Aerohabitat propone l'articolo che Avionews ha on-line dal 21 Agosto. Sono riflessioni e considerazioni che l'ex-generale e istruttore di sicurezza del volo – ripresi dal sito dell'associazione " Volare Sicuri"- che inquadra la questione “safety-sicurezza del volo” in questo settore e in relazione alla sequenza di incidenti registrati nel mese di Agosto.
“La sequenza è quella di un bollettino di guerra: in meno di 4 giorni 4 morti (compreso un paracadutista), 3 feriti gravi, due lievi, 3 aerei fuori uso, 2 danneggiati seriamente. È il ferragosto del volo turistico sportivo in Italia. Numeri che non fanno neanche record, sono quasi la media dei mesi di bel tempo e nascondono altri incidenti clamorosi (un ultraleggero che decolla da un aeroporto chiuso e atterra di notte in un altro aeroporto chiuso dopo aver vagato tra procedure di discesa di velivoli commerciali) fortunosamente finiti senza vittime. Perché non se ne parla?
Perché non si comunica che nei confronti del pilota è stata aperta una procedura perlomeno disciplinare?
Perché mentre l'aviazione commerciale segna un netto decremento di incidenti e decessi, in Italia chi vola con velivoli da turismo o con ultraleggeri continua a trovarsi coinvolto in incidenti molte volte fatali?
Un bollettino a cui siamo talmente abituati che le testate nazionali non riportano più questi eventi, che fanno notizia solo tra gli appassionati. Inutile, dicono i tecnici, accusare meteo e malfunzioni: in oltre l'85% dei casi a provocare l'incidente è l'uomo, e gli oltre dodicimila piloti che in Italia, volano con aerei ultraleggeri o turistici non fanno eccezione. È statisticamente accertato che la media dell'età di questi piloti è superiore ai 50 anni, eppure le statistiche dicono che il 99% di chi inizia un corso di pilotaggio lo supera.
Perché, visto che in altri settori la selezione è più severa?
Perché nessuno lo nota o mette in atto azioni correttive?
Ci sono vari rischi connessi con questo stato di cose. Il primo, più grave, è quello di sottovalutare questi segnali di "malessere" contando sul fatto che gli incidenti riguardano solo chi pratica volontariamente uno sport. I report di Enac, Enav e Ansv dicono il contrario: ogni anno sono centinaia i casi di violazioni degli spazi aerei controllati, Upa, in termini tecnici, che potrebbero risolversi in collisioni che coinvolgono velivoli passeggeri o mezzi delle forze dell'ordine.
Il secondo rischio è quello di intervenire in maniera drastica con nuove norme e leggi che limitino l'attività del turismo aereo. Il risultato immediato sarebbe quello di anemizzare un settore turistico-sportivo che dà lavoro a migliaia di persone, esporta aerei e attrezzature in tutto il mondo, e che già soffre per lungaggini e gabelle di ogni genere. Assodato che ognuno degli enti, nazionale per l'aviazione civile (Enac) per il traffico aereo (Enav) e la sicurezza ((Ansv) fa il proprio dovere, chi fa promozione della prevenzione e cultura del volo?
Avrebbe dovuto farla Aeroclub d'Italia, la federazione sportiva degli sport del volo che per quasi vent'anni (quelli del massimo sviluppo dei velivoli ultraleggeri) ha sottostimato (per usare un eufemismo) quest'attività.
Ora la "musica" dovrebbe cambiare grazie all'impegno e alle direttive del commissario voluto dal Governo.
Tra i due estremi citati esiste una via di mezzo ?
Come incrementare consapevolezza e preparazione delle migliaia di piloti che intendono migliorarsi, e allontanare coloro che non vogliono rispettare la disciplina sportiva?
Nella risposta a queste semplici domande è contenuto il futuro dell'aviazione sportiva in Italia. Un futuro che riguarda anche i tanti giovani che guardano al volo come una professione e che oggi preferiscono trasferirsi all'estero per frequentare corsi di volo professionali.
I perché non finirebbero mai, ma quanto meno ci aspettiamo delle risposte...