Le incertezze sull'acquisizione del 49% del gruppo CAI Alitalia da parte della Etihad sono ormai superate. Nei prossimi giorni il "salvataggio" della ex compagnia di bandiera entra in una Piano di interventi che si sviluppa in alcuni punti strategici e che dovrebbero riportare in utile il vettore italiano nel 2017.
Il programma di investimenti, di economie di scala e di tagli prevede anche un ridisegno della rete dei collegamenti e dei voli. Tra di questi anche l'acquisizione di cinque coppie di slot da Londra Heathrow che erano state cedute alcuni anni addietro per fare cassa.
Sarebbe prevista l'apertura di dieci nuove rotte intercontinentali long range.
Se negli ultimi cinque anni Alitalia dal 2008 al 2013 perdeva quasi un milione e mezzo di euro al giorno ed anche nel 2014 sono comunque stimate perdite tra 250-300 milioni di euro, la svolta avverrebbe anche con l'incremento dei voli da Fiumicino e Malpensa anche con l'attivazione di nuovi collegamenti tra Catania, Bologna, Venezia e Abu Dhabi: trasferire traffico del Belpaese nell'hub del Golfo Arabo.
Una canalizzazione del traffico e dei flussi dei passeggeri dall'Italia ad Abu Dhabi non prelude ad un depotenziamento dell'ipotetico hub Italiano?
Un interrogativo deve essere proposto da subito. Quello che va bene per l'azienda Alitalia siamo sicuri che corrisponde all'interesse del sistema Paese ed alla sua rete di collegamenti corto-medio-lungo-raggio nel contesto di un network di scali aerei della Penisola, finalmente, competitivo? Una concorrenza ed una redditività che dovrebbe essere intesa non solo come managerialità e risultati di bilancio dei singoli aeroporti ma, sopratutto, a beneficio dell'economia e del turismo del Sistema Italia.
Enfatizzare esclusivamente solo nuove rotte lungo raggio, privilegiando un network che accresce le destinazioni lungo raggio e aumentandone la frequenza, prelude scenari nei quali il mercato dei voli corto-medio raggio rivitalizzerà - inevitabilmente - la presenza delle aerolinee low cost europee e dell'est. L'integrazione di Alitalia con Abu Dhabi lascia spazio (esclusivo?) ad una geopolitica e un baricentro dei voli trasferito nel Mondo Arabo.
Il nuovo ruolo di Linate, con il superamento delle restrizioni orarie del Decreto Bersani II (imposizione legittima della UE di 18 movimenti/ora) motivato dall'EXPO ed imposto dal Piano Etihad rappresenta (oltre alla verifica sulle criticità associate alla compatibilità e sostenibilità ambientale/vincoli aeronautici) un ulteriore minaccia al sistema degli scali del Belpaese. Investe una vulnerabilità cronica e storica del sistema aeroporti, sacrificato con questo ulteriore atto politico/economico: comunque unica misura indispensabile per salvare l'Azienda Alitalia.