Dopo che lo scorso luglio 2010 con l'ipotizzato superamento del segreto di Stato, dopo 30anni, e le speranze di avere risposte inequivocabili sulle vicende occorse nel basso Tirreno in quella tarda serata, ecco una conferenza stampa che rilancia invece, ancora una volta, lo scenario di bomba a bordo.
Nessun teatro di guerra. Parlare di missili e di inseguimento, battaglia aerea tra caccia ex libici, israeliani, francesi, italiani e USA, di mancate collisioni e similari, sarebbe quindi una assurdità.
Anche l'ipotesi dei missili a guida radar - con esplosione a distanza di 10-30 metri dall'obiettivo - che avrebbe generato schegge, che non sono state tuttavia riscontrate sulla fusoliera recuperata e rimontata a Pratica di Mare, viene scartata.
Le investigazioni porterebbero, in maniera esclusiva ad una esplosione in volo, interna, probabilmente collocata in una delle due toelette e/o dietro la paratia posteriore della cabina passeggeri.
Le ultime perizie - ha sostenuto il Sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, con il recupero dell'85% delle parti/ pezzi del DC 9 Itavia, partito da Bologna e precipitato nei mari di Ustica dopo essere esploso in volo il 27 giugno 1980, "per portare un contributo per la verità alla strage di Ustica, dopo le nuove polemiche e le diverse tesi uscite la scorsa estate in occasione delle celebrazioni del trentennale della strage".
La conferenza stampa dell'on. Giovanardi è avvenuta alla Prefettura di Bologna il 22 novembre, nella circostanza il Sottosegretario, tra l'altro, ha sostenuto:
"Quella sera nei cieli di Ustica, non ci fu battaglia aerea. Aerei in volo a quell'ora nelle vicinanze del Dc9 non ce ne sono. Sono a 500 chilometri, o nella zona ma tre ore dopo".