Mentre il dibattimento sulla nuova pista di Peretola - 2000 e/o 2400 metri di lunghezza con una doppia RESA da 240 meri e Piano di Rischio e Rischio Terzi per contenziosi infiniti - perché non porre qualche considerazione intorno ai due scali toscani?
Intanto un interrogativo tanto iniziale quanto fondamentale. Potrebbero essere pianificati ex novo come nuove costruzioni, come infrastrutture aeroportuali da insediare nel XXI secolo?
Due aeroporti in due città distanziate da solo 70 km in linea d'aria e 85 in auto, perciò funzionali al medesimo bacino di traffico delineano due sovrapposti Masterplan e Businessplan con uno scenario di finanziamento delle opere preliminari a verifiche su vincoli aeronautici - standard di pista, RESA, Strip area, Graded area, Piano di Rischio e Rischio terzi, Piano Ostacoli, ecc. - sull'impatto ambientale (atmosferico, acustico, falde) e una compatibilità e sostenibilità ambientale derivata dagli effetti collaterali dell'infrastruttura.
E' molto probabile che, ragionando sulla pianificazione di due nuovi "impianti" dedicati al trasporto aereo le proposta sarebbe subito scartata se non bocciata. Una decisione inevitabile ed appropriata anche di fronte all'impatto turistico, al richiamo artistico-architettonico-museale delle due città d'arte e storiche.
Probabilmente l'idea sarebbe respinta per l'inutile doppia spesa, un finanziamento del tutto superfluo in un'epoca di spending review.
Cosa dire invece sull'ipotesi di insediare una singola infrastruttura aeroportuale nell'area attualmente occupata da uno dei due scali toscani?
Anche in questo caso il progetto, molto probabilmente se non sicuramente, sarebbe scartato per un parametro essenziale. Una nuova infrastruttura aeroportuale, funzionale alle flotte aeree di medio e lungo raggio necessita di una (due) piste parallele di almeno 3-4000 metri di lunghezza ed un fabbisogno territoriale di almeno 1500-4500 ettari.
Uno scenario impraticabile in entrambe le due provincie. Sia quella di Pisa quanto quella di Firenze. Una circostanza che obbligherebbe gli utenti aerei toscani ad utilizzare uno scalo aereo identificato da un bacino di traffico-catchement area localizzato entro 200km di distanza. Nulla di problematico: è quello che succede nei Paesi nei quali è stato delineato un ottimale quanto funzionale (e rigoroso) Piano Nazionale Aeroporti.
La realtà delle due odierne quanto storiche infrastrutture aeroportuali toscane del XXI secolo è invece simmetricamente diversa. Ha come obiettivo due coincidenti Piani Strategici Aeroportuali (PSA). Intanto il Piano Nazionale Aeroporti deliberato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano il 19 febbraio ha dato l’intesa sul piano nazionale degli aeroporti presentato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. Dopo il parere delle competenti commissioni parlamentari e la deliberazione definitiva del Consiglio dei Ministri, che l’aveva già approvato preliminarmente nella riunione del 30 settembre 2014, il piano verrà sottoposto alla firma del Presidente della Repubblica. Il decreto sarà quindi inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana.
Tra i 9 aeroporti strategici inseriti nella core network europea nel bacino di traffico relativo ecco quindi identificati gli scali di Bologna e Pisa/Firenze (a condizione che Pisa e Firenze realizzino la gestione unica).
Un comunicato sostiene "L’Italia, finalmente, non è più il paese dei 90 aeroporti, dove ognuno fa per sé, spesso generando perdite, sprechi e inefficienze" e delinea prospettive al 2030 per entrambi gli scali toscani.
Uno scenario per due insediamenti infrastrutturali localizzati in prossimità di centri abitati, di siti sensibili e di costruzioni che abbisognano di specifiche verifiche di "compatibilità" aeronautica e ambientale.
Se la qualificazione di un piano industriale corredato da un piano economico-finanziario, di prospettive patrimoniali, di equilibrio economico-finanziario nel medio-lungo periodo rappresenta un traguardo dichiarato piuttosto che acquisito, la sostenibilità al piano di rischio, al rischio terzi (risk assessment), al Piano di emergenza Aeroportuale, al Piano di emergenza esterna rappresentano parametri a tutt'oggi da analizzare e verificare: senza alcuna deroga.
Senza ombra di dubbio occorre sottolineare come il mantenimento di due scali "minori" - con sedimi ridotti (circa 100 ettari a Peretola e 360 a Pisa) e volumi di traffico comunque relativi - continua a costituire comunque una realtà "operativa" di rete e collegamenti aerei - che non può che generare ancora "sprechi ed inefficienze" nei confronti di un unica infrastruttura aeroportuale aeronauticamente dimensionata e adeguatamente compatibile e sostenibile.