Sabato 1 Dicembre il Comitato No Fly Zone in un confronto pubblico – in via Morghen, nella sede della Municipalità 5 - ha evidenziato le problematiche e le criticità associate all'infrastruttura aeroportuale di Capodichino e le ricadute “ambientali” delle operazioni di volo sulla città metropolitana e sui Comuni del circondario.
Il Comitato No-Fly-Zone rappresenta le associazioni Assoutenti città metropolitana di Napoli, Cittadinanza attiva in difesa di Napoli e Comitato vivibilità cittadina hanno fatto intervenire alcuni oratori che, in maniera talora sintetica altra con specifiche note, l'impennata registrata dei voli negli ultimi anni, l'utilizzo di entrambe le piste per gli atterraggi ed i decolli in rapporto alle mappe acustiche, alle curve di isorischio (rischio terzi-risk assessment) e l'attuale configurazione delle zone A,B,C e D del Piano di Rischio deliberato dai Comuni interessati.
Quale realtà di impatto acustico in LVA è stato calcolato a Capodichino? La determinazione delle curve di isolivello è stata effettuata ancora con il software I.N.M. ver. 6.2a/7? E' stato utilizzato invece il modello AEDT che ormai da quattro anni ha – in sede ICAO – ha reso obsoleto l'arcaico non più aggiornato INM?
Un software peraltro in grado di determinare non solo l'impatto acustico generato dalle flotte aeree sullo scalo napoletano ma anche le emissioni gassose prodotte dagli stessi propulsori, in grado perciò di definire l'impatto globale dei velivoli che operano a Capodichino. Una analisi e una prospettiva/proiezione da valutare e comparare per il 2018 come per il masterplan o VIA e VAS al 2030-2046.
Quali sono quindi i livelli dei maggiori due impatti prodotti “ambientali” in questo mese di dicembre 2018? In una di queste giornate di traffico sulle piste 06/24?
Sono domande e interrogativi che anche i cittadini rappresentati dal Comitato NoFlyZone si pongono. Chi risponde?
Le stesse considerazioni e interrogativi riguardano l'esistenza di un Piano di Rischio integrato dei Comuni aeroportuali. Se il comune di Napoli ha deliberato il Piano di Rischio in questo 2018 li altri comuni quando lo hanno adottato? Gli impegni della variante dell'Art. 707 del Codice di Navigazione l'ENAC lo ha certificato ancora nel lontano 2005. Per quale ragione hanno atteso tanti anni per adottarlo e magari censire tutte le edificazioni insediate nel tempo nelle zone A, B, C e in seguito il D e perciò esistenti in deroga alla normativa postuma.
Perché rilevare e inventariare le edificazioni e le attività antropiche? Per poter inquadrare quello che poi trova riscontro nelle cosiddette curve di isorischio del rischio terzi-risk assessment ovvero dell'applicazione della variante dell'Art. 715 del Codice di Navigazione. Il database dei fabbricati, ospedali, scuole e tanto altro rappresenta, infatti, il parametro essenziale per mappare il rischio.
Ecco quindi che i cittadini rappresentati dal Comitato No-Fly-Zone devono essere rassicurati da una circostanziata definizione delle curve di isorischio per entrambe le piste. Quindi la correlazione del rischio terzi deve essere calcolata per entrambe le piste 06/24.
Quale la realtà degli impatti “ambientali” e sul rischio incidenti a Capodichino? L'ENAC ha verificato la rispondenza alle stesse regolamentazioni e normative disposte dallo stesso Ente Nazionale Aviazione Civile? A chi tocca verificare e rispondere ai cittadini napoletani e non?
Una ulteriore tematica trattata ha riguardato il trasferimento del traffico civile-commerciale da Capodichino sullo scalo di Caserta – Grazzanise, anche in rapporto alle criticità associate alla localizzazione geografica-antropica della pista e al ruolo di Salerno Pontecagnano.