venerdì 30 marzo 2018 04:39 Età: 7 yrs

Aeroporto di Treviso: rotte di decollo su S.Angelo, S.Antonino e San Zeno!

Categoria: Aeroporti, Altri scali, Aerobasi, Treviso, Safety Security , Archivio, Dossier, Convegni, Impatto volatili, Piani di rischio

 

Nessuna risposta dal BSCI e incremento del tetto annuo ai voli? Non è possibile!

Potenziare l’aeroporto Canova, passando da 16.300 voli/anno a 22.300 con nuove track di decolli senza valutare e analizzare, tra le altre procedure, lo scenario “impatto volatili” e verificare le curve di isorischio relative non sembrerebbe rappresentare un criterio inadeguato

Quale soluzione quindi e quali prospettive per la pista adagiata sul fiume Sile e a ridosso degli abitati di Quinto di Treviso e della stessa città.

Non solo l’ICAO e ENAC ma, anche l’organismo UE EASA “per quanto riguarda la normativa internazionale sull'argomento wildlife strike, è importante segnalare che la Comunità europea ha recentemente emanato il Regolamento 1108/2009 del 21 ottobre 2009, recependo a livello comunitario le indicazioni dell'EASA per regolamentare i vari settori delle attività aeroportuali, tra cui rientrano anche quelle dei gestori per prevenire e contrastare il fenomeno del wildlife strike”.

La materia wildlife strike (volatili e non) è, di fatto, disciplinata dall'Enac,” attraverso il Regolamento per la Costruzione e l'Esercizio degli Aeroporti, Cap. 5 ("Rischio da impatto con volatili"), Cap. 4, par.12 ("Pericoli per la navigazione aerea"), e dal relativo materiale interpretativo contenuto nella Circolare Enac APT-01B”.

ENAC sostiene ancora, “tale normativa di fatto obbliga i gestori aeroportuali a porre in essere le opportune azioni di contenimento per prevenire i rischi di impatto di aeromobili con fauna selvatica sugli aeroporti di competenza”.

Ma nel caso del Canova di Treviso quali iniziative e procedure a riguardo sono state attivate?

L’Informativa Tecnica ENAC IT- Linee guida relative alla valutazione delle fonti attrattive di fauna selvatica in zone limitrofe agli aeroporti è stata attivata?

L’analisi sulle principali fonti attrattive quali le zone umide (Impianti di depurazione acque reflue, laghetti e bacini d’acqua artificiali, canali artificiali e corsi d’acqua, produzioni di acquicoltura, aree naturali protette, la vegetazione (piante ornamentali e giardini, vegetazione spontanea costituita da alberi, arbusti, cespugli, prati e piantagioni e coltivazioni agricole) quali riscontri hanno fornito?

E’ ben noto che sia nel caso si verifichino gli eventi di wildlife strike definiti dal regolamento Enac - ma anche di fronte ad un contesto di allevamento di pesci appare opportuno attivarsi - i gestori sono obbligati a commissionare una ricerca naturalistica sull'ambiente ed intorno aeroportuale con uno studio di valutazione del rischio e devono predisporre un piano di prevenzione e controllo opportunamente tarato sui risultati dello studio.”

Quando in relazione agli allevamenti di bestiame (vedi pag. 19 del IT – ENAC) in sintesi si legge “per questi motivi queste aree possono costituire fonti attrattive per diverse specie di fauna selvatica e la loro realizzazione a distanze inferiori a 13 km dagli aeroporti dovrebbe essere valutata da esperti caso per caso. In particolare, gli allevamenti industriali intensivi non dovrebbero sussistere a distanze inferiori ai 3 km”.

Ecco che, quindi, sembrerebbe trovare conferma l’interrogativo inziale: come parlare di aumento del tetto massimo dei voli annui oltre gli attuali 16.300 (anche sono stati superati negli ultimi anni 17.868 voli di linea nel 2017 in aggiunta a 1.411 di aerotaxi e 1.972 di aviazione generale per un totale di 21.251 voli – erano stati 17.868 di linea nel 2010, 17.144 nel 2012 e 16.684 nel 2013, ai quali vanno aggiunti quelli di aerotaxi e di A.G.) senza uno studio specifico BirdStrike e relative contromisure con verifiche in termini di risk-assessment e/o rischio terzi e curve di isorischio con “carico antropico” e popolazione coinvolta?