Un lettore Aerohabitat ha proposto un interrogativo a cui non siamo in grado di rispondere e che rimanda ad una news del 3 maggio 2018 “Cinquecento chili di anguille liberate nel Sile a Treviso”.
Ecco l'interrogativo: perché nel Sile con gli aeroporti a poca distanza quando uno dei precetti anti-rischio-volatili riportati da ENAC – Informativa - “Linee guida relative alla valutazione delle fonti attrattive di fauna selvatica in zone limitrofe agli aeroporti”, concerne l'esistenza di eventuali, stabili e/o occasionali (?) “fonti attrattive per diverse specie di fauna selvatica e la loro realizzazione a distanze inferiori a 13 km dagli aeroporti dovrebbe essere valutata da esperti caso per caso”.
Rilievi sostanzialmente ribaditi anche nella Circolare ENAC - Procedure per la prevenzione dei rischi di impatto con volatili ed altra fauna selvatica (wildlife strike) negli aeroporti- APT-01B.
Ebbene il punto di “scarico” di 500 kd di anguille-Avannotti in fiume è risultato più prossimo alla pista civile-commerciale di Treviso-San Angelo e/o di Venezia-Tessera?
Conoscendo la normativa ENAC relativa all'impatto volatili, ovvero “la gestione del fenomeno del wildlife strike è decisamente complessa e vede il coinvolgimento di tutti i soggetti presenti sull'aeroporto”.
Ecco uno stralcio di quanto riportato da ENAC:
“Tutto ruota intorno alla necessità di rendere ostile agli uccelli l'ambiente aeroportuale ed alla puntuale e completa segnalazione degli impatti (o presunti tali) verificatisi. Le regole per mettere in atto quanto sopra sono poche e relativamente semplici da attuare anche se per talune di esse dono necessari investimenti economici talvolta consistenti a carico dei gestori aeroportuali.”
“La gestione ambientale dell'aeroporto: La presenza di molte specie in aeroporto è collegata all'esistenza di fonti di cibo, acqua dolce e rifugi, inclusi posti dove sostare, nidificare e radunarsi o che offrono ai volatili un certo grado di sicurezza. Contrariamente a quanto generalmente si pensi infatti le aree ai bordi di una pista offrono un rifugio sicuro per molti volatili a causa della scarsa presenza diretta dell'uomo.
La segnaletica nelle aree di manovra e lungo le piste offre molti posatoi particolarmente apprezzati dagli uccelli, specialmente quelli rapaci. La presenza di numerosi edifici ed hangar costituisce un'altra fonte di attrazione per molte specie che vi nidificano, come passeri, piccioni e rapaci notturni.
È dunque necessario analizzare tutte le potenziali fonti di attrazione per i volatili all'interno del sedime aeroportuale, al fine di gestirle e/o eliminarle del tutto, ove possibile, ottenendo in tal modo una forte riduzione a lungo termine della presenza di avifauna.
La modifica e la gestione mirata dell'habitat costituiscono la misura di prevenzione più importante nel campo del birdstrike, che può avere un efficacia superiore a quella di tutte le altre misure messe in campo, in quanto determina un ambiente potenzialmente ostile, o quantomeno non attraetene per i volatili.
Infatti se un aeroporto continua ad attrarre uccelli, ci sarà un continuo bisogno di utilizzare sistemi diretti di dissuasione (per allontanare, spaventare o eliminare i volatili), in quanto le stesse specie ritorneranno sempre in aeroporto, o saranno sostituite da altri individui appartenenti a popolazioni differenti. Se invece si crea un ambiente non ospitale, gli uccelli saranno costretti a soddisfare altrove i propri bisogni, e le popolazioni di specie residenti si ridurranno in maniera sensibile, riducendo in tal modo il rischio di impatto. Modificando l'ambiente naturale all'interno dell'aeroporto è dunque possibile modificare anche dal punto di vista quantitativo e qualitativo le specie presenti in un determinato sito.
All'interno del sedime aeroportuale possono essere messe in atto tutta una serie di pratiche gestionali atte a rendere la superficie più inospitale possibile per i volatili.
Limitazione delle coltivazioni
Tutte le superfici a verde presenti nell'aeroporto non dovrebbero essere coltivate con essenze che possano, in qualunque modo, fornire fonti di attrazione per l'avifauna. Gli uccelli infatti utilizzano le aree coltivate non soltanto a fini di alimentazione, ma anche come are di rifugio o di sosta. Per questo motivo vanno bandite le coltivazioni arboree, i frutteti, gli oliveti, le colture cerealicole, ecc. L'utilizzo invece di essenze come l'erba medica, o meglio, se possibile, la coltivazione del prato naturale sarebbe invece consigliabile, fatte salve le possibilità idriche della zona per la necessaria irrigazione.
Per quanto riguarda poi lo sfalcio e l'aratura (se necessaria) dei terreni, si suggerisce di effettuare tali pratiche il più possibile nelle ore notturne, ovvero quando la maggior parte dei volatili non è attiva. Infatti le rondini e i rondoni, insieme a molte altre specie, sono naturalmente attratti da ogni tipo di lavoro agricolo che generalmente smuove grandi quantità di insetti o invertebrati (lombrichi).
L'erba falciata andrà poi raccolta al più presto, per evitare la fermentazione della stessa sul terreno (e dunque la produzione di molti invertebrati), avendo cura di non lasciare balle o mucchi di fieno lungo le piste, che verrebbero immediatamente utilizzati come posatoio da molte specie come il gheppio e le cornacchie grigie.
Infine l'utilizzo di letame o di anticrittogamici e antiparassitari dovrebbe essere condotto sotto la supervisione di agronomi specializzati, in grado di determinarne le possibili conseguenze di tali trattamenti nell'ottica di eventuali fioriture di Artropodi (e dunque di cibo per gli uccelli).
La politica dell'erba alta
Tale politica, incentrata sul mantenimento del manto erboso ad un'altezza media di 20-35 cm, salvo restando i limiti nell'approvvigionamento idrico, e l'eventuale pericolo d'incendio (che comunque in aeroporto non dovrebbe sussistere), offre una serie di vantaggi non indifferenti.
Tali vantaggi vengono riconosciuti a livello internazionale, tanto che la raccomandazione di mantenere l'erba alta negli aeroporti fa parte dei principali manuali di procedure di sicurezza adottati nei principali Paesi (USA, Inghilterra, Olanda, ecc.). Nella sola Inghilterra, dove tale politica è stata adottata già da anni, si è giunti ad una riduzione delle presenze di volatili sul sedime aeroportuale di circa 2 terzi (Deacon, N & B. Rochard. 2000 Ffifty years of airfield grass management in the UK. International Bird Strike Committee 25. Amsterdam).
Sostanzialmente il principio su cui si basa l'efficacia di tale sistema è dovuto al fatto che l'erba alta funziona come deterrente per quegli uccelli, come ad esempio la pavoncella e i gabbiani, che sostano sui terreni aperti per alimentarsi e riposare.
Gestione del verde
Filari arborei, singoli alberi, palme e siepi devono essere eliminati in prossimità della pista, poiché altamente attrattivi per specie come gli storni, che li utilizzano come posatoio notturno, o per gli uccelli rapaci, come il gheppio, che invece li scelgono come posatoi per la caccia.
Gestione dei rifiuti organici
Tutti i rifiuti di carattere organico (ad esempio i resti dei catering dei vettori, ecc.) non devono essere in alcun modo accessibili ai volatili. Cornacchie e gabbiani, ma anche gli storni, si nutrono infatti sempre più spesso dei resti alimentari lasciati dall'uomo, e dunque tali resti costituiscono una formidabile fonte di attrazione di tipo alimentare.
Gestione delle acque
Le acque reflue dell'aeroporto dovrebbero essere tombate, o scorrere in tubature non accessibili ai volatili. Allo stesso tempo i ristagni d'acqua piovana devono essere eliminati dalla pista e dalle aree limitrofe. Paradossalmente infatti tali acque, che a differenza di quelle salmastre della laguna sono dolci, svolgono una incredibile forma di attrazione per moltissime specie, che le utilizzano per bere e per lavarsi.
Ecco, comunque, la news del Gazzettino del 3 maggio 2018:
“TREVISO. E’ stato sventato – all’aeroporto “Marco Polo” di Venezia – un tentativo di commercio illegale verso i mercati asiatici, di un importante quantitativo di avannotti della specie “Anguilla Anguilla” europea in pericolo di estinzione. Circa 500 kg di anguille allo stato larvale - distribuiti in oltre 90 colli e destinati ai mercati orientali dove il costoso prodotto ittico è molto apprezzato ai fini culinari - sono stati scoperti Squadra Operativa “C.I.T.E.S.” della Compagnia di Tessera, istituita lo scorso anno alla luce dei nuovi compiti di vigilanza attribuiti alla Guardia di Finanza dal recente riordino delle Forze di Polizia, attuato con il Decreto Legislativo n. 177 del 2016.”