venerdì 26 ottobre 2012 06:40 Età: 12 yrs

Pisa e una zona "rossa", probabilmente oltre 75 Lva, a dirlo sarebbe bastato INM

Categoria: Aeroporti, Altri scali, Aerobasi, Pisa, Archivio, Dossier, Ambiente, Imp. acustico, Std ICAO ENAC, Comitati

 

Coinvolti sono solo gli abitanti di via Cariola e via Carrareccia, 44 famiglie?

La Commissione Aeroportuale per il rumore aereo costituita anche a Pisa lo avrebbe potuto rilevare da tempo. sarebbe bastato modelizzare, come previsto dal Decreto 31/10/97, l'impatto sonoro con il modello matematico Integrate Noise Model.

Certo sarebbe stato necessario inserire anche i dati di imput per il cosiddetto ground noise, ovvero il livello delle emissioni sonore degli aeromobili mentre operano a terra. Ovvero durante la messa in moto, il movimento sul piazzale dei parcheggi e in rullaggio del post atterraggio e del pre decollo.

L'impatto a terra del rumore aereo anche a Pisa avrebbe potuto essere identificato ed evidenziato (anche nelle stime) già da tempo. Probabilmente ancora nei primi anni del 2000.

 

All'epoca il Galileo Galilei movimentava oltre 20mila voli/anno, nel 2011 sono stati quasi 42mila. Nel 2012 probabilmente raddoppierà il traffico dell'anno 2000.

Se aggiungiamo che al traffico civile/commerciale occorrerebbe sommare anche quello militare, circa un terzo di quelli civili (sostiene ARPAT) il traffico dello scalo pisano sarebbe prossimo a quello di Bergamo Orio al Serio. Dalle parti del quarto posto nella classifica degli aeroporti più trafficati del Belpaese.

Le evidenze correlate al rumore aereo, secondo Aerohabitat, avrebbero dovuto essere certificate in sede di Commissione aeroportuale. Magari confermate all'interno del Comitato Paritetico con i militari. Passando dalla mera disponibilità a fronteggiare le problematiche "Commissione Paritetica, prevista dalla legge, per definire e concordare azioni finalizzate a prevenire e contenere il rumore prodotto in aree militari. I comandi militari hanno dato di-sponibilità ad affrontare il problema e ne hanno tenuto conto nella gestione delle loro attività..."., alla loro risoluzione.

L'impatto rumoroso che si scarica sugli abitanti della zona (rossa?) di via Cariola e via Carrareccia, su quelle 44 famiglie (probabilmente anche altrove?) avrebbe potuto essere accertato per tempo.

Il sospetto che l'area abbia valori superiori a 75Lva è uno scenario che andrebbe immediatamente valutato e verificato in sede di Commissione Aeroportuale con l'elaborazione INM, come disposto dal Decreto. I riscontri delle centraline fisse e/o mobili non hanno un valore di certificazione dello sforamento del livello di 75 Lva. Lo ha esclusivamente la validazione del modello INM con l'opzione del ground noise. Una pratica talvolta (?) trascurata nel Belpaese.

Un dato è certo, l'attività aerea di un aeroporto, il livello del traffico esistente, commisurato all'impatto acustico di 75Lva non dovrebbe superare il recinto aeroportuale.

Qualora fosse certificato lo sforamento dei 75Lva oltre il confine del sedime di uno scalo esistono solo due opzioni:

- limitare i volumi di traffico per evitare lo sforamento territoriale;

- allargare l'area del sedime acquisendo la zona interessata.

La prima opzione, ovvero il ridimensionamento dei volumi di traffico, soluzione non praticata e, probabilmente uno scenario di sostenibilità e compatibilità ambientale, al momento, non perseguibile.

Non rimane che valutare la seconda opzione.

A Pisa dunque uno scalo identificato come scalo Strategico dallo studio del Piano Nazionale Aeroporti con un potenziamento del traffico stimato e con raddoppio dei passeggeri al 2030 (che ha intanto raddoppiato il traffico del 2000) l'ipotesi della localizzazione dei caseggiati avrebbe dovuto essere da tempo verificata.