" e la 75 LVA sforasse il sedime aeroportuale?
- la carenza del "ground noise" riguarda forse anche l'analisi della Valutazione di Impatto Ambientale (ma anche la VAS) nei termini delle verifiche per il Master Plan al 2030?
Chi potrà fornire dati a riguardo? ENAC e /o le Commissione Aeroportuali e/o forse il Ministero dell'Ambiente e le commissioni di valutazioni di VIA? 15 luglio 2015
Perché riferirsi al Regolamento (UE) N. 598/2014 quando ha un esito solo associato? Quanti sono gli aeroporti che hanno attivato le Commissioni acustiche (DM 31-10-1997), quante mappe acustiche sono state redatte, quante zonizzazzioni sono state adottate e quante sono "scadute" perché il numero dei voli e quindi la mappa acustica risulta superata, da aggiornare anche perché sono trascorsi due anni dalla prima stesura?
Rapporto e Bilancio Sociale ENAC 2014, scheda 7.2 L’inquinamento acustico a pag 126 delle 145 totali non fornisce alcun dettaglio e/o elenco della situazione esistente.
In altri Paesi, anche europei, vengono forniti nello specifico anche il numero dei cittadini investiti dai decibel delle emissioni sonore aeroportuali. La loro entità in rapporto all'evoluzione del traffico aereo e la certificazione che le misure di mitigazione acustica ha raggiunto gli obiettivi di riduzione costante e progressiva della popolazione "inquinata".
La breve nota di pag. 126 del Rapporto e Bilancio Sociale ENAC 2014 invece sintetizza esclusivamente il quadro normativo di riferimento "dell'inquinamento acustico" aeroportuale senza rappresentare la realtà e le vicende di ogni singolo scalo della Penisola.
Quando le procedure di decollo, le rotte, le SID, le tecniche di decollo ICAO-IATA potrebbero riformulare l'impatto acustico percepito al suolo, quanto il ground-noise incida nell'immediato del recinto aeroportuale, non rappresenta un'informativa che ENAC ritiene utile segnalare ai cittadini residenti sotto le rotte e nelle immediate adiacenze del sedime.
La nota ENAC di pag. 126 inoltre rimanda all'adozione del Regolamento (UE) n. 598/2014, applicabile da giugno 2016, ogni eventuale aggiornamento delle misure "applicate".
In realtà il lavoro ordinario della Commissione aeroportuale non deve essere interrotto da un'eventuale delibera della "zonizzazione" acustica.
Il REGOLAMENTO (UE) N. 598/2014 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 16 aprile 2014 che istituisce norme e procedure per l’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti dell’Unione, nell’ambito di un approccio equilibrato, e abroga la direttiva 2002/30/CE.
Al punto sette fra l'altro si legge " Il presente regolamento dovrebbe applicarsi soltanto agli Stati membri nei quali si trova un aeroporto con un traffico superiore a 50 000 movimenti di velivoli civili per anno di calendario e allorché, per tale aeroporto, è presa in considerazione l’introduzione di restrizioni operative dirette a contenere il rumore."
E' perciò una normativa /regolamento che concerne solo alcuni aeroporti (sette) che si aggiunge, si somma, all'attività di mappatura acustica che la Commissione Aeroportuale (DM 31-10-97) che dovrebbe essere insediate almeno nei 43 aeroporti elencati dal Rapporto ENAC 2014.
Ecco, comunque, il testo del Rapporto ENAC 2014:
"L’attività dell’ENAC volta a governare il problema dell’inquinamento acustico nelle aree circostanti gli aeroporti viene prevalentemente svolta in ambito locale. Essa fa capo alle Commissioni aeroportuali previste dal DM Ambiente-Trasporti del 31 ottobre 1997, presiedute dal Direttore aeroportuale e composte dagli enti territoriali, dall’Agenzia regionale per l’ambiente e dagli operatori dello scalo.
Le Commissioni hanno il compito di stabilire le procedure antirumore e la zonizzazione acustica del territorio circostante l’aeroporto e inoltre, in caso di superamento dei limiti acustici, di individuare le soluzioni più idonee alla luce di uno sviluppo sostenibile dell’operatività aeroportuale. Nel 2014 sono stati adottati significativi interventi normativi in materia di inquinamento acustico aeroportuale destinati ad incidere sulla disciplina nazionale stratificatasi nel corso di quasi venti anni e sulle stesse attività di competenza dell’ENAC e delle Commissioni aeroportuali. È da segnalare il Reg. (UE) n. 598/2014, applicabile da giugno 2016, che ha ridefinito le procedure per l’introduzione di restrizioni operative dirette a contenere il rumore aeroportuale nell’ambito di un approccio equilibrato che tenga conto dei costi e dell’efficacia delle diverse misure adottabili a livello dei singoli aeroporti. Inoltre, con la l. 30 ottobre 2014, n. 161 (legge europea 2013-bis), è stata conferita al Governo la delega a rivisitare l’intera normativa nazionale in materia di inquinamento acustico, prevedendo anche l’armonizzazione e l’aggiornamento della disciplina del rumore aeroportuale alla luce dei principi e delle procedure consolidati a livello comunitario." 19 giugno 2015
Il raffronto tra FAA e Italia nel monitoraggio e risanamento acustico aeroportuale è asimmetrico. Se in taluni Paesi ci si arrabatta a questionare sulla congruità e validità del livello di rumore aereo monitorato, quello percepito dai cittadini e quello esistente causato dalle flotte degli aeromobili in movimento a terra - entro il sedime aeroportuale - e quello generato dai velivoli in basso sorvolo in atterraggio e decollo negli USA la FAA (Federal Aviation Administration) ha proposto uno studio per aggiornare tali parametri.
Se nel Belpaese non è dato sapere quante mappe acustiche e quante zonizzazioni acustiche aeroportuali/comunali sono in regola con il ground noise e con l'aggiornamento biennale dell'impronta superiore a 60 Lva, la FAA aveva predisposto la normativa attuale ancora negli anni '70 e nel 1981 aveva adottato la procedura di riscontro del rumore aereo nell'arco delle 24 ore. Predisponendo la scala dell'incidenza notturna del rumore aereo (x10) e penalizzazioni ai voli e tariffari quando era superata la soglia dei 65 decibels. Le linee guida federali dei 65 decibel sono presto diventati riferimento nel mondo del trasporto aereo civile, commerciale e militare.
Misure e indici che avrebbero dovuto discriminare e indirizzare le politiche di mitigazione e risanamento del rumore aereo.
In Italia solo alla fine degli anni '90 è stato incorporato un criterio equivalente anche se con indice e indicatore alquanto insolito e stravagante il Lva: il livello valutazione acustica aeroportuale. Designato con una formula, una procedura e un computo del tutto originale.
Se in Italia inoltre la soglia dei 60 Lva definisce e identifica il rumore aereo - sopra esiste sotto tale limite non si può parlare d'inquinamento acustico - ecco che negli USA l'agenzia deputata a tale verifica ha pianificato uno studio allargato a 20 scali aerei prevalenti al fine di ridisegnare criteri di definizione e monitoraggio del rumore aereo. L'indagine USA sviluppata nell'arco di tre mesi per ciascun scalo e sarà completata entro la fine del 2016 e sarà adeguata alla “NextGen” delle flotte aeree.
Le nuove tecniche si navigazione aerea con sistemi satellitari e automatizzati, anche nelle fasi di atterraggio e di decollo assicurano procedure di volo accurate, con ridottissimi scarti laterali e verticali delle rotte e dei profili di volo determinano necessariamente rinnovate procedure di decollo e atterraggio. A minor impatto per il territorio e per la comunità dei cittadini residenti nell'intorno delle piste di volo.
A quanto iniziative simili in Italia? Non ci resta, intanto, che attendere e verificare e valutare le proposte della FAA che comunque, a fronte di 45 anni di procedure e tecniche di monitoraggio consolidato, sostiene : "Aircraft manufacturers (have) incorporated technologies that resulted in dramatically quieter aircraft. However, residents around many of the largest U.S. airports have expressed concerns about aircraft noise associated with the continuing growth of the aviation industry." 18 maggio 2015
In Italia l'IRESA, nonostante l'impatto acustico è invece sempre un miraggio. Per inquadrare una realtà tanto vicina quanto irraggiungibile per gli aeroporti in Italia, a fronte della normativa internazionale che impone interventi rigorosi, proponiamo alcuni stralci di quanto accade da 45 anni in Svizzera: con tasse/imposte sul rumore aereo corrispondente alla tipologia dei propulsori e alla fasce orarie delle operazioni di volo.
Certificazione di rumore degli aeromobili
"Già dal 1971, in Svizzera gli aeromobili a motore sono sottoposti a una certificazione di rumore. L'attuale certificazione corrisponde, ad eccezione di alcuni adeguamenti alla legislazione nazionale, alle norme dell'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale (OACI). Grazie a valori limite rigorosi, come pure ad una politica della pianificazione territoriale, la Svizzera dispone di una flotta aerea tra le più silenziose a livello mondiale.
Gran parte degli aerei a motore ammessi alla circolazione in Svizzera sono stati certificati secondo le norme dell'Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA). Sul sito dell'AESA sono pubblicati gli elenchi con le date relative alle certificazioni di rumore (OACI).
I velivoli a elica e i motoveleggiatori fino a un peso di 8618 kg MTOM che non possono essere certificati in base alle norme dell'AESA (AESA Allegato II - Aerei), dispongono di un certificato d'ammissione alla circolazione nazionale, secondo l'ordinanza sulle emissioni degli aeromobili (OEmiA / RS 748.215.3).
umore del traffico aereo
Di giorno circa 65 000 persone in Svizzera sono esposte a un rumore eccessivo prodotto dal traffico aereo. Durante la notte, questo numero aumenta supera le 95 000 unità. La maggior parte delle persone esposte vive negli agglomerati urbani intorno ai grandi aeroporti nazionali.
In Svizzera, la maggior parte del rumore prodotto dal traffico aereo si concentra nelle zone densamente popolate in prossimità dei grandi aeroporti nazionali di Zurigo-Kloten e Ginevra-Cointrin, nonché in prossimità dei 4 aeroporti militari (Payerne, Sion, Emmen, Meiringen). Carichi rilevanti si registrano però anche nei corridoi aerei dei principali aeroporti regionali di Sion (VS), Belp (BE) e Lugano (TI).
Anche i restanti 7 aeroporti regionali, i 44 campi di volo e i 28 eliporti causano rumore. Tuttavia, in questi casi si registrano solo raramente dei superamenti dei valori limite.
Di giorno una superficie pari a 150 km2 è esposta a rumore eccessivo, il che disturba la quiete di circa 65 000 persone.
Di notte, quando i valori limite sono più severi, il rumore eccessivo interessa una superficie pari a 180 km2, arrecando disturbo a oltre 95 000 persone.
Basi legali
Sulla base della legge sulla protezione dell'ambiente, l'ordinanza contro l'inquinamento fonico fissa dei valori limite d'esposizione per il rumore degli aerodromi civili e militari negli allegati 5 e 8.
Le più importanti misure di protezione
Il rumore del traffico aereo si diffonde naturalmente su vaste superfici. Non potendo intervenire sulla via di propagazione, la lotta contro il rumore deve perciò avvenire alla fonte.
In qualità di servizio della Confederazione specializzato in materia di rumore, l'UFAM fornisce consulenza e supporto in materia di esecuzione all'Ufficio federale dell'aviazione civile (UFAC), competente per il traffico aereo civile, e al Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), compente per gli aerodromi militari. In questo contesto, le seguenti misure di protezione hanno un ruolo centrale:
protezione durante la notte (divieto di sorvolo notturno; concentrazione nel corso della giornata);
pianificazione dello sviluppo degli aerodromi (mediante il piano settoriale dell'infrastruttura aeronautica PSIA; previsioni e calcoli del rumore);
promozione di tecniche a bassa rumorosità mediante l'introduzione di tasse aeroportuali in funzione delle emissioni foniche;
formazione dei piloti sulle manovre a bassa rumorosità.
Misure contro il rumore aereo
Negli ultimi anni gli sviluppi tecnici hanno consentito di costruire velivoli che generano meno rumore. L’introduzione di tasse d’atterraggio e di decollo commisurate al rumore ha accelerato il rinnovo delle flotte e l'impiego di velivoli più silenziosi. L’UFAM fornisce consulenza e supporto alle autorità aeronautiche in materia di rumore prodotto dal traffico aereo civile e militare.
Negli allegati 5 e 8 dell'ordinanza contro l'inquinamento fonico sono fissati dei valori limite d'esposizione al rumore per gli aerodromi civili e militari. Il rumore prodotto dagli aerei non può essere limitato sulla via di propagazione; pertanto, la lotta contro il rumore deve avvenire alla fonte.
Misure efficaci alla fonte
Divieto di sorvolo notturno: il traffico aereo privato è vietato fra le 22 e le 6, mentre il traffico commerciale negli aeroporti nazionali dalle 24 alle 5. Per l'aeroporto di Zurigo è in vigore un divieto di sorvolo notturno dalle 23 alle 6.
Regolamenti d'esercizio: il regolamento d'esercizio del singolo aeroporto può prevedere ulteriori misure per la protezione fonica, come il divieto di utilizzo di aeromobili rumorosi in determinati orari.
Pianificazione dello sviluppo degli aerodromi: il Piano settoriale dell'infrastruttura aeronautica (PSIA) definisce i principi per lo sviluppo di ogni aerodromo. Ad esempio, si tiene conto del rumore nella definizione delle rotte di volo sui centri abitati e sui luoghi sensibili al rumore.
Tassa d'atterraggio commisurata al rumore: le tasse d'atterraggio e di decollo commisurate al rumore favoriscono l'impiego di aeromobili a bassa rumorosità.
Valori limite d'emissione per velivoli: i valori limite e le disposizioni relative alle emissioni di rumori sono definiti a livello internazionale (accordo dell'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale, OACI).
Condizioni legate alle concessioni di rotte per il rispetto degli standard relativi al rumore.
Altezze minime di sorvolo su località e zone densamente popolate come pure sulle zone di tranquillità.
Addestramento dei piloti per manovre a bassa rumorosità. 1 aprile 2015
Lo anticipa un comunicato di IBAR (Italian Board Airline Representatives). In passato l'IBAR, l'associazione delle Compagnie Aeree operanti in Italia, aveva già preso posizione ed era intervenuta in vari ambiti per contrastare l'adozione dell'IRESA (imposta sulle emissioni sonore degli aeromobili). Con due comunicati quali "Folle la nuova tassa sul trasporto aereo della Regione Lazio" del 7 maggio 2013 e "IBAR interroga il Ministero dei Trasporti con il comunicato "con l’IRESA minata la salute del trasporto aereo del 28 maggio 2013 aveva manifestato la sua convinzione.
Il comunicato emanato il 23 febbraio 2015 "Bocciata la tassa sulle emissioni sonore per i vettori aerei introdotta dalla Regione Lazio" - "Piena soddisfazione dell'IBAR, l'Associazione delle Compagnie Aeree operanti in Italia" in pratica rivela il pronunciamento della Corte Costituzionale in materia.
In attesa di conoscere le motivazioni della bocciatura dell'IRESA "laziale" - la necessità di formulare normative specifiche nelle singole regioni del Belpaese - segnaliamo il nuovo comunicato stampa:
"Il Presidente dell'IBAR Umberto Solimeno esprime grande apprezzamento per la sentenza della Corte Costituzionale: "Sono molto contento del risultato ottenuto perché grazie a questa sentenza le compagnie aeree potranno tranquillamente continuare ad investire sul nostro territorio senza timore di ulteriori aggravi di costi".
Tutto questo, è importate sottolineare, va a favore del diritto alla mobilità dei cittadini che è ispirazione primaria della mission dei vettori aerei ed in particolare dell'Ibar che da anni si impegna attivamente per tutelare i diritti dei viaggiatori.
La sentenza pone così parzialmente rimedio alla grave situazione che si è determinata nella Regione Lazio, dove i costi legati alla tassa sulle emissioni sonore essendo molto elevati rappresentano attualmente una grave penalizzazione ed un onere non più sostenibili per i vettori aerei operanti negli scali di Fiumicino e Ciampino. Con la sentenza depositata in data 13 febbraio, si dichiara quindi la piena legittimità del limite massimo di 0,50 euro a tonnellata fissato, per la imposta regionale sulle emissioni sonore degli aerei commerciali (decreto-legge 23 dicembre 2013, n.145).
Il Presidente dell'IBAR, associazione promotrice di questa importante iniziativa, auspica che la Regione Lazio, dopo questa decisione, voglia riprendere con urgenza il dialogo con tutte le associazioni dei vettori per cercare di trovare una soluzione condivisa sulla misura di questa imposta." 24 febbraio 2015
Un vincolo del tutto scontato e un traguardo operativo per aerolinee e utenti, anche a vantaggio dei cittadini! Anche di quelli prossimi alle aerobasi. Volare by night è una realtà operativa, un impatto sonoro registrato dalle centraline e percepito dai cittadini dell''intorno aeroportuale e, sarebbe, anche un Decreto che pone restrizioni, il DPR 476 del 1999.
I ricorsi al TAR regionale del Lazio per una completa applicabilità della normativa e per la sua abolizione sono stati spesso oggetto della contesa dai ricorrenti.
Una recente sentenza il TAR del Lazio, a seguito di un ricorso presentato dalla SAVE di Venezia avrebbe, di fatto, annullato il divieto che blocca l’attività aeroportuale dalle 23.00 alle 06.00 negli scali italiani.
L'accoglimento del ricorso cosa comporta per l'attività notturna della fascia oraria più sensibile per i residenti dell'intorno aeroportuale? Probabilmente nessun cambiamento. Anche perché i danni alla salute causati ai cittadini dai voli - non solo notturni - hanno registrato oggettivi riscontri nelle indagini epidemiologiche.
Secondo una nota diffusa dai media la sentenza ritiene che: "la previsione del divieto debba essere circoscritta e differenziata in considerazione delle singole situazioni di effettivo inquinamento acustico e di effettivo danno o pericolo per la salute e per l’interesse ambientale protetto, non essendo conforme a leggi primarie e al principio costituzionale di libera circolazione di persone e merci l’imposizione di un divieto indiscriminato di volo notturno esteso a realtà territoriali e ambientali disomogenee".
Un contesto nel quale il Ministero dell'Ambiente sarebbe intenzionato a rimediare anche con un'aggiornata normativa a tutela dei cittadini, perciò una dettagliata e stringente serie di vincoli e restrizioni, anche circostanziata con le specifiche procedure di decollo e atterraggio in vigore sui singoli scali.
Le restrizioni ai voli notturni con l'imposizione di tariffe crescenti - in relazione alla tipologia delle emissioni sonore delle flotte interessate - sono, in fondo, criteri, procedure ed extra tasse nella maggioranza degli scali del vecchio continente. La vittoria della SAVE, molto probabilmente, non è altro che una vittoria di Pirro.
La notte anche il trasporto aereo riposa: i voli ripartono nella prima mattinata in quasi tutti gli scali europei e, le aerolinee competitive con l'ausilio delle gestioni aeroportuali, sono in grado di operare in puntualità. Senza ritardi e cancellazione e/o riprotezione dei passeggeri. Disservizi che generano ricorsi e richieste d'indennizzi da parte dei passeggeri coinvolti. Partire in orario senza sforare nella fascia notturna è un traguardo e un vantaggio per tutti gli attori e utenti del trasporto aereo: anche Italiano. 24 dicembre 2014
L'imposta sul rumore è ancora un miraggio.
"La farsa dell’IRESA
La vicenda della Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili(IRESA) sta diventando una farsa.
Ricordiamo che l’imposta è a totale carico delle compagnie aeree e i fondi servono“… per il completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, al disinquinamento acustico e all’eventuale indennizzo delle popolazioni residenti nelle zone A e B dell’intorno aeroportuale…”
Da circa un anno, con pubbliche assemblee, stiamo informando i cittadini sui loro diritti e sui danni provocati dall’inquinamento; nel contempo abbiamo sollecitato il Comune di Fiumicino e la Regione Lazio ad intervenire per tutelare la salute dei cittadini.
Ricordiamo che la Regione ha approvato la legge sull’IRESA prevedendo un incasso annuale di 55 milioni di euro, di cui solo il 10% da utilizzare contro l’inquinamento e per la tutela della salute, percentuale che deve essere significativamente aumentata.
Ma l’attuale governo, molto sensibile alle richieste/pressioni delle compagnie aeree, ha inserito con un articolo di legge una quota fissa per tonnellata (mezzo euro) decurtando così circa 40 milioni di euro dai 55 che la Regione aveva previsto d’incassare. Ne resterebbero cioè 15 milioni che si ridurrebbe a 1,5 milione di euro - se la percentuale del il 10% non viene modificato - da destinare effettivamente a monitoraggio, disinquinamento ed eventuali indennizzi: una beffa.
Contro questo vergognoso taglio la Regione Lazio ha inoltrato ricorso alla Corte Costituzionale, che ha fissato l’udienza nei primi mesi del prossimo anno. In attesa del verdetto i cittadini del Comune di Fiumicino posso tranquillamente continuare a subire i danni provocati dell’inquinamento acustico e atmosferico ed ammalarsi.
Sono ormai anni che chiediamo che venga avviata un’approfondita indagine epidemiologica al fine di conoscere lo stato di salute dei cittadini di Fiumicino.
Inoltre vogliamo sapere perché il Comune non interviene per far rispettare la legge sollecitando AdR a realizzare con propri fondi - come previsto dalle norme vigenti –le barriere isofoniche necessarie per attenuare il rumore provocato dalle attività aeroportuali.
I cittadini sono stanchi di aspettare e dicono basta all’inerzia e alla indifferenza."
Fiumicino 27 ottobre 2014
COMITATO CITTADINO FOCENE, COMITATO CANCELLI ROSSI, COMITATO FUORIPISTA, ASSOCIAZIONE PESCELUNA, CITTADINANZA ATTIVA DI FIUMICINO
7 novembre 2014
Ma con un concomitante effetto: il maggior rumore aereo localizzato e specifico! Anche nell'ambito aeroportuale perseguire politiche di riduzione del consumo di carburante determina evidenti ripercussioni positive: minori emissioni in atmosfera e minor carico acustico al suolo.
Una strategia che assicura maggior puntualità dei voli, una riduzione dei tempi di rullaggio e contenimento dei consumi di carburante e delle emissioni è inevitabilmente un risultato straordinario. La sperimentazione e l'integrazione nei sistemi di movimentazione degli aeromobili che dal parcheggio procedono verso il punto attesa per il decollo è possibile con l'adozione di procedura denominata A-CDM (Airport Collaborative Decision Making).
E' utilizzata in numerosi aeroporti europei ed italiani. Tra di questi i primi ad attivarsi sono stati Monaco, Bruxelles, Parigi CDG, Francoforte, Londra, Düsseldorf, Zurigo, Oslo ed Helsinki.
Il risparmio di carburante e la riduzione del tempo di rullaggio verso il decollo sono risultati estremamente significativi.
Ma questo importante risultato ha determinato anche qualche aspetto negativo. E' associato alla procedura del cosiddetto rullaggio con un singolo motore: al fine di contenere al massimo il consumo di carburante. Gli aeromobili si spostano da e verso le piste attivando solo uno dei motori. il secondo motore o i restanti propulsori del velivolo vengono avviati solo in prossimità del decollo: al punto attesa.
"Taxi with less than all engines operating
1. Operators should review their SOPs to investigate the feasibility of allowing taxiing with less than all engines operating. This technique should be promoted as long as all safety and procedural concerns can be met.
2. For some aircraft types, advice is available from manufacturers, and may be published in Flight Crew Operating Manuals (FCOMs) or equivalent. For types where there is no such information, it is recommended that manufacturers are involved in the development of engine-out taxi procedures.
3. Shutting down an engine during taxi operations should be planned in advance, and accomplished as early as possible during the taxi to obtain the maximum environmental benefits and reduction of fuel burn.
4. Reductions of 20% to 40% in ground level fuel burn and CO2, and 10% to 30% in NOX emissions may be realised, dependent on aircraft type, through the use of this technique".
La meritoria iniziativa, tuttavia, potrebbe determinare un riscontro del tutto a inopportuno per i gestori aeroportuali qualora il sedime aeroportuale risulti prospiciente insediamenti e residenze di cittadini.
Per eventuali residenti nelle immediate vicinanze all'area del punto attesa prevalente per la pista del decollo, la procedura di risparmio di carburante si potrebbe trasformare in un vertiginoso incremento del rumore aereo nella fase del completamento della messa in moto dei restanti propulsori. Chi ha mai valutato e verificato l'ammontare del carico acustico sui caseggiati e sui residenti del circondario? 21 ottobre 2014
Il posizionamento del microfono è corretto? A quale altezza? E' troppo elevata e/o basso? Alcuni aeroporti hanno deliberato le zonizzazione acustiche, talora non le hanno rinnovare/adeguate ogni biennio come stabilito dalle legge/decreti. Altri scali hanno installato una rete di centraline di monitoraggio. Alcuni gestori aeroportuali divulgano report, database acustici in Lva variamente dettagliati, sul monitoraggio periodico con risultati, spesso se non sempre, non condivisi dai cittadini, dai residenti dell'intorno aeroportuale.
In discussione non è solo l'affidabilità del dato acustico rilevato e (non sempre divulgata). Lo sono anche il numero delle centraline e la loro localizzazione cosi come la percentuale della rilevazione tra singola traiettoria del volo la correlazione con il tracciato radar.
Dati che riportano l'impatto acustico del monitoraggio dell'aeromobile in volo ma che non rilevano il rumore a terra: quello degli aeromobile in movimento di rullaggio prima e dopo il decollo.
Il ground noise, purtroppo, non sembrerebbe avere altrettanto dignità: probabilmente non viene registrata e non si cumula alle restanti emissioni sonore della flotta aerea.
Tra i tanti dubbi ed interrogativi sulla reale affidabilità di una efficiente rete di monitoraggio tuttavia rimane sempre sullo sfondo una considerazione che dovrebbe avere maggior rilievo: il controllo del funzionamento delle rete installata.
In quali regioni del Paese viene regolarmente verificato il funzionamento, la regolarità e la funzionalità (oltre all'efficienza)? E con quale frequenza?
In Lombardia, ad esempio, i riscontri della "verifica di conformità delle caratteristiche dei sistemi di monitoraggio del rumore aeroportuale" avrebbe cadenza annuale. Altrove si suppone ogni due anni, mentre in numerose regioni le ARPA non riportano alcun riscontro relativo alla "regolarità" delle centraline.
Solo alcune ARPA Regionali elaborano e divulgano specifiche Relazione Tecniche riguardanti innanzi tutto la citata verifica di conformità delle caratteristiche dei sistemi di monitoraggio del rumore aeroportuale e in secondo luogo la relativa stima delle curve del livello di valutazione del rumore aeroportuale.
Le ARPA Regionali, inoltre, dovrebbero determinare la tipologia delle stazioni di misura.
Le Linee guida (DGR 808/2005) in tal senso prevedono definizioni per tre tipologie di stazioni di monitoraggio che, in base agli scopi specifici ed ai criteri di collocazione, si distinguono in:
"Stazioni di tipo M per il monitoraggio del rumore aeroportuale: sono stazioni in corrispondenza delle quali si deve misurare e distinguere il rumore di origine aeronautica da quello provocato da altre sorgenti, in modo da poter determinare l’indice LVA.
Stazioni di tipo V per la verifica delle violazioni delle procedure antirumore: queste stazioni devono essere situate dove sia necessario attribuire in maniera univoca i parametri caratteristici di un evento aeronautico.
Stazioni di tipo A per il monitoraggio del rumore ambientale: queste stazioni permettono di misurare il rumore dovuto all’insieme delle sorgenti presenti nell’area circostante, sono solo di ausilio informativo e quindi non utili alla determinazione dei parametri e degli indici descrittori del rumore di origine aeroportuale".
L'interrogativo rimanda comunque al livello di funzionamento della centralina: E' inadeguato, tanto da compromettere la possibilità di calcolo dell’LVA. Nel complesso è possibile affermare che la non conformità delle stazioni di misura di tipo M è dovuta ad una manutenzione preventiva non ottimale, che non è cioè in grado di prevenire guasti di lunga durata o che non prevedono la sostituzione, anche temporanea, della strumentazione. Il posizionamento del microfono, il suo orientamento (del microfono), l'altezza del microfono è ad una altezza 4 metri +/- 0.2?
Tra il microfono e la traiettoria nominale percorsa dagli aerei ci sono ostacoli, tra il microfono e tutte le traiettorie effettive percorse dagli aerei ci sono ostacoli. La distanza e l’altezza dell’edificio più alto L>50, la superficie su cui è posizionato il microfono è acusticamente riflettente? L’operatore può eseguire verifiche della calibrazione su richiesta, il Certificato di calibrazione fornito dal costruttore per tutti gli elementi della catena microfonica In vigore quello del costruttore o certificato SIT?
Quale rete di centraline di monitoraggio aeroportuale può essere ritenuta conforme e, perciò, affidabile? Rispondente alla realtà delle emissioni sonore generate dai velivoli al suolo ed in basso sorvolo? 10 ottobre 2014
Tutelare i cittadini dell'intorno delle piste è un obbligo! Se da un lato l'IRESA (Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili Civili), ovvero un sistema tariffario che avrebbe dovuto essere adottato in Italia da almeno 30anni il Cantone di Zurigo in Svizzera (in analogia a tantissimi altre amministrazioni territoriali e quindi nei relativi aeroporti) ha aggiornato la normativa valida per lo scalo di Zurigo il 6 marzo 2006.
L'obiettivo dichiarato è quello di finanziare fondi per opere "associated with aircraft noise" al fine di rendere sostenibile l'impatto e per ridurne l'incidenza.
Oltre a rendere disponibile le somme necessarie al contenimento del rumore aereo sono stati fissati i criteri di tassazione progressiva delle emissioni sonore.
L'imposta del rumore è stata frazionata in quattro differenti modalità riguardanti la tassa sull'atterraggio, sul singolo passeggero e due addizionali concernenti i voli nelle fasce notturne per ogni atterraggio ed ogni decollo:
- Noise surcharge on landing charge
- Noise surcharge on passenger charge
- Additional night-flight noise surcharge for take-off
- Additional night-flight noise surcharge for landing.
Il quadro degli interventi ha circoscritto i seguenti aspetti:
"The term “noise-related costs” refers to all costs arising for the company in association with aircraft noise, as listed below:
• Costs for the sound insulation programme (“2010 Programme”)
• Costs for formal expropriations
• Other external expenses in connection with noise (e.g. costs for school outings due to closed school
grounds, as incurred in 2000)
• Internal expenses relating to aircraft noise, including associated personnel costs, technical equipment,
noise measurement, office space, costs for legal advice
• Any external expenses relating to aircraft noise (legal advice, consulting, studies and experts’ reports,
costs for information and PR activities, noise costs charged by the Canton or any other authority)
• Expenses in connection with wake turbulence and flyover altitudes, special expenses for vortex protection
• Costs related to the use of fixed assets: a variety of fixed assets are used in connection with noise
protection and noise measurement (e.g. noise measurement systems, vehicles, IT equipment), which are
owned by Flughafen Zürich AG and “let” to the AZNF. The costs of these fixed assets are calculated on
the basis of required depreciation and applying a rate of 7% for the capital employed.
• Investment cost for noise protection facilities/ infrastructure for engine run-up tests."
Come già segnalato le flotte aeree sono state classificate in cinque categorie distinguendo le più rumorose da quelle "silenziose". In quest'ultima categoria, la V, costantemente aggiornata, sono stati identificati i seguenti aeromobili:
BAE BA146-100
BAE BA146-200
BAE BA146-300
BE PREMIER1
C500
C510
C525
C550
C551
C560
C680
C750
CL60
CL601
DO328-300
EMB135
EMB145ER
HS125-700
HS125-800
HS125-900
HC125-1000
LR-30
LR-45
LR-60
RJ-70
RJ-85
RJ-100
RJ-200
RJ ER
RJ LR
TU204-100
TU204-200
Al fine di soddisfare la curiosità di alcuni lettori presentiamo l'elenco degli aeromobili della precedente classificazione della V categoria:
AIRBUS A-319 EMBRAER EMB-145/ER/170/190
AIRBUS A-320 SERIE -100/-200 FOKKER F70/F100
AIRBUS A-321 TU-204 SERIE -100
ANTONTOV AN218 SERIE -200/-300 TU-330 FREIGHTER
AVRO RJ-70/-85/-100 YAK-242
B-717 SERIE -200/-300 CANADAIR CL-600 (ALF 502)/CL-601 (GE-CF)
B-737 SERIE -300 TO -900 CESSNA C500/C525/C550/C560/C650/C750
B-757 SERIE -200/-300 CORVETTE SN-601 SEIRE -100
BEA BA-146 SERIE -100/-200 FALCON SERIE -10/-2000
CANADAIR RJ100ER/700 GULFSTREAM IV/V
DORNIER DO328 SERIE -300 HS-125 SERIE -400 TO -1000
MD-90 LEARJET LR SERIE -30/-45/-50/-60. 6 settembre 2014
Noise-related fees charges versus IRESA!
All'aeroporto di Zurich come in tantissimi altri scali europei e non le flotte aeree che operano sono classificate in almeno cinque categorie: corrispondenti al livello di emissioni sonore generate dai loro propulsori.
L'Airport 's noise charge di Zurigo ha perciò identificato le 5 categorie e definito per ognuna di esse una tariffa, applicata in misura differenziata al rumore aereo ed anche alla fascia oraria di attività di volo.
Le ore serali e notturne risultano le più "costose" e sono correlate al picco sonoro rilevato in determinate stazioni/centraline di rilevamento.
Sono tecniche e procedure del tutto normali e consolidate anche se non si trova alcuna corrispondenza sugli scali aerei del Belpaese.
Anzi, in Italia, la sola evocazione della IRESA (Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili Civili) fa scattare immediate e scomposte reazioni da parte di gestori aeroportuali, vettori aerei ed enti ed agenzie rappresentative.
A Zurigo (come in tantissimi altri scali europei e non) ad esempio il raggruppamento delle flotta più rumorosa, ovvero la classe I è quella che ha l'imposta/tariffa massima di 2000 Franchi Svizzeri (circa 1600 euro). Viceversa la flotta aerea identificata nella Classe V non deve sostenere alcun costo.
Hanno comunque tariffe incrementate i voli nel periodo notturno dalle 10 p.m. alle 6 a.m., con incrementi progressivi ogni 30 minuti.
Dal 2013 sono stati introdotte tariffe supplementari - relative alla singola emissione acustica - per i voli operati tra 6-7 a.m. e tra 9-10 p.m. .
I fondi/somme raccolte costituiscono il cosiddetto "Airport of Zurich Noise Fund (AZNF)" destinato ad opere di mitigazione, insonorizzazione e delocalizzazione dei caseggiati e della comunità coinvolta dalle emissioni sonore aeroportuali. Per assicurare la massima trasparenza ogni anno viene diffuso il Flughafen Zürich AG's Annual Report che riporta in dettaglio la tipologia degli interventi con i relativi costi.
Ecco l'elenco degli aeromobili classificati nella categoria più rumorosa, quella sottoposta alle tariffe di 2000 Franchi Svizzeri (circa 1600 euro): quanti di questi operano sugli scali italiani?
AN124
DC9-50
B707-100B
DC10-10
B707-300B
DC10-30
B707-300C
DC10-30
B727-100
DC10-40
B727-200
MD11
B727-200 ADV
MD80
B727-200 Hushkit
MD81
B737-200
MD82
B737-200 ADV
MD83
B747-100
F28-1000
B747-200
F28-2000
B747-SP
F28-3000
B747-300 SUD
F28-4000
B747-400
F28-5000
B777-200ER
F28-6000
B777-300
IL-62
AC1-11-200
IL-62M
BAC1-11-300
IL-76M
BAC1-11-400
IL-76T
BAC1-11500
IL-76TD
BAC1-11-539
IL-86
DC8-50
TRISTAR L1011-500
DC8-61
TU134 A
DC8-62
TU154
DC8-63
TU154 A
DC9-10
TU154 B
DC9-20
TU154 B1
DC9-30
TU154 B2
DC9-34
GLF II
DC9-40
GLF III
HS125-400 - 4 settembre 2014
E' una nota di Greenreport.it quotidiano per una economia ecologica. Tutti i cittadini coinvolti dalle emissioni acustiche delle flotte aeree in basso sorvolo e nelle attività al suolo si augurano che stringenti ed inequivocabili normative specifiche possano essere rapidamente acquisite anche nei rapporti tra i referenti aeroportuali del Belpaese, gli organismi di sorveglianza e gestione con benefici sulla popolazione! E' una speranza vana? Lo scorso 17 giugno 2014 Eleonora Santucci su www.greenreport.it ha proposto il seguente aggiornamento sulle regolamentazione UE e aeroporti:
"Lo sviluppo sostenibile è uno degli obiettivi fondamentali della politica comune dei trasporti, ma tale politica richiede l’adozione di una serie di misure anche per ridurre l’impatto acustico dei velivoli negli aeroporti dell’Unione. Ecco che l’Ue – attraverso un nuovo regolamento – istituisce norme e procedure per l’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti. Una serie di misure volte ad attenuare la zona di rumore nell’area attorno agli aeroporti al fine di mantenere o migliorare la qualità di vita degli abitanti vicini. Una serie di misure volte a promuovere la compatibilità tra attività aeronautiche e aree residenziali, in particolare laddove sono coinvolti voli notturni. Il nuovo regolamento, infatti stabilisce – laddove sia stato constatato un problema di inquinamento acustico – la procedura da seguire per l’introduzione di restrizioni dirette a contenere il rumore, in modo coerente a livello dei singoli aeroporti, per migliorare il clima acustico e limitare o ridurre il numero delle persone che subiscono in misura significativa gli effetti nocivi del rumore prodotto dai velivoli. Proprio perché il suo obiettivo è quello di favorire il raggiungimento di obiettivi specifici di riduzione dell’inquinamento acustico a livello dei singoli aeroporti e consentire di ottenere uno sviluppo sostenibile delle capacità aeroportuali e delle reti di gestione del traffico aereo in una prospettiva gate-to-gate attraverso il ricorso a restrizioni operative in conformità dell’approccio equilibrato.
Dove per restrizioni operative si deve intendere un intervento diretto a contenere il rumore che limita l’accesso a un aeroporto o ne riduce le capacità operative. Un intervento che può comprendere le restrizioni operative intese a vietare l’esercizio di velivoli marginalmente conformi in aeroporti determinati, così come può comprendere le restrizioni operative parziali come quelle che si applicano per un determinato periodo di tempo durante il giorno o soltanto a talune piste dell’aeroporto.
E dove per “approccio equilibrato” si intende quel processo – sviluppato dall’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale - attraverso il quale si esamina, in maniera coerente, la serie di misure disponibili: la riduzione alla fonte del rumore prodotto dai velivoli utilizzati in attività civili (il regolamento non si applica ai velivoli utilizzati in operazioni militari, doganali, di polizia o simili), la pianificazione e la gestione del territorio, le procedure operative per l’abbattimento del rumore e le restrizioni operative, allo scopo di risolvere il problema dell’inquinamento acustico nel massimo rispetto del principio costi/efficacia a livello dei singoli aeroporti. Aeroporti con un traffico superiore a 50 000 movimenti di velivoli civili per anno di calendario visto che il regolamento si applica a strutture di questa portata. L’approccio equilibrato riconosce e non pregiudica la validità dei pertinenti obblighi di legge, degli accordi in vigore, della normativa vigente e delle politiche consolidate. Anzi, l’integrazione delle norme internazionali dell’approccio equilibrato dovrebbe consentire di ridurre notevolmente il rischio di controversie internazionali, nel caso in cui le restrizioni operative dirette a contenere il rumore si ripercuotano sull’attività di vettori di paesi terzi. La determinazione del rumore deve basarsi su criteri oggettivi e misurabili, comuni a tutti gli Stati membri e deve poggiare sulle informazioni esistenti disponibili. Dunque, gli Stati membri devono garantire che tali informazioni siano affidabili, siano ottenute in modo trasparente e siano accessibili alle autorità competenti e ai soggetti interessati. Le autorità competenti dovranno, quindi, dotarsi degli opportuni strumenti di controllo. Un autorità che comunque dovrebbe essere indipendente da qualsiasi organizzazione che interviene nell’esercizio dell’aeroporto o nel trasporto aereo, nella fornitura di servizi di navigazione aerea o rappresentativa dei loro interessi nonché dei residenti che abitano nelle vicinanze dell’aeroporto. Ciò comunque non significa che si esige dagli Stati membri la modifica delle loro strutture amministrative o delle loro procedure decisionali.
Se le informazioni sul rumore fossero centralizzate si ridurrebbero notevolmente gli oneri amministrativi sia per gli operatori del trasporto aereo sia per i gestori di aeroporti. Occorre che tali dati siano messi a disposizione degli operatori del trasporto aereo e dei gestori di aeroporti a fini operativi. Ed è importante utilizzare, come strumenti di convalida, la banca dati dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea sulla certificazione della rispondenza alle norme acustiche, insieme ai dati sui singoli voli dell’Organizzazione europea per la sicurezza della navigazione aerea (Eurocontrol)". 8 luglio 2014
Emissioni sonore aeroportuali: ma quanti scali sono realmente a norma? Chi potrebbe fornire i dati ufficiali sullo stato dei lavori della Commissione Aeroportuale insediata secondo il decreto 31 ottobre 1997? Nessun dubbio è la stessa ENAC che presiede tali commissioni con il presidente che è il direttore dell'aeroporto delegato dallo stesso ente nazionale.
Ma quanti sono gli scali che dovrebbero aver già ottemperato alla normativa che è in vigore da oltre 16 anni? Aerohabitat ha ricostruito il numero derivando dall'elencazione degli aeroporti sottoposti all'adozione del Piano di Rischio che risultano 47. Che è anche il numero degli scali elencati nelle tabelle che raccolgano il numero dei movimenti aerei e dei passeggeri trasportati ogni mese ed ogni anno. A questi tuttavia occorrerebbe aggiungere anche una serie di aeroporti minori e/o aerobasi nei quali si svolge una rilevante attività di volo: con equivalente impatto acustico ed esigenze di tutela e salvaguardia per il territorio e per i cittadini. l'ente L’ENAC sostiene - nel Rapporto e Bilancio sociale 2013 - di governare la tematica inquinamento acustico nelle aeree circostanti in "ambito periferico dalle Commissioni aeroportuali, come previsto dal Decreto ministeriale 31 ottobre 1997. Nel 2013 è continuato il monitoraggio delle attività delle Commissioni aeroportuali demandate prioritariamente alla definizione delle procedure antirumore e della zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale. Su 37 Commissioni aeroportuali formalmente istituite dall’ENAC, ai sensi del predetto Decreto, attualmente sono 22 quelle che hanno approvato la zonizzazione acustica all’unanimità; mentre sono 24 gli aeroporti dotati di sistema di monitoraggio funzionante. Occorre ricordare che gli aeroporti sui quali la Commissione è stata istituita coprono, da soli, il 98% del traffico commerciale italiano".
L'annotazione appare del tutto circostanziata ed esauriente fatto salvo che non aggiunge dati oltremodo significativi. del tutto indispensabili a verificare la realtà esistente: e precisamente la validità di tali riscontri.
Poniamo alcuni spunti.
- Quante zonizzazioni acustiche sono state aggiornate ogni due anni?
- Quali sono gli scali che rivisitato e/o aggiornato la prima zonizzazione acustica?
- Quali sono le popolazioni interessate all'impatto sopra 60 Lva, 65 Lva e 75 Lva?
- Quali evoluzioni - in numero di cittadini coinvolti - anno registrato i singoli aeroporti nel corso degli anni?
- Quali sono gli scali che hanno reti di monitoraggio in regola con gli standard di gestione e manutenzione?
- Quali percentuali di corrispondenza con i tracciati radar registrano le singole centraline installate?
- Quali contenziosi sono aperti tra risultati della Commissione e comitati e cittadini?
- Quanti sono i ricorsi al TAR, le sentenze al Consiglio di Stato?
- Quante Procedure di V.I.A. hanno focalizzato irrisolte questione acustiche?
- Quali gestori aeroportuali forniscono una sistematica comunicazione dei dati acustici in Report periodici e/o annuali.
Gli interrogativi posti sono - ovviamente - del tutto retorici e incrinano irrimediabilmente la fiducia che il lettore distratto o disinformato o non adeguatamente preparato potrebbe arguire dalla documentazione ufficiale dei lavori delle Commissioni Aeroportuali insediate nel Belpaese.
La realtà associata alla valutazione ed al effettivo riscontro dell'impatto acustico negli aeroporti del Belpaese - salvo alcuni eccezioni - non purtroppo stato ancora adeguatamente - secondo Aerohabitat - affrontato e l'auspicio ricorrente è che si possa superare la fase di "stiamo facendo e tutto e sotto controllo" proponendo modelli di intervento ed operativi che nel resto dell'Europa sono una realtà da oltre 20anni. In Gran Bretagna ed altrove anche da 30anni. Ecco perché una semplice indicazione degli scali nei quali si sono insediate le 37 Commissioni Aeroportuali e le zonizzazioni ratificate non forniscono esaurientemente i risultati realizzati. 20 giugno 2014
Solo la Regione Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Calabria e Campania hanno la legge. Le proteste contro la Regione Lazio dell'IBAR (Italian board airline representatives) non sono una novità. Sono state registrate lo scorso anno e sono state ripetute in queste giornate. La tassa IRESA sul rumore generato dagli aerei al decollo e atterraggio adottata dalla Regione Lazio e che dovrebbero essere pagate dalle compagnie aeree che operano sui due scali della Capitale sono innanzitutto in vigore?
La regione Lombardia pur avendo istituito l'IRESA ('Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili) la ha immediatamente sospesa e non siamo al corrente se viene applicata nelle altre cinque regioni in regola con l’ordinamento giuridico italiano dalla legge 21 novembre 2000, n. 342, che all’articolo 90, comma 1, statuisce che il gettito derivante da tale imposta – attribuito ad ogni regione o provincia autonoma per ogni decollo ed atterraggio dell’aeromobile civile negli aeroporti civili” – venga destinato “prioritariamente al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico e al disinquinamento acustico e all’eventuale indennizzo delle popolazioni residenti delle zone A e B dell’intorno aeroportuale come definite dal decreto del Ministro dell’Ambiente del 31 ottobre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 267 del 15 novembre 1997”.
Successivamente, il Legislatore nazionale, con l’articolo 8 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, ha trasformato l’IRESA in un tributo proprio delle Regioni, con decorrenza dall’1 gennaio 2013, rimettendo “la concreta istituzione dell’imposta e la disciplina delle relative modalità applicative (…) all’autonomia delle singole Regioni”.
La maggioranza delle regioni del Belpaese non ha quindi adottato tale imposta e, probabilmente, non viene pagata in nessuna regione. Anche perché il mancato pagamento, come talvolta accade, non implica sanzioni immediate per le infrazioni.
La denuncia dell’IBAR, l'Associazione di vettori aerei in Italia che con i suoi 104 associati rappresenta più dell’85% del trasporto aereo in Italia, in una nota all'Autorità di regolazione dei trasporti sostiene : “Si tratta di una tassa ‘inaccettabile’ sotto il profilo dell’entità - Tanto più che invece di essere utilizzata per la realizzazione di opere di mitigazione dell’impatto acustico a Fiumicino e Ciampino, viene di fatto usata dalla Regione Lazio per ripianare il proprio deficit di bilancio. Si tratta di una situazione grave ed estremamente penalizzante per i vettori che operano sugli scali romani che avrà inevitabili ripercussioni anche per i consumatori”.
Il dibattito appare alquanto controverso e non differenzia le tariffe aeroportuali degli aeromobili dovute dai vettori aerei ai gestori aeroportuali (relative ai voli nell'arco diurno e notturno) funzionali alle tipologie delle flotte aeree e delle emissioni sonore emanate con le imposte per il rumore aereo destinate ai Comuni aeroportuali e/o alle amministrazioni locali di area alla ricerca di fondi da investire in tutele ambientali.
La materia era stata oggetto di una lettera della stessa Autorità di regolazione dei trasporti ancora nell'agosto 2013:
IMPOSTA REGIONALE SULLE EMISSIONI SONORE DEGLI AEROMOBILI COME PREVISTA
DALL'ART. 8 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 68 DEL 6 MAGGIO 2011
Roma, 27 agosto 2013
Senato della Repubblica
Camera dei Deputati
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Conferenza Stato Regioni
Regione Lazio
Regione Lombardia
Regione Emilia Romagna
Regione Marche
Regione Calabria
Regione Campania
L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato con la presente segnalazione, adottata ai sensi dell’articolo 21 della legge n. 287/90, intende formulare alcune osservazioni in merito all'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili (IRESA) così come disciplinata dall’articolo 8 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, che ha trasformato tale imposta in un tributo proprio delle Regioni, per tal verso generando rilevanti differenziazioni sul territorio nazionale, in grado di alterare le corrette dinamiche competitive nel settore del trasporto aereo. Come noto, l’IRESA è stata introdotta nell’ordinamento giuridico italiano dalla legge 21 novembre 2000, n. 342, che all’articolo 90, comma 1, statuisce che il gettito derivante da tale imposta – attribuito ad ogni regione o provincia autonoma per ogni decollo ed atterraggio dell’aeromobile civile negli aeroporti civili” – venga destinato “prioritariamente al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico e al disinquinamento acustico e all’eventuale indennizzo delle popolazioni residenti delle zone A e B dell’intorno aeroportuale come definite dal decreto del Ministro dell’Ambiente del 31 ottobre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 267 del 15 novembre 1997”.
Successivamente, il Legislatore nazionale, con l’articolo 8 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, ha trasformato l’IRESA in un tributo proprio delle Regioni, con decorrenza dall’1 gennaio 2013, rimettendo “la concreta istituzione dell’imposta e la disciplina delle relative modalità applicative (…) all’autonomia delle singole Regioni”.
In seguito alla summenzionata riforma, l’IRESA è stata istituita solo nelle seguenti Regioni e con importanti differenze tra di loro: Lazio (L.R. n. 2/13), Lombardia (L.R. n. 18/12), Emilia Romagna (L.R. n. 15/12) Campania (L.R. n. 5/13), Calabria (L.R. n. 69/12) e Marche (L.R. n. 45/12).
Nonostante la Conferenza Stato Regioni, per garantire uniformità sul territorio nazionale, abbia approvato un documento1 riportante in allegato uno “schema tipo” di proposta di legge regionale, volto a condividere alcuni aspetti inerenti l’applicazione dell’IRESA da recepire nelle diverse legislazioni regionali, l’imposta è stata applicata in modo assai difforme da una regione all’altra.
Tale difformità, tuttavia, non trova giustificazione in ragioni di carattere tecnico e/o geografico e risulta in grado di alterare le condizioni di redditività dei vettori che fanno scalo in alcuni aeroporti rispetto ad altri, con conseguenze distorsive sotto il profilo concorrenziale per: 1) le compagnie aeree che offrono i propri servizi prevalentemente negli aeroporti dove l’IRESA ha un’incidenza maggiore e non possono agevolmente spostarsi da uno scalo all’altro; 2) i consumatori (prevalentemente non price-sensitive) per i quali, a fronte di tariffe più alte determinate dal trasferimento a valle da parte delle compagnie aeree dei maggiori costi sopportati, possono risultare più attraenti scali limitrofi a quelli interessati da una maggiore tassazione; 3) le società di gestione degli aeroporti, che vedono conseguentemente alterate le proprie condizioni di redditività a causa di una riduzione del numero di vettori e/o di consumatori che decidono di frequentare lo scalo.
Il quadro normativo attualmente vigente non solo è difforme da regione a regione, particolarmente in termini di incidenza del tributo, ma soprattutto non risulta ispirato a criteri di efficienza2 e non rispecchia la natura di “imposta di scopo” dell’IRESA, così come disciplinata dalla legge 21 novembre 2000, n. 342 (artt. 90-95), essendo talvolta (come nel Lazio) destinata solo per il 10% alla gestione dei costi sociali delle emissioni sonore provenienti dagli aerei.
Le problematiche concorrenziali evidenziate possono essere superate attraverso la definizione con legge dello Stato di criteri uniformi per il calcolo dell’imposta, il cui gettito dovrà ovviamente essere devoluto alle regioni di pertinenza, così come peraltro era già stato stabilito con la legge 21 novembre 2000, n. 342 (artt. 90-95), prima della modifica intervenuta nel 2011. Tali criteri dovrebbero in ogni caso condurre ad una definizione del livello dei tributi univoca per tipologia e caratteristiche del veicolo, al fine di evitare la creazione di arbitrarie discriminazioni tra scali e tra imprese. In quest’ottica, appare importante tener conto dei seguenti parametri utilizzati in altri Paesi UE quali, ad esempio nel Regno Unito, in Germania, in Spagna e in Olanda:
i) la previsione di aliquote differenziate tra voli diurni e notturni;
ii) la previsione di parametri di pagamento rapportati all’efficienza sonora degli aeromobili e non al tonnellaggio degli stessi;
iii) la previsione di classi di aliquote che tengano conto delle peculiarità urbanistiche delle aree geografiche prospicienti i singoli aeroporti. D’altro canto, è opportuno che il Legislatore nazionale si preoccupi di garantire che il gettito di imposta, devoluto alle regioni, venga poi effettivamente destinato “in via prevalente” al sostegno del costo degli interventi necessari per contenere il rumore e compensare la popolazione residente, come appunto avviene in altri Stati membri dell’Unione.
Solo in tal modo infatti è possibile contemperare l’esigenza di intervenire sull’esternalità negativa indotta dall’inquinamento acustico con gli effetti che l’imposta – incidendo sulla redditività delle imprese e conseguentemente sui costi dei servizi aerei a carico dei consumatori – può avere sugli assetti competitivi del settore aereo. L’Autorità auspica che le precedenti considerazioni, finalizzate a risolvere le citate problematiche concorrenziali, siano tenute in considerazione dal Legislatore nazionale. IL PRESIDENTE Giovanni Pitruzzella - 19 giugno 2014
Si può sostenere che l'aggiornamento biennale non è masi stato registrato su nessun scalo? Possibile! L'obiettivo di adeguare biennalmente la mappa acustica di uno scalo e di conseguenza la zonizzazione acustica dei comuni di sedime e non dell'intorno aeroportuale persegue la necessità e l'obbligatorietà di verificare l'impatto delle emissioni sonore degli aeromobili che operano.
Il volume del traffico aereo - secondo i parametri delle tre settimane di maggior impatto nei 12 mesi disposti dalla legge - deve pertanto essere modelizzato biennalmente secondo criteri prestabiliti e rappresenta l'eventuale incremento dei movimenti aerei registrati, le nuove tipologie degli aeromobili, consente di verificare e - probabilmente - il rispetto contestuale della Valutazione di Impatto Ambientale ed eventuale Valutazione Ambientale Strategica autorizzata.
Certo, talvolta, alcuni aeroporti del Belpaese non hanno ancora ottenuto la certificazione VIA e/o VAS ed i riscontri della mappa acustica e della corrispondente zonizzazione acustica sottoposta alle delibere dei comuni interessati non vengono calati nel dibattimento di procedure di validazione ambientale.
Il punto di entrambe le situazioni, le zonizzazioni acustiche in ambito di V.I.A. e quelle in assenza di Valutazione di Impatto Ambientale, rimanda ad uno interrogativo fondamentale: quante Commissioni Aeroportuali hanno aggiornato ogni due anni - in presenza di incremento dei voli/anno - le mappe acustiche e quindi la zonizzazione acustica?
Si può sostenere che, probabilmente, nessun aeroporto del Belpaese lo ha perseguito secondo i criteri del decreto specifico?
Se il traffico aereo complessivo italiano è passato dal milione di passeggeri/anno del 1997 al milione e trecentomila circa del 2013 (nel 2015 avevano raggiunto il record di oltre milione e mezzo di voli), da circa 70 milioni di passeggeri/anno del 1997 ad oltre 143 milioni anno del 2013, quanti sono gli scali che hanno triplicato e decuplicato i movimenti aerei nello stesso periodo storico?
Ebbene quanti hanno prima deliberato e, in seguito, aggiornato la biennale zonizazzione acustica?
A chi interessa questa risposta?
Probabilmente ai cittadini che risiedono in prossimità di una pista di volo.
Nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia 2001, ad esempio, nella PARTE III – Agenti fisici al Capitolo 3 – L’inquinamento acustico si legge:
"L’inquinamento di origine aeroportuale, dovuto al transito degli aeromobili civili, viene valutato e misurato attraverso il livello di valutazione del rumore aeroportuale
La zona intorno all’aeroporto, racchiusa dalla curva di isolivello LVA pari a 60 dB(A), si dice di intorno aeroportuale: In essa viene normata l’attività edilizia dei Comuni e possono essere necessarie opere di mitigazione. Secondo la normativa in vigore il calcolo del LVA viene effettuato sulla scorta dei dati dei movimenti aerei, identificando tre settimane, ciascuna in un determinato periodo dell’anno, in cui si verificano il maggior numero di operazioni. La definizione delle zone A, B e C di cui si compone l’intorno aeroportuale, viene demandata ad una apposita commissione di cui fanno parte rappresentanti di Enti Locali, Vettori aerei, società di gestione dello scalo (SEA in Lombardia), autorità di controllo (ARPA)". 25 marzo 2014
L’IRESA è l'imposta regionale sulle emissioni sonore aeroportuali. L'imposta regionale sul rumore aereo, una tassa operativa nella totalità dei Paesi europei (da decenni) e creata in Italia nel 1990 per ridurre l’inquinamento acustico e tutela ambientale nell'intorno aeroportuale degli scali civili/commerciali (niente di simile è stato ancora previsto per le aerobasi militari) è ancora in attesa.
Nonostante la stessa Conferenza delle Regioni e delle Province autonome abbia da tempo approvato un documento sull’adozione dell'IRESA non ha ancora avuto applicazione.
Numerose Regioni dopo averla deliberata l'hanno, in seguito, bloccata e sospesa. Di fatto l'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili non viene pagata da i vettori aerei.
Anche la Regione Veneto pertanto non ha consentito di acquisire fondi per le spese per dare finalmente risposta ai tanti problemi d’inquinamento e danni alla salute che le emissioni degli aerei generano nelle zone abitate in prossimità delle zone aeroportuali. I tre scali aerei civili/commerciali del Veneto Marco Polo di Tessera, Antonio Canova di Treviso e Valerio Catullo non dispongono di risorse finanziare pagata dai soggetti inquinanti: i vettori aerei con le diversificate tipologie di velivoli.
Ogni decollo e ogni atterraggio degli aeromobili immatricolati in Italia ed all'estero operanti dagli aeroporti del territorio regionale e certificati avrebbero da quasi due decenni dovuto finanziare il completamento dei sistemi di monitoraggio acustico e disinquinamento acustico e all’eventuale indennizzo per i residenti nelle zone limitrofe agli scali aeroportuali.
Niente di tutto questo è ancora avvenuto: ancora attesa. Fino a quando?
Qualche speranza sembrerebbe aprirsi in Regione Veneto.
Con un comunicato stampa del 19 marzo 2014 il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra veneta), dopo la bocciatura dell’articolo 3 della legge finanziaria che proponeva la sospensione dell’imposta regionale è, nuovamente, possibile l'adozione immediata dell’imposta sulle emissioni sonore degli aeromobili.
"Con la bocciatura di quell’articolo – sostiene Pettenò, primo firmatario dell’emendamento sopressivo - si apre di fatto un vuoto normativo. Per non incorrere in sanzioni e reprimende da parte della Corte dei Conti, il Veneto deve ora procedere con l’applicazione dell’IRESA, tributo di scopo che ogni compagnia aerea deve pagare in base alle emissioni sonore".
A questo punto - le vicissitudini della legge lo fa immaginare - sono attese le repliche della vasta lobby dei soggetti che per tanti anni hanno bloccato questo genere di finanziamento delle opere di mitigazione dell'impatto acustico aeroportuale. 20 marzo 2014
Poco si dice, invece, sulla situazione del suolo e sottosuolo dei sedimi aeroportuali! Ancora una volta per capire lo stato dei lavori per quanto concerne l'operato delle Commissioni Aeroportuali costituite in osservanza al decreto 31 ottobre 1997 occorre fare riferimento al Rapporto e Bilancio Sociale 2012 dell'ENAC.
Nel capitolo relativo alla Protezione ambientale e normativa si legge:
"L’impatto che il trasporto aereo ha sull’ambiente è di proporzioni sempre maggiori. Ha manifestazioni molteplici, che vanno dal rumore degli aerei alle emissioni gassose prodotte dalla combustione dei carburanti e al trattamento delle acque reflue negli aeroporti. L’elevato tasso di crescita dell’aviazione civile a livello mondiale, fino ad oggi registrato, ha messo al centro delle preoccupazioni di tutti gli operatori di settore e degli organismi internazionali le questioni ambientali. Le attività dell’ENAC in ambito ambientale riguardano principalmente:
• l’inquinamento acustico;
• l’inquinamento gassoso.
Queste attività vengono svolte prevalentemente in ambito aeroportuale dalle Commissioni aeroportuali, come da decreto ministeriale 31 ottobre 1997, per ciò che riguarda l’inquinamento acustico e in ambito internazionale nel caso di emissioni gassose.
Inquinamento acustico
Nel 2012 è continuato il monitoraggio delle attività delle Commissioni aeroportuali demandate prioritariamente alla definizione delle procedure antirumore e della zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale. A fronte delle 37 Commissioni aeroportuali formalmente istituite dall’ENAC ai sensi del decreto ministeriale 31 ottobre 1997 solo 21 hanno portato all’approvazione della zonizzazione acustica, prevista all’unanimità; giova far presente che gli aeroporti sui quali la Commissione è stata istituita coprono, da soli, il 98% del traffico commerciale italiano. In merito alle problematiche operative riscontrate è di buon auspicio l’avvio a risoluzione di quella relativa alla fornitura dei tracciati radar sull’aeroporto di Cagliari a seguito di accordo specifico con l’Aeronautica Militare; ciò potrà agevolare il superamento di analoghe difficoltà su altri aeroporti dove il servizio è fornito dall’Aeronautica Militare. Il processo per arrivare, in seno alle Commissioni aeroportuali, all’approvazione della zonizzazione acustica su diversi aeroporti è purtroppo in fase di stallo.
Allo scopo di superare le difficoltà incontrate nell’ambito delle Commissioni aeroportuali si auspica l’approvazione in tempi brevi, nell’ambito del cosiddetto pacchetto aeroporti, della legislazione comunitaria sul tema del noise. Il pacchetto aeroporti nasce dalla volontà dell’Unione europea di favorire un’lteriore liberalizzazione nel settore del trasporto aereo attraverso l’approvazione di tre regolamenti rispettivamente relativi al groundhandling, agli slot e al noise; quest’ultimo dovrà in particolare andare a sostituire la direttiva CE 30/2002 relativa alla definizione di restrizioni operative sugli aeroporti.
Nel corso del 2012 l’ENAC ha definito i criteri per valutare in modo trasparente e oggettivo l’entità dello scostamento degli aeromobili dalle traiettorie di decollo approvate per consentire, nei casi previsti, l’imposizione delle sanzioni individuate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 496/97. Tali criteri sono stati inseriti nella revisione della circolare ENAC APT-26 i cui commenti pervenuti sono tuttora in fase di valutazione".
Il rapporto ENAC 2012 quindi riassume e celebra il risultato raggiunto. Delle 37 Commissioni aeroportuali istituite dall’ENAC ben 21 hanno approvato la zonizzazione acustica, in rappresentanza del 98% del traffico commerciale del belpaese.
Quello che non ricordano, tuttavia, rimanda innanzi tutto al rapporto con il volume dei voli. Quante di queste zonizzazioni devono essere aggiornate e verificate sulla base dell'incremento del traffico aereo.
La zonizzazione acustica non dovrebbe essere aggiornata ogni due anni?
Quanti scali lo hanno verificato? Si potrebbe, forse, sostenere che nessun aeroporto del Belpaese ha rivisto la zonizzzazione? Occorre inoltre ricordare come la zonizzazione acustica dello scalo di Bergamo Orio al Serio sia stato azzerato dal TAR Lombardo. Il Comitato dei cittadini ha vinto ricorso al Tar con l'annullamento della zonizzazione acustica ottenuto l'annullamento della zonizzazione acustica aeroportuale approvata il 22 novembre del 2010 dalla Commissione aeroportuale. Quello che il Rapporto ENAC 2012 trascura del tutto è lo stato dell'ambiente idrico, suolo e sottosuolo. A punto siamo con la bonifica del suolo e sottosuolo dei sedimi aeroportuali civili? Ma anche delle aviosuperfici, dei campi di volo, ed fine delle aerobasi, del Belpaese? 2 gennaio 2014
Tra mappa acustica e zonizzazione comunale ancora disinformazione. Il rumore aereo a terra e nelle fasi di decollo ed atterraggio è sempre e ancora in primo piano. Anche quando la commissione aeroportuale ha completato il suo lavoro e ratificato la mappa acustica aeroportuale. Anche quando è stata deliberata la zonizzazione acustica dei comuni di sedime e/o coinvolti da un impatto superiore a 60 Lva.
Il disturbo arrecato alla popolazione che risiede nelle vicinanze degli aeroporti che è stato standardizzato attraverso norme, decreti e regolamenti, tuttavia, non è mai definitivo. Il volume di traffico aeroportuale, il numero dei voli giornalieri/anno, quello delle direttrici di decollo, sono, inevitabilmente, nel corso degli anni, aumentati. Spesso raddoppiati, talvolta anche decuplicati.
Le flotte aeree cambiano. I propulsori migliorano la loro efficienza e, spesso, le emissioni acustiche calano. Tra incremento dei voli e riduzione dell'impatto dei singoli motori, comunque, non impedisce al rumore aereo complessivo di aumentare.
Ecco quindi che diventa inevitabile l'aggiornamento biennale delle mappe acustiche aeroportuali e, in definitiva, una modifica (spesso in peggio) della zonizzazione acustica dei Comuni interessati.
Avviene?
Quanti sono gli aeroporti che hanno aggiornato la mappa acustica? Quanti comuni impattati da emissioni acustiche superiori a 60Lva hanno aggiornato la zonizzazione acustica?
Ma, sopratutto, quante mappe acustiche aeroportuali hanno incorporato il rumore a terra, ovvero il ground noise? Perché c'è confusione tra i riscontri della rete di monitoraggio delle centraline acustiche e la mappa del rumore aereo elaborata dalla modelizzazione acustica matematica INM?
A chi giova questo caos interpretativo? E certo che chi potrebbe renderlo trasparente, illustrando la differenza e la diversificata utilità sembra avere interesse a non farlo. La disinformazione regna sovrana. 4 novembre 2013
La rinuncia (definitiva?) fa montare la protesta dei sindaci del varesotto. Se nel gennaio 2013 la delibera proposta in Regione Lombardia sull'adozione della IRESA aveva, dopo tanti anni di attesa, rassicurato i sindaci dell'intorno aeroportuale di Malpensa, Linate, Orio al Serio e Montichiari le decisione di alcuni giorni addietro di stralciare dal bilancio 2013 la "tassa sul rumore", l’IRESA (imposta regionale sulle emissioni sonore aeroportuali) ha scatenato la, legittima, reazione degli stessi amministratori locali.
I sindaci della zona di Malpensa hanno espresso la loro contrarietà con maggior vigore di altri. Sostengono che in 12 anni non sarebbero stati raccolti fondi da destinare alla tutela dei cittadini per un ammontare di oltre 20milioni di euro.
La mitigazione e gli interventi a favore dei residenti non sono stati ancora finanziati ne dagli enti locali e tantomeno dall'esercente aeroportuale. Le somme destinate da tale scopo, in sostanza, non sono mai state incassate. Nonostante precise norme di legge l'operazione tutela non è mai partita.
L'imposta IRESA dovrebbe gravare, così avviene nelle quasi totalità dei Paesi UE, sulle aerolinee in rapporto ai passeggeri trasportati e così avviene in qualche regione del Belpaese.
Gli amministratori locali sono intenzionati a richiedere agli operatori aeroportuali ed alle istituzioni coinvolte altre forme di compensazione dal rumore aereo e dagli altri impatti aeronautici, ma le prospettive non sono rosee. Lo stralcio della IRESA viene attribuita - almeno dagli estensori della delibera regionale - alle correnti difficoltà finanziarie, dai bilanci in rosso delle aerolinee e dalla loro supposta insolvibilità.
Ma è una questione che diventa del tutto inconcepibile se inquadrata nel contesto più ampio, ad esempio, degli scali aerei europei. I vettori aerei italiani quando operano sugli aeroporti della Comunità Europea pagano regolarmente le imposte/tasse sul rumore aereo (ed anche quelle sulle emissioni gassose) previste da quelle regolamentazioni. E senza deroghe, senza alcun ritardo. 17 ottobre 2013
Dopo il blocco in Veneto, la sospensione in Lombardia toccherà ad altra Regione? L'IBAR (Italian Board Airline Representatives - IBAR) e l'associazione delle aerolinee mondiali. Opera dal 1986 ed informalmente dal 1960. Rappresenta ben 78 vettori aerei nazionali ed internazionali, perciò interviene anche in Italia. tra l'altro è membro anche nelle Commissioni Aeroportuali insediate in base dal Decreto 31-10-97 per identificare e fronteggiare l'impatti acustico negli aeroporti den Belpaese.
Gli obiettivi dell'IBAR sono i seguenti:
- To encourage, promote, safeguard the interests of the airline industry;
- Ensure that directives/rules/regulations from the E.U. are implemented and properly perceived by the local authorities;
- Keep close contact with the various Bodies (AEA/IATA);
- Assist the airline community to maintain its position as a major force in Europe and the wider world of aviation;
- Keep our members up to date with industrial and governmental developments that may affect their ability to conduct business;
-Advise and lobby on behalf of our members on a range of issues that include politics, regulations, legal and financial matters
- is the trade association for online/offline airline industry. It was legally incorporated in 1986, but operated on an informal basis since the early 1960's.
Perché citare l'IBAR? Semplice, in una nota apparsa sui media nei giorni scorsi Umberto Solimeno, presidente Ibar nell'opera di tutela delle aerolinee ha, tra l'altro sostenuto:
"Il trasporto aereo sta vivendo un momento molto critico e paga il prezzo di un ingiustificabile stallo giuridico su temi di cruciale importanza per il futuro del settore. Alla guerra contro l’introduzione dell’IRESA, che stiamo cercando di far sospendere anche nel Lazio, si aggiungono casi problematici come quello dell'aeroporto di Venezia, che pur essendo uno dei scali aeroportuali più importanti per il nostro Paese è costretto in una situazione di blocco a causa del braccio di ferro con l’Enac (Ente nazionale aviazione civile), o quello delle royalty fissate sul servizio di catering, su cui non è stata neanche effettuata una consultazione con i vettori".
In relazione all'imposta IRESA ha inoltre dichiarato:
"La sospensione dell’Iresa, la nuova tassa sulle emissioni sonore degli aerei appena introdotta dalla legge Finanziaria 2013, già sospesa in Lombardia e sulla quale l’Ibar ha richiesto anche l’intervento del ministero dei Trasporti in attesa dell’esito del ricorso al TAR."
Ecco il comunicato IBAR su IRESA.
IBAR interroga il Ministero dei Trasporti: con l’IRESA minata la salute del trasporto aereo
28 maggio 2013 – L’IBAR chiama in causa anche il Ministero dei Trasporti e le Regioni contro l’IRESA, la nuova tassa sulle emissioni sonore degli aeromobili appena introdotta nel Lazio dalla Legge Finanziaria 2013.
L’Italian Board Airline Representatives, che rappresenta le principali compagnie aeree nazionali e straniere operanti in Italia, torna a denunciare lo stato di forte precarietà in cui versa la salute del trasporto aereo e chiede interventi istituzionali contro i rischi economici derivanti dall’ennesima tassazione ingiustificata:
“Questo è un momento difficilissimo per l’aviazione commerciale in Italia e nel mondo, ed è assurdo che ci venga richiesto il pagamento di un’altra tassa, oltretutto applicata solo in alcune regioni e con inspiegabili divari di importi da corrispondere in base al territorio e non alla tipologia di veicolo – dichiara Umberto Solimeno, Presidente IBAR – Dopo il comunicato congiunto già firmato con le altre associazioni di categoria, abbiamo scritto a tutte le Regioni per richiedere subito un tavolo di confronto e al Ministero dei Trasporti per denunciare la grave situazione in cui versa il trasporto aereo, sottolinenando le pesanti ripercussioni economiche previste dagli addetti ai lavori per i prossimi mesi in termini di ulteriori tagli, riduzione di personale e fallimenti aziendali.”
“Pretendiamo che il Governo inizi a considerare il trasporto aereo come un volano per lo sviluppo territoriale ed economico sia a livello locale che nazionale, e non più un settore con risorse da spremere all’infinito – spiega ancora Solimeno – Ci opporremo in tutti i modi e in tutte le sedi competenti per cercare di far sospendere questa nuova tassa, che va ad aggiungersi a quelle già approvate su approdo e decollo dai maggiori aeroporti italiani, alle tasse passeggeri e all’introduzione di nuove addizionali comunali.”
Tutte le informazioni e i contatti aggiornati dell’Associazione sono disponibili sul nuovo sito ufficiale www.ibarair.eu.
L’IBAR (Italian Board Airline Representatives) è l’associazione che riunisce i principali
vettori nazionali e stranieri operanti in Italia, promuovendo e salvaguardando gli interessi
dell’industria aerea. Costituita ufficialmente nel 1986, conta attualmente 57 membri,
rappresentando oltre il 70% del trasporto aereo in Italia e più di 100 milioni di passeggeri. 12 luglio 2013
Dopo 13anni di ritardo nell'adozione ecco la beffa della rinuncia! Cosa sta dietro? Se il Veneto ha rinunciato, rimandando inopinatamente la delibera regionale della IRESA, il Lazio ha adottato una tassa di cui trattiene solo il dieci per cento (il resto sarebbe destinato a coprire altre spese e/o sanare deficit specifici) ecco l'imperscrutabile caso della Regione Lombardia.
La cosiddetta IRESA, la tassa di scopo a carico delle aerolinee da versare alle Regioni per finanziare opere, misure e interventi vari per mitigare il rumore aereo.
L'ammontare dell'IRESA, stimato/anno per la Lombardia sarebbe di 3.7 milioni di euro, dopo una proposta dello scorso 13 giugno, sarebbe tagliata in sede di approvazione di bilancio nei prossimi giorni.
L'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili (IRESA) non è stata ancora resa operativa e gli interrogativi sulle ragioni e cause che porterebbero la Giunta Regionale a bloccare un tributo legittimo, da tanto tempo atteso e che viene applicato negli aeroporti dei Paesi Europei interessati a tutelare i residenti dell'intorno delle piste.
Qualcuno si oppone? Anche dopo e nonostante la delibera? Chi potrebbe essere? Le aerolinee?Gli aeroporti e/o gli esercenti aeroportuali? Ma per quale ragione?
Le tariffe aeree, i prezzi pagati dall'utente, sono gonfiate, nel recentissimo periodo, dalle somme derivate dagli Accordi di Programma per finanziare i masterplan ed il potenziamento degli scali, la costruzione di nuove piste, terminal e tanto altro. Possibile che nessuno trovi discutibile ed irragionevole che le tariffe siano incrementate di 8/10 euro a tratta perché è il solo passeggero che finanzia tali opere? Possibile che invece sia l'irrisorio, procapite, contributo IRESA a penalizzare un settore in profonda crisi?
Una crisi di traffico in riduzione, di dinamiche competitive a livello di aeroporti e di aerolinee che, incredibilmente, riflettono nel Belpaese una situazione estremamente preoccupante. Nessuno che si ponga legittime considerazioni relative al numero di aeroporti, al numero delle aerolinee, alla rete network specifica ed integrata, di sprechi, di co-marketing, di fallimenti, evidenziando le responsabilità dirette dei manager del trasporto aereo e dell'aviazione civile?
Ed intanto i cittadini residenti dell'intorno delle piste sono ancora in attesa del finanziamento delle opere di mitigazione, quali doppi vetri per scuole, ospedali, abitazioni ed impianti di climatizzazione. Ma anche per il vortex strike e le tegole volanti e le murature che si crinano.
In attesa anche dei fondi per rilocalizzare i residenti, in troppi aeroporti, in zona rossa acustica.
Poi ci sarebbero anche le opere per la salvaguardia dei caseggiati in deroga posizionati nelle zone rosse del piano di rischio per incidente aereo. Anche se quest'ultima è un altra storia. Con altri finanziamenti che non si sa, quando e da dove potranno arrivare. 26 giugno 2013
Dopo 15anni, probabilmente, parecchi aeroporti sono ancora all'anno zero. A quindici anni dal Decreto 31 Ottobre 1997 Metodologia di misura del rumore aeroportuale del MINISTRO DELL'AMBIENTE di concerto con IL MINISTRO DEI TRASPORTI E DELLA NAVIGAZIONE, alcuni aeroporti sembrerebbero ancora all'anno zero delle misure di monitoraggio e controllo e mitigazione e risanamento delle emissioni sonore prodotte dalle flotte aeree in prossimità del sedime ed all'interno.
Il decreto, come è noto, disciplina i criteri di misura del rumore emesso dagli aeromobili nelle attività aeroportuali, le procedure per l'adozione di misure di riduzione del rumore aeroportuale, i criteri di individuazione delle zone di rispetto per le aree e le attività aeroportuali-
In sostanza il lavoro della Commissione Aeroportuale avrebbe dovuto identificare la cosiddetta caratterizzazione acustica dell'intorno aeroportuale e predisporre le centraline che avrebbero costituito una rete di monitoraggio. Presupposto per poter sintetizzare report acustici periodici (mensili, trimestrali e annuali)e consentire l'identificazione puntuale, per mezzo della correlazione dei tracciati radar, di eventi sonori specifici e/o fuori norma.
Un criterio che avrebbe dovuto, nel bene e nel male, poter analizzare quei decolli, quei atterraggio oggetto delle "lamentele", delle segnalazioni dei cittadini residenti nell'intorno delle piste.
Un sistema i grado di verificare l'eventuale scostamento, sforamento della zona A: l'indice LVA non può superare il valore di 65 dB(A); zona B: l'indice LVA non può superare il valore di 75 dB(A); zona C, l'indice LVA può superare il valore di 75 dB(A).
Il controllo strumentale e dei parametri quali la posizione del microfono, le caratteristiche del microfono, le condizioni meteorologiche, la verifica di stabilità e calibrazione, la verifica di conformità e taratura e il periodico utilizzo di modelli previsionali a che punto sono nei vari aeroporti del Belpaese?
Gli scali Lombardi di Linate, Malpensa e Orio al Serio sono quelli che realizzano i maggiori risultati anche se possono essere rilevate alcune inadempienze.
Meraviglia che le "lamentele" di Orio al Serio siano gestite dal Comune di Bergamo. Ma occorre dire che su altri scali non sono state ancora attivate. Cosa dire delle sanzioni per i piloti che non rispettano le procedure? Quelli che superano eventuali cancelli massimi del rumore? Nessuna ha qualche notizia in proposito?
Anche Torino Caselle rileva buone performance. Anche i due scali Toscani di Peretola e Pisa. Anche Bologna e Napoli Capodichino. Aerohabitat è tuttavia in grado di incrociare i dati dei report con gli input ed evidenziare scrupolosamente, anche di questi scali in qualche modo benemeriti in Italia, le incongruenze, le anomalie e criticità.
Ma questo quadro informativo ha altro scopo: segnalare alcuni/tanti scali che, nonostante i comunicati e le affermazioni ufficiale non hanno ancora una rete di monitoraggio correlata con tracciati radar. Non hanno report periodi. Non hanno servizio lamentele. Non hanno aggiornamenti biennali. Quanti sono? E se forse fossero tutti gli altri con alcuni che, dopo 15 anni del decreto 31/10/97, non hanno nemmeno, nonostante le affermazioni, di fatto neanche mai avuto una rete di monitoraggio fissa! 19 giugno 2013
Dal rapporto 2012 Accordo di Programma: sulle emissioni sonore. Uno stralcio delle iniziative a riguardo rileva come le Commissioni Aeroportuali insediate siano 37 ma solo 21 di queste abbiamo, al moneto, definito la conseguente zonizzazione acustica.
Quello che, tuttavia, il Rapporto 2012 non dichiara è il numero delle zonizzazione acustiche aggiornate al 2012. Quante di queste sono, infatti, superate perché rapportate ad un numero di voli notevolmente inferiore a quelli attuali?
I volumi di traffico del 2012, per tipologia di aeromobili, per modalità di decolli ed atterraggi, per standard di arrivo e di partenza, nonostante le flotte risultino meno impattanti dello scorso secolo, inevitabilmente fotografano un impatto acustico diversificato.
Se, ad esempio, sullo scalo Galileo Galilei di Pisa emerge in chiaro l'operazione di delocalizzazione di 44 caseggiati attigui all'area dei parcheggi di aeromobili, su altri aeroporti l'estensione le zone a 75, 65 e 60 Lva devono necessariamente essere rivalutate ed aggiornate. Quante sono le zonizzazioni up to date?
Quanti interventi per l'insonorizzazione della abitazioni con livelli superiori a 65 Lva sono state adottati? Su quali aeroporti? Quanti cittadini, inoltre, sono investiti da questa devastante impatto acustico? Non sarebbe più utile, come avviene in numerosi Paesi UE, comparare, anno dopo anno, il numero dei residenti impattati per ciascun livello sonoro, verificato l'evoluzione dell'impronta sonora per mezzo della riduzione costante e coerente dei cittadini colpiti?
Ma ecco quanto sostiene il Rapporto 2012:
"Le attività dell’ENAC in ambito ambientale riguardano principalmente:
• l’inquinamento acustico;
• l’inquinamento gassoso.
Queste attività vengono svolte prevalentemente in ambito aeroportuale dalle Commissioni aeroportuali, come da decreto ministeriale 31 ottobre 1997, per ciò che riguarda l’inquinamento acustico e in ambito internazionale nel caso di emissioni gassose.
Inquinamento acustico
Nel 2012 è continuato il monitoraggio delle attività delle Commissioni aeroportuali demandate prioritariamente alla definizione delle procedure antirumore e della zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale.
A fronte delle 37 Commissioni aeroportuali formalmente istituite dall’ENAC ai sensi del decreto ministeriale 31 ottobre 1997 solo 21 hanno portato all’approvazione della zonizzazione acustica, prevista all’unanimità; giova far presente che gli aeroporti sui quali la Commissione è stata istituita coprono, da soli, il 98% del traffico commerciale italiano. In merito alle problematiche operative riscontrate è di buon auspicio l’avvio a risoluzione di quella relativa alla fornitura dei tracciati radar sull’aeroporto di Cagliari a seguito di accordo specifico con l’Aeronautica Militare; ciò potrà agevolare il superamento di analoghe difficoltà su altri aeroporti dove il servizio è fornito dall’Aeronautica Militare.
Il processo per arrivare, in seno alle Commissioni aeroportuali, all’approvazione della zonizzazione acustica su diversi aeroporti è purtroppo in fase di stallo. Allo scopo di superare le difficoltà incontrate nell’ambito delle Commissioni aeroportuali si auspica l’approvazione in tempi brevi, nell’ambito del cosiddetto pacchetto aeroporti, della legislazione comunitaria sul tema del noise. Il pacchetto aeroporti nasce dalla volontà dell’Unione europea di favorire un’ulteriore liberalizzazione nel settore del trasporto aereo attraverso l’approvazione di tre regolamenti rispettivamente relativi al groundhandling, agli slot e al noise; quest’ultimo dovrà in particolare andare a sostituire la direttiva CE 30/2002 relativa alla definizione di restrizioni operative sugli aeroporti.
Nel corso del 2012 l’ENAC ha definito i criteri per valutare in modo trasparente e oggettivo l’entità dello scostamento degli aeromobili dalle traiettorie di decollo approvate per consentire, nei casi previsti, l’imposizione delle sanzioni individuate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 496/97. Tali criteri sono stati inseriti nella revisione della circolare ENAC APT-26 i cui commenti pervenuti sono tuttora in fase di valutazione." 22 maggio 2013
Dal rapporto 2012 Accordo di Programma: sulle emissioni sonore. Uno stralcio delle iniziative a riguardo rileva come le Commissioni Aeroportuali insediate siano 37 ma solo 21 di queste abbiamo, al moneto, definito la conseguente zonizzazione acustica.
Quello che, tuttavia, il Rapporto 2012 non dichiara è il numero delle zonizzazione acustiche aggiornate al 2012. Quante di queste sono, infatti, superate perché rapportate ad un numero di voli notevolmente inferiore a quelli attuali?
I volumi di traffico del 2012, per tipologia di aeromobili, per modalità di decolli ed atterraggi, per standard di arrivo e di partenza, nonostante le flotte risultino meno impattanti dello scorso secolo, inevitabilmente fotografano un impatto acustico diversificato.
Se, ad esempio, sullo scalo Galileo Galilei di Pisa emerge in chiaro l'operazione di delocalizzazione di 44 caseggiati attigui all'area dei parcheggi di aeromobili, su altri aeroporti l'estensione le zone a 75, 65 e 60 Lva devono necessariamente essere rivalutate ed aggiornate. Quante sono le zonizzazioni up to date?
Quanti interventi per l'insonorizzazione della abitazioni con livelli superiori a 65 Lva sono state adottati? Su quali aeroporti? Quanti cittadini, inoltre, sono investiti da questa devastante impatto acustico? Non sarebbe più utile, come avviene in numerosi Paesi UE, comparare, anno dopo anno, il numero dei residenti impattati per ciascun livello sonoro, verificato l'evoluzione dell'impronta sonora per mezzo della riduzione costante e coerente dei cittadini colpiti?
Ma ecco quanto sostiene il Rapporto 2012:
"Le attività dell’ENAC in ambito ambientale riguardano principalmente:
• l’inquinamento acustico;
• l’inquinamento gassoso.
Queste attività vengono svolte prevalentemente in ambito aeroportuale dalle Commissioni aeroportuali, come da decreto ministeriale 31 ottobre 1997, per ciò che riguarda l’inquinamento acustico e in ambito internazionale nel caso di emissioni gassose.
Inquinamento acustico
Nel 2012 è continuato il monitoraggio delle attività delle Commissioni aeroportuali demandate prioritariamente alla definizione delle procedure antirumore e della zonizzazione acustica dell’intorno aeroportuale.
A fronte delle 37 Commissioni aeroportuali formalmente istituite dall’ENAC ai sensi del decreto ministeriale 31 ottobre 1997 solo 21 hanno portato all’approvazione della zonizzazione acustica, prevista all’unanimità; giova far presente che gli aeroporti sui quali la Commissione è stata istituita coprono, da soli, il 98% del traffico commerciale italiano. In merito alle problematiche operative riscontrate è di buon auspicio l’avvio a risoluzione di quella relativa alla fornitura dei tracciati radar sull’aeroporto di Cagliari a seguito di accordo specifico con l’Aeronautica Militare; ciò potrà agevolare il superamento di analoghe difficoltà su altri aeroporti dove il servizio è fornito dall’Aeronautica Militare.
Il processo per arrivare, in seno alle Commissioni aeroportuali, all’approvazione della zonizzazione acustica su diversi aeroporti è purtroppo in fase di stallo. Allo scopo di superare le difficoltà incontrate nell’ambito delle Commissioni aeroportuali si auspica l’approvazione in tempi brevi, nell’ambito del cosiddetto pacchetto aeroporti, della legislazione comunitaria sul tema del noise. Il pacchetto aeroporti nasce dalla volontà dell’Unione europea di favorire un’ulteriore liberalizzazione nel settore del trasporto aereo attraverso l’approvazione di tre regolamenti rispettivamente relativi al groundhandling, agli slot e al noise; quest’ultimo dovrà in particolare andare a sostituire la direttiva CE 30/2002 relativa alla definizione di restrizioni operative sugli aeroporti.
Nel corso del 2012 l’ENAC ha definito i criteri per valutare in modo trasparente e oggettivo l’entità dello scostamento degli aeromobili dalle traiettorie di decollo approvate per consentire, nei casi previsti, l’imposizione delle sanzioni individuate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 496/97. Tali criteri sono stati inseriti nella revisione della circolare ENAC APT-26 i cui commenti pervenuti sono tuttora in fase di valutazione." 22 maggio 2013
Con 13 anni di ritardo arrivano le emissioni sonore aeromobili, ma solo parzialmente.
E infine, probabilmente solo a seguito della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che nella riunione del 6 dicembre del 2012 avevano approvato il documento sull’Iresa (Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili), anche la Regione Lazio ha deliberato.
Dal 1 maggio il tributo regionale del Lazio è in vigore e la stima annuale delle somma 2013 varia tra 37 e 55 milioni di euro. Ma solamente una quota pari al 10% sarebbe destinata alle spese per la realizzazione dei sistemi di monitoraggio acustico, alla mitigazione e disinquinamento acustico e al possibile intervento per l'indennizzo (e la delocalizzazione invece?) dei residenti dell'intorno delle piste di volo. Il provvedimento ha scatenato l'immediata reazione di Assaereo, IBAR, Comitato Utenti e AOC di Fiumicino. Per i rappresentanti delle aerolinee il contributo laziale, oltre che ingiusto perché pagano sempre gli tenti del trasporto aereo, avrebbe un rilievo sperequato rispetto ad altre regioni del Belpaese.
La stessa tassa, infatti, ammonterebbe ad esempio per un Airbus A320 267 euro a volo a Fiumicino e Ciampino contro i 14 di Milano. Ben 17,5 volte di meno. Un Boeing 777 invece sarebbe tassato per 1.257 euro a Roma e 69 a Milano. Con uno squilibrio, ancora una volta, di 17 volte.
Il contributo graverebbe inizialmente e direttamente sulle aerolinee e , prima e poi, si scaricherebbe sul costo del biglietto. Con incrementi tariffari a carico dell'utente. Cifre che si sommano alle imposte addizionali comunali su cui gravano anche i contributi per Roma Capitale e la cassa integrazione Alitalia e INPS in genere.
Ma l'anomalia dell'IRESA del Lazio, sostengono gli oppositori, ma a questo punto anche Aerohabitat, è rappresentata dalla consistenza del contributo. Serve a fare cassa. E niente di più.
Se il 90% dell'imposta sarà destinata a scopi e finalità extra trasporto aereo, per il ripianamento di altri debiti e il finanziamento per interventi non correlati all'infrastruttura aeroportuale ed alle operazioni a tutela delle popolazioni dell'intorno delle piste, ancora una volta, siamo di fronte ad un profonda distorsione delle finalità della stessa IRESA. Una anomalia, probabilmente, tutta italiana. Ma perché le Regioni del Belpaese non sono tempestive e pienamente rispondenti nell'adozione delle leggi? 14 maggio 2013
E perché sono numerose a non averla adottata? Sicuramente il Veneto ha rimandato l'adozione dell'IRESA, sicuramente in Emilia Romagna e Lombardia è in vigore. E' difficile sapere quante altre Regioni lo hanno fatto o sono in procinto a farlo.
Difficile trovare la ragione che ha portato la Regione Veneto a rimandare l'imposta sulle emissioni acustiche degli aerei, ovvero l'I.R.E.S.A.
E' davvero curioso e inesplicabile capirne la ragione politica che ha portato anche altre numerose Giunte Regionali a differire l'impegno assunto in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province lo scorso 6 dicembre 2012.
Il documento sull’Iresa (Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili) era stato approvato da tutti i rappresentanti e il provvedimento appariva, nello stesso tempo, una vittoria per i cittadini ed una beffa.
Erano trascorsi, infatti, trascorsi oltre dodici anni, dalla opportunità offerta dal Governo Centrale alle Regioni. Era una prima norma che decentralizzava e regionalizzava queste competenze di tutele dei cittadini e del territorio.
Non si può attribuire il ritardo applicativo alla consueta palude che rimanda alla burocrazia italiana e/o delle amministrazioni regionali. Nella sola Regione Veneto, riporta ad esempio il Corriere di Verona: "Il Veneto rinuncia ai cinque milioni della tassa sugli aerei".
Somme robuste utili, indispensabili per le opere di mitigazione ed insonorizzazione degli edifici, pubblici e privati, insediati nell'intorno aeroportuale dei tre scali di Verona-Catullo, Treviso-Canova e Venezia Tessera.
Discorsi simili riguardano le tante, e critiche, condizioni extra sedime aeroportuali del Belpaese.
I quasi 150 milioni/anno di passeggeri imbarcati sugli scali della Penisola potrebbero, legittimamente, come previsto dalle normative ICAO, UE e italiane. 15 marzo 2013
Probabilmente le zonizzazioni, a fronte di 40-100 scali del Belpaese, sarebbero solo tre, e decadute. Aerohabitat ha spesso argomentato intorno alle mappe acustiche aeroportuali, alla modalità e correttezza della loro elaborazione. Non è solo una questione di criteri e dati di input. In discussione è, in definitiva la loro integrità e completezza. In seguito è indispensabile anche la loro validazione. In gioco è la successiva operazione: la zonizzazione acustica, la definizione delle tre zone A, B e C. La loro precisione determina non solo le aree, le edificazioni interessate, i piani di mitigazione e risanamento ma la stessa strategia dei voli di uno scalo.
Determina in sostanza il piano di potenziamento e/o il riconoscimento dell'eventuale saturazione di un aeroporto. Il raggiungimento di un numero massimo di voli. Lo stop e/o il decongestionamento di uno scalo. L'esposizione appare del tutto lineare e condivisibile. Da parte di chiunque. Sembra del tutto scontato che la definizione del piano aeroporti abbia potuto usufruire di uno scenario complessivo degli status ambientali/rischio aereo. Una circostanziata analisi dell'impatto ambientale e di vincoli aeronautici avrebbe dovuto costituire il fondamento delle flessibilità e potenzialità operative degli scali identificati come Strategici, Complementari e altro (Core Network, Comprehensive Network e regionali).
E' avvenuto?
Cosa accadrebbe se non fosse stata assolta questa investigazione preliminare?
Cosa accadrebbe se fosse riconosciuto che solo tre scali del Belpaese avessero ottenuto la zonizzazione acustica? E se queste zonizzazione risultassero datate? Vale a dire rappresentative di un volume di traffico notevolmente inferiore a quello del 2012?
Se anche questi tre "zonizzazioni" acustiche dovrebbero essere aggiornate con evidenze "negative" per il futuro dello scalo?
Sempreché la relazione tra aeroporti e INM, ovvero se le mappe acustiche fossero state elaborate in maniera corretta, a norma. Quello descritto è un quadro non è solo verosimile, probabilmente è reale.
Gli aeroporti indicati dall'Atto di Indirizzo del Ministro Corrado Passera rischia d'essere del tutto inapplicabile.
Ma è una questione sulla quale Aerohabitat è già intervenuta rilevando:
"Quanti sono gli aeroporti italiani che hanno ottemperato al Decreto 31 ottobre 1997 e, grazie all'operato della Commissione Aeroportuale, hanno deliberato la mappa acustica e ratificato la zonizzazione acustica A, B e C? Qualora lo avessero fatto, lo hanno, in seguito aggiornato, rispondendo all'aumento dei voli avvenuto nel frattempo?
Chi ha modelizzato la mappa INM? E' stato direttamente il gestore aeroportuale o un qualche consulente esterno? Chi ha validato la mappa acustica, con quali tolleranze?
Ecco il punto chiave. Siamo davvero sicuri che l'esecuzione metodologica sia risultata corretta? Non è un interrogativo da poco. I piani di risanamento ed insonorizzazione dell'intorno aeroportuale "nascono" dalla mappa acustica. E' vero che spesso la "validazione" e certificazione è un compito svolto dall'Arpa regionale, ma siamo davvero certi che dispongano delle competenze e professionalità corrette". 8 marzo 2013
Altro esposto a Treviso - Canova, oggetto: voli notturni e fuori orario. Se il 24 novembre 2012 i cittadini europei avevano partecipato alla giornata di protesta contro il rumore aeroportuale ecco che ora è in corso una sottoscrizione, una raccolta firme/adesione on line contro i voli effettuati nell'arco orario 22.00 - 06.00.
Per aderire occorre cliccare sul sito chn.ge/121BP7c e, riempiendo gli spazi contrassegnati con nome, cognome, mail, paese, codice postale e cliccare su "UNTERSCHREIBEN".
D'accordo è in tedesco ma è agibile, con un minimo sforzo intellettuale. E' una operazione alla portata di quasi tutti. Certo nel Belpaese ci sono ben due decreti presidenziali che dovrebbero regolare la materia da oltre 13/14 anni. Non sono applicati e/o le eccezioni interpretative rendono nulla la loro esistenza.
Certo nella quasi totalità degli aeroporti europei, salvo l'Italia, i voli notturni sono vietati, regolamentati, talvolta concordati a numero chiuso. Comunque in Europa sono tassati in maniera differenziata e/o sanzionati con tariffe assai elevate. Al punto che volare, atterrare e decollare dopo le 21.00 diventa ultracostoso, antieconomico.
Al Treviso Canova a febbraio i residenti hanno rilevato lo sforamento di numerosi voli nell'arco di quello che dovrebbe essere del riposo notturno per giovani, lavoratori e pensionati.
La circostanza è stata segnalata in un esposto: "sono anni che continuano gli sforamenti dei voli nelle ore notturne ma il 12 febbraio si è superata la soglia della pazienza!!! Ben sei velivoli alle ore 00.32; 01.04; 02.28; 02.35; 02.44 ; 03.00 hanno sorvolato Quinto e dopo ripetute telefonate e segnalazioni dei soci del COMITATO abbiamo deciso di fare un esposto contro chi autorizza questi voli in piena notte".
Nel frattempo oltre centomila cittadini residenti nel Brandeburgo hanno firmato una petizione per chiedere la sospensione dei voli notturni dalle 22 alle 6.
E' stata perciò superata la soglia necessaria per attivare una petizione in parlamentare di 80mila firme.
E' da segnalare che la raccolta firme per la petizione è avvenuta in un sistema aeroportuale che ha già regolamentato l'arco notturno. Dalla mezzanotte alla cinque del mattino, infatti, i decolli sono proibiti.
L'iniziativa si sta allargando anche su altri scali aerei germanici. In Italia invece, almeno al momento, sono solo le proteste dei cittadini a reclamare, dilatarsi, sovrapporsi e circolare. 5 marzo 2013
A un solo mese dell'impegno assunto dalla Conferenza delle Regioni e delle Province, cosa succede nelle altre Regioni? Era il 6 dicembre 2012 e la Conferenza aveva approvato il documento sull’Iresa (Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili che è stata subito bloccata. Ma qual è il senso e la finalità di queste improvvise operazioni di stop and go and stop?
Sono oltre dodici anni che l'adozione di questa norma viene rimandata, nonostante l'esigenza delle amministrazioni locali a disporre di somme per mettere in cantiere opere per misure di mitigazione e di risanamento dell'impatto acustico generato dagli aeromobili negli aeroporti ed in basso sorvolo. In un'epoca di spending review e carenza di fondi per le amministrazioni comunali l'esistenza dell'IRESA rappresenta una risorsa naturale, lineare, obbligata e necessaria.
Nei giorni scorsi tuttavia la finanziaria regionale del veneto ha sospeso anche per il 2013 l’applicazione dell’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili (IRESA).
L’IRESA è il tributo di scopo che ogni compagnia aerea deve pagare in base alle emissioni sonore dei velivoli ed è destinata prioritariamente al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, al disinquinamento e all’eventuale indennizzo alle popolazioni residenti nelle vicinanze degli aeroporti.
Secondo quanto sostenuto in sede regione Veneto, a fronte di modifiche normative in materia di federalismo fiscale del 2011, la Corte dei Conti sostiene come l’IRESA dal primo gennaio 2013 sarebbe diventata una imposta regionale.
Ciononostante nell’art. 3 della finanziaria, si sostiene, il tributo viene congelato su richiesta del Ministero dell’Economia. Ma è' davvero questa la rappresentazione reale degli eventi in materia di IRESA?
Il provvedimento della Regione Veneto è una operazione isolata o coinvolge le restanti regioni del Belpaese? 11 gennaio 2013
Una tabella ARPA/APPA induce alcune considerazioni. Le mappe dell’esposizione del rumore aeroportuale, il livello di esposizione al rumore della popolazione è un parametro decisivo per varare azioni di tutela e salvaguardia del territorio e della comunità circostante.
Il varo delle risanamento ambientale rimanda al lavoro della Commissione Aeroportuale, all'elaborazione di eventuali procedure antirumore, e delle “Zone Aeroportuali” secondo quanto previsto dal D.M. 31/10/97.
Tali zone sono definite come è noto:
zona A, nella quale i valori di Lva si situano tra i 60 ed i 65 dB(A), nella quale non e prevista alcuna limitazione in termine di destinazione d’uso dell’area
zona B, con valori di Lva tra i 65 ed i 75 dB(A), nella quale possono essere esercitate esclusivamente attività agricole e di allevamento, attività industriali, uffici e servizi con adeguate misure di isolamento acustico
zona C, con valori di Lva oltre i 75 dB(A), ove si possono situare esclusivamente attività funzionalmente connesse all’aeroporto.
La classificazione delle Zone Aeroportuali evidenzia le compatibilità urbanistiche. Coinvolgendo le costruzioni esistenti e determinando i vincoli futuri dell'intera area.
Ma la classificazione e delimitazione delle Zone Aeroportuali, inevitabilmente si modificano, in funzione dell'attività aeroportuale, del potenziamento dei voli e delle direttrici di decollo ed atterraggio.
Cosa succede se uno scalo ha elaborato la zonizzazione acustica anni addietro? Magari con un numero di voli ridotto e, quindi, non corrispondente all'attuale traffico aereo e quindi con indici acustici non reali?
Lo stato di attuazione delle misure a tutela del'impatto acustico aeroportuale elaborato da ARPA/APPA fonte MATTM - ISPRA (del giugno 2012) delinea un quadro che pone una serie di domande.
La corrispondenza tra aeroporto, l'approvazione di procedure antirumore, la valutazione dell'intorno aeroportuale, la sua approvazione e l'esistenza di reti di monitoraggio innesca abituali e scontate considerazioni.
A quali volumi di traffico aereo, a quale data corrispondono quelle elaborazioni e mappe acustiche. Talune sono vecchie di 10anni? Comunque quali sono quelle che sono state aggiornate ogni biennio?
Cosa dire inoltre delle reti di monitoraggio e delle relative centraline acustiche.
Sono segnalate come esistenti reti di monitoraggio fisse, consolidate, in aeroporti che non hanno mai trasmesso a i cittadini report periodici. Producono dati e non li rendono pubblici? Possibile?
Secondo la tabella 1 allegata, riguardante lo stato di attuazione della caratterizzazione acustica aeroportuale ben 24 scali su 40 del Belpaese sarebbero attrezzati con reti di monitoraggio e centraline.
Magari fosse vero! I cittadini dell'intorno delle piste, dopo aver preso visione delle efficace corrispondenza tra voli e realtà acustica, potrebbero, probabilmente, senza alcuna obiezione, considerare l'impatto acustico percepito, quello stimato, quello monitorato commisurandolo con i piani di risanamento adottati. 9 gennaio 2012
Ma non dovrebbero essere considerati, entrambi, aerei d'epoca? Aerohabitat aveva già argomentato sulla dismissione della flotta MD 80 Alitalia, su 30anni di esercizio di un velivolo versatile , efficiente e operativamente e commercialmente flessibile ma anche altrettanto noto per "il fracasso sonoro" manifesto sopratutto negli ultimi 10 - 15 anni sui cieli aeroportuali del Belpaese.
Sopratutto in rapporto con la "silenziosità" di altri velivoli della stessa flotta Alitalia e degli esemplari competitors delle altre aerolinee. Italiane e straniere.
Ecco quindi che dopo 30 anni di onorato e soddisfacente servizio e la rinuncia di Alitalia all' MD80 era logico pensare che fosse finita. Non avrebbe più volato sugli aeroporti e sui cieli del Belpaese per Alitalia. Probabilmente avrebbe volato e , sicuramente opererà presso altri vettori. Ma ecco la sorpresa di un marketing e di un brand sempre alla ricerca di occasioni per promuovere il brand Alitalia.
E' stata creata una scena finale di addio definitivo sotto i riflettori. Un Md80 è stato salutato con un volo celebrativo in compagnia di un'altra macchina. Un caccia della stessa generazione ed altrettanto nell'immagine del Belpaese: l'Aermacchi 339 delle frecce Tricolori. Aerei d'epoca entrambi. Se il MD 80 del 1979 l'Aermacchi 339 il primo volo del 1976 e l'entrata in servizio nel 1979.
Entrambi i modelli scontano le progettualità e le tecnologie di quel periodo storico aeronautico.
L'altra settimana il 17 dicembre l'esemplare Alitalia MD 80 I - DATI nominato "Siracusa" dopo essere partito da Roma Fiumicino intorno 10.30 ha raggiunto il cielo di Venezia in formazione con alcuni Aeromacchi 339 della PAN - Frecce Tricolori della pattuglia acrobatica nazionale.
I media nazionali ne hanno dato ampiamente notizia.
Due esemplari aerei, uno civile l'altro militare che hanno contrassegnato 30anni di voli. Uno stralcio delle storia dell'aviazione di un Paese.
Orgoglio e prestigio per piloti, per tecnici e appassionati del volo ma anche per cittadini consapevoli che entrambi rappresentano una tecnologia e progettualità superata. Sopratutto nella rumorosità, nelle emissioni sonore generate da propulsori di vecchia generazione. Anche ad elevati consumi di carburante e relative emissioni gassose.
Ecco, probabilmente, in futuro i cronisti ricorderanno con ironia questo artificio di marketing , perché del tutto contraddittorio e inopportuno.
Il parallelo con le auto d'epoca appare inevitabile. Mezzi, macchine di terra e di volo, occasioni per rimembranze, ricordi, emozioni . Meccaniche di vecchie generazione con un valore oldtime , quasi collezionistico. Per gli appassionati questi mezzi volanti di oltre 20anni di vita - le auto storiche sono infatti quelle che superano 20nni - manifestano una eredità culturale dovrebbe trovare anche nel settore aviation analogie.
Quand'è che gli aeromobili, aeroplanini civili, militari e di aviazione generali devono essere identificati come d0'epoca? E magari sottoposti ad una specifica regolamentazione? A loro tutela e affidabilità, oltre che a quella dei cittadini?
Certo se Alitalia ha rottamato gli esemplari MD 80 anche con meno di 30 anni di attività (una flotta di 92 velivoli) cosa dovrebbe fare l' Aeronautica Militare Italiana con un caccia che ha volato già nel 1976? 24 dicembre 2012
La regione Emilia Romagna nei giorno scorsi ha promulgato la norma. Ecco la novità, attesa da oltre un decennio, il varo del progetto di legge riguarda la lotta all’inquinamento acustico: sulla base di una norma nazionale, viene introdotta a partire dal 1° aprile 2013 un’imposta regionale sulle emissioni degli aeromobili (Iresa) a carico dei proprietari per ogni decollo e ogni atterraggio dei velivoli civili da aeroporti del territorio regionale certificati dall’Enac. Il 50% dei proventi netti servirà a finanziare il completamento dei sistemi di monitoraggio acustico e disinquinamento acustico e all’eventuale indennizzo per i residenti nelle zone limitrofe agli scali aeroportuali.
Anche se alcune Regioni del belpaese hanno da tempo legiferato in materia lo scorso 6 dicembre la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un documento sull’Iresa (Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili).
Lo spunto è scaturito dal tentativo di recepire nelle diverse legislazioni regionali per evitare discriminazioni e favorire uniformità di disciplina.
I cittadini, a questo punto, non potranno che misurare e verificare l'operato delle singole Regioni.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella riunione del 6 dicembre ha approvato un documento sull’Iresa (Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili).
Il documento integrale è stato pubblicato nella sezione “Conferenze” del sito www.regioni.it . Di seguito si riporta il testo senza lo schema-tipo di proposta di legge regionale
Regioni su IRESA (Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili): modalità applicative
Al fine di favorire uniformità di disciplina nelle regioni ordinarie ed evitare che elementi operativi o di dettaglio possano condurre a discriminazioni tra le diverse regioni, vengono condivisi i seguenti punti inerenti l’applicazione dell’IRESA da recepire nelle diverse legislazioni regionali:
1) Limitazione delle classi di rumorosità in base ai tre macro scaglioni previgenti con declinazione del terzo scaglione in funzione dei miglioramenti tecnologici intervenuti, per uniformità su tutto il territorio nazionale. Individuazione delle categorie di aeromobili da esentare dal pagamento.
2) La riscossione dell’imposta avverrà necessariamente tramite le società di gestione aeroportuale in quanto non appaiono percorribili alternative efficaci e sostenibili dal punto di vista operativo e gestionale. Il pagamento dell’IRESA viene quindi effettuato da parte del contribuente (soggetto passivo) a favore delle società di gestione dei servizi aeroportuali che provvede periodicamente al riversamento alla Regione. In parallelo ai flussi finanziari le società di gestione aeroportuale trasmettono alla Regione, a partire dal 2013, i flussi dei dati (eventi, anagrafica soggetti passivi, anagrafica aeromobili) necessari al controllo da parte della Regione stessa.
Per quanto concerne le aliquote applicabili si rinvia alle decisioni delle singole regioni nei limiti dei range e nel rispetto di quanto fissato all’art. 8 del d.lgs. 68/2011 che individua l’IRESA tra i tributi propri regionali; tali previsioni rientrano più propriamente nell’ambito dell’autonomia di entrata e di spesa riconosciuta a ciascuna Regione.
Dal punto di vista operativo, le società di gestione dei servizi aeroportuali trasmettono i flussi periodici dei dati richiesti dalle Regioni necessari per l’applicazione del tributo, quali parametri, anagrafiche ed estremi dell’evento di decollo/atterraggio (ad es. data, ora, tipo velivolo con rumorosità e conseguente classe di rumorosità, riferimento identificativo del volo, vettore). Le medesime società di gestione aeroportuale provvedono a riversare le relative riscossioni a cadenza periodica (tre, quattro o al massimo sei mesi).
Tutte le disposizioni attuative (sia quelle condivise che quelle che le singole regioni implementeranno) devono rispondere anche alle disposizioni dello Statuto del contribuente in relazione alla decorrenza dell’applicabilità dell’imposta, dei relativi adempimenti e anche in relazione alle direttive relative ai contribuenti esteri. 20 dicembre 2012
Ecco le osservazioni di Sandrini (http://vivi-caselle.blogspot.it/2012_09_21_archive.html) e quelle del Comitato di Ciampino. La Circolare APT 26 - Contenimento dell'inquinamento acustico nell'intorno aeroportuale - dell'ENAC è sottoposto ad un adeguamento della circolare alla nuova organizzazione dell’Enac e definire alcune metodologie ai fini della determinazione delle violazioni delle procedure antirumore aggiornando nel contempo la procedura amministrativa per l’irrogazione delle sanzioni. Lo scorso 20 settembre era il giorno conclusivo dell'invio di eventuali osservazioni alla bozza presentata dalla stessa ENAC.
Aerohabitat non ha presentata nessuna nota a commento e a integrazione di tale testo, una scelta deliberata e consapevole, perché ritenuto del tutto marginale, ancorché fosse fondata e motivata. Per una serie di ragioni. Aerohabitat non ritiene, infatti, che, nella sostanza, possa esistere un virtuoso scambio e/o contradditorio con i responsabili all'elaborazione e/o aggiornamento della Circolare Apt 26.
L'esistenza della stessa Circolare, infatti, non garantisce una corretta e congrua applicazione di tali regole e/o linee guida per l'operato delle Commissioni Aeroportuali. La nota in piè pagina, infatti, assume un valore controverso : "L’appartenenza di una Circolare ad una serie specifica è rappresentativa della materia in essa prevalentemente trattata. L’applicabilità o meno della Circolare ai diversi soggetti (operatori, gestori aeroportuali, etc.) deve essere tuttavia desunta dai contenuti di essa".
L'esistenza della Circolare, alla quale si richiamano spesso le stesse Commissioni, non ha impedito la deliberazione di una qualche mappa acustica aeroportuale non congrua.
Ecco, il dubbio che la Circolare possa rappresentare una sorta di foglia di fico all'operato delle Commissioni, ora anche per quanto potrà riguardare le eventuali sanzioni ai trasgressori delle procedure di volo, ritiene che sia opportuno, invece, un confronto diretto, sulle tematiche in discussione, nel contesto delle stesse Commissioni Aeroportuali e/o secondariamente nell'analisi delle mappe acustiche e nella verifica della rispondenza delle procedure di decollo ed atterraggio.
In relazione alle osservazione presentate Aerohabitat propone uno stralcio di quelle inviate dal Comitato di Ciampino e di Ben Sandrini online su http://vivi-caselle.blogspot.it/2012_09_21_archive.html per il Comitato dei cittadini di Treviso.
L’ENAC ha pubblicato la bozza di una nuova versione della circolare APT n. 26 (quella precedente è del 3/07/2007), denominata APT-26A che integra le precedenti disposizioni su: Contenimento dell’inquinamento acustico nell’intorno aeroportuale”.
Lo scrivente “Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino”, avendo letto la Bozza pubblicata, ritiene di dover evidenziare le seguenti criticità.
Allegato 1- “Metodologia di accertamento delle violazioni delle procedure antirumore”. Sul “Metodo 1” obiettiamo che, applicando 2,5 volte la deviazione standard “S” della rotta di decollo “media”, in presenza di alta variabilità dei tracciati, anche per gli scorretti comportamenti di piloti e compagnie aeree, come avviene di frequente a Ciampino, si ottengono intervalli eccessivamente ampi, che non tutelerebbero a sufficienza i territori. È pertanto richiesto, nel caso di Ciampino, l’applicazione stringente di quanto la stessa APT prescrive, “Tali dimensioni possono essere opportunamente ridotte qualora vi siano situazioni di carattere locale nell’intorno aeroportuale che lo richiedano”, a maggior ragione in considerazione degli edifici e delle aree sensibili poste lungo la rotta di decollo.
Allegato 3: “Procedure per l’irrogazione delle sanzioni” – Si obietta che in tale allegato tutta la procedura resta circoscritta tra Direzione aeroportuale (che è Enac) – Direz. Centrale coordinamento aeroporti dell’Enac e la Società di gestione. Viene completamente esautorata la Commissione aeroportuale, dove invece intervengono altri soggetti, come le amministrazioni locali e quelle competenti in materia ambientale.
Si ritiene pertanto tale procedura scorretta e arbitraria, definita per circoscrivere all’interno del settore aeronautico un intervento che, invece, scaturisce da un inquinamento ambientale.
Allegato 4 : Si contesta inoltre, e si ritiene un abuso da parte dell’Enac di essersi arrogato il compito di emettere l’ingiunzione di pagamento al vettore sanzionato e di acquisirne direttamente le somme, con tanto di IBAN dell’Enac indicato nell’APT oggetto di queste osservazioni. A nostro avviso, se è vero che nel DPR 496/97 si dà mandato al “Direttore della circoscrizione aeroportuale” (dunque alla sua funzione, indipendentemente dalla sua appartenenza all’Enac) di emettere le sanzioni, non risulta affatto che debba essere l’ENAC ad acquisirle. Anzi, più propriamente trattandosi di inquinamento ambientale, riteniamo che tale compito, su indicazione del Direttore dell’aeroporto, sia competenza della Regione ove risiede l’aeroporto.
Già al punto 12 dell’APT l’ENAC si autopromuove titolato a riscuotere sanzioni per una infrazione ad una legge ambientale: “L’ENAC … contesta, attraverso i Direttori Aeroportuali, le violazioni ai vettori e conseguentemente riscuote le sanzioni amministrative, il cui introito è versato al bilancio dello Stato per destinarlo agli interventi di riduzione dell’inquinamento acustico aeroportuale.”
Come si vede, non è citato che il 70% degli importi ricevuti (Art. 10 legge 447/95) dev’essere destinato ai comuni, per gli interventi di riduzione del rumore.
Nel resto della procedura di sanzione, da nessuna parte risulta un riscontro dell’avvenuta sanzione verso le amministrazioni locali interessate, e quelle più direttamente competenti in termini di inquinamento acustico (Min. ambiente, ARPA-Regione).
Nell’insieme, a nostro avviso, l’APT-26A risulta fortemente sbilanciata nell’assegnare competenze e incarichi all’interno di un contesto strettamente aeronautico, che pertanto in tal modo potrebbe “concordare” in autonomia l’erogazione o meno delle sanzioni senza alcun controllo o riscontro da parte delle altre Amministrazioni competenti.
Alle suddette nuove osservazioni vanno reiterate quelle già esposte dopo la pubblicazione della prima circolare APT-26 nel 2007, e non recepite, visto che il testo attuale, per quanto concerne le osservazioni a suo tempo inviate, è analogo a quello precedente:
nel quadro normativo di riferimento continua a mancare il DLgs 17 gennaio 2005 n.13, “Attuazione della direttiva 2002/30/CE relativa all’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti comunitari”;
Al punto 5 della circolare si fa riferimento ai Piani di sviluppo aeroportuali che però a Ciampino sono mancanti completamente, così come l’applicazione delle relative procedure di V.I.A. e di V.A.S. obbligatorie a livello europeo.
Nei “criteri per il contenimento del rumore” si delineano discutibili obiettivi variabili per la determinazione del clima acustico, come la minimizzazione della popolazione interessata oppure la riduzione delle aree interessate o la salvaguardia di aree sensibili. Non si comprende sulla base di quale criterio si dovrebbero scegliere alternativamente i cittadini o le zone da tutelare dall’inquinamento acustico. Si ritiene che tali criteri siano di competenza del Min. Ambiente, che non risulta abbia normato in tal senso, e non dell’ENAC.
Nel testo si “suggerisce” di scegliere la settimana di osservazione ai fini della definizione del clima acustico non secondo la settimana di maggior traffico (come prescrive il decreto), bensì di “considerare, in via prioritaria, la settimana di cui vi è la completezza dei dati radar, anche se il valore ottenuto dalla somma dei movimenti aerei non è il valore massimo”. A nostro avviso è assolutamente inaccettabile che si individuino i periodi di riferimento per determinare le curve di isolivello in funzione della disponibilità di tracce radar anziché in base al traffico aereo." 25 settembre 2012
L'imposta sul rumore aereo è ancora un traguardo da raggiungere. L'IRESA è l'acronimo dell'Imposta Regionale Emissioni Sonore Aeromobili. Era stata varata nel dal 2001. Una norma nata ancora prima e che in seguito ad un decreto del Presidente della Repubblica, era il 1990, è stata regolamentata come DPR il 26 agosto 1993. Lo scopo è la riscossione di un tributo di scopo che ogni aerolinea avrebbe dovuto versare per formare un fondo con un singolo obiettivo: di ridurre l’inquinamento acustico nelle zone circostanti gli scali. Una imposta che avrebbe dovuto essere incassata da ogni regione o provincia autonoma per ogni decollo e atterraggio degli aerei civili negli aeroporti.
Una attesa lunga e al momento vana. Ora, dopo la ratifica di normative di federalismo fiscale del 2011, anche la Corte dei Conti è intervenuta (deliberazione n.7/2012/G) stabilendo che l’IRESA sarà adottata dal 1 gennaio 2013. Le amministrazioni Regionali hanno sei mesi di tempo per mettersi in regola.
Cosa accadrà? In attesa che qualcosa accada. nel frattempo presentiamo la mozione dei consiglieri Filiberto Zaratti e Luigi Nieri della Regione Lazio.
Al Presidente del Consiglio Regionale del Lazio On. Mario Abbruzzese
MOZIONE
Oggetto: Imposta Regionale Emissioni Sonore Aeromobili
premesso che:
1. l’uso degli aeroporti, da parte di soggetti pubblici e privati, comporta il pagamento di diritti aeroportuali, sia per l’approdo, la partenza, la sosta ed il ricovero degli aeromobili sia per l’imbarco dei passeggeri. La legge 5 maggio 1976, n. 324, e successive modificazioni, disciplina la misura di tali diritti, il regime delle esenzioni, la graduale soppressione delle agevolazione preesistenti, la procedura per l’aggiornamento biennale del loro importo. Le modalità per l’accertamento, riscossione e versamento, sono precisate nel regolamento d’esecuzione (DPR 15 novembre 1982, n. 1085) mentre all’aggiornamento della determinazione tariffaria dei diritti aeroportuali si procede con decreto interministeriale del Ministero dei Trasporti e delle Finanze (da ultimo DI 14 novembre 2000, n. 140T). Con la legge 165/90, norma di carattere esclusivamente fiscale, intitolata: “Disposizioni in materia di determinazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi, di rimborsi dell’IVA e di contenzioso tributario, nonché altre disposizioni urgenti” il legislatore, all’art. 10, comma 1, ha istituito un’imposta erariale, in aggiunta ai diritti aeroportuali previsti dalla legge 324/76;
2. la stessa legge 165/90, al comma 4, prevede che il 65% di dette entrate sia finalizzato alla tutela dell’ambiente, e, più precisamente che: “una quota pari al 40% dei versamenti risultati in sede consuntiva è assegnata nell’anno successivo allo stato di previsione del Ministero dei trasporti per essere destinata ad interventi finalizzati al disinquinamento acustico, con preferenza per le zone aeroportuali, mentre una quota del 25% è assegnata allo stato di previsione del Ministero dell’Ambiente per il potenziamento dei servizi tecnici di controllo dello stato dell’ambiente”;
3. la legge rinviava ad un apposito decreto del Presidente della Repubblica, da emanarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore dello stesso (e, quindi, entro il 28 giugno 1990), la regolamentazione dell’accertamento della riscossione e del versamento dell’imposta nonché la misura dell’aliquota. Tale DPR è stato in realtà emanato più di tre anni dopo (DPR 26 agosto 1993, n. 434, pubblicato sulla G.U. del 5 nov. 1993);
4. conseguentemente, l’imposta erariale ha trovato di fatto applicazione a partire dall’esercizio finanziario 1994, quando per la prima volta sono stati iscritti a consuntivo i proventi dell’imposta con l’imputazione al capo XV - capitolo n. 2166 (Ministero dei Trasporti e della Navigazione);
5. la quantificazione di detta imposta viene stabilita dall’art. 1 del regolamento di attuazione (DPR 434/93) in percentuali fisse commisurate alla rumorosità degli aeromobili e graduata secondo le norme internazionali di certificazione del rumore;
6. i soggetti competenti all’accertamento, riscossione e versamento dell’imposta aggiuntiva venivano individuati nel Direttore della circoscrizione relativamente agli aeroporti gestiti dallo Stato, e negli Enti e Società di gestione per gli aeroporti da questi gestiti in forza di leggi speciali;
7. successivamente, la legge n. 351 del 3 agosto 1995 “Disposizioni urgenti in materia di gestioni aeroportuali ...” all’art. 1 comma 6 ter statuiva che l’accertamento, riscossione ed il versamento dell’imposta erariale istituita con l’art. 10 della legge 165/90 era di competenza degli Enti e Società di gestione di interi complessi aeroportuali;
8. in effetti la legge 351/95 non ha ancora trovato completa attuazione nonostante l’avvenuta emanazione del DM 12 novembre 1997 n. 521 pubblicato sulla G.U. n. 83 del 9 aprile 1998 e della circolare 16 ottobre 1998 n. 13775 AC pubblicata sulla G.U. del 29 settembre 1998;
9. più recentemente il collegato alla Finanziaria 2000, legge 21 novembre 2000, n. 342, (VEDI ART. 90 E SUCC.) ha soppresso sia l’imposta derivante dal DPR 434/93, che l’imposta erariale regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili di cui all’art. 18 della legge n. 449/97 (provvedimento collegato alla manovra finanziaria del 1998). Il nuovo dispositivo, agli artt.90-95 istituisce, con effetto dall’anno 2001, l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili;
10. l’imposta, determinata sulla base dell’emissione sonora dell’aeromobile civile come indicata nelle norme di certificazione acustica internazionale, è destinata prioritariamente al completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, al disinquinamento acustico e all’eventuale indennizzo delle popolazioni residenti nelle vicinanze degli aeroporti, di cui alle zone A e B come definite dal decreto del Ministro dell’ambiente del 31 ottobre 1997. Le modalità applicative dell’imposta dovevano essere stabilite con uno o più decreti del Ministro delle finanze di concerto con il Ministro dei trasporti e della navigazione e con il Ministro dell’ambiente da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della suddetta legge;
11. l’art. 90, comma 4, della citata legge 342/2000, richiedeva un decreto del (all’epoca) Ministro delle finanze di concerto con il Ministro dei trasporti e della navigazione e il Ministro dell’ambiente per stabilire le modalità applicative dell’imposta. Da allora tuttavia il decreto non è ancora intervenuto ed a tale proposito, con deliberazione n. 30 del 28.12.2010, la Corte dei Conti ha deliberato una indagine al fine di conoscere quali ragioni di ordine sostanziale o procedimentale hanno impedito l’adozione dei provvedimenti di attuazione dell’IRESA.
Rilevato che:
la Regione Lazio con la l.r. 28 aprile 2006, n. 4, art. 45, in attuazione della legge 342/2000 ha disciplinato le modalità di gestione del tributo, ma non ha dato effettiva attuazione al tributo stesso a motivo della mancata emanazione di apposito regolamento ministeriale per ciò che concerne le modalità di accertamento, liquidazione, riscossione, recupero, rimborso dell’imposta, nonché di applicazione delle sanzioni;
Considerato che:
a) con deliberazione n. 7/2012/G la Corte dei conti in Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato I, II e Collegio per il controllo sulle entrate nell’adunanza del 17 maggio 2012 ha approvato, con le modifiche apportate dal Collegio in Camera di consiglio, la Relazione concernente “Mancata emanazione delle modalità applicative dell’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aerei”;
b) la relazione, dopo accurata disamina della evoluzione normativa della questione, sottolinea come le Regioni, sia a statuto ordinario che speciale, non abbiano compreso che, a seguito di modifica legislativa, non era più necessario il decreto attuativo di cui precedentemente argomentato, per dare attuazione al tributo, evidenziando la poca sensibilità dimostrata in relazione all’aspetto sostanziale della vicenda rappresentato dalla composizione dell’assetto dei diversi interessi cui l’attuazione delle disposizioni relative all’IRESA tende:
c) il legislatore, infatti, è intervenuto sulla materia: in attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’art. 119 della Costituzione, l’art. 8, del d.lgs. 6 maggio 2011, n. 68, Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario, ha trasformato, tra gli altri tributi, l’imposta in questione in tributo proprio regionale a decorrere dal 1° gennaio 2013;
d) nella relazione della Corte dei Conti si riporta la risposta all’interrogazione parlamentare n. 4-08703, resa nella seduta della Camera del 24 marzo 2011, in cui il Governo testualmente ha affermato, sulla base di quanto rappresentato dalla competente direzione ministeriale, che “il Ministero dell’economia e delle finanze ritiene pleonastica l’emanazione del decreto ministeriale di cui al predetto articolo 90, comma 4, della citata legge 342 del 1990, alla luce di quanto previsto dal nuovo Titolo V della Costituzione. Infatti, l’articolo 117 della Costituzione, comma 2, lettera e), prevede la competenza esclusiva statale in materia di sistema tributario e contabile dello Stato; il successivo comma 3 dello stesso articolo 117 dispone che sono materie di legislazione concorrente, tra le altre, l’armonizzazione dei bilanci pubblici e il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Inoltre, il comma 6 dell’articolo 117 attribuisce alle regioni la potestà regolamentare nelle materie di legislazione concorrente. Infine, l’articolo 119 della Costituzione afferma che le regioni hanno risorse autonome, stabiliscono e applicano tributi ed entrate proprie in armonia con la Costituzione e secondo principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”;
e) dall’analisi delle norme summenzionate, così come interpretate da costante giurisprudenza della Corte costituzionale si evince che la disciplina sostanziale dei tributi definiti come regionali dalle singole leggi istitutive è riservata alla competenza statale mentre la loro attuazione può essere lasciata alle regioni nel pieno rispetto dei vincoli primari posti dal legislatore che, nel caso in esame, sono esplicitati dalla stessa legge n. 342 del 2000, articolo 90 e seguenti;
f) il Ministero ha ricordato che lo stesso decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, all’art. 8, ha qualificato come tributo proprio regionale l’imposta in esame, confermando quanto sostenuto dall’Ufficio in sede tecnica. Al riguardo, ha fatto presente che, per tributo proprio regionale, in attuazione dell’art. 119 della Costituzione, si intende quello previsto dalla legge di delega 5 maggio 2009, n. 42, che all’art. 7, comma 1, lettera b), n. 1, definisce come “tributi propri derivati” delle regioni quelli “istituiti e regolati da leggi statali, il cui gettito è attribuito alle regioni”, mentre la successiva lettera c) precisa che “per tributi di cui alla lettera b), numero 1), le regioni, con propria legge, possono modificare le aliquote e disporre esenzioni, detrazioni e deduzioni nei limiti e secondo criteri fissati dalla legislazione statale e nel rispetto della normativa comunitaria”. Conclude, quindi, il Ministero che alla luce della giurisprudenza costituzionale, come evidenziato dalla risposta fornita alla citata interrogazione parlamentare, le norme dell’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili, sono state considerate così dettagliate da poter essere ritenute come vere e proprie “norme cornice” e, di conseguenza, è stata valutata come non necessaria l’emanazione del decreto attuativo previsto dal comma 4 del citato art. 90 della legge 342/2000, ai fini della concreta applicabilità del tributo
Preso atto che:
le Amministrazioni regionali interessate hanno a disposizione 6 mesi di tempo dalla data di trasmissione della deliberazione della Corte dei Conti n. 7/2012/G del 17 maggio 2012 per
comunicare i provvedimenti adottati
il Consiglio regionale del Lazio impegna il Presidente e la Giunta
I. a predisporre tutti gli atti regolamentari ed amministrativi affinché l'IRESA possa essere attuata a decorrere dal 1° gennaio 2013;
II. a valutare la possibilità di riscossione del tributo per quanto riguarda gli anni precedenti, stante l’obbligo di accantonamento di tale imposta da parte dei gestori aereoportuali;
III. a destinare, come previsto dalla normativa, almeno il 65% del gettito al finanziamento specifico di sistemi di monitoraggio acustico (CRISTAL) ed epidemiologico (SERA), nonché a misure specifiche di mitigazione dell'inquinamento ambientale e indennizzo delle popolazioni residenti nelle vicinanze degli aeroporti, di cui alle zone A e B come definite dal decreto del Ministro dell’ambiente del 31 ottobre 1997.
Roma, 05.09.2012
I consiglieri regionali Filiberto Zaratti Luigi Nieri - 11 settembre 2012
La UE promuove un "Pacchetto aeroporti" per migliorare l'approccio ambientale. E' un resoconto, una breve sintesi sulla quale Aerohabitat ha già argomentato, del lavoro svolto dal Comitato economico e sociale europeo in merito al «Pacchetto aeroporti» scaturito dall'elaborazione dei seguenti quattro documenti:
«comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “La politica aeroportuale nell’Unione europea: assicurare capacità e qualità atte a promuovere la crescita, la connettività e la mobilità sostenibile”»
COM(2011) 823 definitivo,
«proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai servizi di assistenza a terra negli aeroporti dell’Unione e che abroga la direttiva 96/67/CE del Consiglio»
COM(2011) 824 definitivo — 2011/0397 (COD),
«proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a norme comuni per l’assegnazione di bande orarie negli aeroporti dell’Unione europea (Rifusione)»
COM(2011) 827 definitivo — 2011/0391 (COD),
«proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce norme e procedure per l’introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti dell’Unione, nell’ambito di un approccio equilibrato e che abroga la direttiva 2002/30/CE del Parlamento europeo.
Nella la comunicazione intitolata "La politica aeroportuale nell'Unione europea - Assicurare capacità e qualità atte a promuovere la crescita, la connettività e la mobilità sostenibile", al paragrafo "Conclusioni e raccomandazioni" è sintetizzato quello che sembrava già adottato e consolidato:
"in tutti gli aeroporti principali dovrebbero essere pubblicati i risultati dei monitoraggi dei livelli di rumore e di inquinamento".
Questo significa che non tutti gli scali europei e/o del Belpaese non hanno ancora ottemperato alle direttive? Forse che gli scali che pubblicano e divulgano, con regolarità, i dati ambientali sono ancora troppo pochi?
Al paragrafo "Riduzione del rumore/Restrizioni" si può leggere:
4.1 La Commissione europea ha proposto di modificare la normativa in materia di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti, con l'obiettivo di assicurare un uso coerente ed appropriato del c.d. «approccio equilibrato» adottato dall'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO), che consiste nel conciliare la necessità di gestire il rumore all'interno e in prossimità degli aeroporti con le esigenze dei passeggeri. L'obiettivo finale delle modifiche normative proposte è massimizzare l'efficienza e la sostenibilità della capacità delle piste degli aeroporti europei: un obiettivo che tutti i decisori UE dovranno tener presente nell'esaminare tali proposte
4.2 L'obiettivo di contenere il rumore può essere raggiunto in più modi, e un primo modo consiste nell'eliminare gli aeromobili obsoleti, inefficienti in termini di consumo di carburante (cfr. il parere del CESE sul tema Riduzione delle emissioni di CO 2 degli aeroporti tramite una nuova gestione aeroportuale ( 4 )). Bisognerebbe incoraggiare un più ampio ricorso all'energia solare per il condizionamento e il riscaldamento degli aeroporti, come già avviene negli scali di Madrid e Atene.
4.3 Un'altra strategia di cruciale importanza per ridurre il rumore generato dal traffico aereo e allo stesso tempo i costi del carburante e le emissioni consiste nel portare avanti l'attuazione del programma Cielo unico europeo, e in particolare del programma SESAR, al fine di eliminare inutili attese per una banda oraria di decollo o di atterraggio.
4.4 La Commissione sta quindi proponendo una serie di modifiche alle norme vigenti in materia di restrizioni operative relative al rumore, per consentire alle autorità di indurre più facilmente la graduale eliminazione degli aeromobili più rumorosi dagli aeroporti. Si tratta di un passo importante per realizzare l'obiettivo della Commissione di utilizzare l'attuale capacità delle piste nel modo più efficiente possibile.
4.5 Nella lotta all'inquinamento acustico, la sicurezza delle operazioni deve assumere un'importanza fondamentale. Il rumore in prossimità degli aeroporti potrebbe richiedere l'adozione di misure correttive a livello locale e un dialogo attivo con i residenti, mentre l'impatto di svariate restrizioni - ad esempio negli orari di apertura - sulla capacità di singoli aeroporti può ripercuotersi in misura considerevole sull'intero sistema del Trasporto Aereo.
4.6 Il rumore impone di limitare gli orari di servizio di molti aeroporti, e ovviamente esercita un impatto negativo sulla capacità di questi ultimi, costringendo a deviazioni in condizioni atmosferiche avverse. Le piste di decollo e di atterraggio disponibili dovrebbero essere utilizzate in maniera efficiente. Occorre tenere nella dovuta considerazione le esigenze di chi vive nelle immediate vicinanze dell'aeroporto.
4.7 I risultati dei monitoraggi dei livelli di rumore e di inquinamento dovrebbero essere pubblicati in tutti i principali aeroporti, in particolare al fine di rassicurare chi vive in prossimità degli aeroporti sul fatto di non essere sottoposto a livelli di rumore e inquinamento eccessivi. Coloro che vivono in prossimità di aeroporti dovrebbero avere a loro disposizione tutte le fonti d'informazione necessarie (in merito al rumore, alla qualità dell'aria, ecc.) per poter esprimere un parere circa eventuali progetti di modifica. Il CESE suggerisce anzi di creare, ovunque non siano già presenti, dei comitati locali d'informazione.
4.8 Le nuove norme devono consentire agli attori locali di dare il loro contributo alle soluzioni da adottare per i problemi relativi al rumore. Il CESE invita la Commissione a valutare la coerenza di dette norme. 28 agosto 2012
ENAC aggiorna la Circolare APT-26A sul contenimento dell'inquinamento acustico nell'intorno Aeroportuale. E' passato qualche anno ma alla fine ENAC ha avviato un aggiornamento della circolare che illustra le linee guida, le modalità di elaborazione della mappa acustica degli aeroporti. Meglio tardi che mai. Ma quale significato assume questa iniziativa? Quali risvolti sulle attuali mappe? Quelle in vigore e, magari, contestate dai cittadini?
Forse alla fine non potrà che emergere la consapevolezza del divario esistente tra l'elaborazione acustica matematica INM, in vigore su numerosi scali del Belpaese ed la percezione dei cittadini.
Una sovrapposizione sul territorio non realistica, del tutto nominale?
Qualora la risposta fosse positiva avrebbero immediatamente ragione i Comitati dei Cittadini di numerosi aeroporti: la differenza tra rotte e traiettorie di volo nominali e virtuali e quelle praticate dagli aeromobili, viene in tal modo, quasi certificata.
In sostanza potrebbe motivare e spiegare anche la diversità tra le zone acustiche A, B e C (con relativa zonizzazione), da sempre sostenuta dai cittadini, e la percezione quotidiana delle emissioni sonore.
La dispersione delle rotte, una delle cause, potrebbe diventare, in questa analisi, materialmente allarga le ricadute acustiche reali, viene, infatti, in tal modo, inquadrata nella nuova normativa ENAC.
Il testo della circolare tuttavia sembrerebbe mantenere solo sullo sfondo questo sostanziale "aggiornamento" e delinea diverse varianti.
Si comunica che nell'ambito del programma normativo dell'Ente é stata definita la revisione della Circolare APT - 26. In particolare le modifiche introdotte sono le seguenti:
• aggiornamento della designazione delle Strutture coerentemente con il nuovo quadro organizzativo dellEnac
• introduzione in allegato di alcune metodologie ai fini della determinazione delle violazioni delle procedure antirumore
• aggiornamento della procedura amministrativa per l'irrogazione delle sanzioni.
Vengono identificate tre zone delle traiettorie, la Zona Verde, corrispondente al corretto svolgimento della procedura antirumore; la Zona Gialla che precisa un margine di tolleranza ed infine la Zona Rossa che sancisce la violazione alla procedura.
Tra le righe del testo della Circolare APT 26 A è facile, almeno per i tecnici, riconoscere l'opacità e la non conformità delle mappe acustiche in vigore su numerosi scali del Belpaese: dovranno necessariamente essere corrette, almeno per circoscrivere questi valori di input.
Di riflesso andranno valutate anche le ripercussioni sulla popolazione coinvolta, e, non ultime le stesse estensioni delle zonizzazioni acustiche deliberate. 23 agosto
2012
Una nuova regolamentazione dovrebbe aggiornare l'approccio all'impatto acustico. Se lo scorso Dicembre 2011 la Commissione ha sviluppato una sorta di linee guida per definire le misure di restrizioni operative per il contenimento delle emissioni sonore sugli aeroporti, adesso non resterebbe che aspettare i risultati.
Saranno i grado di assicurare una riduzione dell'impatto complessivo sul territorio circostante ai sedimi aeroportuali?
Pensiamo sia, ancora un avolta, una sfida che potrà essere risolta solo qualora le normarive ele procedure adottate sianno, non solo efficaci e dirette alla mitigazione del fenomeno acustico aeroportuale, ma sopratutto siano adottate coerentemente anche nel Belpaese.
Alle fine, comunque, la modalità ed esecutività delle restrizioni operative saranno definite e competenza dei singoli Stati, membri della UE.
Il capitolo Noise è una delle tre iniziative regolamentari proposte dal pacchetto denominato "Better Airports" (i restanti riguardano la politica degli Slots ed i criteri del ground handling).
La Commissione UE trae ancora una volta spunto dal sistema "balanced approach" ICAO al fine di definire le best practice in noise management europee. All'elaborazione della nuova direttiva, sostengono alla UE, parteciperanno anche i cittadini residenti nell'intorno degli aerporti UE.
La nuova regolamentazione che rinnova le stesse modalità di identificazione delle emissioni sonore degli aeromobili a terra ed in basso sorvolo verrebbe approntata e definita entro il 2012.
Sono prospettive che cittadini auspicano da tempo ma che non risolvono, innanzi tutto, un interrogativo: per quale ragione la direttiva 2002/30 CE è stata inizialmente prorogata, rinviata, solo saltuariamente adottata ed infine abrogata? Sopratutto nel Belpaese. 9 giugno 2012
Analizzando alcune impronte acustiche evidenziamo numerose, ripetute, incongruenze.
E' da tempo che sollecitiamo ai soggetti interessati (i cittadini, i gestori aeroportuali ed anche gli organismi di validazione delle suddette mappe) talune carenze, negligenze, contraddittorietà dei parametri essenziali per elaborare le impronte acustiche. Da quelle elaborate con il modello matematico INM a quelle ricavate dalle reti di monitoraggio con centraline fisse e mobili.
Il rischio inevitabile di tali "negligenze" è sempre il medesimo: la mappa non corrisponde al reale impatto di emissioni sonore. La novità recente è che tali "ingenuità" sembrerebbero investire anche alcune mappe presentate per l'aggiornamento di Procedura di Impatto Ambientale.
Il punto successivo è, ancora una volta, il medesimo. Chi deve verificare la validità e certificare l'autorevolezza e veridicità dei dati rappresentati?
Possibile che non venga adeguatamente elaborata secondo le linee guida della Circolare ENAC Apt 26?
Le prescrizioni della circolare sono lineari, semplici e rigorose. Perché non vengono pedissequamente applicate?
Quando i cittadini interessati al sorvolo degli aeromobili, in decollo ed atterraggio, senza alcuna prova tecnica, senza alcun riscontro formalmente validato,sostengono di essere investiti da un numero di decibel superiore a quello segnalato dalle reti di monitoraggio e/o dai modelli matematici esprimono nient'altro che una vaga sensazione. Ma qualora emergono, come spesso avviene, le incongruenze che Aerohabitat ha annotato la sensazione individuale non può più essere catalogata come una percezione/sensazione psicoacustica soggettiva del tutto avulsa dal dato oggettivo. Dal dato di decibel realmente riscontrato secondo termini di legge/decreto e/o circolare ENAC.
Senza entrare - in questa analisi - nel merito, del dettaglio del singolo parametro, che se non correttamente elaborato, altera di fatto la mappa acustica, occorre invitare i cittadini ed i comitati aeroportuali a esigere, a pretendere la documentazione elaborate dalle Commissioni Aeroportuali, dai Comuni che dispongono gli allegati alla Procedure di VIA e sottoporli a tecnici competenti.
La realtà acustica proposta dagli esercenti aeroportuali deve essere, correttamente, analizzata.
Le sorprese sono dietro la porta. 21 ottobre 2011
Ancora una volta la UE interviene sul rumore aereo.
Da sito www.greenreport.it Aerohabitat propone un articolo di Eleonora Santucci del 9 settembre scorso.
Aerei e rumore nelle aree urbane: una sentenza della Corte Ue fa chiarezza
Gli Stati membri possono imporre limiti massimi di emissione acustiche misurate al suolo; limiti che devono essere rispettati in occasione del sorvolo di aree situate in prossimità dell'aeroporto. Ma non è sempre detto che tali limiti abbiano gli stessi effetti di una "restrizione operativa" - così come intesa dalla normativa UE -, ossia del divieto, assoluto o temporaneo, di accesso di un aeromobile subsonico civile a reazione ad un aeroporto di uno Stato membro dell'Unione.
Lo afferma la Corte di Giustizia europea con sentenza di ieri chiamata in causa dal Giudice belga in relazione alla controversia riguardante la European Air Transport SA (Eat), società di trasporto aereo, il Collegio per l'ambiente della Regione di Bruxelles Capitale e la Regione di Bruxelles-Capitale. Una questione riguardante nello specifico una sanzione amministrativa di importo pari a euro 56113 irrogata alla Eat da parte dell'Istituto di Bruxelles per la gestione dell'ambiente per inosservanza della normativa nazionale relativa al rumore ambientale nelle aree urbane.
E' la direttiva del 2002 che istituisce norme e procedure per l'introduzione di restrizioni operative ai fini del contenimento del rumore negli aeroporti della Comunità. La stessa direttiva prevede la definizione di "restrizione operativa" cioè una restrizione che costituisce una misura di divieto, assoluto o temporaneo, di accesso di un aeromobile subsonico civile a reazione a un aeroporto di uno Stato membro dell'Unione. Precisa, inoltre, che possono esistere restrizioni operative parziali, che incidono sull'esercizio dei velivoli subsonici civili a reazione secondo il periodo di tempo considerato, come pure restrizioni consistenti nel vietare del tutto l'esercizio di velivoli marginalmente conformi in aeroporti determinati.
Dunque ammette una certa gradualità confermata per altro dal fatto che la stessa direttiva permette l'adozione di restrizioni operative intese a ritirare dal traffico i velivoli soltanto se tutte le misure possibili, ivi comprese le restrizioni operative parziali, non hanno consentito di conseguire la realizzazione degli obiettivi europei.
Ne consegue, quindi, che una normativa nazionale in materia ambientale (come quella del Belgio) che impone limiti massimi alle emissioni acustiche misurate al suolo che devono essere rispettati in occasione del sorvolo di aree situate in prossimità dell'aeroporto, non costituisce, in quanto tale, una "restrizione operativa". Perché tali limiti non corrispondono a un divieto di accesso all'aeroporto interessato.
L'applicazione di un metodo consistente nel misurare al suolo il rumore prodotto da un aeromobile in volo costituisce un elemento di un approccio equilibrato, poiché può fornire più dati permettendo di conciliare gli interessi concorrenziali delle persone che subiscono le emissioni acustiche, degli operatori economici che gestiscono i velivoli e della società nel suo insieme. E non si può escludere che tali limiti, a causa dei contesti economico, tecnico e giuridico pertinenti nei quali si inseriscono, possano avere gli stessi effetti di un divieto di accesso. Quindi, quando i limiti imposti da tali normative sono talmente restrittivi da obbligare concretamente gli operatori di velivoli a rinunciare alla loro attività economica, siffatte normative dovrebbero essere considerate divieti di accesso. Spetterà al giudice nazionale verificare se tali misure nazionali hanno gli stessi effetti di un divieto di accesso a detto aeroporto. 14 settembre 2011
La flotta fracassona di 2° e 3° generazione continua a vessare residenti e cittadini.
Era già successo alla flotta MD 80, l'ipotesi di rimotorizzare velivoli ad elevate emissioni sonore, era stata proposta agli operatori aerei. Avrebbe ridotto l'impronta acustica di ogni singolo volo, in decollo ed in atterraggio. Avrebbe anche consentito all'aerolinea un taglio nelle tasse aeroportuali.
Le tariffe aeroportuali per le flotte meno inquinanti (nelle emissioni gassose e sonore) sono drasticamente inferiori. Ma poche vettori hanno rimotorizzate le flotte di MD 80, almeno in Europa.
Ora tocca alla flotta Boeing 737. Alcuni costruttori di propulsori montati sulle prime generazioni di Boeing 737, ovvero la serie 20-300-400-500 hanno questa opportunità.
Negli USA la stima dell'eventuale operazione per la flotta Boeing 737 della American Airlines (128 velivoli) costerebbe circa 20 milioni di dollari USA. La maggioranza della flotta 737 è della serie 200 e 300. Anche 247 MD80 potrebbero essere sottoposti allo stessa operazione di re - engine. Il risultato per entrambi gli esemplari sarebbe più efficienza, minor consumo di carburante e, infine, ma non ultimo, meno rumore.
I propulsori proposti sono CFM Leap-X e Pratt & Whitney PW1000G
Meno rumore perciò minor impatto sul territorio nelle fasi di de collo ed atterraggio dalla piste.
Qualche vettore italiano e/o europeo sarà incentivato ad adottare una politica di mitigazione dell'ambiente che passa per una riduzione dei costi operativi?
In Italia sarà difficile, le aerolinee non sono sottoposte a tasse di atterraggio e/o decollo commisurate al rumore aereo prodotto, così come non esistono, di fatto, sanzioni per le flotte fracassone che operano sugli scali del BelPaese.
E' ben noto, la flotta Boeing 737 è la più numerosa al mondo.
Ma quanti esemplari arzilli, di vecchia generazione, quelli che abbisogna dei nuovi propulsori, quelli di quarta e/o ultima versione e/o capitolo, volano sulle piste del BelPAese?
Sono di operatori italiani quando di vettori internazionali? Tanti sono di proprietà altri sono in leasing.
Perché non operano in leasing con esemplari più efficienti e meno rumorosi?
Semplice, gli affitti sono più elevati e non ci sono vincoli ambientali, sopratutto in taluni scali aerei. 30 luglio 2011
Gli interrogativi e un commento su due studi relativi alle conseguenze del danno acustico
Lo studio di Eberhard Greiser, in Germania, e quello svolto a Ciampino lo confermano, ma qualè la distanza critica? In Italia lo studio relativo a Ciampino, condotto dal dipartimento di epidemiologia dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio, ha riguardato 597 persone alle quali è stata misurata la pressione in diversi momenti della giornata. Il risultato? Coloro che vivono molto vicino all’aeroporto la pressione aumenta fino a 8,6 millimetri di mercurio per la sistolica e 4,2 millimetri per la diastolica. Ecco la sintesi "vivere vicino a un aeroporto aumenta la pressione del sangue", ma quanto vicino?
Nel raggio di tre, cinque kilometri, oltre? Con quale impatto di rumore aereo e di sorvoli?
Lo studio commissionato dalla Germany's Federal Environment Agency, sostiene che gli individui esposti al jet noise hanno indici di rischio del 69% superiori alla media della popolazione di essere ricoverati per danni cardiovascolari. I soggetti che risiedono e vivono sotto le rotte di decollo ed atterraggio, addirittura, il 93% di essere ricoverati i ospedale.
La salute, in genere, sostiene ancora lo studio tedesco, viene compromessa , "people who are exposed to jet noise have a substantially increased risk of stroke, high blood pressure and heart disease."
Ancora l'indagine rivela come le donne investite da livelli sonori di 60 decibel durante il giorno risultano "172% more likely to suffer a stroke." Ma per che durata? Per quanto tempo?
Il rapporto tedesco "is based on the analysis of data from public health insurers that were drawn from more than 1 million Germans ages 40 and over who live near Cologne-Bonn Airport in western Germany. "These figures are worrying. It's quite clear that living near an airport is very dangerous for your health," says Eberhard Greiser, an emeritus professor of epidemiology at Bremen University. "Jet noise is more dangerous than any other kind of road-traffic noise or rail noise because it is especially acute and sharp and it induces stress hormones."
In quadro, purtroppo non è granché chiaro, precisato e trasparente.
La questione "rumore aereo" associato agli aeroporti del BelPaese deve necessariamente essere sottoposto ad un monitoraggio rigoroso, regolare. Il dato dev'essere , inoltre validato.
Una verifica che deve essere comparata a valori ed indici acustici incontrovertibili. Nel BelPaese l'impatto acustico aeroportuale risulta discriminato e calcolato solo dalla soglia prevista dalla legge e dai decreti: 60 Lva.
Lo studio Greiser rimanda a valori in decibel. Quello svolto a Ciampino, probabilmente, non è stato inquadrato negli stessi valori acustici. Il ruolo della correlazione del rumore aereo con i tracciati radar dei voli rilevati-monitorati è, comunque, decisivo.
Quale percentuale di correlazione hanno i rapporti aeroportuali sull'incidenza acustica dei voli e/o sorvoli? 26 luglio 2011
A quasi 14 anni dal Decreto del Presidente della Repubblica 11 dicembre 1997, n. 496, Regolamento recante norme per la riduzione dell’inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili, a quasi 12 dal D.P.R. 9/11/1999, n. 476, Regolamento recante modificazioni al D.P.R. 11/12/1997, n. 496, concernente il divieto di voli notturni ecco finalmente riproposta da discussione sull'applicazione di due norme che tagliano i voli nell'arco notturno 23.00 - 06.00.
Ma possibile che dopo tanto tempo sia stata posto all'ordine del giorno, anche in Italia, il blocco dei voli notturni come avviene in numerosi scali europei?
In sostanza "ove venga accertato, dagli organi di controllo competenti, il non superamento della zona di rispetto A dell'intorno aeroportuale del valore di 60 dB(A)Lvan", fatto salvo l'agibilità dell'aeroporto per consentire i voli di Stato, sanitari e di emergenza , sono vietati i movimenti aerei civili negli aeroporti civili e militari".
In una prima formulazione dei decreti (art.5) erano stati esclusi i due aeroporti di Milano Malpensa e di Roma Fiumicino, la questione ha trovato spazio in ricorsi al TAR e risposte contraddittorie.
Il risultato è stato il seguente: nessun divieto è mai stato adottato, su nessun scalo, ne militare, tantomeno civile, salvo lo scalo di Ciampino. Quest'ultimo caso, con un provvedimento occasionale ed ancora parzialmente in vigore, che tuttavia, comporta l'eventuale arrivo/trasferimento di voli notturni sull'adiacente scalo di Roma Fiumicino.
Adesso, dopo tanti anni, senza che nessuno si sia ricordato dei due decreti, dopo che, finalmente il Ministero dell'Ambiente ha emanato un parere, peraltro del tutto scontato, di fine di ogni ambiguità interpretativa: si scopre che i due decreti hanno piena validità.
Meno male, ma come mai solo ora?
E adesso? Non ci resta che aspettare gli eventi, nella convinzione che, senza ulteriori indugi, le commissioni aeroportuali dispongano la loro piena operatività. Cancellino i voli notturni.
Diversamente verifichino il rispetto il non superamento degli indici, non dovranno superare valore di 60 dB(A)Lvan. Con un accertamento rigoroso e puntuale dei limiti di legge.
Certo, ma come?
Con la rete di monitoraggio (conforme agli standard) e/o con il modello matematico (secondo le regole INM)? Stavolta i dati del rumore notturno devono essere resi disponibili, resi pubblici all'opinione pubblica. Permettendo una verifica da parte di soggetti terzi. Anche esterni.
Consapevoli che occorrerà validare il dato? Che andrà contrattata, anche preliminarmente, magari utilizzando il criterio Quota Count notturno in vigore negli scali della Gran Bretagna.
Un dato sul quale si potrà eccepire, che si potrà comunque impugnare e magari ricorrere al TAR? 18 febbraio 2011
Ma cosa significa realmente, per un aeroporto e per i cittadini residenti nell'intorno di una o più piste di volo, quando viene approvata, a maggioranza l'impronta acustica e, all'unanimità dei soggetti partecipanti, la zonizzazione acustica di uno scalo?
Il traguardo è indispensabile e preliminare, previsto da norme di legge e specifici decreti ministeriali, anche per fronteggiare i rischi, le ricadute, gli effetti derivati e collaterali conseguenti all'esposizione continuata ed acuta al rumore aereo aeroportuale.
Come è stato descritto da una ampia bibliografia (Ising - 1997, Passchier-Vermeer 1993, Berlung e Lindevall 1995, Babisch 2009, Miedema 1998, Fidell 2002; Passchier-Vermeer 2000, Passchier-Vermeer 2002, Michaud DS 2007, Maschke 2004, Franssen 2004, Raschke F 2004 , Rosenlund 2001; Haines 2001, e tanti altri), sappiamo che il cosiddetto "rumore aereo" altera le funzionalità del sistema nervoso, del sistema ormonale, del sistema cardiaco e vasocostrizione e tanto altro.
Determinando danni anche permanenti.
Ecco ma la determinazione della mappa acustica e lo stadio successivo del rischio inquinamento acustico, ovvero la zonizzazione acustica dell'intono, come risolvono il rischio "ambientale" del rumore aereo?
Gli aeroporti vengono adeguati, potenziati, crescono i collegamenti aerei, le frequenze e quindi incrementano i movimenti/voli quindi anche i riflessi sulla mappa acustica.
In parole povere la mappa acustica deliberata e la conseguente zonizzazione acustica vanno aggiornate, al massimo, dato l'evoluzione del trasporto aereo, almeno ogni due anni.
Ecco allora riproporsi il valore del target raggiunto dalla Commissione Aeroportuale e la necessità di ridefinire la configurazione "territoriale" delle fasce A, B e C, oltre a quella, ben più vasta appena sotto ai 60 Lva.
Anche quando la zona C (rossa): >75 dBA, la zona B (gialla): >65-75 dBA, la zona A (verde): 60-65 dBA ed rimanente territorio comunale: <60 dBA risultano del tutto corrette e coerenti con il movimento dei voli in partenza, in arrivo ed in rullaggio, secondo le prescrizioni dei decreti ministeriali e degli standard di input del modello matematico INM, devono essere necessariamente aggiornati: rifatti.
Nell'arco di due successive "impronte acustiche" tuttavia la popolazione interessata dovrebbe aver percezione che una qualche iniziativa di risanamento ambientale, di insonorizzazione acustica (all'occorrenza) sia stata finanziata ed adottata.
Che una qualche delocalizzazione sia avvenuta.
Quest'ultima, per quanto a conoscenza di Aerohabitat, è stata realizzata solo nell'intorno di Malpensa. Dei piani di risanamento ed insonorizzazione si è avuto notizia di qualche annuncio, ma al momento, ancora nessuna esecuzione. 1 febbraio 2011
Ma le mappe acustiche aeroportuali sono forse da rifare? Probabilmente si!
Quanti sono gli aeroporti italiani che hanno ottemperato al Decreto 31 ottobre 1997 e, grazie all'operato della Commissione Aeroportuale, hanno deliberato la mappa acustica e ratificato la zonizzazione acustica A, B e C? Qualora lo avessero fatto, lo hanno, in seguito aggiornato, rispondendo all'aumento dei voli avvenuto nel frattempo?
Chi ha modelizzato la mappa INM? E' stato direttamente il gestore aeroportuale o un qualche consulente esterno? Chi ha validato la mappa acustica, con quali tolleranze?
Ecco il punto chiave. Siamo davvero sicuri che l'esecuzione metodologica sia risultata corretta? Non è un interrogativo da poco. I piani di risanamento ed insonorizzazione dell'intorno aeroportuale "nascono" dalla mappa acustica. E' vero che spesso la "validazione" e certificazione è un compito svolto dall'Arpa regionale, ma siamo davvero certi, che dispongano delle competenze e professionalità corrette.
Aerohabitat, in attesa di formulare una serie di interrogativi specifici che, probabilmente, evidenziano l'inefficacia della mappa acustica realizzata in numerosi aeroporti italiani, propone all'attenzione dei cittadini "infastiditi" dal fracasso aereo, ai comitati dei residenti, agli ambientalisti in genere, il corso che ISPRA e CeDRA - anche relativamente all'utilizzo del modello matematico INM - hanno organizzato anche per il prossimo settembre (21-23-28-30) a Bari.
La gestione del rumore aeroportuale
Corso ISPRA - CeDRA
L' ISPRA, in collaborazione con l'Università degli Studi Milano-Bicocca e con l'ARPA PUGLIA, ha organizzato un corso formativo gratuito in tema di Gestione del Rumore Aeroportuale. La formazione è diretta al personale che presta servizio nelle amministrazioni pubbliche e professionisti che operano in aree prossime agli aeroporti aperti al traffico civile, Il corso si terrà per il centro-sud Italia a Bari presso gli uffici ARPA PUGLIA - Direzione Generale - Corso Trieste, 27 (Sala Conferenze - II piano). 5 luglio 2010
Dopo la recente presentazione dei risultati dello studio sugli effetti del rumore aeroportuale e sulla salute dei cittadini di Ciampino e Marino, il cosiddetto rapporto (S.E.R.A.) ecco un'altra conferma.
Il dato appare incontrovertibile, il rumore aereo non è solo un disagio un fastidio secondari, ma riflette e innesca effetti collaterali. Non è solo un incomodo, tra i tanti, della vita quotidiana.
Il rumore degli aerei non è solo fastidioso.
Le conclusioni dello studio SERA hanno evidenziato una associazione diretta tra esposizione al rumore di origine aeroportuale e livelli di pressione arteriosa: Che l’ipertensione costituisca un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, e anche un piccolo contributo nel rischio derivante da fattori ambientali può avere un impatto rilevante sulla salute pubblica, lo aveva rilevato anche lo studio HYENA.
La relazione tra il rumore generato dagli aerei in prossimità degli aeroporti e il rischio di ipertensione è stato spesso riscontrato. L'esposizione-risposta con l'impatto rumore aereo notturno giornaliero e il rischio di ipertensione sembrerebbe un dato ormai certificato.
Per quanto concerne il rumore del traffico aereo notturno, un aumento di 10dB dell’esposizione è stato associato a un odds ratio1 dell’1,14 (95% intervallo di confidenza: 1,01-1,29). Le relazioni esposizione-risposta sono risultate simili per il rumore del traffico stradale e maggiori per gli uomini con un odds ratio dell’1,54 (95% intervallo di confidenza: 0,99-2,40) nella categoria di maggiore esposizione (>65dB); (ptrend = 0,008).
La novità è rappresentata dall'indagine dell'epidemiologo Eberhard Greiser, apparse sul settimanale Der Spiegel , ha, anch'essa, evidenziato l'incremento di malanni e danni cardiovascolari e ictus tra i cittadini residenti nell'intorno di un aeroporto.
L'indagine tedesca è stata promossa dal ministero dell'Ambiente.
Una ricerca di grandi dimensioni, condotta dal medico e epidemiologo di Brema Eberhard Greiser, ha preso in esame oltre un milione di mutuati residenti intorno all'aeroporto di Bonn/Colonia.
"Increases of prescription prevalences in general were more pronounced in females. Analyses showed moderate noise-dependent increases of odds ratios for antihypertensive drugs and cardiovascular drugs. More pronounced effects were seen for those persons who received prescriptions for drugs from different groups of drugs (antihypertensive drugs and cardiovascular drugs, antihypertensive and cardiovascular drugs and anxiolytic drugs). In the latter group odds ratios reached maximum values of 3.733 (95% confidence interval: 2.505–5.563) in males and of 3.941 (95% confidence interval: 3.107–4.998) in females. Increases were found in all social strata. Night-time aircraft noise increases the prevalence of prescriptions for antihypertensive and cardiovascular drugs, especially when prescribed combined and in conjunction with anxiolytic drugs".
"To investigate the impact of aircraft noise on prescription prevalences of cardiovascular drugs in the vicinity of a major German airport with respect to social gradients.
Methods Spatial aircraft noise level data were derived from all individual flight data of Cologne-Bonn Airport for the year 2004, utilizing those 6 months with highest air traffic density. Individual prescription data of 809,379 persons insured with compulsory sickness funds were linked to address-specific noise data (air traffic, road traffic, train traffic). Multivariate logistic analyses were conducted on quartiles of night-time aircraft noise (3.00–5.00 a.m.), adjusting among others for noise from other sources, age, density of nursing homes and stratifying by quartiles of prevalence of social welfare recipients in community quarters."
I riscontri appaiono chiari, un soggetto femminile quarantenne, investito da livelli sonori pari a 60 decibel durante il giorno, perciò assimilabile alla popolazione residente nella cosiddetta zona A prevista dal Decreto 31 - 10 - 1997, ha un rischio pressoché doppio di finire in ospedale per curarsi di una malattia cardiocircolatoria.
Tra la popolazione maschile questo rischio aumenta del 69%. Tra le donne, tuttavia, sarebbe stato registrato un incremento dei tumori al seno e le leucemie. La sintesi appare conseguente, vivere vicino a un aeroporto mette a rischio la nostra salute, anche mentale: in quelle aree sono più alte anche le percentuali di persone depresse e ansiose.
(vedi allegati in pagina e su www.aerohabitat.eu). 25 dicembre 2009
Quante sono le abitazioni insonorizzate nell’intorno aeroportuale Italiano? Quante a Fiumicino, Ciampino e Linate? Quante a Malpensa e Orio al Serio? Quanti finanziamenti sono stati dedicati per interventi a tutela delle popolazioni residenti nelle vicinanze delle piste aeree Italiane? Quanti sono stati portati a termine? E i voli notturni? Non sarebbero proibiti o limitati anche in Italia?
E’ davvero difficile saperlo. Probabilmente il piano degli interventi non è ancora avviato. Nell’attesa proponiamo – in materia - il comunicato stampa del Consiglio federale Svizzero di quasi dieci anni orsono. La prescrizione e le normative sono state, ovviamente, adottate.
Il Consiglio federale stabilisce valori limite per il rumore degli aeroporti
COMUNICATO STAMPA
Il Consiglio federale stabilisce valori limite per il rumore degli aeroporti
Il Consiglio federale ha stabilito valori limite per il rumore degli aeroporti nazionali. Là dove vengono superati i valori limite d'immissione, saranno istallate finestre fonoisolanti e non potranno essere costruite nuove abitazioni. Miglioreranno le basi legali relative al divieto dei voli notturni. Nelle ore al limite delle fasce notturne saranno vietati decolli e atterraggi di aerei particolarmente rumorosi.
Dopo il traffico ferroviario e quello stradale, tocca ora al traffico aereo, per il quale vengono definiti valori limite d'immissione specifici. Per le ore diurne e per quelle al limite delle fasce notturne (dalle 22 alle 24 e dalle 5 alle 6) si applicano valori limite diversi. Di giorno si vuole evitare un disturbo rilevante del benessere della popolazione. Nelle ore al limite delle fasce notturne le persone che dormono non devono essere svegliate dagli aerei. Tra la mezzanotte e le cinque del mattino è in vigore un divieto dei voli notturni.
Finestre fonoisolanti
Se il carico diurno o notturno supera i valori limite d'immissione, devono essere istallate delle finestre fonoisolanti. Circa 6000 persone che abitano nei pressi degli aeroporti di Zurigo e Ginevra sono toccate dalla misura. Nelle vicinanze dell'aeroporto di Zurigo-Kloten i valori limite d'immissione vengono superati ad esempio nelle zone residenziali dei Comuni di Höri, Hochfelden, Oberglatt, Oberhasli, Adlikon, Rümlang, Kloten, Opfikon, Glattbrugg e Wallisellen.
Nei pressi dell'aeroporto di Ginevra-Cointrin, a registrare valori limite d'immissione troppo elevati sono per esempio le zone residenziali dei Comuni di Meyrin, Vernier, Versoix, Genthod, Bellevue e Le Grand Saconnex. Per quanto concerne l'aeroporto di Basilea-Mulhouse, i valori limite d'immissione non vengono superati in territorio svizzero.
Il progetto tocca anche gli aeroporti regionali con traffico aereo di linea e charter, segnatamente i due aeroporti di Lugano-Agno e Berna-Belp, dove le zone in cui viene superato il valore limite in futuro saranno un po' più ridotte rispetto all'attuale catasto dei rumori. Il motivo va ricercato in un nuovo sistema di valutazione che tiene in maggiore considerazione i vari tipi di traffico aereo.
Prevenzione nella pianificazione del territorio
Il nuovo progetto garantisce una migliore armonizzazione della protezione dall'inquinamento fonico con la pianificazione del territorio. I Cantoni in cui vi sono degli aeroporti devono tirare le necessarie conseguenze per quanto riguarda la pianificazione del territorio. Nelle vicinanze degli aeroporti non può più essere delimitata una zona edificabile se il rumore supera il valore di pianificazione, il quale risulta essere inferiore rispetto al valore limite d'immissione. Se la zona edificabile è già stata delimitata, e qualora il valore limite d'immissione venga superato, non possono essere costruite altre abitazioni.
Mediante i catasti del rumore la Confederazione intende inoltre evitare che nei pressi degli aeroporti nazionali il rumore continui ad aumentare lentamente. In tali catasti è stabilito a quale carico fonico l'aeroporto può sottoporre le zone limitrofe. Se il carico effettivo supera nettamente quello previsto dall'autorizzazione, il gestore dell'aeroporto deve ridurre il rumore degli aerei o chiedere una modifica della concessione.
Chi è all'origine del rumore paga
Il carico fonico e le relative limitazioni edilizie possono comportare delle richieste d'indennizzo. Il Dipartimento ATEC valuta i costi globali in base all'attuale numero di voli a ca. 220 milioni di franchi, di cui 30 milioni sono destinati a misure di protezione antifonica e ca. 190 milioni di franchi sono previsti per indennizzi in seguito a un deprezzamento o a limitazioni dell'utilizzazione di edifici.
In via di principio, chi causa tali costi deve anche farsene carico. Se i costi andassero a carico dei passeggeri, sarebbero ammortizzati entro cinque anni, a condizione di prelevare su ogni biglietto venduto una tassa sul rumore inferiore a 2 franchi.
Migliorano le basi legali relative al divieto dei voli notturni
Il progetto migliora le basi legali per quanto attiene al divieto dei voli notturni. Il divieto attualmente in vigore tra le 24 e le 5 (le 05.30 in base alla decisione di concessione relativa alla 5a tappa di costruzione a Zurigo) sarà regolamentato a livello di ordinanza e non più nelle concessioni d'esercizio. Inoltre, negli aeroporti nazionali i velivoli particolarmente rumorosi non possono decollare o atterrare tra le 22 e le 24.
Per gli aeroporti regionali il divieto dei voli notturni inizia già alle 23 e dura fino alle 6. In futuro anche per questi aeroporti non saranno più autorizzati voli di velivoli rumorosi tra le 22 e le 23.
Il progetto (modifica dell'ordinanza contro l'inquinamento fonico e dell'ordinanza sull'infrastruttura aeronautica) entra in vigore il 1° maggio 2000. 23 ottobre 2009
Cosa e' l'IRESA? A decorrere dall'anno 2001 è stata istituita l'Imposta Regionale sulle Emissioni Sonore degli Aeromobili (IRESA) che rappresenta un tributo che ha come obiettivo la riduzione dell'inquinamento acustico nelle aree adiacenti gli aeroporti .
Il gettito di questa imposta è infatti destinato al completamento dei sistemi di monitoraggio e disinquinamento acustico e all'eventuale indennizzo delle popolazioni residenti nelle zone dell'intorno aeroportuale. L'imposta è dovuta alla regione o provincia autonoma per ogni decollo ed atterraggio degli aeromobili civili negli aeroporti civili.
Perché parlare ancora della tassa virtuale, che qualcuno dovrebbe pagare, qualcuno dovrebbe accantonare e che dovrebbe essere devoluto a beneficio dell’intorno aeroportuale?
Perché la tematica è stata riproposta dal sito www.vivi-caselle.blogspot.com lo scorso 26 settembre 2009, alla quale rimandiamo per l’ampiezza e approfondimento presentato, con il titolo L'Aeroporto "Catullo", l'I.R.E.S.A. - Imposta Regionale Emissione Sonore Aeromobili e... Sommacampagna in occasione di una interrogazione parlamentare che proponiamo.
L’interrogazione a risposta scritta 4-03533 presentata da GIAMPAOLO FOGLIARDI mercoledì 8 luglio 2009, trae spunto dallo scalo di Verona Villafranca, riassume la vicenda storica dell’IRESA che riguarda tutti gli scali Italiani.
Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Per sapere - premesso che:
- l'articolo 10 del decreto-legge 27 aprile 1990 n. 90, ha istituito un'imposta erariale in aggiunta ai diritti di approdo e decollo degli aeromobili la cosiddetta «tassa rumore». L'accertamento, la riscossione e il versamento (come da decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 434) era demandato alle stesse società di gestione degli scali aeroportuali che svolgevano pertanto la funzione di sostituto d'imposta;
- dal 10 gennaio 2001 l'imposta erariale di cui sopra è stata sostituita dall'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili;
- come risulta da una circolare dell'ENAC pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale riportante la legge 21 novembre 2000, n. 342 istitutiva dell'imposta regionale, il soggetto obbligato al pagamento è l'esercente dell'aeromobile (compagnia aerea). All'articolo 90, comma 4, si richiedeva un decreto al Ministro delle finanze di concerto con il Ministro dei Trasporti e della navigazione e quello dell'Ambiente per stabilire le modalità applicative dell'imposta. A quanto consta all'interrogante, il decreto è stato preparato dal Ministero delle finanze già dal maggio 2001 ed inviato agli uffici legislativi degli altri due ministeri senza, a tutt'oggi, aver avuto alcuna risposta;
- pertanto, l'Aeroporto Catullo di Verona ha continuato (per quelle compagnie che non abbiano inviato comunicazione scritta di disapplicazione del tributo) a conteggiare e riscuotere l'imposta sino al 31 dicembre 2008, costituendo all'uopo uno specifico fondo vincolato, in attesa di ricevere precise istruzioni sulle modalità di trasmissione di tali somme agli Enti competenti per le relative assegnazione. In questa procedura la posizione del Valerio Catullo è dunque meramente di sostituto d'imposta -:
- a che punto sia l'iter per stabilire le modalità applicative dell'imposta;
- se i ministri siano a conoscenza del grave ritardo accumulato (8 anni dal decreto preparato dal Ministero delle finanze) e cosa intendano fare affinché gli Enti competenti possano godere quanto prima delle somme accantonate dall'aeroporto. 28 settembre 2009
Si presentano come troppe, sproporzionate, insostenibili: sono le richieste d’indennizzo per i danni, le conseguenze derivate dalle amate “Frecce Tricolori”.
Ma forse è solo troppo limitata, la somma, il fondo rimborsi reso disponibile dalla Regione FVG e dalla parte si sono rivelate davvero elevate le richieste.
La quota dei rimborsi richiesti dagli aventi diritto, infatti, ovvero dei residenti sorvolati dagli Aermacchi 339 delle Frecce Tricolori nel corso delle operazioni di volo intorno all’aerobase di Rivolto in Friuli, avrebbe raggiunto la cifra di 1.5 milioni di euro.
Davvero inadeguata la somma di 100 mila euro stanziati dalla Regione.
I Comuni di Codroipo, Basiliano e Lestizza, hanno trasmesso al Servizio tutela da inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico presso la Direzione centrale ambiente e lavori pubblici della Regione le richieste compilate.
Richieste che, secondo Aerohabitat sono state circoscritte a zone limitate, potrebbero non aver identificate realmente tutti i cittadini interessati ai danni generati dalla Pattuglia Aerea Nazionale. La somma da stanziare potrebbe, infatti, raddoppiarsi se non triplicarsi.
Il disagio manifestato dai cittadini potrebbe ora, dopo oltre 30 anni di permanenza delle Frecce Tricolori a Rivolto, associarsi all’amore, alla passione, all’orgoglio con il quale la PAN è seguita. Sarebbero una quarantina i cittadini che hanno inoltrato la richiesta a Rivolto, Beano, Lonca, Passariano, Zompicchia e nel Belvedere del capoluogo, che assommano a circa 756 mila euro.
Tredici di queste richiedono la sostituzione di serramenti, una decina l'isolamento delle pareti, una trentina per la risistemazione del tetto. Nel Comune di Lestizza le domande sono risultate 36 per circa 425 mila euro.
Nel Comune di Brasiliano invece ammontano a 370 mila euro.
La normativa Regionale ha disposto, fra l’altro, solo il rimborso del 50% delle spese documentate per interventi e opere riguardanti, nuovi serramenti, insonorizzazione delle pareti e la ristrutturazione dei tetti.
Il fondo dei 100 mila euro dovrebbe, inoltre, sostenere i rimborsi non solo dell’intorno di Rivolto, ma anche quelli provocati dai voli dall’aerobase USA di Aviano.
Anche quest’ultima localizzata nel Friuli Venezia Giulia. 14 settembre 2009
Con una news a firma Eleonora Cantucci il quotidiano ambientale on line www.greenreport.it lo scorso 28 agosto (anno IV newsletter numero 931) ha presentato un interessante articolo sul monitoraggio aeroportuale notturno e gli impegni che il Paese Italia, perciò gli scali aerei, dovrebbe assolvere.
Rumore degli aerei: entro il 31 agosto le regioni devono trasmettere la relazione sul monitoraggio
LIVORNO. Sta per scadere il termine ultimo per trasmettere la relazione sul monitoraggio del rumore aeroportuale notturno: entro il 31 agosto le Regioni dovranno comunicare ai ministeri dell'ambiente e delle infrastrutture i dati rilevati al mese di luglio 2009 degli aerei in arrivo e in partenza (esclusi però, i voli di Stato, quelli sanitari e di emergenza) che effettuano voli dalle ore 23 alle ore 6 del mattino.
E' la comunicazione mensile diretta a consentire la verifica del rispetto dei requisiti acustici previsti dalla Convenzione di Chicago del 1944 (ratificata in Italia con la legge 561/1956). Ed è un obbligo, a carico delle regioni dal 1999, data in cui è entrato in vigore il regolamento per la riduzione dell'inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili (Dpr 9 novembre 1999, n. 476). Un regolamento, che fra l'altro, ha subito delle modifiche dopo le proteste sull'aeroporto di Malpensa.
Gli aeroporti e soprattutto quelli vicini alle città (come quello di Pisa e quello di Firenze) causano disagio agli abitanti. Questa è l'ennesima riprova che il rumore non è solo un problema degli ambienti di lavoro o delle abitazioni (magari costruite senza crismi edilizi-acustici), ma può essere una forma di inquinamento. Da tempo ormai le organizzazioni che si occupano della tutela della salute mettono in guardia dall'essere esposti al frastuono tipico della nostra civiltà per effetti che si ripercuotono in generale sull'organismo e che spesso ricadono nella omnicomprensiva sfera dello stress.
Ma il rumore in generale è una forma di inquinamento su cui il legislatore ha prestato minore attenzione. La normativa sul rumore non solo è stata una delle ultime ad approdare nel nostro ordinamento, ma non è neppure contemplata nel così detto codice ambientale (tanto che per alcuni studiosi e cultori della materia il Dlgs 152/06 così come modificato dal Dlgs 4/08 - e ancora sottoposto a revisione - non può essere definito come tale proprio perché manca di alcuni settori). E comunque sia l'inquinamento da rumore è uno dei più difficili da combattere: sia perché non è così semplice distinguere il rumore dal suono dato che questo è un aspetto che ricade nella sfera soggettiva del singolo sia perché non è facile sulla base dell'unità di misura del decibel arrivare a definire la soglia di tolleranza.
Però la legge di conversione del decreto legge sulle misure straordinarie in materia di risorse idriche e ambiente oltre ad affrontare le tematiche dei rifiuti, della risorsa idrica, delle energie e delle valutazioni ambientali cerca di istituire un principio di legalità formale e allo stesso tempo di limitare l'ampia portata del concetto di "normale tollerabilità" che è indicato nel codice civile.
A dire il vero l'affermazione legislativa appare un po' vaga perché l'accertamento della tollerabilità viene connesso a non meglio identificate "disposizioni di legge e regolamenti".
Da non dimenticare poi la legge comunitaria 2008 che attribuisce una delega al Governo per riordinare la disciplina in materia di rumore. In pratica il Governo dovrà emanare uno o più decreti per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia dell'ambiente esterno e abitativo dall'inquinamento acustico. Oltre che una serie di requisiti acustici per gli edifici e per la determinazione e la gestione del rumore ambientale. 31 agosto 2009
E’ sicuramente una svolta storica nelle politiche di tutela dei cittadini e del territorio limitrofo alle aerobasi Italiane, anche se appare una risposta alquanto contraddittoria.
Il termine per la presentazione delle domande di contributo per interventi di fono isolamento e sistemazione tetti degli immobili situati nei paesi di Nespoledo e Villacaccia, nel comune di Lestizza, localizzata nei pressi dell’aerobase di Rivolto è prorogata al 27 agosto.
I singoli cittadini possono quindi presentare domanda per l’indennizzo conseguente ai disagi e ripercussioni generate dalla Pattugli Acrobatica Nazionale (PAN) di Rivolto, in provincia di Udine.
Il fondo disponibile tuttavia è limitato, solamente 100 mila euro contro i 400mila inizialmente previsti. Che sarebbero stati, anche questi, del tutto inadeguati.
Il provvedimento degli indennizzi riguarda località ritenute soggette al disagio nell’intorno all’aerobase di Rivolto (Villacaccia e Nespoledo in Comune di Lestizza; Lonca, Rivolto e Zompicchia, e Codroipo; Basagliapenta nel comune di Basiliano) e all’aerobase USAF di Aviano (Roveredo in Piano, Fontanafredda e San Quirino).
Troppi cittadini, troppi paesi da risarcire per due tra le maggiori basi aere Italiane – USA. Ma probabilmente i paesi e le frazioni identificate sono troppo poche.
Come è irrisorio il piano degli interventi e dei finanziamenti.
Sono troppi i caseggiati ed i cittadini coinvolti dal rumore aereo e dalle vibrazioni causate dal quotidiano addestramento dei velivoli militari. Inquinamento sonoro e tegole/tetti che saltano al passaggio dei velivoli USA e Aermacchi 339 sono i due fenomeni principali.
Ma le misure e le opere per l’insonorizzazione e per la manutenzione delle coperture, dovrebbero pertanto essere allargate ad un numero per superiore di cittadini.
In Comune di Basiliano sono state presentate 80 richieste, potrebbero anche triplicarsi, in ogni modo il finanziamento di 100 mila euro complessivo è del tutto irrilevante.
In conclusione occorre rilevare pertanto la novità, il riconoscimento del disagio generato, l’urgenza e l’obbligatorietà delle tutele che la Regione FVG ha deciso di sostenere.
Non lo sono sicuramente da un lato l’ammontare dell’indennizzo complessivo e dall’altro, riguarda il numero dei soggetti titolari della richiesta di indennizzo: possono farlo solo i residenti delle abitazioni sorvolate nelle traiettorie di volo. Ecco il punto chiave. Quali sono? Sarebbe utile conoscere le modalità che hanno identificato alcune zone ed esclusole altre. Comunque sottoposte al disagio. Quali sono stati i criteri adottati?
Anche gli aeroporti militari sono stati equiparati nella normativa a quelli civili per quanto riguarda i limiti di tolleranza acustica. L’impatto ambientale delle aerobasi di Rivolto e Aviano, tuttavia, è stato verificato nell’ambito del progetto Milnoise, avviato qualche anno orsono con un monitoraggio che non è mai stato reso del tutto trasparente. 25 agosto 2009
Alla CAI non interessano e così il commissariato Fantozzi ha messo in vendita la flotta degli aerei scartati dalla nuova compagnia aerea Italiana.
Purtroppo la CAI non rinuncia a tutta la flotta MD 80 e almeno la metà continuerà ancora a volare sulle piste del Paese in attesa del loro avvicendamento con Airbus 320.
Ma la rinuncia agli MD 80 più arzilli che hanno indici di rumorosità tra i più elevati del Capitolo 3 è comunque una buona notizia per i cittadini residenti nell’intorno degli scali aerei Italiani.
LA flotta MD 80 vola sopra questi cittadini e non di quelli nord Europei che, è utile saperlo, questi ultimi, infatti, ignorano nella loro totalità i vetusti MD 80 Alitalia.
Per un motivo semplice. La exAlitalia e presubilmente anche la CAI non vola e volerà con MD 80 nella Comunità Europea perché negli scali più accorti hanno, da tempo, adottato tariffe acustiche differenziate.
Elevatissime per le flotte rumorose.
Al punto che non conviene farli atterrare: si paga troppo e non conviene.
Tariffe che non vengono applicate sugli scali del BelPaese – forse per non penalizzare i bilanci trascorsi della ex Alitalia – e per questa ragione, forse, la CAI ha previsto di continuare l’attività aerea con la residua flotta MD 80 ex Alitalia.
Sono purtroppo solo 17 gli MD 80 in vendita, alcuni sono in servizio dal 1985 ed hanno oltre 40.000 ore di volo, mentre sono venerandi anche i propulsori che li equipaggiano e spesso non sono stati sottoposti alla certificazione “sonora” biennale disposta dalla legge.
La questione della flotta MD 80, sia quella che volerà per la CAI sui cieli Italiani, sia quella posta in vendita – con evidenti rischi che gli MD 80 siano acquisiti da vettori nazionali – ma anche quelli in attività presso Meridiana ed altri vettori minori Italiani, perciò dell’incisivo impatto sonoro generato, soprattutto se comparato con le flotte “silenziose” di Capitolo 4, ebbene la questione della loro rumorosità non è ancora risolto.
Continuerà a persistere e risuonare nell’intorno degli aeroporti Italiani, che fra, l’altro, in aggiunta ai ritardi dei lavori delle Commissioni Rumore, non hanno ancora adottato la politica delle tariffe differenziate per fronteggiare e scoraggiare l’utilizzo di flotte troppo rumorose.
24 dicembre 2008
Quanti sono gli scali aerei Italiani che hanno completato l’iter di tutela, di misure, di opere ed interventi di mitigazione dall’impatto acustico aeroportuale?
Avviato i piani di risanamento ambientale?
Con realismo occorre affermare che, probabilmente, nessuno scalo aereo, qualora avesse avviato o realizzato qualcosa del pacchetto degli interventi di tutela per i cittadini residenti nell’intorno dello scalo, non lo ha completato.
Anche perché i voli, nonostante la crisi Alitalia, aumentano e in parallelo il rischio di una estensione delle superfici sonore impattate, dell’incremento degli indici di rumore Lva e, ovviamente, dei cittadini interessati, potrebbe aver inesorabilmente continuato a crescere.
Ma ecco un elenco semplice quanto basilare delle cose da fare ai fini del contenimento dell’impatto acustico e dell’ineliminabile progressiva riduzione riguardano:
- Infrastrutture aeroportuali;
- Barriere antirumore;
- Procedure antirumore;
- Monitoraggio del rumore aeroportuale;
- Pianificazione degli insediamenti;
- Comunicazione Ambientale.
In breve, infatti, le opere di ampliamento e potenziamento devono essere finalizzati non solo ad aumentarne le capacità operative, ergo aumento del traffico, ma anche a contenere e ridurre l’impatto ambientale sugli insediamenti. Gli interventi di mitigazione devono prevedere la realizzazione di barriere antirumore nel perimetro aeroportuale a difesa del centri abitati.
L’uso delle piste deve essere inoltre correlato alle fasce orarie diurne e notturne.
Devono essere previste (i) restrizioni al volo per le flotte di Capitolo 3 di fascia più rumorosa (MD 80 e altri) Annesso 16 ICAO (ii) adozione di profili di salita adeguati (ICAO A o ICAO B) per ridurre al minimo il sorvolo dei centri abitati da parte degli aeromobili.
La pianificazione degli insediamenti deve avvenire attraverso una selettiva politica di concessioni edilizie (criteri per regolare l’attività urbanistica nel territorio circostante l’aeroporto) e di zonizzazione acustica definita.
Una costante verifica continuata e circostanziata con un sistema di monitoraggio del rumore aeroportuale correlato con la traccia radar per rilevare l’impatto acustico sul territorio prodotto dalle attività aeronautiche. La mappatura degli eventi registrati dalle centraline deve evidenziare gli indici Leq, SEL, Lmax, Lden e Lnight i valori Ln percepiti, Lpeak e LUWpeak (i valori di picco pesati e non), correlati all’orario dell’ evento registrato. Non può mancare il riscontro delle violazioni alla procedura antirumore e associata ad una comunicazione ambientale disponibile ai cittadini con l’elaborazioni statistiche e rapporti.
Questo stadio iniziale di mappatura dell’impatto sonoro complessivo generato dalle flotte aeree a terra ed in basso sorvolo dovrebbe preludere alle misure ed alle opere degli interventi di risanamento ambientale (insonorizzazione degli edifici, ecc.).
5 dicembre 2008
Da Youtube 18 secondi di un Boeing 747 KLM in atterraggio finale sullapista di San Martin.
Il giornalista Chris Griffith intervista Kevin Rudd.
A Canberra i cittadini hanno raccolto oltre 28 mila firme per adottare la chiusura notturno dello scalo cittadino dalle 23.00 alle 06.00. Un video on - line su Youtube.com riporta la notizia riguardante il secondo scalo australiano.
Le flotte aeree di vecchia e nuova generazione sono spesso oggetto di confronto e di speranza. Determinano ricadute acustiche diversificate e quindi anche prospettive di coesistenza, sostenibilità, divieti e restrizioni ai voli lungo le traiettorie di decollo ed atterraggio.
Presentiamo uno spaccato di alcune impronte di aeromobili di ultima generazione. 2 luglio 2008
Ad oltre dieci anni dalla emanazione della legge quadro sull’inquinamento acustico l’Italia è ancora all’anno zero per gli interventi a tutela delle popolazioni esposte alle emissioni sonore nell’intorno aeroportuale (vedi comunicato Aerohabitat del 2 gennaio 2002) ma soprattutto non dispone ancora di un quadro realistico del numero dei cittadini interessati: le mappe acustiche esistenti non sarebbero conformi alle normative. Le elaborazioni previsionali INM utlizzate non sarebbero, infatti, corrispondenti alle istruzioni per l'uso del modello matematico USA.
Quanti sono i cittadini italiani esposti ad indici superiori a 60 Lva, o a 65 Lva?
La disputa continua a riproporre numeri diversissimi. Rilevanti per i comitati di protesta, ambientalisti ed amministratori locali (sindaci, ecc.), minimi o contenuti e comunque stimati in calo repentino per gli amministratori istituzionali (ANPA; ARPA; Provincie, Regioni, ecc.). Ma anche sugli ordini di grandezza, centinaia, migliaia, le posizioni appaiono distanti.
Nei paesi occidentali nei quali la sensibilità ambientale e la tutela dei cittadini sono concrete ed effettiva, i numeri quadrano e la pianificazione delle misure, delle tecniche e degli interventi sono da decenni adottate. Nella tabella seguente proponiamo un elenco, sono dati del 1990 dei più trafficati scali USA, e segnalano il numero di cittadini coinvolti e l’anno dal quale sono state avviate le misure di mitigazione che hanno ridotto le zone e i cittadini, pur dinanzi all’incremento dei voli (in pratica il trasporto aereo ha nel periodo registrato il raddoppio dei movimenti).
Graduatoria
| Aeroporto
| Popolazione
| Anno
|
1
| Chicago O’Hare
| 209.890
| 1988
|
2
| Atlanta Hartsfield
| 80.000
| 1984
|
3
| Dallas – Ft Worth
| 16.834
| 1989
|
4
| Los Angeles
| 92.291
| 1983
|
5
| Denver
| 14.666
| 1989
|
6
| San Francisco
| 44.440
| 1982
|
7
| St Louis
| 79.600
| 1986
|
8
| Newark
| 65.078
| 1986
|
9
| La Guardia
| 461.749
| 1986
|
10
| Phoenix
| 30.993
| 1987
|
11
| Gr. Pittsburg
| 6.634
| 1984
|
12
| Miami
| 130.000
| 1985
|
13
| Detroit
| 37.510
| 1986
|
14
| Boston Logan
| 99.000
| 1980
|
15
| Kennedy
| 212.210
| 1980
|
16
| Minneapolis St Paul
| 18.554
| 1987
|
17
| Charlotte
| 13.243
| 1988
|
18
| Memphis
| 72.780
| 1985
|
19
| Houston Int’l
| 4.022
| 1984
|
20
| Philadelfia
| -
| -
|
21
| Washington Nat.
| 24.500
| 1989
|
22
| Orlando
| 3.480
| 1985
|
23
| Honolulu
| 6.468
| 1987
|
24
| Las Vegase Mc Carren
| 17.090
| 1987
|
25
| Seattle Tacoma
| 78.146
| 1984
|
26
| Balt- Wash.
| 14.194
| 1987
|
27
| Sal t Lake City
| 3.915
| 1984
|
28
| Cincinnati
| 2.019
| 1985
|
29
| Kansas City
| 282
| 1980
|
L’elenco USA riporta i cittadini esposti a valori superiori a 65 Dnl, una unità di misura equivalente all’indice 65 Lva fissato dalla normativa italiana: nessun aeroporto italiano dispone di dati attendibili riferiti alla popolazione esposta.