Se verranno definitivamente confermate le prime rivelazioni emergenti dall’ascolto delle registrazioni del Cockpit Voice Recorder dell’Airbus A320 di GermanWings sugli intendimenti autodistruttivi del Copilota rimasto inspiegabilmente asserragliato da solo dentro la cabina di pilotaggio dopo pochi minuti dal raggiungimento della quota di crociera, bisognerà dire cinicamente che è andata ancora bene per il numero delle vittime, perché qualora invece di andarsi a schiantare contro una parete rocciosa delle Alpi Marittime francesi costui avesse voluto infrangersi indisturbato contro un obiettivo molto più grosso di quanto non fossero perfino le Twin Towers di New York per i terroristi del 2001, avrebbe avuto a disposizione obiettivi ancora più importanti quali la città di Marsiglia oppure la Flotta francese nel porto di Tolone !
Comunque vada a finire quest’inchiesta in mano alla Procura Generale francese, una triste e preoccupante realtà affiora alla luce fin da ora.
I sistemi di reclutamento del personale aeronavigante e particolarmente dei piloti in vigore nell’Aviazione Civile Internazionale non sono più adeguati ai tempi, perché annacquati o inibiti da assurde norme di privacy che vietano di assumere informazioni sulla condotta di vita dei candidati e perfino sulle loro famiglie d’origine; norme che poi sono disattese da tutte le parti, visti i tempi in cui viviamo. I relativi accertamenti sanitari, in tempi in cui i costumi sono quelli della massima rilassatezza e di libero consumo di sostanze stupefacenti anche alla guida di autovetture, sono ancora peggio.
I sistemi di valutazione caratteriale dei candidati rimangono pertanto relegati a pure valutazioni teoriche basate su colloqui con psicologi incaricati, che però non possiedono alcuna esperienza o professionalità aeronautica.
I sistemi di addestramento, basati in buona parte sull’utilizzo di addestratori in realtà virtuale, come ad esempio quelli su computers e schermi televisivi con joystick piuttosto che su aeromobili con pratiche di volo reali, anche acrobatiche o perlomeno di conoscenza reale di recupero da assetti inusuali assunti dall’aeromobile, sono un’altra falla nella preparazione pre e post-professionale, come pure i relativi riscontri sanitari psichiatrici e comportamentali ricorrenti.
I sistemi di accertamento psicofisico a seguito d’intensa e prolungata attività di servizio in volo, accertamenti neppure suffragati da valutazioni scientifico-sanitarie riconosciute, sono altrettanto carenti e possono raggiungere in soggetti particolarmente fragili mentalmente, dei livelli non più recuperabili di irrazionalità e di desideri di “auto-flagellazione” o di “auto-distruzione”.
E ancora, l’eccessiva fiducia che viene instillata nei piloti fin dagli inizi della carriera professionale sulla bontà e affidabilità sui sistemi automatici delle macchine aeree che vengono loro affidate, può far la differenza fra coloro che riescono a comprendere ed a seguire ciò che i programmi inseriti nei computers di bordo stanno facendo fare alle macchine stesse, oppure determinano un grado di rilassamento che sfiora l’incoscienza e che sommerge coloro che si fidano senza comprendere.
Queste, per sommi capi, le prime conclusioni e riflessioni che si dovrebbero trarre a seguito della tragedia delle Alpi francesi … e non solo di quella !
E tutto ciò ha valore fino ad oggi, perché fra poco, quando verranno liberalizzati e voleranno nei cieli sopra le nostre teste senza protezione giocattoli:comandabili a distanza (già in vendita) e droni in miniatura e non in miniatura, (del peso/massa che va da pochi grammi fino a decine di chilogrammi), inclusi nella Categoria “Open” delle recenti proposte normative emanate dall’EASA (European Aviation Safety Agency), anch’essi comandabili a distanza da manovratori al sicuro al suolo, che non necessiteranno, secondo le norme liberalizzatici, nemmeno d’essere in possesso di un patentino che li identifichi e che li abiliti. allora sì che ne vedremo … delle brutte!