Altri incidenti aerei, magari del secondo millennio, prima o poi sono e/o saranno destinati a riprendersi le prime pagine dei media dopo 20-30-20 anni dalle “stragi” e /o dai misteri?
Dal mistero del Cessna 650 di Trigoria (2009) all'incidente di Linate (2001)? Nell'attesa di commentare altri “Cold Case” aeronautici del Belpaese ecco sulla scena Ustica e quel Dc-9 I-TIGI Itavia, decollato da Bologna con destinazione Palermo, volo IH870, sparito dai radar di Roma CTA alle 20.59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. Finito nel mar Tirreno, tra Ponza e Ustica, con 81 persone a bordo.
Dopo tanti anni la Cassazione riunita a sezioni Unite ha ribadito la responsabilità dei ministeri di Difesa e delle Infrastrutture : i due radar della difesa aerea: quello di Licola e quello di Marsala non furono in grado di segnalare e/o impedire l'abbattimento del velivolo da parte di due caccia militari. Il sistema radar non avrebbe adeguatamente protetto il volo Itavia.
La lunga odissea dei risarcimenti, parallela alle investigazioni sulla dinamiche dell'evento, hanno proseguito tutti questi anni, nella definizione di una sorta di liquidazione da parte dei due Ministeri.
A seguito della sentenza della Cassazioni i giudici della III sezione civile dovranno decidere se 265 milioni di euro son adeguati. L’abbattimento dell’Itavia sarebbe dovuto per la Suprema Corte per omessa “attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica”. In realtà Itavia, aerolinea fallita in seguito all'incidente, ha da tempo incassato dall’assicurazione Assitalia, tre miliardi e ottocento milioni di lire. Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione Familiari delle Vittime della Strage di Ustica, dopo la sentenza ha sostenuto “Era compito dei due ministeri garantire la sicurezza del volo” -“Finalmente anche la Cassazione ribadisce quello che era già stato rilevato in altre sedi. I ministeri delle Infrastrutture e della Difesa devono pertanto risarcire l'Itavia per il disastro aereo di Ustica. Le sezioni unite civili della Cassazione, hanno, in sostanza, dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai ministeri contro la sentenza pronunciata dalla Corte d'appello di Roma nel 2013. Il risarcimento stabilito dai giudici d'appello era di oltre 265 milioni di euro. Per la Cassazione: "La sentenza della Corte d'appello, ricostruiti i dati disponibili, ha innanzitutto valutato quale sia l'ipotesi della causa del sinistro che riceve il supporto relativamente maggiore, individuandola nell'esplosione esterna dovuta a missile lanciato da altro aereo e ha poi rilevato che la responsabilità dei ministeri convenuti deriva dall'omessa attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica, imposta da specifiche norme e non esclusa da fattori eccezioni o imprevedibili, che ha reso possibile la penetrazione nello spazio aereo italiano e l'occupazione dell'aerovia assegnata a Itavia da parte di aeromobili da guerra non autorizzati e non identificati, senza che fossero adottate misure idonee per evitare l'evento". Per la Corte se i Ministeri "avessero adottato le condotte loro imposte dagli specifici obblighi di legge, l'evento non si sarebbe verificato, attraverso un'adeguata sorveglianza della situazione dei cieli sarebbe stato possibile percepire la presenza di altri aerei lungo la rotta del Dc9 e, quindi, adottare misure idonee a prevenire l'incidente, ad esempio non autorizzando il decollo, assegnando altra rotta, avvertendo il pilota della necessità di cambiare rotta o di atterrare onde sottrarsi ai pericoli connessi alla presenza di aerei militari o, infine, intercettando l'aereo ostile con aerei militari italiani".