Imbarazzo generale a cinque/sei giorni della paralisi dei voli per la presenza dei due droni in prossimità della pista del secondo scalo della Capitale Inglese. Sono state rilasciate le due persone arrestate e imputate d'aver gestito i due droni che hanno paralizzato per almeno 48 ore i gestori dello scalo.
Alla ricerca del colpevole/i il dispiegamento delle forze di sicurezza attivate, alla fine, senza altre opzioni investigative, hanno offerto 55mila/euro per coloro in grado di formire informazioni utili a risolvere la questione: che ha gestito l'operazione droni, da dove e con quali modalità? Ben 140mila passeggeri hanno subito dirette conseguenze per la cancellazione dei voli, intaccando i livelli di security attivati nel sistema aeroportuale e di safety lungo le rotte di decollo ed atterraggio.
Quale insegnamento trarre dal “pasticcio” inglese su Gatwick.
Prima o poi, probabilmente, gli autori colpevoli, saranno identificati (speriamo!) ma come assicurare safety e security adeguate al sistema aeroportuale UK, Europeo e di ogni altro Paese? Ma a chi, intanto, attribuire l'operazione droni in libertà sui cieli intorno alla pista londinese? Sono eco-warriers e/o criminali con motivazioni terroristiche correlate alla “guerra” in atto organizzata da gruppi isolati e minori?
Quali sono intanto le procedure predisposte da EASA per fronteggiare il rischio dei droni?
Con la UK fuori dall'Europa per la Brexit le misure potrebbero essere diversificate, ma il punto è, comunque, sempre lo stesso: cosa fare?
Lo scenario di una impotenza di fronte alla liberalizzazione dell'utilizzo dei droni in barba alle normative vigenti appare verosimile.
Erano forse droni fantasma? Anche se i rottami di un drone sarebbero stati rinvenuti nell'intorno della pista. Testimonianze descrivono un ciclista con luci fluorescenti e di un grosso drone anche se gli investigatori non sembrano escludere nessuna pista. Ma dopo la cancellazione di quasi 1000 voli l'episodio ha innescato allarme per i restanti aeroporti europei. La normativa-legge che impedirebbe l'utilizzo dei droni fino a 1000 metri da una pista di volo ed a quote superiori a 120 metri non rappresenta una misura invalicabile. Anche perché è indispensabile attivare tecniche, strumenti e procedure per identificare preventivamente eventuali, ipotetici, trasgressori.
Un scenario che, anche se un ultim'ora news sostiene che in realtà non ci sarebbe stato nessun drone, anche a fronte di una settantina di segnalazioni a riguardo, non risolve la questione ed i rischi ed interrogativi concernenti i droni in prossimità delle piste di volo: siano essi minori, civili-commerciali e/o militari.