venerdì 28 marzo 2014 06:06 Età: 11 yrs

Boeing 777 Malaysia Airlines: l'enigma, rettifica e precisazione

Categoria: Pubblicazioni, Safety Security , Archivio, Incidenti aerei, Human factor, Piani di rischio, Aerolinee, Aviation topics, Cpt Dentesano, "Cold Case"

 

A cura del Com.te Renzo Dentesano

Devo innanzitutto fare ammenda e rettificare parzialmente alcune informazioni non esatte contenute nel mio pezzo di aggiornamento sulle ricerche del relitto del volo MH 370 di Malaysian Airlines.

L’Arcipelago Kerguelen o dell’isola principale, denominata Isola della Desolazione, che avevo attribuito erroneamente appartenere alla Repubblica del South Africa, situato a 4.800 km dall’Australia e a 5.300 km dal Capo di Buona Speranza ed a circa 2.000 km dalla più vicina costa settentrionale del Continente Antartico, in realtà fin dal 1893 è stato dichiarato possedimento delle Terre Australi e Antartiche Francesi –(French Southern & Antarctic Lands).

L’Arcipelago dell’emisfero australe, formato dall’Isola della Desolazione (5.820 km²) e da centinaia di isolotti e scogli di origine vulcanica (per un totale di 6.232 km²) è una delle terre più desolate del mondo per il clima reso rude dal soffiare del vento perenne di ponente, la cui temperatura media annuale è di soli 3°C. Perciò è popolata soltanto da un centinaio di pescatori.

Come ho già detto in precedenza, devo chiarire che l’area geografica (consistente in un arco di cerchio) da cui sono stati captati da un satellite geostazionario di Inmarsat, posizionato nello spazio sopra il Central Indian Ocean, gli ultimi segnali utili del volo MH 370, consistenti in una serie di ecosegnali Doppler a cadenza oraria, rilevati e poi abilmente elaborati dagli analisti della stessa Inmarsat, è approssimativamente situata a metà della ideale congiungente la città di Perth (Australia) e l’Arcipelago Kerguelen, per l’appunto.

Ciò ha poi consentito agli Investigatori internazionali che stanno seguendo il caso, di indirizzare le ricerche (ancora una volta, solo satellitari, per ora) verso l’area geografica dell’Oceano Indiano meridionale, zona che prima o poi sarà raggiunta dalle numerose navi annunciate di far rotta verso tale obiettivo, mentre le ricerche aeree sono ostacolate dal maltempo. Tuttavia, tra gli squarci pazientemente attesi fra le nubi, il satellite australiano che per primo aveva avvistato due rottami di grosse dimensioni non identificati, in seguito ha registrato la presenza in mare di altri numerosi relitti non identificati, delle dimensioni che variano dalla grandezza di un solo metro ad una ventina di metri.

Questo lo stato attuale delle ricerche alla data odierna, mentre continuano le proteste, soprattutto cinesi, per i modi con i quali sono state condotte le prime fasi di allarme e di ricerca da parte delle autorità malesi.

Oltre a ciò, prendono sempre più corpo le critiche per l’attuale stato di sorveglianza dei voli consentita dall’attuale tecnologia aeronautica riguardante i voli dei velivoli commerciali, del resto già avvenute anche al tempo del disastro dell’Airbus A. 330/200 – volo AF 407 – del 31 Maggio – 1 Giugno 2009, precipitato in Atlantico.