La questione è sempre la stessa. Vale per qualsivoglia infrastruttura aeroportuale, civile e/o militare. Perché delocalizzare cittadini e attività sensibili piuttosto che insediare piste e parcheggi aerei in zone compatibili e/o sostenibili?
Non sarebbe bastata una corretta quanto previsionale modelizzazione INM con volumi di traffico relativi per verificare un inevitabile lo sforamento acustico in certi ambiti extrasedime aeroportuale?
Niente di nuovo quindi. E' anni che Aerohabitat lo sostiene.
E' quello che era possibile prevedere in tutte le aerobasi e aeroporti (regionali, nazionali, internazionali, hub) del Belpaese. Quello che avverrà a breve a Pisa rappresenta quindi l'ennesima incapacità di pianificare l'impatto acustico, quello ambientale ed in genere di anticipare gli effetti collaterali di ogni insediamento aeroportuale.
Perché sovraccaricare e potenziare all'inverosimile scali aerei con ridotti sedimi infossati nelle città storiche, in prossimità di viabilità e palazzoni, quando nel breve e medio periodo, magari senza espletare a i piani di risanamento ed insonorizzazione degli edifici, ed esigere senza indugi dinnanzi a situazioni ambientali irreversibili, una delocalizzazione?
Una opzione che avrebbe una sola alternativa: depotenziare i voli sullo scalo.
Qualè quindi il senso di queste operazioni? Che quando avvengono sono, tra l'altro a carico del Belpaese?
Al Galileo Galilei di Pisa in queste settimane, con un emendamento inserito all'interno del decreto del Fare, ecco che il Governo si impegna a stanziare 10 milioni di euro per la delocalizzazione della case di via Cariola.
Da quanti anni l'operazione era in calendario?
Ma i costi dell'impatto ambientale dell'intorno aeroportuale inoltre non dovrebbero essere a carico dei gestori di uno scalo? Le leggi a riguardo non mancano. Anche quando non hanno piena attuazione (I.R.E.S.A., Decreti, /% degli utili e altro) sono somme che dovrebbero essere accantonate per questi scopi.
Dopo la delocalizzazione dell'intorno di Malpensa (Case Nuove, Lonate Pozzolo e Ferno) ecco un nuovo caso italiano. Altri sforamenti over 65 - 70 - 75 Lva in altri aeroporti e/o aerobasi esistono e, probabilmente, non sono ancora rilevate per un preciso motivo.
Comè ben noto agli esperti le stime acustiche vanno riferire al traffico aereo esistente, senza alcuna deroga. Ma vanno anche proiettate al traffico al breve, medio e lungo periodo.
Per intendersi al quadro di traffico quello prefigurato dal Piano Nazionale Aeroporti al 2030. Ecco l'interrogativo che Aerohabitat pone: quanti saranno gli scali che non dovranno delocalizzare?
Il dubbio è retorico, probabilmente, saranno pochi, se non pochissimi.