E' ancora recente l'annuncio di Pisa quale scalo hub militare italiano, un contesto operativo che pone una serie di pesanti interrogativi di praticabilità e conformità agli standard di logistica infrastrutturale ICAO, che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, incontrando amministratori locali e il CEO della Società Aeroporto Toscano Galileo Galilei (SAT) Gina Giani, ha posto una questione primaria per lo scalo: la delocalizzazione di 44 immobili in via Cariola e via Carrareccia.
La notizia non sorprende Aerohabitat e appare pertinente all'ipotizzato potenziamento dei voli e sviluppo aeroportuale.
Probabilmente l'operazione appare anche sottostimata, le problematiche associate al Piano di rischio aeroportuale ed alla zonizzazione acustica, in prospettiva ad un traffico operativo misto civile/commerciale e militare sembrerebbero assai più rilevanti. Maggiormente invasive per il territorio e la comunità dei residenti limitrofi.
Un aeroporto con vocazione hub militare e civile commerciale con prospettive di 5/6 milioni di passeggeri/anno (e forse oltre), molto probabilmente, esige spazi di sicurezza ad inizio e fine pista (R.E.S.A.) e P.S.Z. (Public Safety Zone) del piano di rischio compatibili con una pista (04) che termine a ridosso della recinzione di sedime. Una pista prossima all'edificazioni cittadine.
Senza deroghe specifiche e/o temporanee.
Altrettanto evidenti appaiono le tutele collegate alla zonizzazione acustica dell'intorno aeroportuale. Quello che tuttavia Aerohabitat non è in grado - almeno per il momento - di sapere è quale possa essere la causa dell'annunciata "delocalizzazione" dei 44 immobili.
E' riconducibile all'impatto di rischio incidente aereo, dell'inquinamento acustico o, semplicemente, il sedime aeroportuale è ridotto, non adeguato in termini di ettari disponibili?
Il trasferimento delle famiglie residenti nei 44 immobili, risultato dello studio realizzato dall'Istituto di Sociologia urbana dell'Università di Pisa, quale motivazione ha adotto?